lunedì 6 novembre 2017

i Sentinelesi, il misterioso popolo che vive nel passato


Esiste una piccola isola, North Sentinel nell'arcipelago delle Andamane, dove un popolo, o meglio una tribù, vive rifuggendo ogni contatto con quella che noi chiamiamo civiltà. Le Isole Andamane politicamente appartengono all'India, malgrado la città più vicina sia Calcutta ad oltre 1300 chilometri di distanza.

North Sentinel si trova nella parte meridionale del Golfo del Bengala, vicino alle coste della Birmania. L'ultima tribù che resiste al contatto con il mondo esterno è quella dei Sentinelesi, e sono l'ultimo baluardo delle antiche popolazioni a rimanere incontaminato rispetto alla civiltà moderna. Questa tribù appartiene all'antico popolo degli Andamanesi, che prima del contatto con gli europei non sapeva produrre il fuoco ma possedeva arco e frecce.


Il primo insediamento europeo nell'isola Grande Andaman risale al 1788. Fu presto abbandonato, nel 1795, per essere ricostruito poco dopo la metà del XIX secolo. Questi scarsi contatti tra indigeni ed europei ha permesso il mantenimento delle loro caratteristiche culturali sino agli inizi del secolo scorso, quando le relazioni tra i due mondi si fecero continue, tanto da condurre all'interno di alcune tribù Andamanesi malattie a loro completamente sconosciute, con le cause che tutti possiamo comprendere. Gli Andamanesi sono un gruppo etnico per statura affine ai Pigmei dell'Africa e ai Negritos delle Filippine. Per analizzare brevemente la cultura degli Andamanesi dobbiamo partire dalla loro socialità: il popolo è formato da uno svariato numero di tribù che si riuniscono in gruppi composti da un minimo di 30 ad un massimo di 50 individui. Ogni gruppo ha un proprio territorio con un insediamento stabile e uno variabile in funzione delle necessità stagionali. Ogni famiglia occupa una capanna mentre esiste un luogo comune per i celibi. Non esistendo veri capi tribù, i gruppi sono retti dalle persone di maggiore prestigio. Non esistono leggi o sanzioni tradizionali poiché la paura del disprezzo della comunità è sufficiente ad impedire ogni comportamento antisociale. La religione di questo antico popolo è concentrata sui riti di passaggio. Il primo di questi importanti momenti della collettività si caratterizza alla nascita del nuovo membro della comunità. Prima di partorire i genitori devono osservare alcuni tabù alimentari. In seguito perdono il nome proprio divenendo il padre e la madre del nascituro. Il bambino una volta cresciuto affronta un secondo rito di passaggio.


All'età di 7 o 8 anni è adottato da una famiglia che appartiene ad un gruppo locale diverso da quello di origine. Questo comportamento presenta diversi obiettivi: il primo è quello di preparare il bambino all'uscita dal proprio nucleo familiare; il secondo consiste nel rinsaldare i legami tra i diversi gruppi che formano la tribù. L'ultimo rito di passaggio è quello relativo alla morte del membro della comunità: il defunto è dipinto di bianco e rosso mentre i parenti piangono ed osservano determinati tabù alimentari. Il nome del morto diviene impronunciabile ed il suo corpo è inumato o issato sugli alberi. L'accampamento dove è accaduto il fatto è abbandonato sino al termine del periodo del lutto. Gli Andamanesi hanno un essere supremo celeste, onnisciente, creatore e punitore. A tale dio è attribuito un nome diverso in funzione della distribuzione geografica e territoriale della tribù.
All'interno dell'antico popolo degli Andamanesi esiste la tribù dei Sentinelesi, il gruppo etnico che rifugge il contatto con il mondo esterno. I Sentinelesi mantengono una società di sussistenza del tipo cacciatore-raccoglitore: cacciano, pescano e raccolgono i frutti delle piante selvatiche. Non sembrano esserci prove di pratiche agricole o di utilizzo e produzione del fuoco. Questa tribù è riconosciuta dalle autorità indiane. Il movimento internazionale per i diritti dei popoli indigeni Survival International ha definito i Sentinelesi come la società più vulnerabile al mondo. Ritengo che sia facile comprendere il significato di queste nefaste parole poiché questa tribù, rifuggendo il contatto con il mondo esterno, non ha sviluppato difese immunitarie contro le più comuni malattie. Essendo la tribù più isolata del mondo, tutto quello che concerne il loro passato rimane avvolto dalle nebbie del tempo. Si presume che possano vivere sull'isola da almeno 60.000 anni e che i loro antenati possano aver preso parte alle prime migrazioni preistoriche fuori dal continente africano. 


Le scarse informazioni di cui disponiamo derivano da osservazioni effettuate da imbarcazioni ormeggiate a distanza di sicurezza, o meglio dire di freccia. I Sentinelesi hanno scatenato la curiosità mondiale nei mesi successivi il terribile Tsunami del 2004, quando un membro della tribù fu fotografato mentre scoccava frecce in direzione di un elicottero che sorvolava l'isola per controllare il loro stato di salute. Tornarono alla ribalta internazionale e mediatica nel 2006 quando due pescatori, che avevano ormeggiato la barca nei pressi dell'Isola di North Sentinel, furono uccisi dai Sentinelesi. Questi eventi hanno acceso una luce su questa tribù da parte dei media internazionali, che nello spiegare ai loro lettori i Sentinelesi parlarono, e parlano tuttora, dell'ultima tribù appartenente all'età della pietra. Si tratta di una definizione fuorviante e per certi versi errata poiché, non conoscendo nulla del loro passato, possiamo solo ipotizzare come siano potuti giungere in queste condizioni sino a noi. Possiamo comprendere che sono un gruppo etnico molto adattabile perché utilizzano il ferro, arrivato via mare dalla deriva di alcune imbarcazioni, per costruire le punte delle frecce. 


Gli osservatori internazionali raccontano di un popolo in perfetta salute poiché sulle spiagge sono sempre stati avvistati bambini in tenera età e donne in stato di gravidanza. Nel corso della storia gli europei, e successivamente le autorità indiane, hanno provato alcuni approcci con i Sentinelesi. Nella seconda metà del XIX secolo un funzionario britannico, Portman, sbarcò con una squadra sull'isola di North Sentinel nella speranza di contattare la tribù. Trovarono villaggi abbandonati, ma nessun essere umano. Qualche giorno dopo incontrarono una coppia di anziani e alcuni bambini. La squadra britannica decise, nell'interesse della scienza, di prelevare le persone per condurle nella capitale delle Isole Andamane. Ben presto gli adulti si ammalarono e perirono. I bambini furono riportati sull'isola con numerosi doni.


Il ritorno dei più giovani può aver creato un'epidemia all'interno della popolazione?
Nel caso di risposta affermativa, può essere questo il motivo alla base della volontà di non accettare contatti con il mondo esterno?
Nel corso degli anni settanta del secolo scorso, le autorità indiane effettuarono viaggi sull'isola di North Sentinel allo scopo di rendersi amica la tribù. Durante uno sbarco le autorità lasciarono sull'isola due maiali e una bambola. Gli indigeni uccisero i maiali con le lance per poi seppellirli, insieme alla bambola.
Con il trascorrere degli anni le visite divennero più regolari sino alla metà degli anni ottanta quando le autorità riuscirono a sbarcare sull'isola portando doni alla tribù. I Sentinelesi però mostrarono comportamenti contrastanti: alcune volte accettarono i doni mentre in altre situazioni uscirono dalla foresta scagliando frecce in direzione delle squadre di contatto.
Alla fine degli anni Novanta le missioni cessarono per un semplice motivo: molti funzionari indiani iniziarono a mettere in dubbio l'idea di contattare un popolo, sano, che viveva da oltre 60.000 anni senza contatti con il mondo esterno. L'idea si basa sull'esperienza negativa dei contatti con le tribù Andamanesi dove le relazioni ebbero un impatto devastante sulla salute degli indigeni.
Le autorità indiane hanno deciso che non ci sarebbero stati ulteriori tentativi di contattare i Sentinelesi.
Nella speranza che questo popolo possa continuare a vivere nel passato, ritengo assolutamente idonea la scelta del governo indiano.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Per qualsiasi altra informazioni vi invito a visitare il sito di Survival.

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti

Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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