sabato 27 agosto 2016

il terzo occhio



Il terzo occhio dello sciamano

La ghiandola pineale viene detta “terzo occhio”, poiché secondo antiche credenze, una volta attivata, conferirebbe la vista interiore, cioè la capacità di accedere a poteri psichici ed a livelli elevati di conoscenza.

La ghiandola pineale o epifisi (dal greco epi-fysin, che significa al di sopra della natura) è una ghiandola endocrina situata nell’epitalamo, tra diencefalo e terzo ventricolo, attraverso il quale comunica con il liquor cerebro-spinale (o cefalo-rachidiano). Circondata dal sistema limbico, con la base collegata al talamo ottico, l’epifisi si trova tra i due emisferi, al centro del cervello.

Grande più o meno come una nocciola (diametro circa 10 mm, peso 150-200 mg), la pineale ha un colore rosso bruno ed una forma simile ad una pigna, da cui deriva la sua denominazione. È riccamente vascolarizzata, in quanto riceve il più abbondante flusso sanguigno di qualsiasi altra ghiandola del corpo.

Nella parte interiore sono presenti fotorecettori (bastoncelli) simili a quelli presenti nella retina. La pineale viene detta “terzo occhio” poiché, secondo antiche credenze, una volta attivata, conferirebbe la vista interiore, cioè la capacità di accedere a poteri psichici ed a livelli elevati di conoscenza. Infatti nell’antico Egitto l’occhio di Ra o occhio di Horus si identifica col terzo occhio presente, peraltro, anche nella banconota del dollaro americano. Tuttavia, in generale, l’epifisi è simbolicamente rappresentata presso varie culture come una pigna...

La produzione ormonale della ghiandola pineale è massima nei primi mesi di vita, per poi scemare gradualmente dopo i dodici anni, fino a dimezzarsi verso il quarantacinquesimo anno di età. Nell’infanzia, dopo i sette anni, in seguito ad un processo di calcificazione, spesso si depositano nella ghiandola dei minerali che la rendono visibile ai raggi X. Si tratta di concrezioni calcaree di fosfati e carbonati di calcio costituenti i cristalli di idrossiapatite o microcalcite (sabbia pineale). L’idrossiapatite ha proprietà piezoelettriche, essendo in grado di trasformare le vibrazioni in impulsi elettrici.

La ghiandola pineale è visibile nel feto al 49° giorno (settima settimana) di gestazione, quando si formano i caratteri sessuali differenziati. Tale data coincide, secondo la tradizione tibetana, con la migrazione dell’anima nel corpo.

Secondo le filosofie orientali la ghiandola pineale produrrebbe in piena attività circa 900 sostanze e vari ormoni.

Il liquido secreto è detto “amrita”. Ad esso vengono attribuiti poteri miracolosi, tra cui la guarigione da malattie, l’immortalità e l’illuminazione.

Fattori inibenti la ghiandola pineale sono l’insonnia, lo stress, la dieta iperproteica, e determinati campi elettromagnetici. Nel 1995 in un Centro Ricerche di Hannover fu dimostrato, tramite esperimenti di laboratorio, che già campi elettromagnetici piuttosto deboli potevano esercitare una influenza negativa sulla pineale. In particolare, è stato rilevato che i campi elettromagnetici emessi dai comuni elettrodomestici come televisori, forni a microonde, telefoni mobili, computers, e le linee dell’alta tensione,possono portare ad una notevole riduzione della produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale.

Un altro importante fattore inibente della ghiandola pineale è il fluoro. Alla fine degli anni ’90 uno scienziato di nome Jennifer Luca realizzò il primo studio sugli effetti del fluoruro di sodio sulla ghiandola pineale. Ulteriori ricerche compiute anche in altri laboratori confermarono ciò che era stato evidenziato fin dall’inizio: l’epifisi è come una calamita per il fluoruro di sodio, ed è la parte del corpo che ne assorbe di più, anche rispetto alle ossa. Inoltre il composto chimico, accumulandosi nella pineale, ne accelera il processo di calcificazione, bloccandone le funzioni fondamentali.

Il fluoruro di sodio è presente nel 90% delle acque potabili (si può evitare utilizzando un distillatore d’acqua). Altre fonti di assunzione di fluoro sono i dentifrici, i chewingum, le bevande gassate (come coca-cola, pepsi, ecc.). Té in bottiglia o in lattina, integratori come il Gatorade, bastoncini di pesce e di pollo, cibi cucinati in contenitori col fondo in teflon, alcuni sali da cucina fluorati, alcuni tipi di anestetici (Enflurane, Isoflurane, Sevoflurane), il Prozac (farmaco impiegato in psichiatria).

Fattori che attivano la ghiandola pineale sono invece il sonno e l’attività fisica intensa. I colori ad alta frequenza (come il blu ed il viola) e quelli a media frequenza (verde e sue gradazioni) diminuiscono l’attività del sistema nervoso simpatico, favorendo l’azione degli ormoni epifisari. Alimenti che attivano la ghiandola pineale sono: il cioccolato (il cacao è la principale fonte di melatonina vegetale), la frutta secca, i semi di sesamo e di zucca, i pop corn, le banane, le ciliegie, i cereali. Come erbe ci sono il Tè verde, la salvia, la menta, il timo e la verbena.

Le frequenze sonore sono anch’esse in grado attivare la ghiandola pineale. Andrija Puharich, morto nel 1995, era un medico pioniere in ricerche sull’elettrobiologia e sulle capacità extrasensoriali del cervello. Durante la sua brillante carriera lo scienziato ottenne 56 brevetti americani e stranieri per le sue invenzioni nel campo della medicina elettronica, della neurofisiologia e della biocibernetica. La sua mente vivace ed anticonformista lo portò a riprendere alcune ricerche di Tesla con le onde non hertziane ELF (frequenze estremamente basse), rilevandone il potenziale nocivo per l’uomo e per l’ambiente. Inoltre il ricercatore scoprì che determinate frequenze sonore avevano effetti ben precisi sulla mente umana.

Anche la meditazione influisce sull’attività della ghiandola pineale. Grazie alla Risonanza Magnetica Funzionale si è evidenziato che l’epifisi viene attivata durante la meditazione. Una delle tecniche più efficaci per attivare la pineale è lo YOGA...

Lo sciamano viene anche definito vegetalista, perché ottiene le sue conoscenze di natura spirituale o soprannaturale, direttamente dalle piante, o meglio, dagli spiriti di queste, chiamate “madri”, ed usa tali poteri a fini diagnostici o terapeutici.

Ciò avviene tramite l’ingestione di tali piante che possiedono quasi sempre poteri allucinogeni. Naturalmente non tutti coloro che ingeriscono le varie piante allucinogene sono automaticamente vegetalisti, cioè in grado di recepirne i poteri. Bisogna prima attraversare un lungo e difficoltoso apprendistato, che consiste in un isolamento nella foresta associato ad un regime dietetico particolarmente duro, durante il quale l’adepto ingerisce frequentemente la pianta prescelta fino a quando, dopo varie sofferenze, lo spirito della pianta o “Madre”, gli appare concedendogli la sua benevolenza ed i suoi doni di potere. Poiché tale insegnamento deriva direttamente dagli spiriti delle piante, esse vengono anche dette “piante maestro”.

Lo stato alterato di coscienza rende possibile il volo magico, mediante il quale lo sciamano può entrare in contatto con altri mondi. Infatti nella cosmologia sciamanica di quasi tutti i popoli, il mondo è diviso in tre livelli: il mondo intermedio, dove siamo noi, il mondo inferiore ed il mondo superiore. In generale, nel mondo inferiore si trova il potere della guarigione; nel mondo superiore risiedono la conoscenza, il sapere, la saggezza.

L’antropologo francese Jean Pierre Chaumeil ha effettuato un interessante studio sugli spiriti o madri delle piante. Esse appaiono allo sciamano sotto forma di entità spirituali in grado di insegnare conoscenze inaccessibili alle persone comuni. Nella percezione della “madre” di una pianta maestro, consiste la differenza fondamentale tra uno sciamano ed un non sciamano, in quanto, a differenza delle comuni visioni, le madri non solo sono sempre veritiere, ma sono anche capaci di trasmettere una qualche forma di insegnamento. L’ingestione della pianta allucinogena è quindi finalizzata al contatto con queste entità spirituali. Man mano che lo sciamano avanza nel suo cammino, egli acquisisce maggiore familiarità con esse, al punto che i più anziani possono evocarne la presenza senza ingerire la corrispondente pianta, semplicemente cantandone il rispettivo canto (detto Icaro). Gli Icaro di una pianta, diversi da sciamano a sciamano, e donati loro direttamente dalla madre della pianta, sono canti che, intonati sotto l’effetto dell’allucinogeno, consentono di evocarne la presenza.

È quindi lo spirito della pianta, la madre, in ultima analisi a conferire allo sciamano il suo potere, ed è attraverso di lei che egli può esercitare la sua arte. Per i partecipanti ad una sessione sciamanica, viceversa l’effetto della pianta consisterà in una serie di visioni che va e viene ad onde, e che può essere evocato e modificato dal canto oIcaro del maestro.

I più anziani sciamani Shipibo (vivono nella selva peruviana) o comunque quelli ritenuti di grado più elevato (i Muraya), difficilmente usano bevande allucinogene per tutta la vita. Gli Shipibo, infatti, ritengono che i Muraya vivano in uno stato di “estasi permanente”, in perenne contatto con le madri delle piante-maestro, di cui possono evocare la presenza ed il potere in qualsiasi momento, senza ingerire alcun allucinogeno.

Il contenuto poi di tale stato implica che lo sciamano viva più nel mondo degli spiriti che in quello dell’uomo. Ciò si riflette dall’elevata frequenza con cui i Muraya affermano di vivere esperienze che, nel moderno campo degli studi sugli stati di coscienza, vengono etichettate come “Out of Body Experiences” quando cioè lo spirito dell’uomo, in questo caso dello sciamano, si separa dal corpo fisico per intraprendere viaggi verso altre dimensioni della realtà.

La bevanda più utilizzata dagli sciamani della foresta Amazzonica si chiama Ayahuasca

Nella lingua quechua, che si parla in Ecuador, Bolivia, Perù, Colombia, aya significa spirito e huasca significa vite.

Quindi la parola ayahuasca viene tradotta col termine vite (vino) degli spiriti. L’Ayahuasca è un decotto ottenuto attraverso una lenta ebollizione di due piante: una liana, detta Banisteriopsis Caapi, ed un arbusto noto come Psychotria Viridis, che gli indigeni peruviani chiamano Chacruna.

I soggetti che ingeriscono l’Ayahuasca presentano reazioni comuni a quasi tutte le persone che sperimentano tale pozione: accesso a dimensioni più elevate, in cui entrano in contatto con entità divine o extraterrestri. Inoltre molti descrivono la loro esperienza come una rinascita, un risveglio spirituale, una illuminazione.Tuttavia sono anche possibili reazioni avverse quali nausea, vomito, diarrea, brividi, cefalea, aumento dei valori pressori, midriasi, notevole (ma temporaneo) stress emotivo.

Fonte: www.fisicaquantistica.it


Il terzo occhio del Tuatara

Dal punto di vista evolutivo, l’epifisi nelle antiche specie animali era sollevata e raggiungeva la parte superiore del cranio.
Ancora oggi vive, in alcune isole della Nuova Zelanda, un rettile primitivo provvisto di “occhio pineale”: il Tuatara.
Il tuatara è una di queste sfortunate creature considerate fossili viventi.

E’ un rettile che appartiene all’antichissimo ordine dei Rincocefali (testa a becco), detto anche degli Sfenodonti (denti a cuneo), comparso sulla terra 220 milioni di anni fa, nel Triassico, (contemporaneamente ai dinosauri più antichi) e di cui oggi rimangono solo due specie, lo Sphenodon punctatus e lo S. guntheri. Malgrado oggi i due ultimi Sfenodonti vivano entrambi in Nuova Zelanda, nel Triassico erano diffusi un po’ ovunque, e ce n’erano anche in Europa. Poi, sotto la pressione dei dinosauri, si estinsero in Laurasia circa 110 milioni di anni fa, ma rimasero prosperi in Gondwana ancora per un po’, sopravvivendo in Argentina, allora ancora tutt’uno con l’Antartide e la Nuova Zelanda, almeno fino a 65 milioni di anni fa, quando si estinsero i dinosauri.

La sua caratteristica più incredibile in assoluto è tuttavia il terzo occhio sulla volta cranica del tuatara

 Questo occhio, dotato di cornea, cristallino, retina e innervazione, non vede in realtà molto bene (non si può avere tutto dalla vita!) distingue più luci e ombre che movimenti, probabilmente.

Deriva da un organo che abbiamo anche noi umani nel cervello, l’organo pineale, che nel tuatara è diviso in due, l’occhio e la ghiandola pineale, mentre noi abbiamo sviluppata solo la ghiandola pineale. Questa ghiandola, di notte, secerne melatonina che negli animali è responsabile dei ritmi sonno-veglia, ma le funzioni esatte della ghiandola sono ancora avvolte dal mistero sia per i tuatara che per noi. A cosa serva il terzo occhio al tuatara non è chiaro, probabilmente a controllare il livello di esposizione alla luce solare. Sfortunatamente è visibile solo nei giovani, attraverso una porzione traslucida di osso parietale che poi diventa opaca e ricoperta da squame e pelle.

A dispetto di coloro che gli danno del “fossile”, il Tuatara è perfettamente adattato al clima relativamente freddo della Nuova Zelanda, anzi, forse deve a questo preadattamento la sua sopravvivenza: nel Creataceo quella porzione di terra emersa si trovava ancora piu’ a sud di oggi (tra 60 e 70 gradi di latitudine sud) e il clima rigido la rendeva inospitale per i mammiferi e, soprattutto, per altri rettili. Quando la Nuova Zelanda si e’ separata dal resto delle masse continentali il tuatara si e’ trovato a non avere competitori in quanto era l’unico preadattato ad un clima mediamente molto più freddo.

Il suo metabolismo lentissimo gli permette non solo di poter cacciare, di notte, a temperature tra i 7 e gli 11 gradi C, temperatura improponibile per ogni altro rettile, ma anche di essere estremamente longevo, sicuramente più di 100 anni ma c’è chi sostiene anche 200 o 300. Smette di crescere a circa 35 anni ma il maschio è lungo circa 50 cm, circa la metà dei suoi antenati. Per via del metabolismo lento, la maturità sessuale è raggiunta solo a 15-20 anni di età e le femmine depongono 6-10 uova membranose e morbide solo ogni 2-5 anni. I maschi sono territoriali, molto più grossi e con la crestina da draghetto sulla schiena più pronunciata, che rizzano durante il corteggiamento. Le uova sono deposte in tunnel di circa 20 cm scavati dalla femmina e la madre resta di guardia al nido per qualche giorno, dopo di che non ci sono altre cure parentali. Il sesso dei nascituri dipende dalla temperatura: sopra i 20 gradi nascono per l’80% maschi, sotto i 20 gradi nascono per l’80% femmine, e sotto i 18 gradi nascono solo femmine.

Ci sono due specie di tuatara, entrambe punteggiate, a dispetto del nome. Lo Sphenodon punctatus è più comune, ce ne sono circa 60.000 sparsi nelle isole intorno alla Nuova Zelanda.

Nota di folklore: tuatara, nella lingua Maori, significa “Spine sulla schiena”. Alle donne maori era proibito mangiarlo ma lo tatuavano in prossimità dei genitali. Era considerato il messaggero di Whiro, dio della morte e dei disastri.


Tratto da: www.lorologiaiomiope.com


Rino Gaetano

I TANTI PUNTI OSCURI SULLA SUA PREMATURA MORTE




Con il nuovo saggio Chi ha ucciso Rino Gaetano? (rEvoluzione Edizioni, aprile 2016) ho portato alla luce una serie di elementi nuovi e inediti, supportati da un fitto apparato documentale, sulla figura umana e artistica del cantautore calabrese.
Alcune questioni erano da me già state affrontate in un primo e diverso libro pure dedicato a Rino Gaetano: il precedente saggio Rino Gaetano, la tragica scomparsa di un eroe aveva però sollevato le obiezioni da parte della sorella Anna e di persone che avevano conosciuto Gaetano. Avevo infatti avanzato la sua presunta adesione a una loggia massonica e la natura non accidentale del sinistro stradale che gli costò la vita il 2 giugno 1981. Ciò mi ha spronato ad approfondire entrambe le questioni, intervistando altri amici dell’artista crotonese.
Le mie indagini e le interviste raccolte hanno fatto emergere delle interessanti novità, comprese per quanto riguarda l’incidente stradale in cui perse la vita il cantautore, delle attività politico-istituzionali dibattute in sede ufficiale in Parlamento.  Le conclusioni delle mie ricerche sono contenute quindi nel mio ultimo saggio.

LA PRESUNTA AFFILIAZIONE MASSONICA
Uno dei punti più controversi e che più accende gli animi dei tanti estimatori gaetaniani. Le testimonianze dei due più cari amici di Rino, cioè il suo addetto artistico Franco Pontecorvi, oggi attivo manager nel mondo della ottica, e Domenico Messina, compagno di scuola  a Narni e poi assiduo frequentatore a partire dai primi successi discografici (fornendo, tra l’altro, i veicoli per Rino e tutto lo staff tecnico-musicale che a lui si accompagnava per i tour musicali in tutta la penisola), scartano in modo categorico, così come la sorella Anna Gaetano, qualsiasi affratellamento massonico dell’artista. A ben riflettere una iscrizione organica o meno alla galassia massonica  di Rino può tranquillamente restare sullo sfondo,  ciò che veramente suscita interesse, anche approdando alla conclusione che non fosse massone dando perciò  il giusto risalto alle dichiarazioni delle persone che più lo hanno frequentato e gli sono state vicine,  è la sua conoscenza del fenomeno “massoneria”  nonché il riscontro di circostanze che lo riconducono, finanche obtorto collo, agli ambienti dei Liberi muratori. 
Una conferma esplicita della cognizione che Rino ha della massoneria si ricava da una significativa dichiarazione che rilascia nel corso di una intervista concessa subito dopo la roboante affermazione di Gianna al festival di Sanremo, arriva terzo e venderà tra Italia e all’estero circa un milione di copie del 45 giri. Al giornalista Manuel Insolera riferisce letteralmente, sviando senza alcuna apparente ragione dalle tematiche squisitamente musicali dell’articolo, che la kermesse festivaliera (e il mondo discografico)  è paragonabile ad un “ordine massonico”. Nei suoi testi indugia nel richiamare episodi e personaggi riconducibili in modo diretto alle storie e alle idee della massoneria, lo fa spesso anche in modo ironico se non irridente. Ad esempio in Sfiorivano le viole  evoca, oltretutto senza nessun nesso logico con l’introamorevole e sentimentale della prima parte della canzone,  la rivoluzione americana, cioè il primo e grande sommovimento ispirato e guidato da massoni, nonché  il marchese LaFajette, Bismark, Mameli, tutti  personaggi storici in osmosi con la libera muratoria e le relative idee. Con un tocco di ironia canta che Mameli ha scritto “un pezzo in gran voga” (come è noto l’ottocentesco “Fratelli d’Italia”) per sottolineare come ancora sia attuale, perciò in gran voga, la rilevanza e il potere dei “fratelli” massoni. In un altro brano si vede prematuramente morto, nel Compleanno della zia Rosina racconta, mostrando di irridere la gente che bestemmia e che ce l’ha con lui, che (nell’aldilà) riderà. Con chi sceglie di ridere idealmente all’altro mondo il geniale artista? Con CLEME, sembrando far riferimento proprio a Clemente XII cioè il primo pontefice della storia che, nella metà del settecento, emise una bolla contro la massoneria, definita una setta pericolosa e che mira a distruggere la religione cattolica e l’ordine sociale. Recentemente Stefano Bisi, l’attuale Gran Maestro venerabile della loggia massonica più potente d’Italia, nel discorso ufficiale di insediamento nomina esplicitamente Rino Gaetano e il testo di una sua canzone inedita e misconosciuta Nuoto a farfalla. Rino Gaetano non è massone tuttavia la sua figura artistica e i suoi testi non lasciano indifferenti i “fratelli” , infatti il Gran Maestro nell’insediamento ufficiale alla guida della loggia potentissima quale è il Grande Oriente d’Italia, in presenza di tutti i massimi, impettiti e flemmatici dignitari della libera muratoria più influente nella penisola (e all’estero con le logge delle singole nazioni), non sceglie di pronunciare  nomi e concetti a caso.
Obtorto collo la figura del cantautore calabrese si accosta, ancora una volta, alla fenomenologia massonica. E ancora, la giornalista Elisabetta Ponti lo scorso anno ha rilasciato una intervista ove riferisce del suo stretto rapporto di amicizia con Rino e di  aver parlato più volte di massoneria con l’artista quando emerse che suo padre (di Elisabetta Ponti) risultò nell’elenco della P2, la tentacolare e super potente loggia guidata da Licio Gelli. La giornalista dichiara che Rino non mostrava particolari interessi sull’argomentando pur abbandonandosi a riflessioni criptiche, non intelligibili. Tuttavia le dichiarazioni della Ponti più che allontanare  l’ipotetico accostamento Gaetano-Massoneria lo avvicinano, paradossalmente, di più. Infatti è decisamente interessante apprendere che una delle amiche più intime e care di Rino sia stata la figlia di Lionello Ponti, cioè la persona materialmente e umanamente più vicina al Gran Maestro Licio Gelli. Lionello Ponti, infatti, era addirittura il medico personale e di fiducia di Gelli!
Tra l’altro la Ponti riferisce un dato oggettivamente non esatto,infatti non può aver parlato “molte volte” di massoneria con Rino Gaetano poiché la lista della P2 venne resa pubblica dal Governo Forlani sono alla fine del maggio 1981, come è noto Rino Gaetano morì pochissimi giorni dopo. Quindi  in quel ristrettissimo lasso di tempo, con l’artista comunque impegnato e in giro  per le sue attività musicali, non si poteva assolutamente riscontrare il tempo di parlare “molte volte”  di massoneria. 
In una sorta di ideale e intrigante saga Rino Gaetano-Liberi Muratori si inserisce, tra le tante cose,  un articolo uscito in occasione della sua morte e passato inosservato nonostante i contenuti insoliti e interessanti, pubblicato su un diffuso e importante quotidiano nazionale. Tale pezzo giornalistico viene focalizzato nel libro per i temi affrontati, tra l’altro il giornalista che lo realizzò 35 anni fa si firma solo con due lettere. L’atipicità dell’articolo deriva da accostamenti tra i testi gaetaniani e fatti e accadimenti della p2, loggia nominata esplicitamente, più un singolare elemento. A distanza di 35 anni il giornalista che ha vergato il singolare articolo cogliendo parallelismi tra testi di Rino e fatti massonici, nonostante scrivesse su un quotidiano importantissimo, non risulterebbe identificabile. Nel libro si evidenzia che le richieste per dargli identità, rivolte alla redazione del quotidiano, sono risultate vane.
Insomma Rino Gaetano non era un “fratello” massone  ma sicuramente, si sottolinea nel libro, era a conoscenza dell’universo ideale e storico della Libera muratoria.  
L’INCIDENTE MORTALE
Sul sinistro letale del 2 giugno 1981 nel primo libro dedicato al cantautore si sono sollevati dubbi e sottolineate anomalie e stranezze involgenti pure i successivi soccorsi. Anche su tali aspetti sono emersi dei risvolti assolutamente nuovi poiché sottaciuti dai massmedia, li riporto nel nuovo libro edito da rEevoluzione Edizioni. Addirittura ho portato alla luce una interrogazione parlamentare rivolta per iscritto al Governo dell’epoca che chiede chiarimenti su quanto successe a Rino Gaetano in quella drammatica notte. La prematura scomparsa di Rino, quindi, fu oggetto di un dibattito politico-istituzionale instauratosi ufficialmente in Parlamento. L’Esecutivo risponde con un certo ritardo, circa 7 mesi dopo, tramite il ministro Renato Altissimo del PLI, una formazione politica ove vari esponenti risultavano essere in orbita massonica. Nonostante i tanti  mesi trascorsi la risposta  governativa è assolutamente generica, carente e anziché chiarire i dubbi li moltiplica a dismisura. Non si verrà a sapere, tra le varie cose, anche in presenza della azionata interrogazione in Parlamento, l’orario esatto dell’incidente, non si conosce chi chiamò i soccorsi, da quale posto telefonico, né si è a conoscenza tramite quali modalità venne chiamata una unica ambulanza, nonostante vi fossero in strada un uomo esanime sull’asfalto (il camionista che si scontrò con l’auto di Rino) ed un altro immobile in macchina. Non si precisa perché la unica ambulanza intervenuta fosse dei Vigili del Fuoco, non si precisa in nessunissimo modo perché ospedali sollecitati per ogni possibile intervento quella notte non attuarono nessunissimo tipo di soccorso e cure (il Governo indica addirittura nel numero di 6 gli ospedali allertati e che non fornirono risposte), non si precisa perché Rino Gaetano fu portato in un ospedale, il Policlinico, che all’epoca era del tutto privo del reparto di traumatologia (e non, come falsamente dissero i giornali, solo provvisoriamente e fatalmente non funzionante quella notte). Non si precisa chi fu il traumatologo convocato al Policlinico, da chi e l’orario di chiamata, non si precisa chi fu il sanitario che attuò interventi di rianimazione e/o anestesia. Nella risposta il ministro Altissimo, facendo propria acriticamente una laconica e carente notula della Regione Lazio, non chiarisce nulla di tutto ciò, facendo scendere sulla vicenda il più completo oblio. Oltretutto il ministro parla di “sopravvenuto immediato decesso” laddove, e logicamente, ogni fatto, compresa la tragica evenienza della morte, o è immediato oppure sopravvenuto. In realtà dall’accadimento dell’incidente, la cui ora non si è precisata in modo definito, alla morte di Rino trascorsero alcune ore, almeno tre, con stranezze e incongruenze che portarono, appunto, dei parlamentari a chiedere immediatamente chiarimenti al Governo.
Nel nuovo saggio si sottolinea che la dinamica dell’incidente stradale non è stata affatto uno “scontro frontale” come dissero i mezzi di informazione dell’epoca, infatti i veicoli furono danneggiati non sulla parte anteriore-centrale ma entrambi rimasero incidentati e danneggiati solo sul lato anteriore destro, inoltre un albero di platano sito sul luogo dell’incidente rimase palesemente leso, squassato nel tronco. Quindi almeno uno dei due veicoli andò ad impattare velocemente contro il tronco della pianta. Insomma quella notte, senza testimoni, avvenne un incidente con modalità certamente diverse da quelle che fornirono i massmedia. Antonio Torres, il commerciante di frutta che conduceva il camion che collideva con la Volvo di Rino, ha riferito che svenne subito dopo l’incidente e che perse i sensi senza poter far nulla e, stranamente, senza che nessuno gli prestasse soccorsi e lo portasse in un qualsiasi ospedale per ogni evenienza.
Nel nuovo saggio aggiungo ed illustro un ulteriore elemento assai sconcertante, un caro amico di Rino Gaetano morirà prematuramente, sopravvivendo solo per pochi mesi ad un rovinoso incidente stradale dal quale sembrava essersi ripreso. Tale stretto frequentatore dell’artista svolgeva la  propria attività lavorativa presso  uffici consolari di una potentissima nazione straniera e la sua persona richiama, tra l’altro, un altro soggetto la cui identità coincide con il nome e il cognome di uno storico e importante agente della intelligence italiana, svincolato dai servizi segreti istituzionali ed ufficiali quali erano il SISMI e il  SISDE. Quest’ultimo opera, infatti,  nella sfera del cosiddetto “noto” servizio segreto cioè un apparato parallelo di agenti e di intelligence attivi in Italia sotto l’egida soprattutto della CIA.   
Ciò che emerge è sconvolgente, infatti nel libro si illustra  quale  pericolosa specializzazione caratterizzasse il cosiddettoNoto servizio segreto, con tanto di atti sequestrati dalla magistratura. Nell’ambito di tale servizio segreto si organizzavano incidenti stradali per uccidere persone ritenute scomode e tale si qualificava chi criticava la colonizzazione o la subordinazione politico-istituzionale dell’Italia rispetto alla superpotente nazione USA.
Aldilà di ogni teorico rapporto che si volesse ipotizzare tra Rino e persone che gravitavano attorno a lui, è importante sottolineare che da taluni documenti sequestrati dalla magistratura negli anni settanta è emerso che  in Italia si progettavano ed eseguivano finti sinistri stradali per mettere a tacere persone valutate scomode per il potere da apparati in teoria riconducibili allo Stato (e di fatto etero- diretti dagli USA).
Nel libro si affrontano altre varie tematiche involgenti la figura del geniale artista, siano esse umane ed artistiche. Tuttavia già solo a voler analizzare in modo esaustivo i due singoli aspetti uno inerente la sua dibattuta e solo presunta appartenenza ad una loggia massonica e l’altro riconducibile agli approfondimenti sul  letale sinistro si perviene ad una articolata quanto lunga serie di riflessioni e di allarmate e motivate valutazioni. Nel libro arrivo alla conclusione che Rino non era massone ma un profondo conoscitore del fenomeno dei liberi muratori e che l’incidente mortale non fu un caso ma una congegnata e volutamente letale pianificazione da parte di soggetti che già si erano macchiate le mani con simili, nefande imprese.   

Fonte tratta dal sito  .
fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.it

Sebastian Reuter e gettyimages



giovedì 18 agosto 2016

David Icke: la realtà è un imbroglio e la percezione un inganno


Le più complete rivelazioni sull'esistenza umana mai scritte prima d’ora
Il capolavoro di David Icke. Un libro che cambierà il mondo
Tra manipolazione occulta e stirpi ibride non umane, David Icke ci conduce al risveglio della consapevolezza.
David Icke, l’autore più controverso al mondo, ha trascorso l’ultimo quarto di secolo indagando i segreti dell’Universo e cercando di discernere le forze occulte che manipolano la nostra realtà. Ciò che prima era considerato ridicolo e superato viene ora finalmente riconosciuto come autorevole, così come Icke, figura fino a qualche tempo fa ridicolizzata, è oggi considerato un precursore dei nostri tempi.
In quest’opera di 435.000 parole, 1.000 pagine e più di 800 illustrazioni, Icke ci regala una vita di ricerche e intuizioni riguardo alla nostra realtà simulata, all’universo olografico e alle forze occulte non-umane che stanno manipolando la vita umana attraverso stirpi consanguinee di ibridi che riducono la nostra società in uno stato orwelliano di totale controllo e sottomissione.
Ciò che Icke illustra, attraverso una vasta gamma di soggetti, persone ed eventi, sempre interconnessi tra loro, è quella consapevolezza che fornisce all’umanità gli strumenti per fermare il dilagare di questo incubo e per riportare il mondo a ciò che era originariamente e che sarà di nuovo: un luogo d’amore, armonia, pace e consapevolezza illuminata.

INDICE

Definizione di “balla”
Prologo
Un mondo di balle
  1. Dog’s bollocks… le “balle del cane”…
  2. Tu sei Tutto ciò che è
  3. Sei ciò che scegli di essere
  4. Come siamo finiti dentro queste balle – La Catastrofe
  5. Come siamo finiti dentro queste balle – Gli Arconti
  6. Come ci tengono imprigionati in queste balle – La Matrice
  7. “Morto” per una settimana ma tornato per raccontarlo
  8. La trappola emozionale
  9. La Matrice Saturno-Luna
  10. La Luna non è un pallone, ma…
  11. La società saturniana
  12. “Sangue” arcontico
  13. La piramide del potere
  14. Satanismo arcontico
  15. L’aristocrazia rothschildiana e i Windsor mutaforma
  16. Pedofilia arcontica
  17. Religione arcontica
  18. I rituali di massa dei vampiri energetici
  19. La Matrice è un’onda stazionaria (così come il DNA)
  20. I parassiti della percezione
  21. “Educazione” arcontica
  22. “Scienza” arcontica
  23. “Medicina” arcontica
  24. Politica arcontica
  25. Sionismo arcontico
  26. Economia arcontica
  27. Media arcontici
  28. Media alternativi arcontici
  29. I “giochi della fame”
  30. Sproloquio climatico
  31. Depredare il mondo
  32. Mutazione genetica
  33. Intossicazione di massa
  34. È tutto “intelligente”….
  35. Modificare l’atmosfera
  36. Reclutare i folli
  37. Lo Stato orwelliano globale
  38. Lo Stato orwelliano globale (2)
  39. Pianeta arcontico
  40. Un mondo senza balle
Fonte tratta dal sito .

fonte: https://wwwblogdicrstian.blogspot.it

Taormina Film Festival. gettyimages, Carlo Capasa - 2 -


mercoledì 10 agosto 2016

"mentono tutti"

Ci avete fatto caso? Il Grand Guignol di Nizza come il fallito golpe in Turchia li abbiamo vissuti in diretta, com’è ormai consueto nell’era del Grande Fratello, fra tv, social network, videotelefonini e telecamere fisse. Eppure mai come da quando ci pare di sapere tutto, non sappiamo nulla. Perché tutti mentono. Tutti.

Si pensava che l’homo videns di cui parlò Giovanni Sartori fosse almeno più immune dei suoi antenati alle bugie. Invece ne è vieppiù ostaggio, perché non sa neppure di non sapere. Crede di sapere tutto, dunque non cerca di saperne un po’ di più. 



Mente lo Stato Islamico, cioè l’Isis, quando 48 ore dopo la strage di Nizza comunica che il franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel “era un nostro soldato”. Da quanto accertato finora, non lo era affatto: non era uno jihadista inquadrato, era un pessimo musulmano, beveva come una spugna, andava a donne, non rispettava il Ramadan, nessuno l’ha mai visto in moschea. Era semplicemente un pazzo solitario, ma tutt’altro che scemo, che s’è fatto beffe della cosiddetta “sicurezza” francese, ancora una volta perforata come un colabrodo, non bastando i precedenti di Charlie Hebdo e del Bataclan. E probabilmente ha deciso di morire da famoso in mondovisione.

Mente il governo Hollande-Valls, quando assicura che la polizia transalpina ha “compiuto il suo dovere”, ma nulla poteva contro un terrorista “radicalizzato velocemente” (tanto velocemente che non era neppure schedato tra i soggetti a rischio blando, malgrado i suoi precedenti per furti, violenze e altri crimini comuni: tipica tecnica di ingigantire il nemico per minimizzare le colpe di chi non ha saputo fermarlo). Se la polizia facesse il proprio dovere, nessun pregiudicato al mondo riuscirebbe a invadere, con un Tir noleggiato e una pistola in pugno, una zona pedonale affollata di migliaia di persone nel giorno della Festa Nazionale. Ammesso e non concesso che la polizia dica il vero, e cioè che Bouhlel ha forzato con abile manovra il posto di blocco (che invece, secondo testimoni oculari, non c’era neppure più), sarebbe stato inseguito e abbattuto dai gendarmi in pochi secondi.

E prima che prendesse velocità, visto che un tir fermo di 19 tonnellate non raggiunge i 90 km orari di colpo, ma ci mette un bel po’. Invece i gendarmi sono arrivati dopo un passante che ha tentato di aggrapparsi alla sua portiera e uno scooterista che l’ha affiancato tentando di fermarlo, quando ormai il killer aveva percorso quasi 2 chilometri e sterminato 84 passanti. Tutto ciò, senza ricordare gli allarmi inascoltati dell’intelligence francese su lupi solitari e schegge impazzite in agguato, e le durissime critiche della commissione parlamentare d’inchiesta al piano antiterrorismo varato dopo il Bataclan, bellamente ignorati dal governo Valls che aveva appena comunicato di aver “perso gli Europei ma vinto la sicurezza” e annunciato la fine dello stato d’emergenza.

Mentono i governi occidentali, dagli Usa all’Ue, che hanno atteso 3-4 ore prima di condannare il golpe e dare la solidarietà a Erdogan e al suo governo “liberamente eletto”. Hanno semplicemente aspettato di vedere chi vinceva per saltare sul carro giusto: avessero prevalso i golpisti, ora starebbero scaricando l’imbarazzante Sultano che perseguita gli oppositori, arresta o costringe all’esilio i dissidenti, chiude la stampa libera, censura il web (altro che “libere elezioni”), licenzia i magistrati, taglieggia l’Europa sui migranti e fa pure il doppio gioco col petrolio dell’Isis. Che il golpe sia stato un fulmine a ciel sereno per le cancellerie occidentali, non può crederlo neppure Alice nel Paese delle Meraviglie: la Turchia, ultimo avamposto della Nato verso il Medio Oriente, è piena di basi militari con personale americano ed europeo e tutti gli strumenti per intercettare gli F16 dei putschisti appena decollati alla volta di Ankara.

Mente anche Matteo Renzi quando, dopo ore di silenzio, corre in soccorso del vincitore Erdogan con gran “sollievo” per il “prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche” e perché “libertà e democrazia sono sempre la via maestra da seguire e difendere”. A parte l’abuso di parole come “libertà” e“democrazia”, che stonano sia col concetto di “stabilità” sia con un figuro come Erdogan che ora fa il controgolpe con la scusa del golpe, noi siamo uomini di mondo e capiamo quasi tutto: realpolitick, diplomazia, alleanze, interessi commerciali e anche la paraculaggine per dirottare altrove il mirino dei terroristi. Ma allora piantiamola con le ipocrisie. 


Com’è che, se “libertà e democrazia sono sempre la via maestra da seguire e difendere”, l’Italia continua a essere alleata di regimi illiberali e antidemocratici come l’Arabia Saudita, che, oltre a essere un’ottima fornitrice di Rolex a sbafo, è il principale finanziatore e megafono del reclutamento e della propaganda jihadista nel mondo? E che differenza c’è fra i generali golpisti “laici” turchi condannati e il generale golpista “laico”egiziano Al-Sisi che seguitiamo a trattare coi guanti bianchi anche se continua a prenderci in giro sull’assassinio di Giulio Regeni? A parte il fatto che i golpisti turchi hanno perso e il golpista egiziano ha vinto, si capisce.


Tratto dall'articolo di Marco Travaglio - Fonte 

Vedi anche: 
Sta venendo giù tutto
NOTIZIA CENSURATA IN ITALIA: EUROBUROCRATI SI RIUNISCONO PER APPROVARE IL TTIP, ARRESTATA GENTE CHE PROTESTAVA IN STRADA

fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

Soros: un nemico dell'umanità, pluripremiato in Italia!




di Gianni Lannes


Forse Tiziano Terzani si starà rivoltando nell’aldilà. Al criminale mondiale George Soros, è stato addirittura conferito in Italia, il premio Terzani. E’ accaduto nel 2013, e mi era sfuggita la notizia - comunque di cogente attualità - perché non seguo questo genere di deplorevoli iniziative. Dunque, sindrome acuta di Stoccolma, grazie anche a Prodi Romano, già consulente di multinazionali che speculano impunemente nel belpaese.

L'assegnazione del premio Tiziano Terzani allo speculatore internazionale George Soros possiede una sua intrinseca logica. Nella giuria del premio siedono fior di giornalisti, osannati dal pubblico, come la madrina di Report - che passa addirittura come una paladina dell'antisistema (bontà sua, sic!) - tale Milena Gabanelli, o Tony Capuozzo, dipendente di sua emittenza il piduista Silvio Berlusconi. La giuria era composta inoltre da Giulio Anselmi, Andrea Filippi, Ettore Mo, Omar Monestier, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Paolo Rumiz e Marino Sinibaldi. Prima ancora il rettore dell'università di Bologna, Stefano Zamagni, aveva conferito al famigerato Soros una laurea. 
A chi gli contestava le sue responsabilità nell'attacco speculativo alla lira nel 1992, Soros ha risposto che: «La crisi non è degli speculatori, ma sono le norme dei governi a rendere possibili gli speculatori come messaggeri di cattive notizie». Quindi, paradossalmente, la speculazione finanziaria potrebbe rientrare tra i lavori socialmente utili.
Soros però non si è mai accontentato di agire soltanto attraverso il lobbying, ed ha assunto spesso un ruolo politico diretto. Non c'è neppure bisogno di ipotesi di complotto, dato che le operazioni politiche di Soros sono del tutto manifeste, persino ostentate. Nel 1997 Soros, con la sua Open Society Foundation, era in prima linea nella destabilizzazione della Serbia. Le fondazioni private costituiscono uno strumento di penetrazione imperialistica di tipo nuovo e sofisticato, in grado di distruggere le società attraverso il colonialismo di una pseudo-beneficenza che è, in realtà, un veicolo di corruzione e di affarismo. L'impegno di Soros per portare la "democrazia" in Serbia, fu propagandato con entusiastici toni celebrativi in un articolo de "La Repubblica" dell'epoca, dal titolo esplosivo: "I miliardi di Soros sostengono la rivolta".

L'anno dopo Soros, insieme con la Bonino, era a Dakar per sostenere la fondazione della Corte penale per i crimini di guerra, che avrebbe avuto poi sede all'Aja, in modo da creare nella pubblica opinione un'opportuna confusione con l'altro Tribunale, quello dell'ONU, situato nella stessa città. Quindi Soros, mentre destabilizzava, la Serbia, già si preoccupava di istituire il tribunale con cui avrebbe fatto processare e condannare i leader serbi da lui abbattuti. Un uomo previdente.

Questa corte penale è uno strumento della NATO, ma a scanso di pericoli, il Paese che commette più crimini di guerra, cioè gli USA, non la riconoscono, in modo da non rischiare di essere continuamente denunciato presso di essa. Nelle sedi NATO Soros è regolarmente accolto con gli onori di un capo di Stato, anzi, molto meglio di tanti capi di Stato. Soros può permettersi di andare alla NATO a discutere e pianificare sulle sorti non solo dell'Europa dell'Est, ma del mondo intero, dato che la sua fondazione agisce e mesta dappertutto, anche se con gradi diversi di influenza. Non vi è nulla di segreto a riguardo, poichè è lo stesso sito della NATO ad informarci dettagliatamente sul ruolo atlantico di Soros, definito il "benefattore".

Durante la manifestazione di Dakar del '98 pro Corte penale internazionale, Emma Bonino fece appello anche al miliardario Bill Gates per ottenere il suo appoggio nell'iniziativa. Le cronache successive non permettono di stabilire con certezza se questo appoggio vi sia stato, però vi è certamente un campo in cui la collaborazione fra Soros, Gates e la Bonino va a pienissimo regime, e cioè gli OGM. Se la Bonino è una semplice lobbista (almeno per ciò che ne sappiamo), Soros e Gates sono invece fra i principali azionisti della Monsanto, la più tentacolare e aggressiva delle multinazionali del transgenico. La Bill & Melinda Gates Foundation - la più grande fondazione privata del mondo - non è soltanto l'istituzione che maggiormente spinge per l'adozione del geneticamente modificato in agricoltura, ma si è fatta notare anche per i suoi massicci acquisti di azioni Monsanto. I legami finanziari tra Gates e la Monsanto hanno messo in evidenza un clamoroso conflitto di interessi, segnalato anche dal quotidiano britannico "The Guardian".

Neppure i continui acquisti di azioni Monsanto da parte di Soros costituiscono un mistero, anzi, le notizie si possono trovare tranquillamente nei notiziari finanziari. Le due principali fondazioni private del mondo agiscono quindi come una falange compatta, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello finanziario.

Con il passare del tempo, il prestigio scientifico e tecnologico degli OGM tende sempre più a decadere, mentre si rivela il loro carattere meramente truffaldino. Infatti gli OGM spesso non rappresentano vere innovazioni tecnologiche, ma solo espedienti per realizzare dei brevetti che permettano di monopolizzare determinate sementi. Ovviamente tutto questo non potrebbe avvenire senza la complicità e la corruzione delle autorità preposte al controllo dell'agricoltura. In Europa il lobbying OGM è in piena attività, e l'aver inserito la Bonino nel governo italiano è certamente un punto a suo favore. Viste le protezioni internazionali di cui beneficia la Bonino, non ci sarebbe da sorprendersi se di qui a poco ce la ritrovassimo davvero alla Presidenza della Repubblica. A sostegno della reputazione di progressista di Soros, molti ricordano il suo impegno per la legalizzazione della marijuana. Soros è effettivamente il maggior finanziatore delle associazioni impegnate a chiedere la legalizzazione della Cannabis transgenica.

Questo interesse di Soros per la legalizzazione della marijuana potrebbe però essere spiegato considerando il business che costituirebbe il monopolio di una cannabis geneticamente modificata, e quindi brevettata. In base alle informazioni fornite dagli inquirenti, questo tipo di cannabis già esiste. Il quotidiano "Il Sole - 24 ore" dava la notizia di un mega-sequestro di marijuana OGM proveniente dall'Albania. Non a caso, l'Albania è sotto la tutela della "Open Society Foundation" di Soros.






http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/09/09/news/il-miliardario-che-vuole-aiutare-lampedusa-il-progetto-di-soros-per-l-isola-dei-migranti-1.179351 






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fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it