martedì 24 maggio 2016

non serviranno più password, PIN e chiavi grazie ai nuovi chip dermali NFC


Chip dermaleViene spacciata per “tecnologia amica”, un’idea che rivoluzionerà il nostro modo di vivere, e pare che proprio di rivoluzione si tratterà, visto che questa invenzione produrrà effetti sconvolgenti soprattutto in termini di libertà personale.
Di cosa si tratta?
Del progetto più scellerato che sia mai stato pensato. Ormai la notizia è abbastanza diffusa e comunque il concetto è già vagamente noto a chi possiede, ad esempio, un cane come animale domestico o una carta di identità di ultima generazione contenente dati biometrici.
La creazione di un database globale ottenuto schedando l’intera popolazione mondiale, ovvero, il desiderio di controllare abitudini, spostamenti e di influenzare emotività e capacità di scelta degli individui, è l’obiettivo da sempre auspicato da chi ha fatto del potere la propria ossessione. Fin dal momento in cui è stato concepito il piano era ben chiaro, sia pure con la consapevolezza che si sarebbe realizzato lentamente e solo una volta giunti all’adeguato livello tecnologico. Le sperimentazioni si protraggono ormai da diversi anni e oggi i tempi sono finalmente maturi per compiere i passi decisivi.
L’incombente crisi economica, il terrorismo e l’incremento della criminalità saranno i principali moventi per attuare questo spregievole progetto che consisterà nell’unificazione monetaria (propedeutica per un sistema basato esclusivamente sulla moneta elettronica) e nell’estorcere il controllo alle nazioni a pannaggio di un organo centrale che, grazie alle giuste tattiche, prenderà presto il sopravvento.
Lo scenario che si prospetta è quello di una dittatura orwelliana, dove il potere non è un mezzo ma il fine, che saprà trovare i pretesti per imporre e mantenere un superstato-fascista-globale che con gradualità finirà per annientare l’uomo e ogni sua espressione creativa. Il governo occulto che occupa i vertici del potere sa bene che le persone, una volta impaurite e messe di fronte a vere e proprie tragedie architettate, sono disposte a cedere di fronte all’offerta di una “sicurezza” che potrebbe anche privarli della libertà individuale. Il meccanismo è tanto semplice quanto efficace: creo il problema, piloto la reazione, offro la soluzione (problema-reazione-soluzione).
Agendo in sinergia con nanotecnologia, programmi avanzati per il controllo mentale (si ricorda il progetto MK-Ultra della CIA) e grazie all’imminente instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, il piccolo impianto dovrebbe garantire ai nostri controllori il successo tanto ambito.
Come riportato dal quotidiano La Repubblica, sono arrivati sul mercato i chip dermali NFC, per dire addio a password, pin e chiavi. Al costo di un piercing
Dopo il VeriChip e l’RFID, quindi ecco i nuovi chip dermali NFC (Near Field Communication) che si iniettano sotto la pelle grazie ad un siringa.
Jonas, il nome è di fantasia, ha una trentina d’anni. È venuto al Cebit, la grande fiera tech di Hannover, in compagnia di un paio di amici. E qualche minuto fa, senza pensarci troppo, ha deciso: diventerà un cyborg. Allo stand della Dangerous Things, una “hacker-gadget company” di Seattle, il ragazzo si è presentato come volontario per farsi impiantare gratuitamente un chip NFC (Near Field Communication) sotto pelle. Un piccolo oggetto di vetro poco più grande di un chicco di riso, sparato da una siringa tra il pollice e l’indice della sua mano sinistra, che per una giornata dovrà essere protetto da garza e cotone. Perciò, per poterlo usare, Jonas dovrà aspettare almeno 24 ore: “Peccato. Volevo collegarmi subito al cellulare”.
Amal Graafstra, che della Dangerous Things è il fondatore, di chip ne ha quattro: il primo risale a otto anni fa, l’ultimo, l’unico sul polso, è ancora coperto da una benda. È il più recente ritrovato della compagnia, leggermente più grande del precedente ma più sottile, flessibile e potente. La pelle, sopra gli impianti, è liscia e senza screpolature. Solo facendo una leggera pressione si avverte la presenza di un corpo estraneo nel tessuto epidermico. “Grazie ai chip mi sono liberato di chiavi, password e pin”, spiega.
Con un solo gesto della mano Graafstra e i circa 10.000 impiantati con la sua tecnologia (ma i chip ordinati lo scorso anno sono stati 50.000) possono aprire serrature, mettere in moto veicoli, interfacciarsi con la Smart-Home, effettuare login a computer e smartphone, pagare in bitcoin. A due condizioni: che si trovino a meno di 4 centimetri di distanza dal dispositivo con cui desiderano interagire, e che il dispositivo usi il protocollo NFC (ormai diffuso su tutti gli smartphone).
Ancora lunga la lista delle precisazioni necessarie per incoraggiare un bacino di utenti potenzialmente grande, ma frenato da dubbi di natura medica, psicologica, persino morale. “Ci sentiamo un po’ come la Apple negli anni ’70” spiega Patrik Kramer, dell’azienda distributrice Digiwell. Ma non a tutti piace l’idea di considerarsi “cyborg”: i più, al Cebit, preferiscono paragonare l’impianto a una sorta di evoluzione tech del piercing. “La differenza però è che i chip non hanno effetti collaterali”, assicura Graafstra. Non a caso, in Germania, gli unici autorizzati a impiantare (ed espiantare) i chip oltre ai medici sono proprio i piercer professionisti: tutta l’operazione dura meno di cinque minuti, e in un paio di settimane la piccola ferita di circa un millimetro si rimargina completamente.
Anche i prezzi sono in linea con il cyberfashion. Dai 40 ai 70 euro, per chi desidera acquistare il “comfort kit” con tutto il necessario per l’operazione, siringa e guanti inclusi. Finanziati attraverso una campagna di crowdfunding, i microchip della Digiwell sono i primi a uso commerciale a utilizzare la comunicazione a corto raggio NFC, un perfezionamento della tecnologia madre RFID (Radio Frequency Identification) di cui si servono i chip VeriChip, Smart Tokens e micoID. La novità dei chip NFC consisterebbe in un’ottima velocità di trasferimento dati e buoni livelli di sicurezza, che ridurrebbero la possibilità di leggere e clonare i chip – vero punto dolente della tecnologia RFID. Quanto alla tracciabilità delle persone impiantate, argomento dibattuto tra appassionati e complottisti, “i nostri chip permettono l’identificazione delle persone – dice Graafstra – non la loro tracciabilità”.
C’è differenza, dunque, tra i chip RFID usati per ritrovare gli animali scomparsi e i chip NFC con cui il cyborg interagisce con le macchine. Al Cebit, oltre a Jonas, si fanno avanti altri sei volontari: “Sarà un successo se arriveremo a trenta”, dice Kramer. “Non abbiamo fretta. Siamo il futuro”, si un futuro di zombies lavoratori e schiavi, di cui il sistema di potere conoscerà tutti i movimenti e che potranno solo seguire le regole imposte, totalmente malleabili e mentalmente inerti nei confronti di un’esistenza che avrà ben poco di umano.
Cliccate qui per vedere alcuni video inerenti a questi chip.
Fonte tratta dal sito .
fonte: wwwblogdicristian.blogspot.it

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