venerdì 15 luglio 2016

l'unione europea è stata creata per portare caos e poi fallire

Smentendo tutti i sondaggisti e tutti i palazzi del potere, il popolo britannico ha detto basta alla Ue. Lo aveva fatto un anno fa il popolo greco, anche allora smentendo i sondaggi, poi il suo governo si era piegato alla tirannia della Troika. La spocchiosa tracotanza degli oligarchi che proclamavano la “irreversibilità dell’euro” e dell’integrazione europea, ha i giorni o i mesi contati. Le Istituzioni europee, contrariamente a quanto affermano i personaggi della opposizione di comodo, non sono riformabili dall'interno, come dimostrano anche le reazioni isteriche, furiose e inconcludenti dei loro leader.

Appaiono patetiche le asserzioni di chi vuol far credere di essere nella UE per cambiarla, peccato che la UE sia indisponibile a qualsiasi cambiamento vero, la sua architettura è stata studiata apposta per escludere qualsiasi partecipazione popolare, come tutte le tirannie può solo crollare, non cambiare.

Sull’esempio inglese tanti popoli europei sperano ora di riuscire a liberarsi dalla morsa del nazismo tecnocratico e riconquistare la dignità e la libertà tristemente perdute. I vari Merkel, Draghi, Schaeuble e Juncker sono nel panico, preoccupati dal dilagare di movimenti “euroscettici” (eufemismo) pronti a regolare i conti una volta e per sempre con una masnada di volgari burocrati manovrati da un circuito usuraio che opera su scala planetaria.

La lotta in atto sorvola di gran lunga le vecchie dicotomie “destra/sinistra” o “conservatori/progressisti”, categorie morte e sepolte che non spiegano nulla ma servono soltanto ai soliti mistificatori mediatici per occultare la vera posta in palio e le reali fazioni in lotta. Da una parte c’è l’establishment finanziario e militare che controlla a cascata i burattini che operano nel mondo politico e in quello giornalistico; dall’altra c’è il popolo dei tanti senza voce, degli esclusi, degli emarginati, degli impoveriti e dei depredati, costretti ad una vita di ristrettezze materiali nonostante mai come oggi il progresso tecnologico potrebbe ipoteticamente garantire benessere e ricchezza per tutti. Ma come sintetizzava efficacemente da par suo Victor Hugo “è dell’inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi”.

La globalizzazione è il primo nemico da combattere, habitat ideale per speculatori, finanzieri e truffatori che dominano la scena movimentando a piacimento capitali immensi da una parte all’altra del mondo. La globalizzazione è quella che viviamo sulla nostra pelle da oramai molti anni, sistema infernale che schiaccia popoli, identità, tradizioni e culture sotto il peso volgare del denaro fattosi re ed imperatore.

Il Brexit è stato davvero il festival della democrazia? Oppure è stata una arguta strategia delle elite, per disinnescare il crescente euroscetticismo dilagante in Europa?

La “perfida Albione”, come veniva chiamata in passato l’Inghilterra, è una delle nazioni caposaldo del sistema. Da li è partito il sistema delle banche centrali private ordito dai Rothschild. E’ nella City di Londra il cuore pulsante ed il fulcro dell’economia mondiale, della borsa. Fare uscire la Gran Bretagna, e “bastonarla” a dovere, utilizzandola come “esempio” per tutte le altre nazioni europee, dove l’euroscetticismo sta aumentando, non è un’ipotesi da scartare. Perché adesso scatterà la guerra contro la Gran Bretagna.

Sembra chiaro che adesso si apre una fase ed un epoca nuove, una epoca del coraggio dove tutto si rimette in moto, quello che appariva scontato non lo sarà più, non sarà un percorso facile. Ritornano i popoli, gli stati, le politiche economiche autonome ad essere protagoniste, insieme a questi si reclamano i diritti sociali e del lavoro, come sta avvenendo in Francia.

Si deve chiamare questo come il percorso di liberazione dell’Europa dalla gabbia di Bruxelles e richiede la collaborazione di tutti i popoli e la partecipazione dei cittadini per avere successo. Liberarsi dai mestatori della dittatura europea, come giustamente diceva 
la compianta Ida Magli, per avere un'Europa diversa, basata sulla valorizzazione delle tante diversità (a partire da quelle culturali) che la compongono e non sull'omogeneizzazione di esse nel nome del profitto e degli standard burocratici. Un' Europa basata sulla libertà e la solidarietà e non sul dominio autoritario e oligarchico su cui è fondata oggi, non dominata da poteri forti ne regolata da rigidi schemi tecnocratici come avviene in questa obsoleta e disfunzionale Unione Europea.

Fonti:
Il Moralista 


fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

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