sabato 25 novembre 2017

il segreto dei bambini Inca sacrificati sulle Ande


Nonostante le indagini archeologiche svolte durante gli ultimi decenni abbiano aperto un ampio orizzonte sulle conoscenze riguardanti il mondo andino precolombiano, l'origine della civiltà incaica rimane ancora oscura e avvolta da mistero.
Le attuali conoscenze del popolo Inca sono cospicue per quanto riguarda la cosiddetta epoca imperiale, intensamente documentata dai cronisti spagnoli del secolo XVI, ma risultano assai scarne riguardo la formazione di tale gruppo etnico e al consolidarsi della sua potenza. La storia degli Inca è impregnata di leggende tramandate dalla tradizione orale, mentre i dati archeologici sono ancora limitati. Alcuni archeologi, tra cui J.H. Rowe, in seguito a ricerche effettuate negli anni sessanta sostennero che le origini della civiltà incaica non andassero cercate solo nell'area culturale e geografica dell'altopiano di Cuzco. A causa di numerosi interrogativi tuttora aperti è difficile azzardate datazioni precise a proposito dei principali eventi storici: secondo la cronologia di J.H. Rowe il 1200 dopo Cristo può essere considerato l'anno d'inizio dei sovrani Inca.


Uno degli aspetti più interessanti, per altri potrebbe risultare inquietante, riguarda la pratica dei sacrifici umani effettuati soprattutto tramite l'uso di bambini. I primi missionari spagnoli coloniali parlarono lungamente di questa pratica, ma solo recentemente gli archeologi hanno iniziato a ritrovare i corpi delle vittime sulle vette delle Ande, naturalmente mummificati per via delle condizioni asciutte di quell'ambiente. Nel 1999 furono rinvenute tre mummie in prossimità della cima del vulcano Llullaillaco, in Argentina. I corpi ritrovati erano di bambini di età pari a 6, 7 e 13 anni. Furono sacrificati circa 500 anni fa. Il Capacocha era la pratica inca del sacrifico umano effettuato soprattutto tramite l'utilizzo di bambini. Gli Inca eseguivano sacrifici di bimbi durante e dopo importanti eventi, quali la morte del Sapa Inca, imperatore, o durante le carestie. Come vittime sacrificali sceglievano bambini fisicamente perfetti poiché erano la migliore offerta agli dei. Le vittime del sacrificio erano di entrambi i sessi, scelti per l'aspetto e nessuna regione dell'impero era esentata dal fornire i bambini per la cerimonia. Normalmente i bimbi di sesso maschile non superavano i 10 anni età mentre per le femmine si giungeva ai sedici anni, sempre che fosse ancora vergine. Le vittime sacrificali dovevano essere perfetti nell'aspetto fisico, anche una sola lentiggine poteva salvargli la vita, lo stesso accadeva con una cicatrice.


Esisteva un rituale che precedeva il sacrificio: vestivano i bambini con abiti preziosi e gioielleria, scortandoli a Cuzco dove avrebbero incontrato l'imperatore e partecipato ad una festa in loro onore; dopo le cerimonie i sacerdoti portavano le vittime sulle cime delle montagne per il sacrificio, facendoli bere una bevanda inebriante per minimizzare il dolore, la paura e la resistenza, quindi li uccidevano per strangolamento, colpendoli alla testa o lasciando che perdessero conoscenza a causa del freddo estremo che comportava la morte per assideramento. Il Capacocha non consisteva solo nell'abbandono della vittima sulle vette delle montagne, prevedeva un cerimoniale molto più cruento. I bimbi scelti per gli dei erano portati nella capitale dell'impero, qui accoppiati e vestiti finemente come piccoli principi. Venivano fatti sfilare intorno a grandi statue che rappresentavano il Creatore, il Dio Sole, il Dio della Luna e il Dio del Tuono. Il Sapa Inca ordinava ai sacerdoti di effettuare i sacrifici. Alcuni bambini venivano aperti per poter rimuovere il loro cuore, altri strangolati. Il loro sangue veniva utilizzato come vernice sulle statue degli Dei. Questi cruenti sacrifici furono raccontati dagli invasori spagnoli, ma nessuna prova è stata rinvenuta negli scavi archeologici. Risulta assai probabile che questa pratica sia stata testimoniata dagli spagnoli tra le popolazioni azteche ed attribuita erroneamente agli Inca.


I bimbi che rimanevano in vita dovevano essere accompagnati in vetta alle cime andine per completare il cerimoniale che attendeva loro.
Tra i corpi rinvenuti dalla spedizione archeologica del 1999 vi era una ragazza di tredici anni, chiamata la Doncella de Llullaillaco, che probabilmente era il soggetto più importante della cerimonia, nonché il più consapevole di quello che stava accadendo. I due bimbi furono chiamati il ragazzo di Llullaillaco e la ragazza fulmine, poiché il suo corpo fu danneggiato da un fulmine. Al momento del rinvenimento la ragazzina sembrava semplicemente addormentata, con il volto rilassato, seduta con gambe incrociate. Recenti ricerche condotte dall'università di Bradford hanno permesso di comprendere che circa un anno prima della morte la dieta della Doncella de Llullaillaco si era arricchita di mais e proteine animali e aveva iniziato ad assumere dosi massicce di alcool e droga, rispettivamente birra di mais e foglie di coca. Con grande probabilità questo avvenne in coincidenza con la sua elezione al rango di vittima sacrificale. 


Il consumo di tali sostanze aumentò considerevolmente all'avvicinarsi del sacrificio. Sebbene le stesse sostanze furono rinvenute nelle analisi dei capelli dei due bimbi piccoli, in loro non vi è traccia dello stesso incremento.
Quale possibile risposta? La Doncella de Llullaillaco era consapevole e autonomamente assumeva droghe? La ragazza fu costretta nell'assunzione per essere più facilmente manipolabile?

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Reinhard Johan, A 6700 metros ninos incas sacrificados quedaron congelados en el tiempo, National Geograpich, Novembre 1999

Zapponi Sara, Dalle mummie degli Inca i segreti dei sacrifici della Capacocha, Focus agosto 2013

Handwerk Brian, I segreti dei bambini inca sacrificati sulle Ande, National Geograpich Luglio 2013

Andrushko, Valerie A.; Buzon, Michele R.; Gibaja, Arminda M.; McEwan, Gordon F.; Simonetti, Antonio; Creaser, Robert A. (February 2011). "Investigating a child sacrifice event from the Inca heartland". Journal of Archaeological Science

Reinhard, Johan; Ceruti, Constanza (June 2005). "Sacred Mountains, Ceremonial Sites, and Human Sacrifice Among the Incas". Archaeoastronomy

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

martedì 21 novembre 2017

arcobaleni neri...


Da un po' di tempo leggiamo sui giornali ed ascoltiamo in TV, di piccole e grandi fascisterie, spesso sbandierate per creare spauracchi che legittimano il sistema, per alimentare ossessioni, vecchie paure ed invocare cambiamenti di paradigma.
Prima Fiano che si rende ridicolo quando annuncia di voler censurare obelischi della patria, come fossero piselli di statue "troppo nude ed esplicite" non gradite al Savonarola di turno, per passare a frasi populiste rubate a qualche fuori onda radiofonico e televisivo, imprecazioni contro stranieri di insospettabili lord, il ricordo di Anna Frank trattata come fosse una velina dimenticata nell'oblio generale, le testate pubbliche di picchiatori ripresi da telecamere RAI e poi salutati come protettori del territorio, braccia tese di giocatori che mostrano provocatoriamente la maglietta della Repubblica di Salo' a Marzabotto dopo il goal, e via dicendo...
Ritengo che al padronato l'idea che in Italia ci siano rigurgiti destrorsi faccia comodo.
Al MONDO DI SOPRA un certo fascismo serve, è un loro desiderio recondito.
Giornalisti cercano di strappare interviste nelle sedi dell'estrema destra per mostrare quanto siano retrogradi ed anti-modernisti certi mondi, alimentano pubblicità al fenomeno mediatico, che in realtà vogliono incentivare per altri fini.
Il bersaglio non è solo l'audience, infatti si cavalca un certo sentimento popolare della maggioranza silenziosa e lo si confligge in maniera volutamente obsoleta, con provocazioni sterili, con gogne mediatiche e giudizi sommari...
Chi pensa che la TV ed i media, lunga mano di certi poteri, siano interessati ad arginare il fenomeno per salvaguardare i propri concittadini, non ha ben chiaro lo scenario.
La finestra sul porcile è quello che il 5° potere vuole mostrare ad i suoi utenti, anche questa è rieducazione al pensiero e creare due scenari preconfenzionati, quello dell'estrema destra e quello governativo, serve ad alimentare il Tempio dell'oracolo.
L'antifascismo è una cosa seria, invece, in questo modo, si strumentalizza il fenomeno per altri scopi di controllo emozionale...


Da notare il cortocircuito in atto.
L'estrema destra fa campagne contro i rom, poi si caga in mano con gli zingari mafiosi che possono tornare utili a livello politico ed elettorale, proprio perché sono coloro che gestiscono con la forza e la paura il territorio (vedere la gente che scappa come manco a Scampia accade, impaurita e attenta a non farsi riconoscere da nessuno).
Ci sono foto, video e incontri anche pubblici tra certe famiglie storiche romane e zingare mafiose e i dirigenti locali di certi ambienti politici.
Gestiscono il territorio attraverso la suburbia, mentre il MONDO DI SOPRA, quello del PD, PDL, e domani 5S, gestisce gli appaltoni.
Sono due mondi complementari e sono quasi 50 anni che alcuni ambienti gestiscono la suburbia finanziata dal MONDO DI SOPRA, Magliana docet...
Lo stesso PASOLINI, fu ucciso proprio da questi ambienti, prezzolati dai servizi.

Anche all'estero non c'è da stare tranquilli, il clima generale e la tendenza politica odierna, purtroppo è questa. Rigurgiti fascisti un po' ovunque in nord-europa ed un certo nazionalismo, una certa rabbia, viene canalizzata strumentalmente da certi poteri per spostare i bersagli da un naturale e logico risveglio di coscienza di classe popolare.
Si sposta la rabbia verso un nemico comune, dividendo la popolazione, ed evitando che si scoprano i veri obiettivi primari del conflitto in atto.
I contenitori di destra, annunciati ed evocati negli ultimi anni, stanno prendendo corpo e si stanno realmente materializzando. L'egregora coltivata a lungo è stata nuovamente accesa.
Non è più una caccia ai fantasmi del ventennio, come qualcuno ingenuamente asseriva tempo fa, ma un reale pericolo passatista oggi tangibile, manovrato dal padronato reazionario che lo pilota dall'alto per evitare una vera rivoluzione popolare, evitando di farsi percepire come nemico pubblico #1.

Allora vediamo in Polonia, durante il giorno dell'indipendenza, infiltrati di estrema destra incappucciati creare disordini in mezzo ai manifestanti, ma anche la presenza di populisti di ogni declinazione riuniti sotto l'egida dell'uomo forte, evocato, sognato ed oggi atteso, manifestare contro zingari, stranieri ed ebrei, colpevoli di ogni male al mondo.
L'orologio sta tornando indietro, le lancette girano al contrario, assurdo negarlo.
In Polonia, ma prima anche in Germania, Austria, e nei paesi scandinavi, una folla oceanica di 60.000 persone è scesa in piazza (alcune migliaia erano di estrema destra), folla che raramente vediamo quando si tratta di difendere i propri diritti sociali, mentre quando c'è da puntare il dito verso un presunto nemico, il sentimento fascista alveare prende forza e si esprime triviale nella peggior psicologia di massa.
Il potere ringrazia dall'alto... E' salvo ancora una volta...
Buon fascismo a tutti !!!


http://www.ilpost.it/2017/11/12/foto-nazionalisti-polonia/
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/11/03/news/tutti-i-soldi-e-le-societa-di-casapound-e-forza-nuova-cosi-si-finanziano-i-partiti-neofascisti-1.313304

lunedì 20 novembre 2017

attenti ai Druidi - C. G. Trocchi

di Cecilia Gatto Trocchi

La moda dei celti e dei druidi non demorde. Ad Ognissanti ne abbiamo fatto un’indigestione a forza di presunte tradizioni 'pagane' e feste celtiche. Si tira fuori Samaini e si ripete senza documentazione che il Cristianesimo avrebbe trasformato questa festa in Ognissanti. In realtà la festa è stata organizzata nell’Ottocento sulla spinta della moda horror.
Samain Samuin è il nome di un mese che corrisponde più o meno a Novembre: la festa è citata ma non descritta per la prima volta in un testo irlandese del 1100 detto prosaicamente La Mucca Grigia.

Sappiamo molto poco dei celti, che non scrivevano, né leggevano. I druidi bevevano birra mista a miele ed allucinogeni, e poi dicevano di sapersi  trasformare negli animali della foresta. In realtà i celti sono stati scelti per diffondere una mitologia di cui occorre scoprire le origini.
Furono tutti riesumati nel fatidico anno 1717, lo stesso della fondazione della Massoneria. Apparve allora il primo Ordine dei Druidi, creato nella stessa taverna in cui si fondò la Grande Loggia Madre, nell’Apple Tree Pub. La moda della magia celtica cominciò a farsi strada. Da allora in poi vi fu una pioggia di finte leggende, si riesumarono miti su Mago MerlinoStonehenge, il potere magico dei calderoni e del Graal e ogni sorta di falso storico. Le sette dei druidi si diffusero e oggi godono di discreto successo. Intanto il poeta MacPherson inventava un ipotetico bardo di cui pubblicò I Canti di Ossian. Si trattò di un falso clamoroso subito smentito da letterati e filologi.
Il neo-paganesimo celtico è votato esplicitamente a combattere la tradizione greco-romana e il cristianesimo. Lo scopo finale è la restaurazione delle dottrine, del paganesimo e della stregoneria chiamata 'l’antica religione.' E’ l’alternativa più radicale al cattolicesimo. Attraverso tali sette, la moda dei celti sta diventando un culto. La falsa mitologia vive e si rafforza nello spazio virtuale di Internet. Vi sono centinaia di siti che propongono megaliti illuminati dalla luna, pentoloni ribollenti, druidi dalla folta barba stile Asterix, falcetti per il vischio e centinaia di modi per vedere il futuro.
Per entrare nel misterioso santuario di Stonehenge basta digitare il sito Druid’s Grove e poi evocare i poteri delle divinità celtiche e accedere al sapere segreto.
I siti propongono una mitica storia della religione celtica, magia, leggende e racconti propinati come autentici e tutte le procedure inventate su Samain...
Si insegna agli adepti che i malvagi cristiani negli ultimi secoli dell’Impero Romano distrussero deliberatamente i segreti dei druidi, privando l’umanità dei poteri magici. I segreti si mantennero nel folto delle foreste e passarono di bocca in bocca, sotto il velame delle favole con lupi parlanti, orsi bonari e fate potenti. Per fortuna oggi si può operare on line e tentare vari riti per trasformarsi in cervi (con tutte le corna) come l’antico dio Cernunnus oppure in sfrenate puledre in calore come la dea Epona. I riti vengono svelati a pagamento con musica gaelica, invocazioni a divinità dai nomi impronunziabili e purtroppo assunzioni di misture a base di droghe. Il sito Druid Fantasy vende allucinogeni di vario tipo, capaci di far volare come le antiche streghe sul gandus, il bastone magico, diventato mestamente una scopa.
Il sito Alleanza Celtica è italiano e si propone di ricostruire l’antico paganesimo e premette in modo assolutamente ermetico di “non avere nulla a che fare con le vicende negative”. A che cosa veramente si riferiscono questi druidi di Pinerolo? Forse ai sacrifici umani descritti da Giulio Cesare?
Tutti gli storici seri affermano che mentre i greci accennano ai celti (detti anche galati), la fonte più autorevole resta il De Bello Gallico. (Vedi: Alexander Demandt, I Celti. Bologna, il Mulino, 2003 - T. G. Powell, I Celti, Milano, il Saggiatore, 1996 - Jan Filip, I Celti. Roma, Newton & Compton, 1995).
Caio Giulio Cesare descrive usi, costumi e pratiche del popolo che romanizzò al punto di far eleggere Senatori i capi delle tribù alleate, gesto di una tale magnanimità che va attentamente considerato. Sarebbe come se il Presidente degli Stati Uniti avesse mandato alla fine del 1945, senatori giapponesi al Congresso...
Cesare riferisce che i celti avevano degli enormi manichini di vimini intrecciati che riempivano di uomini vivi. Poi appiccavano il fuoco e gli sventurati morivano tra le fiamme (De Bello Gallico, VI, 16). Per il dio Teutates si annegava la vittima in una botte di birra, mentre Esus – Marte gradiva che l’immolato fosse appeso ad un albero, ferito e lasciato dissanguare. Molto apprezzate dal dio Taranis erano le teste mozzate, disposte a cerchio sulle palizzate dei suoi templi di legno. Anche trenta vittime venivano decapitate all'occorrenza. I cari druidi vaticinavano il futuro dal modo con cui cadeva il corpo della vittima, dalle convulsioni e dagli spasmi dell’agonia, dal colare del sangue. Se devo identificarmi con qualche persona indoeuropea, preferisco le Vestali!!
L’Imperatore Tiberio che non era certo una mammoletta bensì un soldataccio cresciuto negli accampamenti militari, disgustato dal persistere dei sacrifici umani, sciolse la confraternita dei druidi. Ma la gente comune non se ne dolse, ben felice di adottare la lex romana che almeno tutelava qualche diritto. L’Imperatore Claudio concesse a tutti i galli la possibilità di seguire il cursus honorum, la carriera magistrale. Da allora essi furono tutti romanizzati e strenui difensori dell’impero. La valorosa Legio Britannica composta rigorosamente da celti, difese Roma in varie province: Traiano la immortalò nella Colonna.
Ma ad opera dell’esoterismo massonico i druidi sono di nuovo tra noi.
Tra le sette più attive oggi potete scegliere una vasta gamma di opzioni. C’è la Confraternita dei Druidi , Bardi e Ovati, la Chiesa Celtica Riformata, e gli attivissimi Missionari Celtici. C’è poi il gran druida Isaac Bonewits della Comunità neo-pagana collegato con La Voce delle Streghe e con la Wicca, la più grande associazione di neo-stregoneria, neo-paganesimo e magia celtica, gruppo che ho conosciuto da vicino. Pagando 150 sterline, fui dichiarata Veleda (druida) a tutti gli effetti, durante un cerimoniale neo-pagano ad Hampstead. Il tempietto era colmo di simboli celtici e il gran druida di turno, un panciuto reduce del movimento di contestazione del '68, aveva in testa l’elmo con le corna e armeggiava con un falcetto d’argento. Era femminista, si abbuffava di carne di cinghiale che per lui “era considerata veicolo di immortalità”. Credeva nelle magie, metamorfosi, pietrificazioni e voli notturni sulla scopa, purché alimentati da thè verde alla marijuana. Lascio giudicare dal buon senso di ognuno.
Eppure i druidi servono, servono ad attaccare la tradizione greco-romana e cristiana, a far circolare false idee sulla magia, a proporre allucinogeni, ad allontanare dalla realtà per introdurre i giovani in un mondo di illusioni e di menzogne condivise. Vorrei che ogni persona scegliesse le sue opzioni a ragione veduta, conoscendone i significati e le origini: siate druidi, ma sappiate che cosa significa. Mi rendo conto, si parva licet, che stimolare la coscienza razionale era la velleità di Socrate, cosa che lo portò diritto alla cicuta. Ma siamo in ballo, balliamo. Non le finte danze celtiche inventate nell’800, ma il saltarello romano, erede dei sacerdoti Salii, e celebriamo le nostre feste: chi vuol esser lieto, sia! Uniquique suum.

Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.it/

mercoledì 8 novembre 2017

gli scivoli delle donne e il rito di fertilità


Un rito di fertilità è un rituale religioso che rimette in scena un atto sessuale o un processo riproduttivo. Già nelle pitture rupestri erano rappresentati animali in procinto di accoppiarsi. Tale raffigurazione la possiamo considerare come un rito di fertilità magica. Queste ritualità avevano lo scopo di assicurare la fecondità della terra o di un gruppo di donne. 
Inizialmente il culto della fertilità era legato alla Grande Madre, generatrice e portatrice di fecondità. L'uomo primitivo rappresentava la Madre come una donna formosa con il ventre marcato per simboleggiare la fertilità. A partire dal VIII millennio prima della nascita di Cristo si assiste alla proliferazione di raffigurazioni femminili legate al culto della fertilità. Il passo successivo è legato all'acquisizione del valore miracoloso della roccia. In questo contesto si inserisce lo studio legato agli scivoli della fertilità, massi utilizzati dalle donne che desideravano procreare. Perché le pietre? Per la coscienza religiosa dell'uomo primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una rivelazione del divino. La pietra è, rimane sempre se stessa, perdura nel tempo e colpisce. Ancora prima di afferrarla per colpire, l'uomo urta contro la pietra, non necessariamente con il corpo, ma per lo meno con lo sguardo. In questo modo ne constata la durezza, la ruvidità e la potenza. La pietra gli rivela qualcosa che trascende la precarietà dell'esistenza umana. 



L'uomo primitivo non adorava la pietra in quanto tale ma per quello che incorpora ed esprime. Molto spesso il rito di fertilità era un rituale sessuale basato sull'adorazione della pietra come organo sessuale maschile in stato di erezione. L'usanza detta scivolata è nota: per avere figli le donne scivolavano lungo una pietra consacrata. Nel caso in cui non scivolassero, giravano attorno ad essa o sfregavano le parti intime sulla dura roccia. Abbiamo smarrito questi concetti? In Storia delle Religioni si utilizza un termine che permette di comprendere i passaggi successivi, il sincretismo. Tale terminologia indica un complesso di fenomeni e concezioni costituite dall'incontro di forme religiosi differenti. Il cristianesimo si è accaparrato alcune rappresentazioni della fertilità. Come può essere avvenuto? Inizialmente la Chiesa ha combattuto queste usanze. Si citano numerosi divieti del clero e del Re, nel Medioevo, contro il culto delle pietre e specialmente contro l'emissione di sperma davanti alle rocce. La loro sopravvivenza malgrado le pressioni del clero è prova del vigore di tali pratiche. Quasi tutte le altre cerimonie relative a pietre consacrate sono scomparse. Rimane soltanto quel che avevano di essenziale: la fede nella loro virtù fecondatrice. Con il trascorrere del tempo la credenza non si basò sulla considerazione teorica della pietra, ma fu giustificata da leggende recenti o interpretazioni sacerdotali. Esempi possono essere rappresentati dal santo che si fermò a riposare su una determinata roccia o dalla visione di un santo o della Madonna su una pietra. 


Alcune di queste pietre furono inglobate nelle chiese nascenti per eliminare il culto antico. Un caso eclatante è quello di Londra: ancora nel 1923 le contadine che andavano nella capitale abbracciavano alcune colonne della cattedrale di San Paolo per avere figli. Altre leggende sono nate di recente, come quella inerente la sedia della fertilità che si trova nella chiesa di Santa Maria Francesca delle Cinque piaghe a Napoli. La sedia è quella dove solitamente si appoggiava Maria Francesca per riposare e trovare sollievo mentre alleviava i dolori della passione. Il rituale di sedersi e rivolgere una richiesta di grazia alla santa è seguito dalle donne sterili che desiderano il concepimento di un figlio. Il caso nacque nel Settecento riuscendo a resistere sino ai giorni nostri. Un altro caso rilevante è quello relativo al Santuario di Oropa in Piemonte. Nelle cronache relative alla fondazione del santuario si narra che la statua della Madonna Nera fosse stata nascosta da Sant'Eusebio sotto un masso erratico per impedire che cadesse nelle mani degli eretici. Sopra tale masso, nel Settecento, fu eretta la prima cappella. La chiesa vecchia di Oropa fu costruita inglobando un secondo masso erratico detto Roc 'dla vita, masso della vita. La pietra era nota per essere oggetto di culti pagani legati alla fecondità. Il ricorso agli scivoli delle donne o delle fertilità è attestato ancora alla fine del XIX secolo. Nel 1884 Giovanni Roggia di Varzo, comune della provincia di Verbania, in occasione dell'inaugurazione del rifugio alpino dell'Alpe Veglia invitava all'uso delle acque minerali con la seguente affermazione: “alle donne che non hanno la buona sorte d'avere eredi, invece di andare in pellegrinaggio da una madonna all'altra e sfregarsi il sedere sulle pietre miracolose cercando grazie, sappiano che con l'acqua minerale che abbiamo qui vicino potranno avere figli in abbondanza”


Anche a Sebillot, nei pressi di Carnac in Francia, avveniva qualcosa di similare: “Verso il 1880 due coniugi sposati da parecchi anni e che non avevano figli, si recarono, alla luna piena, presso un menhir; si spogliarono e la moglie cominciò a girare intorno alla pietra, cercando di sfuggire all'inseguimento del marito. I genitori si erano messi di guardia nelle vicinanze per tenere lontano i profani”. Questo caso è più complesso: innanzitutto è da ricordare il periodo dell'accoppiamento, plenilunio, che indica tracce di culto lunare; poi l'accoppiamento dei coniugi e l'emissione di sperma davanti alla pietra si spiegano con il concetto delle nascite dovute alle pietre corrispondenti a certi riti di fecondazione della pietra. La teoria tradizionale del rito di fertilità legato ai massi delle donne fu sostituito, o almeno contaminato, da una nuova teoria. Esempio è l'usanza, viva ancora oggi, di far passare il neonato per il foro di una roccia. Indubbiamente questo si riferisce a una rinascita, a un rito di passaggio. 


Un caso emblematico di culto delle pietre forate è quello relativo alla sacra roccia di San Vito, megalite inglobato nel centro del pavimento di un luogo cristiano dedicato a San Vito nel paese di Calimera in provincia di Lecce. La sacra pietra è meta di visite tutto l'anno. Il lunedì dell'angelo le persone attraversano la roccia per ottenere vantaggi spirituali, tra cui la propiziazione della fertilità. Il buco della pietra rievoca l'organo sessuale femminile e l'attraversamento è una chiara e lampante metafora sessuale.
L'idea implicita in tutti questi riti è che certe pietre possano fecondare le donne sterili, ma la teoria che diede origine a queste pratiche e la giustificò, non sempre si è conservata nella coscienza di chi ancora continua a osservarle.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


Bibliografia


Eliade Mircea, Immagini e simboli. Saggi sul simbolismo magico e religioso, Milano: Jaca Book, 1981 

Eliade Mircea, La nascita mistica, riti e simboli d'iniziazione, Brescia: Morcelliana, 1988

Eliade Mircea, Trattato di storia delle religioni, Torino: Bollati Boringhieri, 1999

Fabio Copiatti e Alberto de Giuli, Incisioni rupestri e scivoli della fertilità nei dintorni dell'insediamento protostorico di Miazzina, Gruppo Archeologico Mergozzo

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

eventi in avanti


lunedì 6 novembre 2017

i Sentinelesi, il misterioso popolo che vive nel passato


Esiste una piccola isola, North Sentinel nell'arcipelago delle Andamane, dove un popolo, o meglio una tribù, vive rifuggendo ogni contatto con quella che noi chiamiamo civiltà. Le Isole Andamane politicamente appartengono all'India, malgrado la città più vicina sia Calcutta ad oltre 1300 chilometri di distanza.

North Sentinel si trova nella parte meridionale del Golfo del Bengala, vicino alle coste della Birmania. L'ultima tribù che resiste al contatto con il mondo esterno è quella dei Sentinelesi, e sono l'ultimo baluardo delle antiche popolazioni a rimanere incontaminato rispetto alla civiltà moderna. Questa tribù appartiene all'antico popolo degli Andamanesi, che prima del contatto con gli europei non sapeva produrre il fuoco ma possedeva arco e frecce.


Il primo insediamento europeo nell'isola Grande Andaman risale al 1788. Fu presto abbandonato, nel 1795, per essere ricostruito poco dopo la metà del XIX secolo. Questi scarsi contatti tra indigeni ed europei ha permesso il mantenimento delle loro caratteristiche culturali sino agli inizi del secolo scorso, quando le relazioni tra i due mondi si fecero continue, tanto da condurre all'interno di alcune tribù Andamanesi malattie a loro completamente sconosciute, con le cause che tutti possiamo comprendere. Gli Andamanesi sono un gruppo etnico per statura affine ai Pigmei dell'Africa e ai Negritos delle Filippine. Per analizzare brevemente la cultura degli Andamanesi dobbiamo partire dalla loro socialità: il popolo è formato da uno svariato numero di tribù che si riuniscono in gruppi composti da un minimo di 30 ad un massimo di 50 individui. Ogni gruppo ha un proprio territorio con un insediamento stabile e uno variabile in funzione delle necessità stagionali. Ogni famiglia occupa una capanna mentre esiste un luogo comune per i celibi. Non esistendo veri capi tribù, i gruppi sono retti dalle persone di maggiore prestigio. Non esistono leggi o sanzioni tradizionali poiché la paura del disprezzo della comunità è sufficiente ad impedire ogni comportamento antisociale. La religione di questo antico popolo è concentrata sui riti di passaggio. Il primo di questi importanti momenti della collettività si caratterizza alla nascita del nuovo membro della comunità. Prima di partorire i genitori devono osservare alcuni tabù alimentari. In seguito perdono il nome proprio divenendo il padre e la madre del nascituro. Il bambino una volta cresciuto affronta un secondo rito di passaggio.


All'età di 7 o 8 anni è adottato da una famiglia che appartiene ad un gruppo locale diverso da quello di origine. Questo comportamento presenta diversi obiettivi: il primo è quello di preparare il bambino all'uscita dal proprio nucleo familiare; il secondo consiste nel rinsaldare i legami tra i diversi gruppi che formano la tribù. L'ultimo rito di passaggio è quello relativo alla morte del membro della comunità: il defunto è dipinto di bianco e rosso mentre i parenti piangono ed osservano determinati tabù alimentari. Il nome del morto diviene impronunciabile ed il suo corpo è inumato o issato sugli alberi. L'accampamento dove è accaduto il fatto è abbandonato sino al termine del periodo del lutto. Gli Andamanesi hanno un essere supremo celeste, onnisciente, creatore e punitore. A tale dio è attribuito un nome diverso in funzione della distribuzione geografica e territoriale della tribù.
All'interno dell'antico popolo degli Andamanesi esiste la tribù dei Sentinelesi, il gruppo etnico che rifugge il contatto con il mondo esterno. I Sentinelesi mantengono una società di sussistenza del tipo cacciatore-raccoglitore: cacciano, pescano e raccolgono i frutti delle piante selvatiche. Non sembrano esserci prove di pratiche agricole o di utilizzo e produzione del fuoco. Questa tribù è riconosciuta dalle autorità indiane. Il movimento internazionale per i diritti dei popoli indigeni Survival International ha definito i Sentinelesi come la società più vulnerabile al mondo. Ritengo che sia facile comprendere il significato di queste nefaste parole poiché questa tribù, rifuggendo il contatto con il mondo esterno, non ha sviluppato difese immunitarie contro le più comuni malattie. Essendo la tribù più isolata del mondo, tutto quello che concerne il loro passato rimane avvolto dalle nebbie del tempo. Si presume che possano vivere sull'isola da almeno 60.000 anni e che i loro antenati possano aver preso parte alle prime migrazioni preistoriche fuori dal continente africano. 


Le scarse informazioni di cui disponiamo derivano da osservazioni effettuate da imbarcazioni ormeggiate a distanza di sicurezza, o meglio dire di freccia. I Sentinelesi hanno scatenato la curiosità mondiale nei mesi successivi il terribile Tsunami del 2004, quando un membro della tribù fu fotografato mentre scoccava frecce in direzione di un elicottero che sorvolava l'isola per controllare il loro stato di salute. Tornarono alla ribalta internazionale e mediatica nel 2006 quando due pescatori, che avevano ormeggiato la barca nei pressi dell'Isola di North Sentinel, furono uccisi dai Sentinelesi. Questi eventi hanno acceso una luce su questa tribù da parte dei media internazionali, che nello spiegare ai loro lettori i Sentinelesi parlarono, e parlano tuttora, dell'ultima tribù appartenente all'età della pietra. Si tratta di una definizione fuorviante e per certi versi errata poiché, non conoscendo nulla del loro passato, possiamo solo ipotizzare come siano potuti giungere in queste condizioni sino a noi. Possiamo comprendere che sono un gruppo etnico molto adattabile perché utilizzano il ferro, arrivato via mare dalla deriva di alcune imbarcazioni, per costruire le punte delle frecce. 


Gli osservatori internazionali raccontano di un popolo in perfetta salute poiché sulle spiagge sono sempre stati avvistati bambini in tenera età e donne in stato di gravidanza. Nel corso della storia gli europei, e successivamente le autorità indiane, hanno provato alcuni approcci con i Sentinelesi. Nella seconda metà del XIX secolo un funzionario britannico, Portman, sbarcò con una squadra sull'isola di North Sentinel nella speranza di contattare la tribù. Trovarono villaggi abbandonati, ma nessun essere umano. Qualche giorno dopo incontrarono una coppia di anziani e alcuni bambini. La squadra britannica decise, nell'interesse della scienza, di prelevare le persone per condurle nella capitale delle Isole Andamane. Ben presto gli adulti si ammalarono e perirono. I bambini furono riportati sull'isola con numerosi doni.


Il ritorno dei più giovani può aver creato un'epidemia all'interno della popolazione?
Nel caso di risposta affermativa, può essere questo il motivo alla base della volontà di non accettare contatti con il mondo esterno?
Nel corso degli anni settanta del secolo scorso, le autorità indiane effettuarono viaggi sull'isola di North Sentinel allo scopo di rendersi amica la tribù. Durante uno sbarco le autorità lasciarono sull'isola due maiali e una bambola. Gli indigeni uccisero i maiali con le lance per poi seppellirli, insieme alla bambola.
Con il trascorrere degli anni le visite divennero più regolari sino alla metà degli anni ottanta quando le autorità riuscirono a sbarcare sull'isola portando doni alla tribù. I Sentinelesi però mostrarono comportamenti contrastanti: alcune volte accettarono i doni mentre in altre situazioni uscirono dalla foresta scagliando frecce in direzione delle squadre di contatto.
Alla fine degli anni Novanta le missioni cessarono per un semplice motivo: molti funzionari indiani iniziarono a mettere in dubbio l'idea di contattare un popolo, sano, che viveva da oltre 60.000 anni senza contatti con il mondo esterno. L'idea si basa sull'esperienza negativa dei contatti con le tribù Andamanesi dove le relazioni ebbero un impatto devastante sulla salute degli indigeni.
Le autorità indiane hanno deciso che non ci sarebbero stati ulteriori tentativi di contattare i Sentinelesi.
Nella speranza che questo popolo possa continuare a vivere nel passato, ritengo assolutamente idonea la scelta del governo indiano.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Per qualsiasi altra informazioni vi invito a visitare il sito di Survival.

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti

Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.