mercoledì 15 luglio 2015

la notte



è un film del 1960, settimo lungometraggio diretto da Michelangelo Antonioni, Orso d'oro al Festival di Berlino, Nastro d'Argento e David di Donatello per la regia del miglior film. È il capitolo centrale della cosiddetta "trilogia esistenziale" o "dell'incomunicabilità", segue L'avventura e precede L'eclisse.

Fortemente innovativo nei contenuti e nel linguaggio filmico, è considerato, insieme a L'avventura, il punto più alto e rigoroso della parabola creativa dell’autore ed uno dei capolavori della cinematografia mondiale.

Trama

La giornata di una coppia in crisi, dalla mattina all'alba del giorno dopo. Giovanni, scrittore di successo, e la moglie Lidia visitano in clinica Tommaso, un caro amico gravemente malato, quindi partecipano al ricevimento di presentazione del nuovo libro. Lidia se ne va presto e vagabonda senza meta per la città. Alla sera, per rompere la monotonia, si recano in un night club, ma Lidia pare non sopportare l'uscita a due, perciò si spostano fuori città, accettando l'invito ad una festa nella grande villa dell'industriale Gherardini; quest'ultimo ha intenzione di assumere Giovanni proponendogli di scrivere un libro sulla sua impresa.

Nonostante il party sia affollato, Lidia rimane chiusa nel suo disagio esistenziale ed oltretutto al telefono apprende che Tommaso è morto. Finisce per accettare le avances di uno sconosciuto rifiutando però di avere un rapporto sessuale. Giovanni invece rimane affascinato da Valentina, la ventiduenne figlia del padrone di casa, che in mezzo ai festeggiamenti se ne sta in disparte a leggere.

In seguito ad un temporale che ha interrotto il ricevimento, i tre si ritrovano insieme in casa; Lidia, che ha visto il marito baciare Valentina, spiega di non provare alcuna gelosia dato che considera il suo matrimonio finito da tempo. All'alba, Giovanni e Lidia lasciano Valentina visibilmente turbata, e fermandosi nel parco della villa si aprono ad un confronto finalmente sincero: lei, dopo avergli letto una vecchia e struggente lettera che lui non ricorda nemmeno di aver scritto, ribadisce di non amarlo più, mentre Giovanni cerca di riaccendere la vecchia passione. Faranno disperatamente l'amore mentre la cinepresa girerà loro le spalle.

Descrizione

L'azione si svolge a Milano nei primi anni sessanta nel pieno fervore sociale del boom economico, durante l’arco di un pomeriggio ed una notte. “L'ambiente è quello dei "nouveaux riches", dove lavoro e cultura, snobismo e affettazione si mescolano, e dove l'autenticità viene a volte scolorita e mistificata dalle maschere degli atteggiamenti”.

Come per le pellicole precedenti del regista ferrarese, "La notte" non incontrò i favori del pubblico, mentre ebbe immediatamente un notevole impatto sulla critica, conquistando grandi lodi e consacrando Antonioni quale maestro di un cinema moderno ed atipico, destinato ad avere una significativa influenza su molte generazioni successive di cineasti (Malle, Godard, Wenders, Wong Kar-wai, Fatih Akin, Hsiao-hsien Hou, Kim Ki-Duk) e movimenti (Nouvelle Vague).

L’opera, oggettivamente straniante e di difficile fruizione, è stata saltuariamente giudicata cerebrale e datata, perché intimamente legata alla descrizione di un determinato periodo storico ed una classe sociale (i primi anni 60 e la borghesia intellettuale).
La maggioranza degli studi critici, al contrario, evidenzia la pervicacia di Antonioni nel seguire un percorso artistico personale privo di compromessi verso l’industria dello spettacolo, documentando inoltre una realtà culturale allora molto in voga e scarsamente rappresentata al cinema, in un'epoca dominata da correnti neorealiste e commedie all’italiana.

Al debutto nelle sale, vi furono celebri interventi provenienti dal mondo intellettuale, fra cui quello di Moravia, che elogiò l'originalità della narrazione e di Pasolini, il quale analizzò acutamente punti di contatto e differenze con il romanzo La noia dello stesso Moravia, pubblicato proprio in quei mesi. Di rilievo il cast tecnico-artistico fra cui gli sceneggiatori Ennio Flaiano e Tonino Guerra ed i principali interpreti Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti.

Contenuti e Linguaggio

Tematicamente attratto dalle correnti culturali e dalla letteratura d’avanguardia (Proust, Broch, Musil, Camus), Antonioni riprende e definisce gli elementi cardine della sua poetica, quali l’alienazione dell’uomo nella società ed il suo disagio esistenziale, il sesso inteso come desiderio di trovare un rapporto con gli altri nell’esaurirsi dei sentimenti, l’incomunicabilità in una civiltà industriale conformista, venale, spiritualmente stanca, ed il tema della donna come essere più sensibile ed avanzato della comunità, più consapevole della crisi nella quale è immersa, ma ugualmente impotente di fronte ad essa.
Narrativamente, mantiene uno sviluppo non lineare, in cui la progressione dei fatti non avviene in senso drammaturgicamente tradizionale, ma attraverso il costante e lento procedere di scene in cui introspezione e rapporto con l'ambiente interagiscono insieme ad avvenimenti e dialoghi apparentemente privi di senso.
Privilegiando l'aspetto psicologico tramite pensieri e sensazioni, viene creata un'atmosfera di chiusura, dissoluzione ed annientamento delle personalità.
Questa sintassi espositiva di Antonioni, sarà la peculiarità stilistica più studiata ed imitata.
Dal punto di vista figurativo il regista, memore della lezione post-impressionista di Cézanne, De Chirico e Sironi, persegue nelle inquadrature una ricerca visiva sulle profondità di campo ed i volumi delle forme.
Coadiuvato da uno dei maggiori direttori della fotografia italiani, Gianni Di Venanzo, e dosando magistralmente i chiaroscuri di scenografie ed architetture, instaura un originale rapporto tra personaggi e spazio circostante. Alcuni scorci del nascente degrado metropolitano di quegli anni, tra i più emblematici e suggestivi nella loro fredda drammaticità, danno un senso particolare all’annichilimento dell’uomo nel contesto urbano, ed ispirano anche le prime pellicole di Pasolini.
Il finale del film è caratterizzato da un improvviso ribaltamento emotivo, che sposta il tono dalla distaccata analisi introspettiva ad un passionale, malinconico, e tardivo sfogo di sentimenti rimasti a lungo inespressi.

Curiosità

Pensato inizialmente come un racconto delle vicissitudini di sette coppie in crisi durante una notte, il soggetto venne ridotto e modificato drasticamente dallo stesso Antonioni con l'eliminazione di tutte le storie previste tranne quella principale.

Alla fine dei titoli di coda del film Brian di Nazareth del collettivo di comici Monty Python, è riportata la seguente nota:
« if you have enjoyed this film, why not go and see La Notte? (traduzione: se vi è piaciuto questo film, perché non andate a vedere "La Notte"?) »

Rimane l'unica collaborazione di Michelangelo Antonioni con Giorgio Gaslini per la colonna sonora.

Alla festa di presentazione del libro di Giovanni è presente Salvatore Quasimodo, nel ruolo di sé stesso (viene indicato solo come «il nostro Premio Nobel») ed un giovanissimo Umberto Eco. Si nota anche l'editore Valentino Bompiani

Stanley Kubrick annovera questo film tra i suoi preferiti.

fonte: Wikipedia

SCENA FINALE

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