venerdì 8 novembre 2013

battaglia di Valle Giulia




La battaglia di Valle Giulia (1º marzo 1968) è il nome con cui è noto uno scontro di piazza tra manifestanti universitari e polizia, nell'ambito delle manifestazioni legate al movimento Sessantottino, in cui i primi tentarono di riconquistare la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma attaccando la polizia, che la presidiava dopo averla sgomberata da un'occupazione studentesca.

Cronaca del fatto

Dopo che, nel mese di febbraio 1968, la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte coordinate da docenti, risoltesi nell'occupazione studentesca della facoltà, il 29 febbraio era stata sgomberata e presidiata dalla polizia, chiamata in causa dal rettore Pietro Agostino D'Avack.
Il 1º marzo, un soleggiato venerdì, circa 4.000 persone si radunarono in Piazza di Spagna, animando un corteo che si divise in una parte diretta alla città universitaria ed un'altra maggioranza a Valle Giulia, nell'intenzione di riprendere l'occupazione della facoltà. Giunti sul posto, gli studenti si trovarono davanti ad un imponente cordone di forze dell'ordine, e durante il fronteggiamento che ne seguì, un piccolo gruppo di poliziotti si separò per affrontare con violenza uno studente isolato; il collettivo reagì con lancio di sassi ed oggetti contundenti.
Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia, dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni). Gli scontri presto degenerarono in tutta l'area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l'urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto accaduto in precedenti scontri. A guidare l'attacco contro la polizia furono gli esponenti del disciolto movimento neofascista Avanguardia Nazionale Giovanile, che guidati da Stefano Delle Chiaie, erano già abituati agli scontri di piazza. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI. Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali, Ernesto Galli della Loggia, Oreste Scalzone. Tra i poliziotti invece il futuro attore Michele Placido.
Al termine degli scontri, i fascisti guidati da Delle Chiaie e il FUAN occuparono la facoltà di Giurisprudenza, mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere. Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli studenti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.
Da questo momento si creò una frattura tra i giovani di destra e il MSI che per bocca del segretario Arturo Michelini sconfessò i propri militanti: "A chi avesse per caso delle perplessità a questo proposito, diciamo francamente che non ha capito che cosa significa militare nel MSI". La crisi, tutta interna alla destra, raggiunse l'apice il 16 marzo quando i Volontari Nazionali, inviati da Michelini e guidati da Giorgio Almirante e Massimo Anderson si recarono presso l'Università occupata. Il tentativo di coinvolgere gli studenti di destra arroccati nella Facoltà di Giurisprudenza non ebbe effetto, anzi alcuni militanti missini defezionarono quando ne constatarono la presenza all'interno della facoltà occupata. Il successivo tentativo, effettuato dai Volontari Nazionali, di penetrare all'interno di Lettere provocò duri scontri con gli studenti. Notando gli scontri gli studenti di Avanguardia Nazionale guidati da Delle Chiaie uscirono dalla facoltà di Legge e si disposero sui gradini del Rettorato. Ad essi si aggiunsero anche i militanti del FUAN.

« Volevamo in questo modo manifestare la nostra estraneità a quell'iniziativa e non partecipare agli scontri. In effetti non me la sentivo di schierarmi con nessuno dei due contendenti, mentre Primula Goliardica andò a Lettere a difendere i comunisti. E anzi furono i suoi militanti a sostenere il primo assalto. »

(Stefano Delle Chiaie.)

I missini furono rapidamente respinti dagli studenti, rafforzati dall'arrivo di attivisti comunisti, e furono costretti a ritirarsi rifugiandosi all'interno di Giurisprudenza. Fu travolta anche la squadra di Giulio Caradonna che era arrivata nel frattempo e che si rifugiò anch'essa dentro Giurisprudenza. A questo punto furono coinvolti anche gli studenti del FUAN che, rimasti estranei agli scontri, si barricarono nella Facoltà.
La componente neofascista della contestazione si allontanò dal movimento studentesco in seguito ai fatti di Valle Giulia, nel corso dell'assalto della facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza del 16 marzo da parte di un gruppo di militanti del Movimento Sociale Italiano.

La poesia di Pasolini

Sulla rivolta di Valle Giulia Pier Paolo Pasolini scrisse una famosa poesia, intitolata "Il PCI ai giovani!!", in cui affermò di schierarsi dalla parte dei celerini:

« Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle università)
il culo. Io no, amici.
Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo)
ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccolo borghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di essere stati bambini e ragazzi
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera, la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati);
i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, etc. etc. »

Pasolini così concludeva :

« A Valle Giulia, ieri
si è così avuto un frammento
di lotta di classe: e voi amici
(benché dalla parte della ragione)
eravate i ricchi.
Mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri.
Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi
ai poliziotti si danno i fiori, amici. »

Questa presa di posizione costò allo scrittore un ulteriore isolamento all'interno del suo partito, il PCI, ma catalizzò l'attenzione del mondo culturale italiano sul "movimentismo" che in questa fase storica stava nascendo con la battaglia. Pasolini colse però un aspetto che avrebbe distinto una particolarità di ciò che si svolse e di ciò che se ne sarebbe sviluppato: si trattava per la prima volta, almeno in Italia, di un contrasto politico in cui appartenenti a classi sociali privilegiate (come allora nella media degli studenti di quella particolare facoltà romana) si trovavano a rappresentare istanze della sinistra estrema e comunque in rottura con le istituzioni.

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