venerdì 23 giugno 2017

nel tempo in cui l'uomo disegnava preghiere

Masso coppellato all'Alpe Prà, Val Grande.
Terra sacra.
Sacra da sempre.
Sacra anche per l’uomo che cacciava per vivere.
Diecimila anni di storia si aprono al nostro sguardo, al nostro camminare ai piedi delle sacre montagne.
Il luogo da cui, potrebbe, iniziare la storia di quest’angolo di mondo, ai piedi delle Alpi Lepontine, è la valle Formazza.
Valle dove nasce, e cresce, il fiume Toce. In quella conca furono recuperati alcuni oggetti che portano il pensiero ai cacciatori seminomadi, a quelle antiche persone che vivevano le stagioni fredde sulle coste dei laghi e quelle calde all’ombra delle montagne.
Le temperature, ma più in generale il clima, potrebbero non essere l’unica causa del nomadismo. I cacciatori vivevano nell’ombra dei grandi ungulati.
Vivevano all’ombra del cervo.
Lo inseguivano nel suo peregrinare tra le pianure e le montagne.
Ma il tempo avanza, inesorabile.
L’uomo si adatta, migliora e progredisce.
Il cacciatore abbandona il nomadismo per divenire sedentario.
Momento di passaggio fondamentale, anche per quello che riguarda il sacro.
Che cosa sappiamo delle credenze, della vicinanza al divino degli antichi abitanti le nostre terre?
Poco.
Che cosa rimane del loro pensare?
A noi sono giunti pochissimi reperti, tra questi delle statuette che raffigurano donne con attributi sessuali molto pronunciati, ritratti con grande realismo, dove il resto del corpo è approssimativo.
Si presume che queste statuette paleolitiche fossero legate alle Dee della fertilità, e di rimando al culto della Grande Madre.
In questo momento di passaggio, possiamo collocare alcune testimonianze, del sacro, in terra d’Ossola.
Si definiscono pitture rupestri, poiché furono realizzate nelle grotte o sopra muri di pietra.
L’uomo utilizzando l’ocra dipingeva la pietra, colorava le montagne.
Disegnava preghiere.
Ossola terra sacra. Terra di pitture rupestri.

Pitture rupestri: Valle Antigorio, la Balma dei Cervi

Preghiere tornate alla luce, all’improvviso, grazie ad un cacciatore e due archeologi.
Gli archeologi, che ne hanno compreso l’importanza storica e geografica, sono Alberto de Giuli ed Elena Poletti Ecclesia. I due studiosi hanno seguito un cacciatore, Lanfranchi, per riportare alla luce il complesso, denominato, la Balma dei Cervi.
Come sostiene l’amico Francesco Teruggi, chi se non un cacciatore le poteva ritrovare?
Quelle pietre dipinte rappresentano un luogo sacro, un luogo di preghiera.
La balma dei cervi non è una testimonianza sporadica per queste terre, poiché vi è un altro luogo dove si possono ammirare pitture su pietra: si chiama la Balm d’la Vardaiola, nella conca dell’Alpe Veglia.
Non sappiamo chi le abbia eseguite.
Sappiamo, a fatica, il periodo al quale possono risalire.
Queste preghiere su roccia potrebbero avere 6000 anni, utilizzando come riferimento la grotta dei cervi di Porto Badisco in Puglia.
Sempre cervi.
Il cervo come soggetto privilegiato delle pitture rupestri.

Pitture rupestri: Valle Antigorio, la Balma dei Cervi
Esiste una risposta, molto semplice: i cervi rappresentavano la principale, e forse, più ambita preda di caccia.
Risposta troppo semplice.
Con riferimento alla balma della Valle Antigorio, riteniamo che i cervi salissero in quel luogo tra la primavera e l’estate per strofinare le corna, e che vi tornassero, tra l’autunno e l’inverno, per deporre i palchi.
I cervi e le pietre.
I cervi strofinano le corna senza eliminare, intaccare in alcun modo, le pitture rupestri nelle quali sono rappresentati.
Luogo sacro per l’uomo e per gli animali.
L’uomo progredisce nel suo inseguire il tempo.
Nascono gli scambi tra le popolazioni.
Nasce il commercio, non solo di beni ma soprattutto d’idee.
Si sviluppa un concetto del sacro complesso.
L’uomo inizia a porsi delle domande, molte delle quali attengono al suo quotidiano.
Perché il sole e la luna attraversano il cielo?
Perché una stagione è propizia per la semina ed una per la raccolta?
Perché le stelle influiscono sulla vita delle piante?
Se la posizione delle stelle nel cielo influisce sulle piante, può influire sulla vita dell’uomo?
Nasce lo spirito di osservazione.
Vengono “gettati” i primi germi della mentalità scientifica.


Complesso megalito nel comune di Montecrestese.
Nascono i complessi megalitici. Il termine deriva dal greco: megas, grande, e lithos, pietra.
Il megalitismo si afferma in diverse forme: dolmen, menhir e pietre disposte in cerchio.
Una domanda sorge spontanea, l’uomo antico seguiva uno schema preciso nel suo allineare le pietre?
Alcuni studiosi hanno formulato l’ipotesi che utilizzasse una precisa unità di misura: la iarda megalitica, che misura 829 centimetri.
Se questo fosse provato, saremmo di fronte ad una rivoluzione del nostro pensare poiché, gli antichi, avevano conoscenze matematiche e geometriche molto più avanzate di quelle che comprendiamo. Aggiungo che, queste conoscenze, erano a disposizione molto prima della nascita dei popoli mesopotamici o degli antichi egizi.
L’uomo non prega la montagna, inizia a pregare le pietre.

Masso coppellato al colle di Mattarella, Domodossola.
In quest’ambiente nasce il fenomeno delle coppelle.
Le possiamo identificare in piccole cavità emisferiche incise su determinate pietre. Il termine deriva dal latino cupella, che indicava un vasetto per le conserve di frutta.
La coppella doveva contenere qualcosa, ma cosa?
Esistono diverse interpretazioni su cosa potessero rappresentare, svariando dalla mappa stellare a quella territoriale, dal contenitore d’acqua piovana al recipiente per sangue sacrificale.
I massi coppellati rappresentavano degli altari, sopra i quali praticare riti?
Se fosse l’operazione d’incisione stessa una preghiera?
L’uomo pregava senza giungere le mani.

Masso coppellato al Monte Zuoli, Omegna.

L’atto stesso di praticare queste cavità poteva rappresentare una preghiera al proprio Dio?
L’ultima domanda che vorrei porgere a me stesso ed a tutti voi.
L’uomo entrava in contatto con il divino per la scelta della pietra da incidere, oppure la stessa era casuale?
Sarebbe bello pensare che, l’antico abitante di queste terre, attendesse per ore un segno dal Dio del Cielo e….. all’improvviso un fulmine colpisse la pietra.
Il segno è giunto.
Il messaggio è arrivato.
Quella è la pietra!
Il Dio dei fulmini ha scelto la pietra, l’uomo ha capito.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia
La preistoria e gli antichi imperi. AA. VV. UTET. De Agostini. 
Inter Alpes. AA. VV. G.A.M. In particolare intervento di F. Copiatti, Incisioni rupestri e scivoli della fertilità.
Antigorio, antica terra di pietra. AA.VV. In particolare intervento di E. Poletti, archeologia in Antigorio. Ed.  comunità montana Valle Ossola. 

catastrofismo reale

Gianni Tirelli

Siamo ad un punto di non ritorno e l’umanità sembra non accorgersi di nulla.

Le famiglie ridimensionano il loro tenore di vita, stringono la cinghia e i consumi si riducono drasticamente. L’industria rallenta la produzione e licenzia. Presto, la cassa di integrazione avrà esaurito ogni sua risorsa e milioni di operai ed impiegati saranno con il culo per terra. Il crollo verticale della domanda innescherà reazioni a catena su tutto l’intricato sistema sociale e, come per un effetto domino risultato dell’interazione dei vari soggetti economici, il Sistema si spegnerà con tutte le sue devastanti conseguenze; black out intermittenti e sempre più frequenti – blocco dei trasporti e conseguente mancata distribuzione dei prodotti di prima necessità – pompe di carburante a secco – blocco delle pensioni – reti televisive oscurate, mezzi di informazione e telefonia in tilt.

Caos, paura, forme depressive acute e suicidi caratterizzeranno questo tempo irreale, mentre rivolte popolari e sommosse prenderanno il sopravvento su ogni cosa e, niente e nessuno, potrà evitare una tale catastrofe, unica per sua natura nella storia dell’umanità.
Non passerà molto tempo, prima che tutto questo accada, ma nessuno, tranne le ovvie eccezioni, sembra accorgersi dell’immane tragedia che ci sovrasta....


E’ tempo di allertarsi e di organizzare un oculato piano di fuga e di sopravvivenza.

L’uomo che ha perduto la sua autonomia è oggi uno schiavo privo di ogni speranza.
Il crollo a caduta libera del Sistema Liberista Relativista ci renderà liberi, anche se il costo in termini di vite umane sarà apocalittico.
I sopravvissuti, si adatteranno in breve tempo alla nuova condizione e presto, comprenderanno le cause di tanta distruzione e di quel mondo insensato al quale hanno sacrificato ogni motivo di autentica felicità.

Ritorneremo ad adorare il sole, le stelle, gli alberi e l’acqua del torrente che scende a valle per dare vita ai nostri campi. Comunicheremo con il cuore, la passione e con la forza della volontà che, nelle nostre braccia e nel sudore della fronte, troverà il vigore di un tempo.


La famiglia patriarcale e la solidarietà ritorneranno ad essere come in passato, il perno aggregante e vivificatore di una nuova società e delle nuove tribù che, dal vecchio mondo, attingeranno tutta la conoscenza e tutti quei valori etici e morali che dall’alba dei tempi avevano governato e regolato la storia dell’uomo, e dato un significato alla sua esistenza.

Entro pochi anni, dunque, le società ultra liberiste allo sfascio, dovranno fare i conti con la fame e con la sete. La “roba”, non avrà più alcun valore. Caravaggio sarà barattato per una cisterna d’acqua potabile – Chagall per un sacco di riso e Picasso, per una cassetta di pomodori. I pittori moderni saranno solo un ingombro; le cornici dei loro quadri serviranno a riscaldare i nostri inverni.

I tanto sbandierati “beni rifugio”, oro, diamanti e preziosi in genere, varranno meno di un sorso d’acqua, o meno di niente. Si alzeranno le quotazioni degli asini, dei maiali, delle pecore, dei cavalli, dei buoi, delle vacche, e credo, anche dei topi. Il commercio dell’acqua, sarà l’affare degli affari, essendo il dono dei doni, il più nobile degli elementi e il più prezioso dei gioielli.

Per questo, io consiglierei di cominciare fin da ora l’operazione di alleggerimento. Gli affari si fanno adesso!!! Acquistate terra e sementi, asini e buoi, pecore e vacche, e acqua, acqua, acqua, perché questo accadrà e, come recita il proverbio: chi tardi arriva, male alloggia.

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/

domenica 18 giugno 2017

ritratto di donna araba che guarda il mare

RITRATTO DI DONNA ARABA CHE GUARDA IL MARE
DI DAVIDE CARNEVALI

regia Claudio Autelli
con Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù e Giulia Viana
produzione LAB121 testo vincitore del 52° Premio Riccione per il Teatro – in coproduzione con Riccione Teatro con il sostegno di Next/laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo in collaborazione con Teatro San Teodoro Cantù

Davide Carnevali, autore teatrale tra i più apprezzati, specialmente all’estero, con “Ritratto di donna araba che guarda il mare” vince nel 2013 il Premio Riccione per il Teatro.
Quello di Carnevali è un testo fortemente allegorico.
L’uomo europeo e la donna araba portano con loro i valori di culture differenti, di popoli per sensibilità lontani tra loro, ma accomunati dal fatto di affacciarsi sul mediterraneo.
Culla dell’europa e allo stesso tempo campo di conquista: militare, politica ed economica da parte dell’occidente.
Un europeo, un turista, in una città senza nome del Nord Africa incontra una giovane donna una sera al tramonto davanti al mare. Questa fotografia o meglio questo disegno, tratteggiato in fretta, è il principio della storia. Dieci frammenti, dieci istantanee che, nella loro sospensione, ricordano certe visioni del pittore Edward Hopper.
Attraverso il susseguirsi degli incontri di queste due figure tra le strade della vecchia città, permane la sensazione di una sospensione del tempo. Esso è scandito non dall’orologio ma dai movimenti della parola. Una parola sempre sfuggente, precaria, ambigua che tenta di farsi ponte tra culture tra loro lontane. Si procede per associazioni, contrasti e come un puzzle, pezzo dopo pezzo si intravede il disegno finale.
Per l’autore, la parola teatrale non soggiace all’interpretazione quotidiana. La parola contiene diverse possibilità, diverse interpretazioni.
Lo spazio crea un alfabeto originale dove far risuonare in tutta la sua ambiguità la storia tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e la gente della città vecchia. Esiste un quinto personaggio che contiene tutti gli altri: la città.
Essa è la piattaforma sulla quale costruire il loro gioco, dentro la quale, l’europeo intraprenderà un viaggio che lo costringerà a ingaggiare un corpo a corpo con la propria coscienza.
Claudio Autelli

quel che ho da confessare è che io di solito, questi spettacoli li disdegno.
non posso esimermi da dirlo.
testi nuovi, non classici, non autorali, non fanno per me.
pernacchia.
buuu.
ma
quest'anno mi sono buttata un po' di più, mi sono spinta nelle acque infide dell'Elfo Puccini e, figurati un po', perfino in quelle del Franco Parenti, ieri sera.
e, devo dire, proprio al Parenti, ho visto due spettacoli eccellenti.
in aprile, Tante facce nella memoria, denso e intelligente,
e, ieri sera, Ritratto di donna araba che guarda il mare.
un gioiello.
un testo davvero notevole, un uso della parola straordinario, un'invenzione scenica geniale.
uno spettacolo piccolo, dai piccoli mezzi, un grande risultato.
una video camera si sposta su un plastico che riproduce una città araba assolata sul mare, vicoli, case bianche, litorali, piazze e interni.
a ogni scena la video camera si sposta facendo una panoramica sulla città e si ferma su un dettaglio, il luogo della scena. proietta su uno schermo grande dietro agli attori seduti, fa da sfondo, individua il campo d'azione.
gli attori sono vestiti in modo borghese, solo lei porta un velo sui capelli.
parlano, non c'è scenografia, ci sono solo le parole, la frasi, i dialoghi.
e le parole sono tutto.
le stesse parole, .le stesse frasi sono dette dai diversi personaggi in diversi momenti, o dallo stesso personaggio in scene diverse.
e le parole cambiano.
il messaggio cambia.
la parola è significante e poi significato nel corpo di ognuno.
uomo e donna non si capiscono, cultura occidentale e araba non combaciano, uomo giovane e uomo d'affari non si comprendono, il bambino parla la lingua della verità ma rimane solo, inascoltato.
rimane l'angoscia di una incomprensione che diventa perdita.
il mondo maschile dei gesti e delle prove di fatto, il mondo femminile dell'assoluto e delle richieste d'amore.

fonte: http://nuovateoria.blogspot.it/

siamo un virus che devasta la Terra: chi ci deviò il genoma?

«Desidero condividere con te, Morpheus, una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d’istinto sviluppano un naturale equilibrio con l’ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l’unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un’altra zona ricca. C’è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un’infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura» (Agente Smith – “Matrix”). Perchè l’uomo non è in armonia con il cosmo? Il male è senza dubbio un fenomeno reale sperimentabile nel corso della storia umana. Ma allo stesso tempo è anche un mistero inspiegabile. Qual’è la sua origine? Se il cosmo e la natura umana fossero radicalmente malvagie, come si spiega la nostalgia del bene che abita il cuore umano, il rifiuto del male e dell’ingiustizia? D’altro canto, se il cosmo e l’uomo sono buoni, allora come si è giunti dunque a questa perversione?
Spesso si giustifica il male come un’assenza di bene, ma a guardare bene le azioni dell’uomo nella storia, non possiamo limitarci a descrivere il male come una carenza di bene, ma come una vera e propria perversione, una perversione del senso Homo Erectusdell’essere e dell’esistere. Il male degrada e violenta l’uomo. Esso lo pone in contraddizione con se stesso. Non è altro, dunque, che nonsenso e perversione. La gente se lo chiede: esiste un problema nella relazione tra l’uomo e l’uomo e tra l’uomo e il creato? Esiste una ferita nell’armonia cosmica che contraddistingue il creato e che l’uomo non è in grado di realizzare nel suo rapporto con la natura e con se stesso? Da più parti giungono segnali di un disagio profondo nel cuore umano, come se questo mondo non fosse il nostro. Non si comprende bene se siamo noi umani stranieri ad esso, vermi ingordi precipitati qui per caso, e perché abbiamo ridotto questo pianeta, un giorno nostra culla accogliente, in un mondo ostile e minaccioso, tale da fargli assumere i nostri connotati di avidità distruttiva e di cinismo indifferente.
L’uomo, da custode a predatore del creato. Forse bisogna andare all’inconoscibile giorno in cui l’uomo non avvertì più se stesso come natura, come figlio della terra. Da uomo della natura si scopri uomo nella natura, con niente simile a sé. Fu allora che si sentì padrone della Terra e non più custode, dominatore di tutto, per dimenticare l’orrore della sua fragilità e del suo destino di morte. Egli ridusse tutte le cose ad “oggetti” da tenere a bada e da sfruttare a suo piacimento. E’ così che nasce la cultura umana, la cultura tecnologica, del dominio e dello sfruttamento razionale, freddo, della natura. Per un po’ le cose vanno bene. La tecnica dà una mano allo spadroneggiare dell’uomo sulla terra, fino a quando il criterio che dirige ogni scelta sul pianeta non diventa l’economia. L’uomo-padrone arraffa quanto è economicamente utile e nel modo in cui è economicamente Matrixvantaggioso. Se serve, si devasta un territorio, lo si avvelena anche. Se serve, si cura un nemico o un operaio ferito. Se non serve, lo si lascia morire.
La “new economy”, come oggi la si definisce, oltre a devastare la natura, schiaccia l’uomo, gli impedisce di vivere, a meno che non appartenga ad un ristretto numero di privilegiati. Perchè il creato è stato scippato a tutti ed è diventato proprietà di alcuni, con la complicità di chi ha definito diritto divino la proprietà privata. Così l’economia diventa incertezza quotidiana, guerra, annullamento dei diritti umani, menzogna, sovvertimento insensato della natura. Dobbiamo all’economia se oggi a presiedere uno Stato, molto spesso, non è un presidente ma la “banca”. La tecnica è il braccio armato dell’economia, una economia che annulla la dignità umana e che lo asserve all’avidità di pochi gruppi che influenzano la vita dell’intero pianeta. L’atomo gli fa vincere una guerra, ma inquina generazioni e generazioni. La biologia ci assiste nella fecondità umana, ma non è un suo problema se un giorno programmeremo, secondo le nostre esigenze, una generazione di atleti senza sentimenti, oppure soldati ottusi ed ubbidienti, oppure carne per il consumo sessuale. Gli organismi geneticamente modificati possono aumentare la produzione, ma la Monsanto si sente innocente se poi magari scopriremo che ci siamo avvelenati coi nostri soldi. Paradossale ma vero: l’economia non sa che farsene dell’uomo, non vuole la natura umana che in sé è collegata col tutto; vuole solo la propria autoconservazione. Cioè, in fondo, l’idolatria del dollaro e delle merci.
Questa civiltà che ogni giorno, rispetto ad uomini e cose, si connota con il cinico usa e getta, non è ancora riuscita a farci dimenticare che se non siamo padroni della natura, tuttavia siamo ad essa inscindibilmente collegati, tanto che deturpare il creato è gesto autodistruttivo, e disprezzare l’uomo predispone ad assalire il creato. Una umanità senza sentimenti, puramente tecnica, non si accorge nemmeno della scomparsa di migliaia di specie animali e vegetali. Non prova nessuna nostalgia per una bellezza sprofondata nel nulla dopo millenni di cammino sulla terra. Dopo averne privato una parte consistente dell’umanità, abbiamo anche privato di diritti animali e piante. Questo discorso, nella logica occidentale viene presa per idiozia! Può una pianta, un animale avere dei diritti? Il punto è che sentendoci padroni di tutto, riconosciamo il diritto alla vita Hiroshimaa chi vogliamo noi, secondo le convenienze. Si comincia a ridurre la pianta e l’animale ad oggetto, aprendo così la strada a vergognarci di quanto di animale c’è in noi! Fino a dire che anche certi umani sono sottouomini, privi di ogni dignità. E stabiliamo noi che deve vivere e chi deve morire.
L’uomo è nato per distruggere? E’ biologicamente destinato alla distruttività? Quali dinamiche ostacolano o agevolano la possibilità di una società multiculturale? Con la fine della Guerra fredda, molti hanno sperato che si aprisse un’era di pace, in cui tanta parte delle risorse indirizzate a mantenere l’equilibrio del terrore potesse indirizzarsi finalmente al miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità. Non è andata così. E’ solo cambiata la tipologia dei conflitti, con una diminuzione di quelli fra Stati, un aumento dei conflitti interni internazionalizzati, ossia di quelli che pur mantenendo l’epicentro all’interno di uno Stato finiscono per coinvolgere altre nazioni, e una prosecuzione inalterata degli altri conflitti interni, ma con potenziale coinvolgimento di un numero sempre superiore di persone, anche in relazione alla diffusione del terrorismo.
E’ possibile guardare da una prospettiva scientifica a questo fenomeno? Può la scienza aiutare a chiarire i principali fattori che influenzano il rischio di conflitti e di violenze di massa? La domanda potrà apparire fuori luogo, o quanto meno fuori epoca, a chi ritiene che con l’Olocausto e la bomba atomica la scienza abbia “perso l’innocenza” e posto fine all’ultima delle “grandi narrazioni” che avevano permesso la coesione sociale e ispirato le utopie che si sono succedute nella storia dell’umanità, per aprire le porte a quella società post-moderna descritta da tanti sociologi, da Jean-François Lyotard a Zygmunt Bauman, che, Baumandivenuta “liquida” e priva di un senso di comunità, cerca di ritrovarlo attraverso la creazione di ghetti identitari più indifferenti che tolleranti verso gli altri e sempre pronti a entrarvi in conflitto.
L’umanità è un virus per la Terra? Tutti noi potremmo essere meno umani di quanto pensiamo. Quantomeno è ciò che suggerisce una nuova ricerca, rivelando che il genoma umano è in parte un virus, per la precisione il Bornavirus, portatore di morte per cavalli e pecore. Sembra che 2 milioni di anni fa, questo virus abbia inserito parte del suo materiale genetico nel nostro Dna. La scoperta, pubblicata su “Nature” del 7 gennaio, dimostra come questi virus di tipo Rna possono comportarsi come i retrovirus (ad esempio Hiv) ed integrarsi stabilmente come ospiti dei nostri geni. Questo lavoro di ricerca potrebbe consentire di capirne molto di più sulla nostra evoluzione, rivelando come il mondo attuale sia anche il frutto del lavoro di un virus contenuto in ognuno di noi. «La conoscenza di noi stessi come specie è stata leggermente mal interpretata», afferma Robert Gifford, paleo-virologo presso l’Aaron Diamond Aids Research Center. Insomma non abbiamo tenuto conto che il Dna umano si evoluto anche grazie al contributo di batteri ed altri microrganismi e che le nostre difese immunitarie hanno fatto ricorso a quel materiale genetico per difendersi dalle infezioni. Sembra che fino all’8% del nostro genoma potrebbe ospitare materiale genetico dei virus.
Nello studio, ricercatori giapponesi hanno trovato copie di un gene del Bornavirus inserite in almeno quattro zone diverse del nostro genoma. Ricerche condotte su altri mammiferi hanno rivelato la sua presenza in una vasta quantità di specie per milioni di anni. «Hanno fornito le prove di un reperto fossile con tracce del Bornavirus», afferma John Coffin, virologo alla Tufts University School of Medicine di Boston e coautore dello studio “Questo ci dice anche che l’evoluzione dei virus non è andata come pensavamo”. Nei risultati dello studio, i ricercatori guidati da Keizo Tomonaga della Osaka University, hanno scoperto che due geni umani sono molto simili al gene del Bornavirus. Gli scienziati sostengono che il questa “infezione preistorica” Keizo Tomonagapotrebbe essere una fonte di mutazione umana, specialmente nei nostri neuroni. A questo punto non si può che dare ragione all’Agente Smith di “Matrix” nella sua convinzione che soltanto un altro organismo sul pianeta si comporta come l’uomo: il virus.
Quel misterioso salto evolutivo dell’Homo Erectus. Zecharia Sitchin in molti dei suoi libri afferma la teoria secondo la quale, in un passato molto remoto, un gruppo di viaggiatori extraterrestri provenienti dal pianeta Nibiru, chiamati Anunnaki, sarebbero scesi sulla Terra per sfruttare le risorse minerarie del nostro pianeta. Secondo Sitchin, avendo bisogno di manodopera per l’estrazione di minerali, gli Anunnaki pensarono di manipolare geneticamente la specie terrestre più simile a loro, innestandovi il proprio Dna: fu scelto un ominide, l’Homo Erectus. E’ possibile che questo intervento possa aver alterato il corso della naturale evoluzione umana? La nostra rapida evoluzione, incapace di armonizzarsi con i tempi e le regole della natura, potrebbe dipendere da questo? Nuovi ritrovamenti complicano il dibattito fra quanti ritengono che l’Homo Erectus abbia avuto origine in Africa orientale e quanti sostengono un’origine asiatica. Homo Erectus sarebbe stato in grado di fabbricare sofisticati utensili già 1,8 milioni anni fa, vale a dire almeno 300.000 anni prima di quanto si pensasse. Ad affermarlo è uno studio pubblicato su “Nature”, da un gruppo di paleoantropologi della Rutgers University e del Columbia University Lamont-Doherty Earth Observatory.
Homo Erectus apparve circa 2 milioni di anni fa, andando a occupare vaste aree dell’Asia e dell’Africa. E proprio in Africa orientale si è ritenuto a lungo che si fosse evoluto, ma la scoperta nel 1990 di fossili altrettanto antichi in Georgia ha aperto la possibilità che esso abbia avuto origine in Asia. I nuovi reperti complicano ulteriormente la situazione in quanto gli strumenti trovati accanto ai fossili georgiani del sito di Dmanisi sono piccoli strumenti da taglio e raschiatori che mostrano caratteristiche piuttosto semplici simili a quelle della cultura di Olduvai, mentre fra quelli rinvenuti nella regione occidentale del Turkana, in Kenya, vi sono asce, picconi e altri strumenti innovativi che gli antropologi chiamano di tipo “acheuleano”, che Evoluzionepermettevano di macellare e smembrare un animale per mangiarlo. Le abilità coinvolte nella produzione di uno strumento di questo tipo suggerisce fra l’altro che Homo Erectus fosse in grado di un pensiero “anticipatorio”.
«Gli strumenti acheuleani rappresentano un grande salto tecnologico», ha osservato Dennis Kent, uno degli autori dello studio. «Perché Homo Erectus non avrebbe dovuto portare con sé questi strumenti con sé in Asia?». Gli strumenti analizzati provengono dal sito di Kokiselei, dove erano stati raccolti insieme a parte dei sedimenti immediatamente circostanti per poterne datare l’età. Parlando di salto tecnologico, vale la pena ricordare i misteriosi miti che narrano la nascita della civiltà e della tecnologia. Quasi tutte le culture umane raccontano di una divinità che nella notte dei tempi insegnò agli umani la fabbricazione di oggetti, l’agricoltura, le arti e le leggi civili. Basti pensare al mito greco di Prometeo che ruba il fuoco agli dei per consegnarlo agli uomini, oppure al dio dei Maya Quetzalcoatl, che agli albori della storia umana consegnò la sapienza agli uomini, ed infine, al racconto biblico del peccato originale nel quale l’uomo, sedotto da un serpente, esce dall’ordine cosmico per divenire “simile a Dio”.
Gli antichi e misteriosi miti della “Colpa di Origine”. Quasi tutte le culture umane hanno miti che raccontano di una “colpa di origine”, di un evento antico che avrebbe “deviato” l’uomo dal suo percorso evolutivo naturale. Il più conosciuto è sicuramente quello raccontato dalla Bibbia e secondo l’interpretazione di un autore cristiano del III secolo, Ireneo di Lione, quello di Adamo è stato un peccato d’impazienza, un voler bruciare le tappe. Benchè già creato ad “immagine e somiglianza” di Dio, l’uomo cede alle lusinghe del serpente che gli promette di farlo diventare uguale a Dio. Ma chi è questo serpente? E’ possibile che antichi esseri extraterrestri abbiano modificato il genoma umano, intervenendo indebitamente sull’evoluzione naturale dell’umanità?
(“Perché l’evoluzione umana è fuori dall’armonia del cosmo?”, dal blog “Il Navigatore Curioso”, 2017).

fonte: http://www.libreidee.org/

vaccini e bugiardini


di Romina Alessandri - tratto da CONSAPEVOLE nr. 11

L’idea di un articolo sui vaccini mi è venuta qualche tempo fa, quando mi sono trovata a cercare più informazioni possibili sull’argomento vista la mia dolce attesa: mi sono resa conto di quanto può essere difficile avere informazioni chiare e disinteressate, soprattutto dalle aziende sanitarie. 
Negli ultimi mesi mi è capitato spesso di discutere l’argomento con familiari, amici, ostetriche e medici delle ASL locali. Questo confronto mi ha portato ad una grande confusione mentale: mi sono ritrovata a dover fare i conti con opinioni diverse, spesso frutto di preconcetti o addirittura di totale ignoranza sull’argomento. Dato che la vaccinazione è di routine, sono poche le famiglie che si preoccupano di informarsi sulle reali necessità o controindicazioni del vaccino stesso, e quindi sono ancora di meno quelle che decidono di non vaccinare, operando una scelta consapevole. Sento quindi la necessità di chiarire, con questo articolo, alcuni aspetti importanti relativi a questa scelta, in modo da mettere luce i pro e i contro della pratica vaccinale. Siccome nel mio percorso ho notato che la maggior parte dell’informazione a cui si ha accesso frequentando le strutture sanitarie è pro-vaccino, porterò la testimonianza di associazioni e gruppi di ricerca “contro”. 
Credo spetti poi ad ogni genitore la scelta di approfondire l’una o l’altra strada.
La situazione in Italia e nel mondo Nei paesi “sviluppati” esistono, relativamente alla pratica vaccinale, obblighi assoluti solo in Italia e Francia, molto elasticamente in Grecia ed in tre dei cinquanta stati degli USA. In Belgio vi è quello dell’antipolio, ma non essendovi una vera e propria legge è facilmente “aggirabile”. Solo nei paesi di ex area sovietica tuttora esistono obblighi assoluti. In Italia vi sono quattro vaccinazioni obbligatorie (polio, tetano, difterite, epatite B), sei consigliate ed altre cinque verranno proposte nei prossimi tre anni. Ogni regione ha però caratteristiche particolari, per esempio in Piemonte Toscana e Veneto i vaccini non saranno più obbligatori (ma consigliati) a partire dal 2008, mentre in altre regioni sono state abrogate le multe per mancata vaccinazione. Cosa importantissima che tengo a sottolineare: il presidente della Repubblica, il 26 Gennaio 1999, ha firmato un decreto che regolamenta definitivamente la posizione dei bambini non vaccinati a scuola; il D.P.R. n. 355 recita testualmente: “La mancata certificazione delle vaccinazioni non comporta il rifiuto di ammissione dell’alunno alla scuola dell’obbligo o agli esami”. Quindi se per caso qualche scuola non accettasse i bambini non vaccinati, occorre sporgere denuncia all’autorità giudiziaria per azioni anticostituzionali. Per gli asili la situazione è regolamentata regione per regione.
La sicurezza dei vaccini e la loro composizione Il problema dell’obiezione consapevole nasce dalla constatazione che oggi i bambini manifestano una elevatissima presenza di malattie “moderne”: uno su 10 è asmatico; complessivamente uno su tre è allergico; ogni anno 1.000-1.500 neonati muoiono nel sonno per lo più tra i due e sei mesi, proprio quando subiscono le prime due dosi vaccinali. Tali nuove malattie, compreso il cancro in età precoce, sono apparse a partire dalla generazione nata attorno al ’60, che corrisponde alla data di inizio delle vaccinazioni attuate in modo massiccio.
Sostanze pericolose e malattie debellate A partire dai 3 mesi, e nei soli primi 15 mesi di vita, possono essere somministrate al bambino 27 dosi di vaccino che contengono antibiotici, mercurio, alluminio, formaldeide: sostanze tossiche alle quali si può anche essere allergici o che possono scatenare malattie di vario genere. All’interno dei vaccini sono quindi presenti sostanze molto pericolose, soprattutto se pensiamo che le dosi vengono inoculate su bambini con sistema immunitario non ancora formato. Le controindicazioni e gli effetti collaterali sono preoccupanti. Viene da chiedersi perché le vaccinazioni siano così vivamente consigliate dalle Asl locali. Prima di intraprendere questo viaggio nell’informazione mi sono fatta proprio questa domanda: «Perché allora sono obbligatori se così pericolosi?». La mia prima risposta, per logica, è stata: «Forse perché effettivamente i rischi che si corrono sono molto meno gravi rispetto al fatto di contrarre la malattia…». Mi sono data una risposta vera? Proviamo ad indagare.
Il Tetano La comunità non deve difendersi da questo contagio semplicemente perché non è una malattia contagiosa. Se il tetano non è un virus perché si continua ad usare un vaccino antivirale? Tra l’altro in Europa non è mai stata una malattia dei bambini, e non si può neppure sostenere che, vaccinando tutti, si impedisca la circolazione del bacillo che si riproduce nell’intestino dei ruminanti ed è presente anche nella polvere di casa. La malattia non è dunque sradicabile (non la si può far sparire). Anche prima della vaccinazione i casi erano qualche centinaio all’anno e, allora come oggi, si riferiscono quasi sempre ad anziani.
L'Epatite B Delle quattro obbligatorie questa gode di molti studi pubblicati relativi alla sua pericolosità e nessun pediatra ha il coraggio di difenderne l'obbligo. Il totale delle epatiti (A,B,C eccetera) è “crollato” prima del vaccino, passando dai 54.000 casi di tutte le epatiti del ’69 ai 2.733 della sola B del ’94, (nel ’97 circa 2.000), benigni al 95%, cronici nel 4% e mortali solo nell'1%. 
Sui bambini poi il vaccino è inutile perché gli anticorpi che produce durano due anni nei neonati e quattro negli adulti. Considerato che la malattia è degli adulti e comincia ad apparire timidamente a 15 anni, se ne conclude che farlo a 0 ed 11 anni è matematicamente inutile e può fare solo male.
Difterite Anche in questo caso vaccinare tutti per una malattia che “non c’è” produce più effetti collaterali che prevenzione. Nei paesi in cui il vaccino viene poco o per niente usato, la malattia non è presente, mentre appare in paesi super vaccinati (come la Russia ) se c’è fame e freddo; inoltre non è sradicabile. Infine, se la vaccinazione di massa aveva un senso teorico nel 1939. Certamente non lo ha oggi, quando, ad esempio, sono disponibili antibiotici che possono agevolmente essere usati per gli sporadici casi che si presentassero.
Poliomielite Anche qui le centinaia (e probabilmente migliaia) di casi di morte e di invalidità da polio nell’occidente avanzato, almeno negli ultimi 10 anni, sono per lo più dovuti alla vaccinazione. In Italia la malattia (normalmente benigna) stava naturalmente sparendo tra gli anni Venti e gli anni Trenta: i picchi di incidenza sono “stranamente” apparsi in concomitanza con l’introduzione degli obblighi dell’antivaiolosa (1934), dell’antidifterica (1939), con le prime antipolio (1956), e soprattutto con la prima vera campagna vaccinale del 1958. Comunque questo vaccino risulta essere il più pericoloso. Sulla stampa del febbraio ’97 è apparsa la notizia secondo la quale il CDC (equivalente in USA del nostro Istituto Superiore della Sanità), negli scorsi 14 anni ha riscontrato, negli USA, 125 casi di polio da vaccino, che, rapportati alla popolazione italiana, equivarrebbero ad un poliomelitico all’anno circa. Piuttosto giova ricordare che la polio è apparsa nel terzo mondo solo dopo le campagne vaccinali “per salvarli”. Anche la campagna antipolio (italiana) del ’96 in Albania ha prodotto una grave epidemia, (76 casi in perfetta concomitanza di tempo, per lo più fra le persone a contatto dei vaccinati), dimostrando così la sua pericolosità in popolazioni con cattiva nutrizione ed igiene, e la sua inutilità nei paesi “ricchi”. È vero che ci sono stati rari casi di polio invalidante tra non vaccinati (nei paesi “sani”), ma anche tra vaccinati: il problema va valutato comunque, nel suo rischio complessivo per la salute.
Alla luce di queste valutazioni mi sento sicuramente più contro che pro-vaccino. E voi? Ci sono però ancora molte cose da chiarire prima di prendere una decisione definitiva, consapevole e informata. Continueremo quindi il nostro excursus sul prossimo numero, affrontando i possibili danni da vaccino (morti bianche, trasformazioni cellulari maligne, sconvolgimento del sistema immunitario etc.), e le eventuali indicazioni legali per l’obiezione.
Per saperne di più! Leggere attentamente per scegliere consapevolmente Credo sia necessario analizzare in modo specifico quali sono i principi attivi dei vaccini obbligatori e quali indicazioni/controindicazioni sono riportate nel bugiardino approvato dal Ministero della Sanità che andrebbe SEMPRE consegnato ai genitori.
*Non potendo inserire tutte le indicazioni di ogni foglietto verrà fatta una scelta delle parti più significative.
Polioral (antipolio SABIN) Composizione. Sospensione acquosa, in terreno di Earle con lattalbumina 0,5% di virus poliomelitico attenuato dei tipi 1,2,3, coltivato su cellule di rene di  Cercopithecus aethiops (un primate ndr) e stabilizzata con cloruso di magnesio 1M.
Controindicazioni. Ipersensibilità accertata verso uno dei componenti della formulazione (vengono fatte analisi di tollerabilità ai bambini di 3 mesi prima di sottoporli a vaccinazione? ndr). La vaccinazione è controindicata nei soggetti con alterazioni dello stato immunitario (agammaglobulinemia, ipogammaglobulinemia, immunodeficienza combinata umorale o cellulo-mediata); nei soggetti affetti da leucemie, linfomi, neoplasie, patologie del sistema nervoso centrale croniche convulsivanti, nei bambini sani conviventi con persone affette da immunodeficienza. La vaccinazione è differita in casi di malattie acute febbrili , diarrea o altri disturbi intestinali; in trattamento con farmaci immunodepressori. Il verificarsi di qualsiasi reazione neurologica successiva alla vaccinazione costituisce controindicazione alla somministrazione di ulteriori dosi di vaccino.
Tra gli effetti indesiderati. Molto raramente sono stati descritti casi di malattia paralitica associati alla vaccinazione, anche in persone a diretto contatto con soggetti vaccinati (meno di un caso ogni tre milioni di dosi somministrate). Raramente possono verificarsi diarrea, esantema allergico e polineuriti.Fonte: Ministero della Sanità il 12/10/98.
Dif-TET-All (tetano/difterico) Composizione. Anatossine difterica e tetanica purificate ed adsorbite su idrossido di alluminio. Una dose di 0,5 ml contiene: principi attivi: non meno di 30 U.I. di anatossina difterica purificata (preparata a partire dalla tossina difterica neutralizzata con formolo). Non meno di 40 U.I. di anatossina tetanica purificata.
Controindicazioni. Ipersensibilità accertata verso uno dei componenti della formulazione (come si fa a saperlo? ndr). Evitare la vaccinazione in caso di accertata ipersensibilità ai componenti del vaccino e durante qualsiasi affezione febbrile. Il verificarsi di qualsiasi reazione neurologica successiva alla vaccinazione costituisce controindicazione alla somministrazione di ulteriori dosi di vaccino.
Precauzioni. Come per ogni altro prodotto di natura biologica non può essere esclusa la comparsa di reazioni di ipersensibilità: mantenere disponibili adrenalina 1:1000 e corticosteroidi per trattare eventuali reazioni di tipo immediato.
Tra gli Effetti indesiderati. Disturbi neurologici post-vaccinali e reazioni di ipersensibilità, conseguenti alla somministrazione di tutti i prodotti biologici, sebbene estremamente rari, devono essere sempre valutati. In tal caso si raccomanda di consultare il medico per adottare idonee misure terapeutiche.
Foglietto illustrativo revisionato dal Ministero della Sanità il 5/1995
Recombivax HB (epatite B) Formulazione. Per neonati, bambini e adolescenti da 0 a 16 anni. Principi attivi: HBs Ag antigeni di superficie epatite B ricombinanti 5,00 mcg. Eccipienti: mercuriotiolato di sodio 25,00 mcg; idrossido di alluminio 0,25.10 mcg; cloruro di sodio 4,5.10 mcg;  formaldeide <10,00 mcg; tiocianato di potassio <0,25 mcg; acqua per preparazioni iniettabili q.b.p. 0,5 ml.
Speciali precauzioni per l’uso. Come per tutti i vaccini iniettabili un trattamento appropriato deve essere sempre disponibile in casi se pur rari di reazioni anafilattiche conseguenti alla somministrazione del vaccino. Questo vaccino contiene Mercuriolato di Sodio come conservante. Questo vaccino contiene tracce di Formaldeide e di Potassio tiocionato utilizzati durante il processo di produzione.
Effetti indesiderati rari: affaticamento, febbre, senso di malessere, sintomi influenzali, malattia da siero, vertigini, cefalea, parestesia, nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, artralgia, mialgia, rash cutaneo, prurito, orticaria, anafilassi, ipotensione, collasso, paralisi (paralisi di Bell), neuropatia, neuriti (compresa la sindrome di Guillain-Barrè, mieliti, incluse le mieliti trasverse), encafaliti, neuriti ottiche, angioedema, eritema multiforme, linfoadenopatia, elevazione degli enzimi epatici, sintomi di tipo broncospasmo, trombocitopenia. Fonte: Ministero della Sanità il 5/1999
Pentavac: antidifterico, antitetanico, antipertossico acellulare, antipolio inattivato e anti-haemophilus influenzae di tipo b coniugato Composizione.Tossoide difterico purificato non meno di 30 unità Internazionali (U.I.); tossoide tetanico purificato non meno di 40 U.I.; tossoide pertussico purificato (Ptxd) 25µg; Emoagglutinina filamentosa purificata (FHA) 25 µg; Poliovirus inattivato tipo 1 (Mahoney) 40 U di antigene D; Poliovirus inattivato tipo 2 (MEF-I) 8 U di antigene D; Poliovirus inattivato tipo 3 (Saukett) 32 U di antigene D; Polisaccaride di Haemophilus Influenzae di tipo b coniugato con la proteina del tetano 10 µg.
Precauzioni d'impiego. Poiché ciascuna dose può contenere tracce di glutaraldeide, tiomersale (un composto antimicrobico a base di mercurio organico, ndr), neomicina, streptomicina e polimixina B, il vaccino deve essere somministrato adottando le dovute precauzioni nei bambini con ipersensibilità a questi ultimi antibiotici (come si fa a saperlo per un bambino di 3 mesi? ndr). In caso di reazione anafilattica conseguente alla somministrazione devono essere immediatamente disponibili trattamenti ed assistenza medica adeguati. Il ciclo vaccinale deve essere sospeso nei bambini che hanno in precedenza manifestato una reazione grave nell'arco delle 48 ore successive alla somministrazione di un vaccino che contenga componente pertussica come per esempio: febbre 40°Cnon connessa ad altre cause identificabili; pianto inconsolabile, persistente, di una durata maggiore di 3 ore; convulsioni associate o meno ad ipertermia; reazioni allergiche; episodi di ipotonia, iporesponsività.
Ultima revisione del testo da parte del Ministero della Sanità: novembre 1998.
Infanrix HepB.: vaccino combinato antidifterico, antitetanico, antipertossico acellulare e antiepatite B Composizione. Principi attivi: sostanze non infettive provenienti da batteri della difterite (non meno di 30 UI) e del tetano (non meno di 40 UI), tre proteine purificate provenienti dai batteri della pertosse [PT (25 µg), FHA (25 µg) e pertactina (8 µg)] e la proteina di superficie (HbsAg - 10 µg) del virus dell'epatite B. Infanrix HepB contiene come eccipienti: alluminio idrossido, alluminio fosfato, formaledeide, 2-fenossietanolo, polisorbato 20 e 80, sodio cloruro e acqua per preparazioni iniettabili.
Cosa si deve controllare prima che il bambino riceva il vaccino? Il bambino non deve ricevere il vaccino se si ritiene che abbia precedentemente avuto una reazione allergica ad Infanrix HepB o a qualsiasi altro vaccino contro difterite, tetano, pertosse e/o epatite B.
La vaccinazione deve essere rimandata se il bambino ha un'infezione con temperatura più alta di 38°. Avvertire il medico:
         - se il bambino ha manifestato problemi di salute dopo la precedente somministrazione del vaccino contro difterite, tetano, pertosse, quali ad esempio: temperatura superiore a 40°C entro 48 ore dalla vaccinazione; pianto persistente per più di 3 ore entro 48 ore dal vaccino; convulsioni verificatesi entro 3 giorni dalla vaccinazione; collasso o uno stato di choc entro 48 ore dalla vaccinazione;
         - se il bambino ha in precedenza manifestato disturbi del sistema nervoso entro 7 giorni dalla somministrazione di un vaccino antipertossico;
         - se il bambino ha alterazioni della coagulazione;
         - se il bambino assume altri farmaci o ha ricevuto recentemente un altro vaccino.
La vaccinazione deve essere preceduta dalla valutazione della storia clinica del soggetto (con particolare riguardo alle precedenti vaccinazioni ed eventuale insorgenza di effetti indesiderati) e da una visita medica. La vaccinazione è controindicata in caso di encefalopatia di eziologia sconosciuta verificatasi entro 7 giorni da una precedente vaccinazione con un vaccino antipertossico.

mercoledì 14 giugno 2017

nel pifferaio magico è nascosto un terribile massacro?


Il pifferaio di Hamelin è il soggetto di una leggenda tedesca ambientata nella città di Hamelin, nella Bassa Sassonia. La leggenda, divenuta una fiaba, è nota come il Pifferaio Magico. 
La versione originale fu ripresa nei secoli successivi dai fratelli Grimm, da Wolfgang Goethe e da Robert Browning, che permisero la diffusione e la conoscenza della narrazione a livello mondiale.
La storia si svolge ad Hamelin nel 1284. 

Da qualche tempo gli abitanti della città avevano perso la gioia di vivere a causa della confusione che regnava incontrastata. Hamelin era invasa dai topi. I cittadini, disperati, si recarono dal borgomastro per manifestare la propria insoddisfazione. Si radunarono nella piazza di fronte alle finestre dove viveva il primo cittadino. Chiesero a gran voce un intervento per scacciare i topi. Negli stessi momenti un uomo si presentò alla porta del borgomastro asserendo di poter liberare la città dai topi utilizzando la musica. Lo strano personaggio aggiunse che gli animali, gli uomini e gli oggetti possono essere da lui condotti in qualsiasi luogo grazie al suono della sua musica. Il sindaco non sapendo quale altra strada seguire decise di fidarsi di quell'uomo e gli affidò l'incarico. Il musicante uscì dal municipio e s'incamminò verso la piazza del paese impugnando il piffero magico. Sotto gli occhi di grandi e bambini si sedette nei pressi di una fontana di pietra ed iniziò a suonare una melodia allegra. I topi iniziarono ad uscire dai loro nascondigli e si radunarono nei pressi del suonatore. Senza smettere di suonare il pifferaio iniziò a camminare attraversando la città e dirigendosi verso un fiume poco lontano. Quando giunse sulle rive del corso d'acqua arrestò il proprio camminare ma non smise di suonare. I topi si gettarono nelle acque del fiume seguendo l'allegra melodia del pifferaio. In pochi minuti la città fu liberata dai topi. Il borgomastro si assunse i meriti delle operazioni dimenticando il suonatore di piffero il quale, pochi minuti dopo la liberazione di Hamelin dai topi, si presentò al cospetto del politico per riscuotere il compenso del proprio operato. Il sindaco rinnegò le parole e l'accordo verbale raggiunto con il suonatore. Il pifferaio lasciò il municipio e s'incamminò verso la piazza di Hamelin. Giunto nel luogo dove iniziò a suonare la dolce melodia che permise di scacciare i topi, riprese il piffero di legno ed intonò una melodia diversa dalla precedente. Tutti i bambini della città lasciarono le proprie abitazioni e si diressero verso la piazza. Il pifferaio s'incamminò, seguito da tutti i bambini, verso una montagna. Giunto nei pressi di una grande pietra il suonatore si arrestò e modificò la propria melodia: come d'incanto la pietra si spostò e s'addentrarono tutti all'interno della montagna. Tutti tranne un bimbo, più lento degli altri. Di ritorno dalla messa, gli adulti di Hamelin si stupirono nel non vedere più i loro bambini da nessuna parte; ma tutto divenne chiaro quando trovarono un foglietto appeso alla porta della casa del sindaco: "In cambio di un milione di topi" - diceva la nota - "Centotrenta bambini di Hamelin. Firmato, il Pifferaio". E così nessuno dei bimbi della città dovette più tornare dai loro genitori, amministrati da un sindaco taccagno e imbroglione. 

Questa è una versione della narrazione che differisce da quelle moderne, edulcorate nel finale, dove i bimbi fanno ritorno alle proprie abitazioni grazie all'aiuto del piccolo che non era riuscito a tenere il passo.


Quale fine toccò ai 130 bambini di Hamelin?
Scomparsi.
Semplicemente spariti.
Per sempre.
Sappiamo che in fondo ad ogni leggenda vi è un briciolo di realtà.
La storia si ricostruisce attraverso un percorso tortuoso e complesso.
La leggenda del pifferaio magico nacque intorno alla seconda metà del XIII secolo in correlazione alla peste che imperversava in Germania. Il bacillo dell'epidemia, Yersinia pestis, trovava un efficace vettore nel ratto. 
La peste, la sua diffusione attraverso il ratto e la possibilità che i bimbi siano morti in blocco a causa del contagio, sono supposizioni che non risolvono il dilemma sulla reale esistenza storica di quest'evento.
Un'altra possibile spiegazione potrebbe trovarsi nell'emigrazione da parte dei ragazzi di Hamelin verso qualche luogo da colonizzare. Una versione della narrazione spiega che i bimbi entrano in una caverna e fuoriescono dall'altra parte della montagna, esattamente ad Almas in Transilvania. 
Questa leggenda potrebbe essere alla base dell'arrivo dei sassoni in Transilvania?
Sul finire del secolo XIII, la città di Hamelin era sovrappopolata. Un reclutatore potrebbe aver convinto i genitori a lasciare andare i giovani a colonizzare nuove terre. 
Chi potrebbe celarsi dietro la figura del pifferaio magico o reclutatore?
Potrebbe nascondersi la figura del vescovo Bruno von Schaumburg. Questa tesi è supportata dalla presenza, nelle zone della Pomerania e della Transilvania, di toponimi e di cognomi che sembrerebbero provenire dalla zona di Hamelin.
Chi era Bruno von Schaumburg?
Fu vescovo di Olomuc e consigliere e diplomatico del re ceco Otakar II. Nel periodo del suo episcopato, che si concluse negli anni Ottanta del XIII secolo, in perfetta sintonia con le date del pifferaio di Hamelin, sorsero oltre 200 nuovi villaggi e sei città lungo il confine tra tra la Moravia, l'Ungheria e la Polonia. I colonizzatori provenivano dalle zone interne dell'attuale Germania. 


Esistono documenti che ci possano permettere di comprendere se il Pifferaio Magico, o chi si nascondeva dietro questo personaggio, sia realmente esistito?
Il più antico riferimento si trovava in una vetrata, all'interno di una chiesa di Hamelin, risalente agli inizi del XIV secolo. 
La vetrata andò distrutta, ma di essa rimangono descrizioni in vari documenti dal secolo XIV al secolo XVII. Sembrerebbe che rappresentasse un pifferaio seguito da un corte di bimbi vestiti di bianco.
Un'altra fonte pare essere una nota scritta in prosa latina tra il 1430 e il 1450 come aggiunta di un manoscritto del secolo XIV proveniente da Lunenburg. Lo scritto colloca gli eventi 150 anni prima: quindi in un intervallo compreso tra il 1280 ed il 1300. L'artefice di questa scoperta fu lo storico tedesco Heinrich Spanuth che nel 1951, all'età di 78 anni, scrisse il libro “Il Pifferaio magico: divenire e significato di una vecchia leggenda”. Le ipotesi suggerite da Spanuth, inerenti alla sovrapposizione del vescovo Bruno von Schaumburg con la figura del pifferaio magico, furono accettate dall'Università di Gottingen come tesi valida e comprovata.
Un terzo indizio sulla realtà storica degli avvenimenti è fornito dai fratelli Grimm: registrarono un epigramma scritto sul muro della casa detta del Pifferaio. La scritta riportava: “nell'anno 1284, nel giorno di san Giovanni e Paolo, centotrenta bambini nati ad Hamelin furono ammaliati da un pifferaio con un abito dai vari colori e fatti sparire in un Calvario vicino al Koppen”. Il termine Calvario, con molta probabilità, lo si può accostare al monte della Passione; per quanto concerne Koppen potrebbe trattarsi della montagna all'interno della quale sparirono i bimbi, o un pascolo o un borgo nelle vicinanze del monte.


Qualcosa accadde. Ne dobbiamo avere certezza, non fosse altro perché una legge emanata ad Hamelin, e tuttora in vigore se non erro, vietava, e quindi vieta, di suonare o ballare lungo la via detta dei “Senzatamburi”, strada che i piccoli in corteo attraversarono per seguire il pifferaio.

Le certezze scarseggiano.
L'Università di Gottingen accolse le tesi dello studioso tedesco.
Se non fossimo di fronte ad un evento legato all'emigrazione?

La leggenda si diffuse nel XVI secolo, periodo di sovrappopolamento della Germania.
Nella nuova versione fu modificata la parte iniziale con l'aggiunta dei ratti. 

Può esistere un collegamento tra i ratti e l'infanticidio?
I ratti sono esseri inutili e voraci.
Nei periodi di sovrappopolamento, o di grande carestia, i bambini erano considerati inutili bocche da sfamare. Alla fine del XIII secolo si acuì il numero degli infanticidi a causa dell'instabilità sociale e politica dell'Europa.  Boccaccio, vissuto nel secolo XIV, in una novella tratteggiava il futuro di tanti neonati abbandonati: "quanti parti, mal loro guardo venuti a bene, nelle braccia della fortuna si gettano. Quanti ancora, prima che essi il latte materno abbino gustato, se n'uccidono. Quanti ai boschi, quanti alle fiere se ne concedono e agli uccelli".
Nel corso del XIV secolo sorsero, in tutta Europa, luoghi di accoglienza per neonati abbandonati.
Concludo ricordando che tra il XV e il XVII secolo si diffuse anche il rito del momentaneo ritorno alla vita dei bimbi nati – morti. Il rito si basava sul  tentativo di far risorgere momentaneamente il piccolo nato morto, o deceduto poco dopo la nascita, al fine della somministrazione del battesimo cristiano.
Qualcuno può negare che le madri, in preda al senso di colpa, non cercassero il battesimo ad ogni costo come espiazione per l'atto, terribile, dell'infanticidio?
Dietro al Pifferaio Magico si nasconde un massacro di bambini, pensato e realizzato dai genitori stessi?

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


Bibliografia



Marco Bergmann - Dunkler Pfeifer. Die bisher ungeschriebene Lebensgeschichte des Rattenfängers von Hameln -  Auflage 2009


Ton Dekker, Van Der Kooi Jurien, Theo Meder - Il dizionario delle fiabe e delle favole - Bruno Mondadori 2001

Hans Dobbertin - Quellensammlung zur Hamelner Rattenfängersage - Schwartz, Göttingen 1970

Radu Florescu - In Search of the Pied Piper - Athena Press 2005 

Wolfgang Mieder - Der Rattenfänger von Hameln. Die Sage in Literatur, Medien und Karikatur - Wien. Praesens 2002

Heinrich Spanuth - Der Rattenfänger von Hameln - Hameln. Niemeyer 1951