mercoledì 27 febbraio 2013

Falluja peggio di Hiroshima


 
 
 IraqDI LAYLA ANWAR
ArabWomanBlues

Ho appena rivisto l’intervista di Ahmad Mansour di Al-Jazeera al professor Chris Busby, scienziato, direttore di Green Audit e segretario scientifico del Comitato europeo sui rischi per le radiazioni. Per sapere di più sul professor Busby e il suo lavoro potete cercare su Google “Chris Busby Uranium”.

Il professor Busby ha pubblicato molti articoli su radiazioni, uranio e contaminazione in paesi come il Libano, Kosovo, Gaza e ovviamente l’Iraq.

Mi occuperò qui delle sue più recenti riflessioni, che hanno costituito il soggetto del programma di Al–Jazeera.

Come alcuni di voi sanno, Falluja è una città proibita. È stata oggetto di intensi bombardamenti nel 2004, con bombe all’uranio impoverito e al fosforo bianco e da allora è diventata inaccessibile, in quanto sia le autorità – marionette irachene che le forze di invasione e occupazione americane non permettono a nessuno di condurre una vera inchiesta a Falluja. Falluja è semplicemente sotto assedio.

Ovviamente sia gli americani che gli iracheni sanno qualcosa e lo nascondono al pubblico. Ed è qui che interviene il prof. Busby. È stato categorico sul bisogno di andare fino in fondo su quel che è avvenuto a Falluja nel 2004.

Dato che è un’autorità scientifica nel suo campo, ha deciso di condurre un’indagine/ricerca a Falluja i cui primi risultati saranno pubblicati tra due settimane o almeno così si spera.

Il prof. Busby ha incontrato molti ostacoli nell’intraprendere questo progetto. Non è stato concesso né a lui né ai membri del suo team di accedere a Falluja per fare interviste. Lui ripete che quando la porta principale viene chiusa, allora bisogna cercare di aprirne altre. Ed è proprio quel che ha fatto quando ha riunito un gruppo di iracheni di Falluja affidando loro le indagini.

Il progetto di ricerca si è basato su 721 famiglie di Falluja con 4.500 membri, abitanti di zone ad alta e bassa intensità radioattiva. I risultati sono stati comparati con un campione dello stesso numero di famiglie che vivono in zone non radioattive di altri paesi arabi. Per l’obiettivo del suo studio ha scelto di comparare i risultati con tre paesi: Kuwait, Egitto e Giordania.

Prima di iniziare coi primi risultati ecco delle annotazioni:

- Le autorità irachene hanno minacciato tutti i partecipanti dell’inchiesta con l’arresto e la detenzione se avessero collaborato con i “terroristi” che li intervistavano. In altre parole, sono stati minacciati sotto l’Anti-terrorism Act.

- Le forze statunitensi hanno proibito al professor Busby di acquisire dati, sostenendo che Falluja è una zona di insorgenza.

- I medici di Falluja hanno richiesto di non essere mandati in onda nel programma di Ahmad Mansour avendo ricevuto diverse minacce di morte e hanno temuto per le proprie vite.

In poche parole, lo studio è stato condotto in condizioni davvero difficili e sotto minacce di morte. Ma è andato avanti nonostante tutto.

Siccome il programma non è stato caricato su Youtube non posso trascriverlo parola per parola. Ho preso brevi note a mano e memorizzato il resto. Ma farò del mio meglio per presentare tutto quel che ho sentito oggi.

Allora come mai gli Stati Uniti e i loro pupazzi iracheni non vogliono che il pubblico sappia? E perché non permettono alcuna rilevazione del livello di radioattività a Falluja, proibendo perfino alla IAEA (International Atomic Energy Agency) di accedervi?

Cosa è accaduto realmente a Falluja? Che tipo di bombe è stato utilizzato? Era solo uranio impoverito o c'è dell’altro?

1) Una prima peculiarità di Falluja è che la diffusione del cancro è aumentata drammaticamente in un breve lasso di tempo cioè dal 2004. Alcuni esempi forniti dal prof. Busby:

- Il tasso di leucemia infantile è più alto di 40 volte rispetto agli anni precedenti. E rispetto alla Giordania è di 38 volte superiore.
- Il tasso di cancro al seno è aumentato di 10 volte a partire dal 2004.
- Il tasso di cancro linfatico è anch’esso aumentato di 10 volte a partire dal 2004

2) Altro dato particolare di Falluja è il forte aumento della mortalità infantile. Questi sono i dati comparati con quelli di due paesi arabi non contaminati da radiazioni:

- Il tasso di mortalità infantile a Falluja è di 80 neonati ogni 1.000 nascite, in confronto ai 9 neonati su 1000 in Kuwait e ai 19 su 1000 in Egitto. Cioè la mortalità infantile in Iraq è di 4 volte superiore a quella in Egitto e di 9 volte rispetto al Kuwait.

3) Il terzo dato peculiare di Falluja è il numero di malformazioni genetiche, improvvisamente esploso a partire dal 2004. Di questo ho già parlato nel passato ma oggi ho saputo qualcosa in più. La radiazione di chissà quale agente usato dalle “forze di liberazione” non causa solo immense malformazioni genetiche ma ha anche altre drammatiche conseguenze:

- provoca cambiamenti strutturali a livello cellulare

- date le gravi implicazioni nella elaborazione genetica dei neonati maschi (mancanza del cromosoma X), molti di loro muoiono alla nascita e le femmine di solito sopravvivono ma con marcate deformazioni. Un altro esempio fornito dal dottor Busby: prima del 2003 i rapporti nelle nascite erano i seguenti: 1050 neonati maschi contro 1000 femmine. Nel 2005 invece sono nati solo 350 maschi, ovvero i maschi non sopravvivono.

- Per quanto riguarda i neonati femmine - ed è qui al tragedia - le radiazioni causano cambiamenti a livello del DNA e questo significa che le stesse femmine, se sopravvivono e se si riproducono faranno nascere femmine geneticamente deformi e maschi morti.

- I risultati descritti trovano riscontro in altri studi condotti nel 2007 su figli e nipoti dei sopravvisuti di Hiroshima; questi studi dimostrano che anche la terza generazione riporta malformazioni genetiche, incluse diverse malattie (cancro, cuore e altre) con un tasso di 50 volte superiore alla media. A Chernobyl intanto, gli studi su animali di quell’area hanno dimostrato che gli effetti delle radiazioni hanno modificato 22 generazioni. In breve, la radiazione viene trasmessa di gene in gene e ha un effetto cumulativo nel tempo; non entreremo qui in dettagli su memoria/accumulazione e meccanismo del sistema immunitario. Potrete sapere di più una volta pubblicato il lavoro del prof. Busby.

- Alcune deformazioni di neonati sono così grottesche che Al-Jazeera e la BBC, che ha prodotto un documentario sullo stesso soggetto, si sono rifiutate di mostrare le immagini agli spettatori. Ecco qualche esempio delle foto di deformazioni in possesso di Ahmad Mansour:

* bambini nati senza occhi
* bambini con due e tre teste
* bambini nati senza orifizi
* bambini nati con tumori maligni al cervello, all’occhio e alla retina
* bambini nati senza alcuni organi vitali
* bambini nati senza alcune membra o con membra di troppo
* bambini nati senza genitali
* bambini nati con gravi malformazioni cardiache

e non solo..

- Ancora, a proposito dell’indagine, i dottori a Falluja hanno comparato il tasso di nascite con difetti nel’arco di un mese con quello del mese anteriore, questi sono i risultati: nel giro di un mese le nascite con difetti sono aumentate da una al giorno (mese precedente) a tre al giorno (mese successivo, in questo caso febbraio 2010) - L’uranio viene immesso nella circolazione sanguigna attraverso l’ingestione e l’inalazione. Gli enormi livelli di uranio a cui è stata sottoposta la popolazione di Falluja è anche causa del vertiginoso aumento di cancro al seno, ai polmoni e ai noduli linfatici negli adulti.

- Ci sono altri 40 siti pesantemente contaminati in Iraq ma Falluja è quello più colpito.

Già con questi risultati preliminari, il prof. Busby e la sua squadra hanno concluso che quello che accade a Falluja è peggio di Hiroshima e Nagasaki. Cito il prof. Busby: “ La situazione a Falluja è spaventosa e orrenda, è peggio e più pericoloso di Hiroshima..”

Perché indichiamo questi come risultati preliminari?

Perché il professor Busby è stato pesantemente assillato e la sua ricerca ha avuto i fondi tagliati, gli hanno chiuso le porte in faccia, è stato minacciato (così come lo erano stati altri scienziati che cercavano di condurre ricerche simili negli anni '90 in Iraq), abbandonato dalla comunità scientifica, mobbizzato a causa del lavoro che svolgeva in Iraq. Le implicazioni politiche sono enormi e pericolose per gli Stati Uniti e i loro alleati. È chiaro che l’evidenza scientifica di crimini di guerra la abbiamo tra le mani..

Per questo motivo la vita del professor Busby si è fatta molto difficile. Il documento con i risultati della sua difficile ricerca è stato inviato per farlo esaminare da un comitato scientifico al Lancet che però non ha voluto prenderlo in considerazione per “mancanza di tempo”. Labs, che in passato aveva collaborato per testare dei campioni, ha rifiutato di farlo quando ha scoperto che i campioni venivano dall’Iraq. Solo due laboratori hanno dato la disponibilità per testare proprio il materiale/agente usato a Falluja, e richiedono il pagamento di una cifra esorbitante data la particolare natura della ricerca. Il professore conserva con zelo una ventina di campioni presi a Falluja, in attesa di trovare i fondi necessari per farli analizzare.

Quando Ahmad Mansour gli ha chiesto da cosa trae la forza di perseverare visti gli enormi ostacoli che sta incontrando, lui ha risposto così:

“Nella mia vita ho sempre cercato la verità, sono un cacciatore di verità in una giungla di menzogne. Ho anche dei bambini. I bambini non sono solo il nostro futuro, essi sono i testimoni delle generazioni future. Abbiamo contaminato con radiazioni il mondo per 50 anni e lasciamo questa eredità ai nostri figli e nipoti. Trovare la verità è un dovere che abbiamo nei confronti della popolazione di Falluja”.

Sulla mancanza di fondi e sulle porte che gli chiudono in faccia, ha risposto così:

“ Mi affido alla buona volontà delle persone che ogni tanto inviano qualcosa di denaro e inoltre sono fermamente convinto che se la porta principale si chiude, altre si aprono. Volere è potere.”

Lei è da ammirare professor Busby.

Voglio esortare tutte le persone che leggono questo post, la gente con una coscienza e tutti gli iracheni (datevi una mossa, per dio!) e tutti gli arabi a contattare il professor Busby e fare una donazione in modo che i campioni di Falluja possano essere esaminati e la Verità possa venir fuori. Voglio concludere il post con un’altra frase di quest’uomo eccezionale:

“Le ali della verità non possono essere piegate”

Chiudo qui, è l’alba e ancora non ho chiuso occhio. Volevo diffondere questo messaggio e la domanda che mi porterò ancora a letto – se mai riuscirò a dormire – è la stessa che mi faccio dal 2003: Perché? Cosa ha fatto il popolo iracheno, cosa hanno fatto i bambini iracheni per meritare tutto questo? Le considerazioni sono struggenti..

fonte: www.comedonchisciotte.org

giovedì 21 febbraio 2013

schiavitù


l'amore è un diritto


voglio rifarmi il seno di Gia Van Rollenoof




«Cosa state a confabulare voi due: parlavate di me, vero? Vi ho delusa un po’… è così?» Le parole di Francesca comparvero sui monitor di entrambe a distrarle da quei licenziosi discorsi.
«Amore, ti sei svegliata! Ma cosa dici? Parlavamo di te, certo, ma a tessere le tue lodi, però: ci hai scosso l’anima, sai? Ed a tutte e due! Con le nostre chiacchiere ti abbiamo svegliata, vero? Mi dispiace tesoro mio!» digitò Gia.
«No, non avevo più sonno, ma non ti credo, parlavate delle mie tette: delle mie ridicole tette, lo so. È da tempo che sto pensando seriamente di rifarmele, ma costa un sacco…»
«Cosa? Stai scherzando, amore?» protestò Gia.
«No, per niente, sono stufa di soffrire per questa cosa, insomma, mi fa sentire male».
Intervenne Veronica a sostegno di Gia.
«Francesca, hai forse avuto l'impressione che a me ed a Gia non ci siano piaciute? Mi sembra che ce le siamo godute alla grande le tue tettine belle, amore!»
«Ma non c'è niente da stringere da palpare: non posso darvi la soddisfazione che vi aspettate da me…»
Gia era da sempre fermamente contraria ai ritocchi della chirurgia estetica. Pensava che non si dovesse mai intervenire su ciò che la natura stessa, la grande Maestra, aveva concepito con il miglior equilibrio possibile e che comunque bisognava saper apprezzare le donne ed il loro corpo per quel che erano naturalmente e non per quel che potevano diventare artificialmente: l'idea poi che dentro ai seni che le piaceva accarezzare, palpare e strizzare vi potesse essere del silicone, la mandava fuori di testa. Pensava al proposito che allora, tanto valeva fare all'amore una bambola di gomma. Questa sua impostazione era quasi ideologica e si rifletteva anche al rifiuto più totale di servirsi, nel sesso, di quell'oggettistica che con tanta profusione il mercato offriva e che molte donne usavano comunemente, senza porsi degli interrogativi.
Poteva arrivare a capirlo nel caso di donne etero, magari sole o trascurate dai loro partner, ma non per quelle che, come lei, erano omosessuali, amavano le donne per quel che erano e per come la natura le aveva fatte. Lei pensava che farsi prendere da una donna attrezzata con un pene artificiale fosse la cosa più orribile e stupida che potesse esserci: allora sarebbe stato preferibile farsi penetrare da un uomo, che almeno quello, il pene ce l'aveva di carne vera. Quando riprese a digitare per risponderle, era forte in lei il desiderio di dissuaderla da quel suo desiderio che da lei considerato insano. 
«Tesoro mio, io sono dell'opinione che la chirurgia plastica sia davvero molto utile, ma solo in alcuni casi ben specifici, ad esempio per ricostruire il seno a quelle povere donne che hanno dovuto subire un intervento di mastectomia in seguito ad un tumore, ed in questo caso, per restituire loro quello che la natura aveva dato e che un destino crudele ha poi ha tolto.
Non è bene, sai, andare a toccare ciò che sta in equilibrio già da sé. Il segreto è accettarsi per ciò che si è. Ognuna di noi è preziosa per come è, ciò che conta è conoscersi a fondo, amare il proprio corpo e poi rispettarlo! E non è certo rifacendoti le tette che lo puoi rispettare il tuo corpo,  che poi, sciocchina che non sei altro, è così bello!
Ascolta il punto di vista mio e quello di Veronica, insomma di chi invece di incoraggiarti a fare una cosa mostruosa di cui negli anni a venire ti pentiresti, se lo vuol godere il tuo corpo. Anzi, ti dirò di più: con tutta probabilità, se tu te ti rifacessi le tette, ebbene, non ci piaceresti più come oggi ci piaci! La sola idea di palpeggiare del silicone… amore, via! Ci piace la tua carne, calda e morbida per come è, ci piace la carne, Francesca e… non le sostanze di sintesi!
Ricorda cosa diceva qualcuno che se ne intendeva di tette: il seno perfetto è quello che può venire contenuto in una coppa di champagne!
E poi, secondo me, per un principio di compensazione naturale, sei anche molto fortunata: è vero o non è vero che hai dei capezzoli stupendi? Chi vuoi che venga distratto a palparti il seno quando può raggiungere il Paradiso succhiandoti quei capezzoli così grandi che la natura, generosamente ti ha donato?
Veronica corse a dare man forte a Gia, integrando la sua ferma esortazione all'interno della finzione virtuale.
«Amore, come sei commovente in questo tuo cruccio assolutamente ingiustificato: vieni qua, tesoro, vieni dalla tua mammina. Hai ragione, sai? Proprio alle tue tettine belle stavo pensando quando dormivi… così sode, graziose: avvicinati a me, amore, siediti in braccio a me, ho una gran voglia di baciartele e… non hai idea quanto!»
«Davvero ti piacciono Veronica, non dovrei rifarmele secondo te?»
«Guai a te se lo fai! Non te lo permetterei per nulla la mondo: mi piacciono troppo! Non potrebbero mai diventare meglio di come sono, amore».
«E poi,non so se tu l'abbia mai notato, Francesca, ma la geometria del seno di quelle che se lo sono rifatte, non è neanche naturale; si capisce alla prima occhiata: un seno naturale, visto di profilo, disegna una dolce convessità nella sua parte più bassa ed una lievissima concavità nella parte che dal capezzolo si raccorda poi al petto. Quelle che se lo sono rifatto, hanno invece due palle al posto delle tette! Per non parlare della cicatrice cha sta sotto… assolutamente orribile!
«Davvero, Gia? Mi avete convinte, care e dolci mammine mie, grazie per tutti i buoni consigli che mi date».
«Allora, ora che il problema tette non è più un problema, dimmi, hai dormito bene, tesoro? Ti sei riposata? È molto tardi, guarda che tra un po' ce ne andremo tutte a letto… nello stesso letto per stanotte, ma a dormire!»…

martedì 19 febbraio 2013

assassinio sull'Orient Express






Murder on the Orient Express è un film del 1974 diretto da Sidney Lumet, tratto dall'omonimo romanzo di Agatha Christie.
Il protagonista (Poirot) è interpretato da Albert Finney.

Trama

1935. Il detective Hercule Poirot deve rientrare a Londra da Istanbul, dove si trova. Qui incontra il suo vecchio amico Bianchi, che lavora come dirigente della Compagnie Internationale des Wagons-Lits e gli trova un posto sul vagone-letto di prima classe dell'Orient Express. Durante la seconda notte del viaggio il treno attraversa una regione dei Balcani sotto un'abbondante nevicata e la mattina seguente uno dei viaggiatori, il ricco uomo d'affari americano Samuel Edward Ratchett, viene trovato morto nel suo scompartimento, ancora chiuso dall'interno, ucciso da dodici colpi di pugnale. Il treno è bloccato dalla neve e Poirot, su richiesta di Bianchi, assume le indagini del caso, con la collaborazione del dott. Constantine, un medico che si trovava a bordo di un'altra carrozza del treno.

I viaggiatori della carrozza di prima classe sono tutti sospettati. Oltre la vittima, Bianchi e allo stesso Poirot, gli altri passeggeri sono:
Hector McQueen, statunitense, il giovane segretario e interprete della vittima
Edward Beddoes, britannico, il maggiordomo della vittima
Mary Debenham, una giovane inglese di ritorno da Bagdad dove ha lavorato come insegnante
Colonnello Arbuthnot, un ufficiale dell'esercito britannico di ritorno da una lunga permanenza in India
Principessa Natalia Dragomiroff, una nobildonna russa molto anziana
Hildegarde Schmidt, la cameriera tedesca della principessa
Conte Rudolf Andrenyi, un giovane diplomatico ungherese
Contessa Helena Andrenyi, sua moglie
Greta Ohlsson, svedese, dedita alla raccolta di fondi per le missioni
Harriet Belinda Hubbard, signora americana dalla parlantina irrefrenabile e pungente
Gino Foscarelli, un esuberante italiano, venditore di automobili
Cyrus "Dick" Hardman, detective privato dell'agenzia Pinkerton, in incognito
Pierre-Paul Michel, responsabile della carrozza di prima classe
Ben presto, Poirot scopre la vera identità della vittima: si trattava di un gangster italo-americano di nome Cassetti, reputato il mandante di un tragico fatto di cronaca accaduto cinque anni prima: il rapimento a scopo di estorsione della piccola Daisy Armstrong, conclusosi con la morte della bambina e, successivamente, di entrambi i genitori e della domestica, la quale si suicidò perché accusata ingiustamente di essere complice del rapimento della bambina.
Interrogando i viaggiatori, Poirot scopre anche che più di uno di essi ha avuto rapporti personali, anche molto stretti, con la famiglia Armstrong.
Nel corso delle indagini verranno ritrovati, tra l'altro, il pugnale usato come arma del delitto e un'uniforme del personale viaggiante con un passepartout ancora nella tasca.
Al termine delle indagini, proprio mentre stanno giungendo i mezzi di soccorso sgombraneve, Poirot potrà presentare al sig. Bianchi e agli altri passeggeri due possibili conclusioni tra loro alternative:
La prima, molto semplice: uno sconosciuto, forse un sicario mafioso travestito da dipendente delle ferrovie, entra con un passepartout nella cabina di Cassetti e lo pugnala, per poi scendere dal treno bloccato dalla neve e dileguarsi nella notte.
La seconda, molto più complessa e suggestiva, sarà illustrata da Poirot in una lunga, esauriente ed avvincente ricostruzione dell'accaduto, durante la quale innumerevoli frammenti fino ad allora sconnessi verranno a combinarsi in un mosaico perfetto.

Produzione

I vari alimenti raffinati che si vedono nella scena della stazione furono rubati durante una notte del periodo di lavorazione. Per questo, si dovette ricomprare tutto il cibo per girare la scena definitiva.
Per il ruolo di Poirot, prima di Albert Finney, erano stati contattati Paul Scofield e Alec Guinness. A Ingrid Bergman era stato offerto dal regista Sidney Lumet il ruolo della principessa Dragomiroff; lei rifiutò, proponendosi invece per quello della missionaria svedese.
Alla prima londinese del film oltre alla Regina Elisabetta presenziò la stessa Christie alla sua ultima apparizione in pubblico.

Cast

Il cast vanta la presenza di ben 11 attori nominati per un Oscar durante la loro carriera, di cui 6 hanno ricevuto la statuetta per un Oscar competitivo, mentre Lauren Bacall l'ha ricevuto alla carriera.
Diversi attori recitarono successivamente in altri film tratti da romanzi di Agatha Christie: Colin Blakely e Denis Quilley in Delitto sotto il sole (1982); Lauren Bacall e John Gielgud in Appuntamento con la morte (1988).


figura di


mercoledì 6 febbraio 2013

la mia Torino che insegna a pensare



01/02/2013 - LA PROTAGONISTA DI «RICORDA CON RABBIA» DAL 5 ALLE FONDERIE LIMONE DI MONCALIERI

Stefania Rocca: “La mia Torino
che insegna a pensare”

STEFANIA ROCCA
TORINO
Mi sento torinese a tutti gli effetti! È vero che sono andata via molto presto ma questo non ha fatto altro che rafforzare il legame con la mia città. Mi piace il fermento che c’è, mi piace per l’eleganza, per il suo aspetto regale e freddo che nasconde invece calore e protezione. Queste sono le sensazioni che provo quando giro per le vie di Torino, sotto i suoi portici... e poi devo molto alla mia città: quando ero piccola e non volevo andare a scuola, guardavo dalla finestra e dicevo che c’era troppa nebbia, che non si vedeva niente... mia madre rispondeva che la nebbia serve a guardarsi dentro! Se non riesci a guardare fuori effettivamente guardi dentro... Ed è così che ho scoperto di voler fare l’attrice... ed è al cinema Massimo, o alla biblioteca del parco Rignon in corso Orbassano che passavo le mie giornate!  

Ricordo molte cose di Torino ma a differenza di Alison, il mio personaggio in «Ricorda con Rabbia», non con rabbia, anzi: con affetto e forse un po’ di nostalgia... Alison, fa fatica a esprimere i suoi sentimenti. La sua rabbia è una rabbia implosa, la rabbia di una donna che non riesce ad accontentare il marito, a renderlo felice... Non si sente all’altezza e ogni cosa diventa dubbio, stanchezza, fatica. Alison buca il muro della rabbia soltanto attraverso il dolor ... «Ricorda con rabbia» racconta infatti l’inquietudine che accompagna la vita di quattro personaggi che, pur vivendo insieme, non riescono a comunicare. Sono tutti affetti da frustrazione e senso di profonda impotenza che li porta ad un incontrollabile violenza. È rabbia verso la realtà che va cambiata, è rabbia per non riuscire a farlo, è rabbia per non essere all’altezza. E purtroppo credo che tutto questo sia molto attuale. Non abbiamo la soluzione ma possiamo riflettere e avvicinarci alla cultura, che almeno ha il potere benefico di renderci consapevoli. 

E tornando a Torino... beh, Torino è ancora la mia realtà. I miei amici, la mia casa, i miei luoghi sono ancora quelli... Sì, ci torno sempre volentieri anche perché, con orgoglio, mi accorgo che Torino è in continua evoluzione! Forse una delle poche città dove negli ultimi anni qualcosa è cambiato.  

www.lastampa.it

sabato 2 febbraio 2013

Lella Costa


tu sei cosa mia! di Gia Van Rollenoof





… Poi la sua attenzione ritornò immediatamente a lei, che senza mai staccarle gli occhi dagli occhi, continuava a parlarle.
«Lo sappiamo che ciò che staremo a dirti non riguarda te: attraverso Nourhan ti conosciamo come una persona… una donna molto speciale, ma comprendiamo anche come ciò che tra un momento passerò a dirti, possa apparirti tanto diverso da come in genere vanno le cose nel mondo da cui provieni. Insomma, è possibile che noi ti si dia l’impressione di provenire da un altro pianeta, di essere molto diverse, e forse troppo, da quelle donne che hai frequentato nel tuo ambiente occidentale. Non vorremmo, perciò che tu ne rimanessi sconcertata, ed è per questa regione che voglio spiegarti le cose molto dettagliatamente, anche a costo di sembrare prolissa.
Per cominciare, devi sapere che noi tre non amiamo la menzogna in ogni sua forma: per questo motivo ci aspettiamo lo stesso comportamento anche da parte di chi entrerà nella nostra bella comunità. Nel concreto questo si ravvisa anche nel nostro modo di essere donne: odiamo la civetteria, non siamo smorfiose e diciamo sempre e solo la verità. Con l'unica eccezione di quando viene a trovarsi in pericolo la nostra libertà di vivere come ci piace vivere.
In una tale evenienza, quando e se dovesse verificarsi, ci difendiamo e ci difenderemo in ogni maniera possibile, nessuna esclusa.
Per farti un esempio di ciò che intendo dire, nel nostro mondo, ancora oggi, nonostante il respiro di democrazia che hanno portato le primavere arabe, noi donne veniamo considerate ancora figlie di un Dio minore, e per quanto l’amore fra donne sia molto diffuso, pubblicamente non viene neppure concepito: immaginiamoci quindi se può venire accettato! Dobbiamo quindi celare al nostro mondo quel che noi vogliamo essere e che fieramente siamo: la bugia in questo caso è ampiamente giustificata, in quanto strategia di difesa.
Il vostro ed anche il nostro Profeta circa cinquecento anni più tardi, hanno illuminato gli uomini con la loro saggezza e con il loro messaggio d'amore, in nome di un Dio, che con nomi diversi, era sempre lo stesso e raffigurava l'Amore e la Fratellanza. 
Ma sappiamo che tutto ciò è stato sostanzialmente inutile! Anzi ha costituito un ulteriore motivo da dare a quegli scriteriati e stupidi uomini, per confliggere ancor di più tra loro, dilaniando con guerre, sangue e miseria questo nostro disgraziato e sempre tormentato Medio Oriente. 
Io, Gia, non ho la convinzione, ma la certezza che se finalmente potessimo essere noi donne arabe ad avere il potere di decidere intorno a tutti questi antichi e mai sopiti conflitti, ora tutti questi problemi sarebbero inesistenti, in quanto risolti.
Il problema è che nei tempi ed anche oggi, i maschi lo hanno usato quel messaggio dei nostri profeti, e non applicato. Lo hanno usato per i loro loschi quanto inutili scopi di prevaricazione e di potere, anche e forse soprattutto nei riguardi di noi donne. Non so se tu ne sia al corrente, Gia, ma ancora oggi, anche nel nostro Paese che si pregia di autodefinirsi civile ed evoluto nelle leggi e nei costumi, per l'ottanta per cento circa le donne debbono subire l'infibulazione (*) . Tu lo sai di cosa sto parlando, vero?»
Lei che tempo addietro si era impegnata in prima persona in una campagna tesa a contrastare quella nefasta pratica, nel risponderle, infervorata, non riuscì trattenere le lacrime.
«Non lo so Rashida? È spaventoso, terribile, disumano, ingiusto ed anche incomprensibile come ancora ai giorni nostri una simile barbarie che mai, neanche nei tempi andati avrebbe dovuto trovare una giustificazione, possa ancora venire imposta a voi donne mussulmane.»
«Senza giustificazione, dici, Gia? Sì che c'è la giustificazione: quella degli uomini che così si assicurano, non il solo potere, bada, ma la proprietà totale delle loro donne, come fossimo delle cose o delle bestie!
Pensa Gia se da bambina ti avessero asportato il clitoride, le piccole labbra ed anche parte delle grandi, per poi cucirti la vagina, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale: questo è ciò che fanno a tante donne, ed a farlo sono altre donne che a suo tempo hanno subito la stessa barbarie!
I rapporti sessuali, attraverso questa pratica, vengono impossibilitati fino alla defibulazione. Tutto ciò affinché poi, nella notte del matrimonio, lo sposo felice e rassicurato, possa scucire la vagina  e godere, nella certezza che nessun'altro l'ha mai fatto prima di lui. È inutile dire che della gioia, del godimento della sua sposa, a lui non importa proprio nulla!
Pensa alle tragiche conseguenze per quelle tante povere donne: al di là della barbarie, del trauma in sé che da bambine hanno dovuto subire, poi, diventate adulte, per intanto perdono ogni possibilità di provare piacere sessuale ed anche quei rapporti che sono loro permessi con il proprio marito, divengono dolorosi e difficoltosi, tant'è che spesso insorgono delle cistiti, delle infezioni vaginale e degli stati di ritenzione urinaria.
Al momento del parto poi, il bambino deve attraversare una massa di tessuto cicatrizzato e reso poco elastico a causa delle mutilazioni; in quel momento può accadere che il feto non venga più ossigenato dalla placenta ed il protrarsi della nascita toglie ossigeno al suo cervello, rischiando di causargli dei danni neurologici. È infatti frequente la rottura dell'utero durante il parto, con conseguente morte della madre e del bambino.
Se poi, per fortunata ipotesi, la donna riesce a superare tutto ciò,  dopo ogni parto viene effettuata una nuova infibulazione per ripristinare la situazione prematrimoniale. Tale pratica  ha quindi per fondamento lo scopo di conservare e di indicare la verginità al futuro sposo ed anche di impedire alla donna di provare piacere durante l'amplesso con il coniuge.
Pensa che in un Paese confinante con il nostro, una donna che non sia infibulata, viene considerata impura: accade quindi che non riuscendo a trovare marito, rischia addirittura l'allontanamento dalla Società. In quel disgraziato Paese, che è stato definito il Paese delle donne cucite la pratica è diffusa addirittura al novantotto per cento.
Il colmo è che non vi è neppure una giustificazione di ordine spirituale o religioso: l'infibulazione e l'escissione del clitoride non sono neanche menzionate dal Corano e secondo diversi studiosi non è neppure considerato accettabile, nell'Islam, che il piacere sessuale della donna venga ad essere limitato: ciò avviene solo a causa del forsennato egoismo degli uomini… non di tutti fortunatamente!»
«E voi, come avete fatto a salvarvi da un così barbaro destino?» Il viso di Gia era inondato dalle lacrime. Quella pena che provava era infinita.
«Grazie ai nostri genitori, Gia, che fortunatamente per noi, sono state delle persone illuminate e civili. Ma tu lo capisci tutto lo sdegno che proviamo nei riguardi degli uomini, no? Lo sai quante sono le donne intorno a noi tre, parenti, amiche o compagne, che hanno dovuto subire questo?»
Gia si sforzò di smettere di piangere. Ma per modestia non volle dir loro che anche lei si era impegnata attivamente a contrastare quel nefasto fenomeno.
«Ovviamente ero al corrente di questa orribile cosa. Anche da noi, in Italia, da tempo vi sono delle iniziative tese a far smettere questa barbarie. Una nostra parlamentare, tra le tante donne ed anche uomini per amor di verità, si è battuta strenuamente per questa battaglia; però un conto è averne una conoscenza, per così dire culturale, diverso è invece trovarsi proprio nei luoghi in cui tutto ciò avviene ed è considerata da tanti come normale. Il solo pensiero che anche voi avreste potuto subire questo…» non riuscì a concludere la frase perché scoppiò nuovamente a piangere.
Rashida le accarezzò il capo, la strinse teneramente al proprio seno e poi le terse le lacrime.
«Nonostante queste cose e le tante altre di cui non sarebbe sbagliato parlare, noi non odiamo gli uomini, Gia, però pensiamo che appartengano ad una specie diversa dalla nostra, che siano una calamità per l'umanità, e che i danni che hanno fatto siano incalcolabili e forse irreparabili. Fossimo state noi a poter governare, quel messaggio d'amore e di fratellanza del vostro Cristo e del nostro Maometto sarebbe di certo diventato una realtà tangibile…
(*) Fonte: Wikipendia