venerdì 23 giugno 2017

nel tempo in cui l'uomo disegnava preghiere

Masso coppellato all'Alpe Prà, Val Grande.
Terra sacra.
Sacra da sempre.
Sacra anche per l’uomo che cacciava per vivere.
Diecimila anni di storia si aprono al nostro sguardo, al nostro camminare ai piedi delle sacre montagne.
Il luogo da cui, potrebbe, iniziare la storia di quest’angolo di mondo, ai piedi delle Alpi Lepontine, è la valle Formazza.
Valle dove nasce, e cresce, il fiume Toce. In quella conca furono recuperati alcuni oggetti che portano il pensiero ai cacciatori seminomadi, a quelle antiche persone che vivevano le stagioni fredde sulle coste dei laghi e quelle calde all’ombra delle montagne.
Le temperature, ma più in generale il clima, potrebbero non essere l’unica causa del nomadismo. I cacciatori vivevano nell’ombra dei grandi ungulati.
Vivevano all’ombra del cervo.
Lo inseguivano nel suo peregrinare tra le pianure e le montagne.
Ma il tempo avanza, inesorabile.
L’uomo si adatta, migliora e progredisce.
Il cacciatore abbandona il nomadismo per divenire sedentario.
Momento di passaggio fondamentale, anche per quello che riguarda il sacro.
Che cosa sappiamo delle credenze, della vicinanza al divino degli antichi abitanti le nostre terre?
Poco.
Che cosa rimane del loro pensare?
A noi sono giunti pochissimi reperti, tra questi delle statuette che raffigurano donne con attributi sessuali molto pronunciati, ritratti con grande realismo, dove il resto del corpo è approssimativo.
Si presume che queste statuette paleolitiche fossero legate alle Dee della fertilità, e di rimando al culto della Grande Madre.
In questo momento di passaggio, possiamo collocare alcune testimonianze, del sacro, in terra d’Ossola.
Si definiscono pitture rupestri, poiché furono realizzate nelle grotte o sopra muri di pietra.
L’uomo utilizzando l’ocra dipingeva la pietra, colorava le montagne.
Disegnava preghiere.
Ossola terra sacra. Terra di pitture rupestri.

Pitture rupestri: Valle Antigorio, la Balma dei Cervi

Preghiere tornate alla luce, all’improvviso, grazie ad un cacciatore e due archeologi.
Gli archeologi, che ne hanno compreso l’importanza storica e geografica, sono Alberto de Giuli ed Elena Poletti Ecclesia. I due studiosi hanno seguito un cacciatore, Lanfranchi, per riportare alla luce il complesso, denominato, la Balma dei Cervi.
Come sostiene l’amico Francesco Teruggi, chi se non un cacciatore le poteva ritrovare?
Quelle pietre dipinte rappresentano un luogo sacro, un luogo di preghiera.
La balma dei cervi non è una testimonianza sporadica per queste terre, poiché vi è un altro luogo dove si possono ammirare pitture su pietra: si chiama la Balm d’la Vardaiola, nella conca dell’Alpe Veglia.
Non sappiamo chi le abbia eseguite.
Sappiamo, a fatica, il periodo al quale possono risalire.
Queste preghiere su roccia potrebbero avere 6000 anni, utilizzando come riferimento la grotta dei cervi di Porto Badisco in Puglia.
Sempre cervi.
Il cervo come soggetto privilegiato delle pitture rupestri.

Pitture rupestri: Valle Antigorio, la Balma dei Cervi
Esiste una risposta, molto semplice: i cervi rappresentavano la principale, e forse, più ambita preda di caccia.
Risposta troppo semplice.
Con riferimento alla balma della Valle Antigorio, riteniamo che i cervi salissero in quel luogo tra la primavera e l’estate per strofinare le corna, e che vi tornassero, tra l’autunno e l’inverno, per deporre i palchi.
I cervi e le pietre.
I cervi strofinano le corna senza eliminare, intaccare in alcun modo, le pitture rupestri nelle quali sono rappresentati.
Luogo sacro per l’uomo e per gli animali.
L’uomo progredisce nel suo inseguire il tempo.
Nascono gli scambi tra le popolazioni.
Nasce il commercio, non solo di beni ma soprattutto d’idee.
Si sviluppa un concetto del sacro complesso.
L’uomo inizia a porsi delle domande, molte delle quali attengono al suo quotidiano.
Perché il sole e la luna attraversano il cielo?
Perché una stagione è propizia per la semina ed una per la raccolta?
Perché le stelle influiscono sulla vita delle piante?
Se la posizione delle stelle nel cielo influisce sulle piante, può influire sulla vita dell’uomo?
Nasce lo spirito di osservazione.
Vengono “gettati” i primi germi della mentalità scientifica.


Complesso megalito nel comune di Montecrestese.
Nascono i complessi megalitici. Il termine deriva dal greco: megas, grande, e lithos, pietra.
Il megalitismo si afferma in diverse forme: dolmen, menhir e pietre disposte in cerchio.
Una domanda sorge spontanea, l’uomo antico seguiva uno schema preciso nel suo allineare le pietre?
Alcuni studiosi hanno formulato l’ipotesi che utilizzasse una precisa unità di misura: la iarda megalitica, che misura 829 centimetri.
Se questo fosse provato, saremmo di fronte ad una rivoluzione del nostro pensare poiché, gli antichi, avevano conoscenze matematiche e geometriche molto più avanzate di quelle che comprendiamo. Aggiungo che, queste conoscenze, erano a disposizione molto prima della nascita dei popoli mesopotamici o degli antichi egizi.
L’uomo non prega la montagna, inizia a pregare le pietre.

Masso coppellato al colle di Mattarella, Domodossola.
In quest’ambiente nasce il fenomeno delle coppelle.
Le possiamo identificare in piccole cavità emisferiche incise su determinate pietre. Il termine deriva dal latino cupella, che indicava un vasetto per le conserve di frutta.
La coppella doveva contenere qualcosa, ma cosa?
Esistono diverse interpretazioni su cosa potessero rappresentare, svariando dalla mappa stellare a quella territoriale, dal contenitore d’acqua piovana al recipiente per sangue sacrificale.
I massi coppellati rappresentavano degli altari, sopra i quali praticare riti?
Se fosse l’operazione d’incisione stessa una preghiera?
L’uomo pregava senza giungere le mani.

Masso coppellato al Monte Zuoli, Omegna.

L’atto stesso di praticare queste cavità poteva rappresentare una preghiera al proprio Dio?
L’ultima domanda che vorrei porgere a me stesso ed a tutti voi.
L’uomo entrava in contatto con il divino per la scelta della pietra da incidere, oppure la stessa era casuale?
Sarebbe bello pensare che, l’antico abitante di queste terre, attendesse per ore un segno dal Dio del Cielo e….. all’improvviso un fulmine colpisse la pietra.
Il segno è giunto.
Il messaggio è arrivato.
Quella è la pietra!
Il Dio dei fulmini ha scelto la pietra, l’uomo ha capito.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia
La preistoria e gli antichi imperi. AA. VV. UTET. De Agostini. 
Inter Alpes. AA. VV. G.A.M. In particolare intervento di F. Copiatti, Incisioni rupestri e scivoli della fertilità.
Antigorio, antica terra di pietra. AA.VV. In particolare intervento di E. Poletti, archeologia in Antigorio. Ed.  comunità montana Valle Ossola. 

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