venerdì 28 dicembre 2012

la volpe e la bambina



Le Renard et l'enfant è un film del 2007 diretto da Luc Jacquet.
La pellicola è uscita in Italia il 21 marzo 2008, il DVD è disponibile dal 19 novembre 2008. Il film è andato in onda in televisione sei volte: su Rai 3 sabato 26 febbraio 2011 raccogliendo 1.551.000 telespettatori, successivamente su Rai Movie il 28 agosto, su Rai 5 il 2 settembre 2012, il 30 settembre 2012 di nuovo su Rai Movie e il 1º dicembre 2012 su Rai 3, infine di nuovo su Rai Movie il 26 dicembre 2012.

Una bambina, passeggiando nel bosco, s'imbatte in una volpe. Il suo desiderio di poterla accarezzare e la voglia di poterle diventare amica diventeranno il suo unico motivo di vita: la bambina, che abita in una casa poco distante dal bosco, si reca ogni giorno nel luogo dove l’ha trovata la prima volta per poterla avvicinare, ma la volpe accetta soltanto di essere guardata, ma non toccata. Un giorno, due lupi stringono la volpe su un tronco, con l’intento di assalirla e mangiarla. La bambina riesce a far fuggire i predatori e a salvare la sua amica, che in cambio le permette di accarezzarla e di conoscere i suoi cuccioli.
Da quel giorno inizia un nuovo tipo di rapporto tra la volpe, battezzata Titù dalla bambina, e la stessa, che cerca col tempo di addomesticare l’animale, contro il suo volere, tanto da rischiare di farla morire.

Produzione

Le riprese sono state effettuate tra Plateau de Retord (Ain, Francia) e l'Abruzzo.
La pellicola è narrata nella versione italiana da Ambra Angiolini.

Promozione

In Italia, il film è stato soggetto di un'iniziativa da un lato pubblicitaria (sponsorizzata da un'azienda alimentare biologica), e dall'altro etica, volta a valorizzare il legame tra l'uomo e la natura

domenica 23 dicembre 2012

eh?


incesto







Per incesto (dal latino incestum, "non casto", "impuro") si intende un rapporto sessuale fra due persone fra le quali esistano determinati vincoli di consanguineità, parentela o di affinità. In questo senso, è vietato il matrimonio fra fratelli e sorelle o con uno dei genitori o nonni o zii. È invece sottoposto a restrizioni il matrimonio con i primi cugini.
Prescindendo dal significato simbolico dell'incesto messo in luce dalla psicoanalisi, sembrerebbe da indagini storiche che il tabù dell'incesto abbia anche avuto il significato di svolgere una funzione sociale di rafforzamento della coesione sociale e di impedire guerre con le tribù vicine incrementando i vincoli di parentela con queste ultime attraverso lo scambio delle donne come legame di amicizia.

Rischi genetici

Con l'aumentare della consanguineità tra i genitori aumenta la probabilità della comparsa di malattie ereditarie rare recessive. Tuttavia, il rischio principale di tare genetiche non è dovuto tanto a una consanguineità stretta dei genitori, quanto a un alto coefficiente di incrocio in una popolazione o sottopopolazione che, per ragioni geografiche, sociali o religiose, ha scarsi rapporti riproduttivi con l'esterno ed è di consistenza relativamente limitata.

Diritto italiano

II codice penale italiano stabilisce ex art. 564 la pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con un fratello o con una sorella, in modo che ne derivi scandalo pubblico. La nozione di pubblico scandalo è condizione obiettiva di punibilità e non elemento costitutivo della fattispecie delittuosa, ciò comporta che il reato si configura per il semplice fatto della consumazione della condotta incriminata.
La relazione incestuosa (rapporto continuato) aggrava il delitto; la pena prevista, in questo caso, è da due a otto anni. Inoltre, se l'incesto è commesso da persona maggiore di età con persona minore degli anni diciotto, la pena è aumentata per la persona maggiorenne. La condanna per il delitto di incesto pronunciata contro il genitore importa la perdita della potestà o della tutela legale. La condanna a qualsiasi pena detentiva per il delitto di incesto, subita da un coniuge, costituisce in Italia, per l'altro coniuge, una causa di divorzio. Altra causa di divorzio è il procedimento penale per il medesimo delitto, conclusosi con sentenza di proscioglimento o di assoluzione che dichiari non punibile il fatto per mancanza di pubblico scandalo ancorché con sentenza di condanna passata in giudicato.
Il diritto italiano vieta il matrimonio tra consanguinei. I figli incestuosi sono riconoscibili solo da parte del genitore di buona fede al momento del concepimento previa autorizzazione da parte del tribunale se ciò è conforme all'interesse del figlio. I genitori con mala fede bilaterale (cioè con reciproca consapevolezza della relazione incestuosa) non possono mai procedere al riconoscimento (art. 251 c.c.). Il figlio non riconosciuto può agire ex art. 269 c.c. previa autorizzazione del tribunale (art. 274 c.c.), al riconoscimento giudiziale della maternità o paternità. L'azione è imprescrittibile riguardo al figlio.
La dichiarazione giudiziale produce gli stessi effetti del riconoscimento nei confronti del soggetto verso la quale è pronunciata. Qualora il tribunale neghi tale autorizzazione, al figlio irriconoscibile spetta l'azione di mantenimento cui all'art. 279 c.c. per ottenere dai genitori incestuosi un trattamento economico per il suo mantenimento e l'istruzione in adempimento dei doveri ex artt. 147 e 148 c.c. Ma la Corte costituzionale, con sentenza n. 50 del 2006, ha dichiarato incostituzionale l'art. 274 c.c., che ora non è più applicabile: l'autorizzazione del Tribunale non è più richiesta. Di conseguenza, mentre resta il divieto per i genitori incestuosi di riconoscere il figlio naturale, il figlio può ora chiedere il riconoscimento giudiziale della paternità e della maternità senza particolari restrizioni e la residua ipotesi prevista dall'art. 279 c.c. pare ormai priva di oggetto.

Religione

In tempi storici era considerato incestuoso anche il rapporto sessuale con persone legate da affinità spirituale consacrata alla divinità (ad esempio le vestali), specie se legate al culto della fertilità (Demetra e Persefone); ciò prende il nome di incesto spirituale. Stessa cosa si verificava nell'Induismo: al discepolo non era consentito sposare i figli del guru, in quanto il rapporto tra quest'ultimo e il discepolo era così intimo e profondo che una simile unione sarebbe stata considerata incestuosa.
Nell'antico testamento l'incesto non è cosa rara. Gli esempi più evidenti sono il fatto che Abramo e la moglie Sara erano fratellastri e le relazioni tra Lot e le sue figlie, senza poi contare che Giacobbe e Rachele erano primi cugini e Isacco cugino del padre di Rebecca. Nonostante ciò la Bibbia vieta espressamente l'incesto.

Antropologia

L'incesto è, assieme al cannibalismo, il tabù più comune presso tutti i gruppi umani e come tale è respinto da tutte le grandi religioni storiche per motivi molto discussi da vari studiosi, ma prevalentemente dettati dalla preoccupazione per la difesa della specie umana, in senso culturale piuttosto che biologico. Non pare infatti che l'interdizione dell'incesto abbia origini eugenetiche poiché la stessa biologia insegna che solo in caso di tare ereditarie il matrimonio tra consanguinei può essere dannoso per la prole. In sostanza se il matrimonio è uno scambio, è logico che questo avvenga tra gruppi diversi (esogamia), in cui ci sia spazio per un'azione reciproca sia in senso socio-economico, sia in senso culturale, piuttosto che all'interno di uno solo (endogamia).
L'antropologo Claude Lévi-Strauss ritiene a questo proposito che la proibizione dell'incesto sia la costante universale che segna il passaggio dal puro stato di natura a una società umana seppure minimamente organizzata. In talune società antiche l'incesto era spesso consuetudine nelle famiglie che detenevano il potere, con l'evidente finalità dell'autoconservazione dello stesso: esempi giunti fino a noi sono quelli dei faraoni egizi, soprattutto in età tolemaica, e degli Inca; nel mondo greco il mito di Edipo è il tentativo di razionalizzazione di un costume storicamente superato ma di cui si conserva il ricordo.
Ultimamente è stata avanzata l'ipotesi che alla base di questo tabù vi sia una sostanziale repulsione odorifera. Nella fase primordiale (animalesca) l'attrazione sessuale era manifestata da richiami odorosi che indicavano la disponibilità della femmina feconda. Un'ipotesi si fonda sul fatto che riconoscere nell'odore della femmina somiglianze col proprio determini una fisiologica ripulsa. Un'altra ipotesi (la più probabile) consiste nella non rilevabile percezione, da parte del maschio, di un richiamo odoroso troppo simile al proprio. La “femmina in estro” non viene riconosciuta come tale in conseguenza della sostanziale identità qualitativa dei feromoni. La consanguineità diventa un ostacolo fattuale all'attrazione e al rapporto, che nel tempo si sedimenterà in comportamento e si giustificherà (ovviamente a posteriori) in tabù.

Il tema dell'incesto in psicoanalisi

La tendenza incestuosa è fondante la teoria psicoanalitica in tutte le sue varianti principali che hanno segnato la storia della psicoanalisi: sia freudiana sia junghiana. L'interpretazione del fenomeno tuttavia è diversa. In ogni caso è comunque proprio questa problematica incestuosa che dà l'avvio alla vicenda edipica che è il perno fondante la teoria e la pratica clinica psiconalitica.

I casi moderni

Recentemente in Germania è emerso un caso controverso di incesto. Due fratelli di Lipsia, Patrick e Susan, dopo essere stati separati alla nascita si sono conosciuti quando lei aveva 16 anni ed hanno cominciato una relazione inconsapevoli di essere l'uno il fratello dell'altra. Da questa unione sono inoltre nati 4 figli. Una volta appurata la loro consanguineità il tribunale ha disposto l'arresto per lui e un periodo di assistenza sociale per lei. Nel frattempo Patrick si era sottoposto volontariamente a vasectomia. Dopo aver scontato 2 anni in carcere, è notizia del 15 marzo 2008 il suo rientro nel penitenziario per scontare gli ultimi 30 mesi di condanna

Roberto


lunedì 17 dicembre 2012

Karen Silkwood


A volte l’energia nucleare può diventare mortale per il semplice fatto di parlarne pubblicamente. Karen Silkwood ha pagato le sue i
nchieste all’interno dell’impianto nucleare della compagnia Kerr-McGee con la sua stessa vita. Il caso Silkwood esce alla ribalta nel 1979, anno in cui il padre di Karen porta in tribunale la compagnia in cui la figlia lavorava, a 5 anni dalla sua morte avvenuta a causa di un misterioso incidente stradale. Ma chi era Karen Silkwood?

Karen Silkwood nasce a Longview, Texas e fin da giovane dimostra una spiccata preferenza per la matematica e la chimica, dopo un breve matrimonio e 3 figli, che dovrà lasciare in affidamento all’ex marito in Texas, Karen si trasferisce in Oklahoma. A Crescent viene assunta dalla compagnia Kerr-McGee che produce barre di plutonio per reattori nucleari. Ben presto però Karen si accorge che le cose all’interno dell’impianto Kerr-McGee Cimarron Fuel Fabrication Site non funzionano come dovrebbero, a partire da uno strano “smaltimento” di un camion contaminato che viene ridotto in piccoli pezzi, messi all’interno di sacchi che verranno poi seppelliti nell’area circostante, contaminando così il terreno. Karen decide quindi di entrare a far parte del comitato sindacale della fabbrica, l’OCAW (Oil, Chemical and Atomic Workers Union), già impegnato in un referendum indetto dalla Kerr-McGee, in cui si chiede ai lavoratori di decidere se continuare ad avere un sindacato interno o meno.

Karen si assume la responsabilità, oltre che della contrattazione con la Kerr-McGee dei nuovi contratti di lavoro, anche di indagare sulle presunte irregolarità nelle norme a protezione della salute dei lavoratori. Come già sospettava, lavorando all’interno dell’ impianto, Karen si rende conto che l’esposizione prolungata ( i turni potevano durare anche 12 ore) al plutonio è la causa principale del cancro e che non esistono “livelli minimi accettabili”: si è comunque a rischio. Inoltre la scarsa conoscenza con cui i dipendenti della Kerr-McGee operano con i materiali radioattivi e i sistemi di respirazione difettosi di cui il personale è dotato, aumentano i rischi di contaminazione. Durante il suo incarico, Karen solleva anche la questione dell’inadeguatezza del processo di decontaminazione a cui vengono sottoposti i dipendenti trovati contaminati dal controllo di routine a cui tutti devono sottoporrsi a fine turno. Il trattamento prevede un doccia calda ed un raschiamento con una spazzola dura su tutto il corpo per togliere la radioattività. Pratica piuttosto dolorosa, umiliante e inutile se non accompagnata da un tampone nasale che evidenzia la contaminazione degli organi interni.

Nel 1974 Karen va a Washington per una riunione del comitato sindacale nazionale con l’AEC (Commissione per l’energia atomica) dove denuncia l’alterazione delle radiografie delle barre di plutonio, in modo da poter essere commerciate anche se non a norma. L’AEC chiede a Karen di procurarsi la documentazione. Da qui inizia il suo conto alla rovescia verso una morte preannunciata. I rapporti fra la sindacalista e la Kerr-McGee sono già difficili, Karen infatti viene accusata di aver contaminato la compagnia per un giorno, causandone la chiusura, solo per avere un permesso per andare a trovate i figli in Texas. Convinzione che si diffonde poi fra i suoi stessi colleghi che iniziano a non vedere di buon grado le indagini di Karen, nella paura costante di perdere il lavoro, in un’area in cui la Kerr-McGee rappresenta l’unica opportunità d’impiego.

Il 5 Novembre 1974 Karen subisce un trattamento di decontaminazione, risultando positiva alle radiazioni, circostanza piuttosto strana visto che i guanti, usati durante il turno, non presentano perforazioni, la contaminazione deve essere quindi avvenuta per altre cause. Il trattamento si ripeterà per altri 2 giorni, quando si scoprirà che l’intera casa di Karen è contaminata. Il giorno stesso verrà smantellata insieme al suo contenuto, ricordi compresi. La compagnia chiederà a Karen di assumersi la responsabilità di quanto accaduto e di ammettere che lei stessa si è auto-contaminata, per poter così accusare la compagnia di illeciti nel rispetto delle norme di sicurezza dei lavoratori.

Nonostante le vessazioni e il mobbing, Karen raccoglierà il materiale chiestole dell’AEC e entrerà in contatto con un giornalista del New York Times disposto a pubblicare le sue indagini. Ma Karen non arriverà mai all’appuntamento. Morirà il 13 Novembre 1974 sulla strada per Oklahoma City uscendo di strada. I rapporti delle autorità parleranno di colpo di sonno dovuto all’uso di sedativi e alcool. Nessuna documentazione verrà ritrovata all’interno della macchina, il cui parafango posteriore presenterà però ammaccature da tamponamento come se qualcuno avesse spinto Karen fuori strada.

Nel marzo 1979 inizia la lunga battaglia legale della famiglia Silkwood contro la Kerr-McGee che accusa Karen di essersi contaminata da sola con il plutonio per mettere in cattiva luce la compagnia. La Kerr-McGee perderà tutti e tre i gradi di giudizio e sarà costretta a risarcire 10.505.000 dollari alla famiglia. L’autopsia sul corpo di Karen dimostrerà infatti che la contaminazione fu dovuta alla continuata esposizione al plutonio durante i turni di lavoro, in particolare per inalazione come dimostreranno i polmoni di Karen ormai definitivamente compromessi, e non per un suo volere.

La Kerr-McGee chiuderà i battenti già nel 1975, ad un anno dalla morte di Karen anche se ci vorranno ben 25 anni per decontaminare i campi di Cimarron dove sorgeva l’impianto.
La storia di Karen e la sua tumultuosa vita sentimentale sono perfette per la sceneggiatura di un film, e infatti nel 1983 uscirà “Silkwood” diretto da Mike Nichols (il regista de “Il Laureato”, per intenderci) con una splendida Maryl Streep e una sorprendente Cher, nel ruolo della coinquilina lesbica. Il film verrà candidato a 5 premi Oscar (http://it.wikipedia.org/wiki/Silkwood).

Gill Scott Heron, scomparso lo scorso 27 Maggio, ricorderà Karen nella sua bellissima “We almost lost Detroit” (video: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=OLdOJBZRgMs |testo:http://www.songmeanings.net/songs/view/3530822107858774276/ ) in cui commemora l’incidente dell’impianto nucleare Fermi 1 del 1966 (dal nome fisico nucleare italiano Enrico Fermi che nel 1938 vinse il Nobel per la fisica, per i suoi studi sulla radioattività).

L’Enrico Fermi Nuclear Generating Station, a metà strada tra Detroit, Michigan, Toledo e Ohio è un altro esempio dell’imprevedibilità e della rischiosità del nucleare. Nel 1966 il reattore Fermi 1 subì un crollo parziale a causa di un malfunzionamento nel sistema di raffreddamento. La United States Nuclear Regulatory Commission non rileverà però fuoriuscite radioattive o contaminazioni. Ciononostante la stessa commissione divide ancora oggi l’aerea che circonda gli impianti in 2 zone: una prima zona a rischio di contaminazione aerea, cioè per inalazione ed una seconda zona a rischio di contaminazione per ingestione di alimenti radioattivi.

“…And what would Karen Silkwood say to you, if she was still alive?”

A volte il coraggio è un cancro che uccide lentamente chi fa domande che non bisognerebbe fare, a volte il coraggio è un piccolo gesto, come quello di andare a votare per il nostro futuro. Per non dimenticare.

Fonte: www.radiopereira.it

sabato 15 dicembre 2012

Proserpina


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Prosèrpina (lat. Proserpina) è la versione romana della dea greca Persefone o Kore (gr. κόρη, fanciulla). Il nome potrebbe derivare dalla parola latina proserpere ("emergere") a significare la crescita del grano. Infatti, in origine, fu senza dubbio una dea agreste.
Viene anche identificata con la dea Libera.
Proserpina era figlia di Cerere; rapita da Plutone re dell'Ade mentre coglieva i fiori sulle rive del lago Pergusa ad Enna e trascinata sulla sua biga trainata da quattro cavalli neri, ne divenne la sposa e fu regina degli Inferi. Dopo che la madre ebbe chiesto a Giove di farla liberare, poté ritornare in superficie, a patto che trascorresse sei mesi all'anno ancora con Plutone. Cerere faceva calare il freddo ed il gelo durante i mesi in cui la figlia era assente come segno di dolore, per poi far risvegliare la natura per il ritorno di Proserpina sulla terra.
Il suo culto a Roma fu introdotto accanto a quello di Dis Pater (assimilato a Ade), nel 249 a.C.
Si celebrarono allora in loro onore i Giochi Tarantini, così chiamati da una località nel campo di Marte, il Tarentum.
Oggi è a lei intitolata l'Università Kore di Enna, città alla quale Proserpina era profondamente legata.

Il ratto di Proserpina è un mito tra i più celebri della tradizione pagana siciliana, ritratto pertanto in diverse e pregevoli opere d'arte come il gruppo scultoreo del Bernini.
Il ratto si realizzò sul lago di Pergusa, nelle vicinanze di Enna.
« Plutone, dio degli inferi, stanco delle tenebre del suo regno, decise un giorno di affiorare alla luce e vedere un po' di questo mondo....Dopo un lungo e faticoso cammino emerse infine su una pianura bellissima, posta a mezza costa del monte Enna. Era Pergusa, dal lago ceruleo, alimentato da ruscelli armoniosi e illeggiadriti da fiori di tante varietà che mischiando i profumi creavano soavi odori e così intensi da inebriare... Ad un tratto, volgendo lo sguardo, scorse in un prato un gruppo di fanciulle che coglievano fiori con movenze leggere, fiori tra i fiori »
(Claudiano)
Dal racconto del celebre poeta Claudiano, Plutone, re degli inferi, deciso a visitare la terra, emerse nei pressi di Enna, sui Monti Erei nel centro della Sicilia, e scorse Proserpina, figlia della dea Cerere, tra le tante fanciulle intente a cogliere fiori sulle rive del lago di Pergusa.
« [Plutone] si precipitò verso di lei [Proserpina], che, scortolo, così nero e gigantesco, con quegli occhi di fuoco e le mani protese ad artigliarla, fu colta dal terrore e fuggì leggera assieme alle compagne....Il dio dell'Ade, in due falcate le fu addosso e l'abbracciò voracemente e via col dolce peso; la pose sul cocchio, invano ostacolato da una giovinetta, Ciane, compagna di Proserpina, che tentò di fermare i cavalli, ché il dio infuriato la trasformò in fonte. Ancora oggi Ciane, con i suoi papiri, porta le sue limpide acque a Siracusa »
(Claudiano)
Cerere, madre di Proserpina e dea dell'Olimpo, fu disperata alla notizia della scomparsa della figlia, e invocò l'aiuto di Giove, re di tutti gli dei, per aiutarla a ritrovare la bella Proserpina.
« Dopo nove giorni e nove notti insonni di dolore, decise di rivolgersi a Giove per impetrarlo di farle riavere la figlia; ma Giove nicchiava (come poteva tradire suo fratello Plutone?).
Allora Cerere, folle di dolore, decise di provocare una grande siccità in tutta l'isola. E dopo la siccità venne la carestia e gli uomini e le bestie morivano in grande quantità. Non valevano invocazioni e scongiuri alla dea, che era irremovibile.
Giove inviò Mercurio da Plutone per imporgli di restituire Proserpina alla madre. A Plutone non restò che obbedire. Però, prima di farla partire, fece mangiare alla sua amata dei chicchi di melograno »
(Claudiano)
Al mito di Proserpina ed all'ira di Cerere si fa risalire l'alternanza delle stagioni

mercoledì 12 dicembre 2012

piso pisello



 è un film del 1981, diretto dal regista Peter Del Monte.

La storia, costruita come se fosse una sorta di favola, narra del viaggio di Oliviero, un ragazzo padre (aveva avuto il figlio quando aveva 13 anni, facendo diventare nonni i suoi trentenni genitori sopravvissuti al naufragio ideologico del '68) e di suo figlio a Milano, alle prese con barboni e un orfanotrofio dove il bambino rimane temporaneamente per poi fuggire. Il film termina con l’incontro dei due protagonisti e la loro decisione di tornare a casa.

domenica 9 dicembre 2012

uomini e lesbiche... di Gia Van Rollenoof




... e lo sai quali sono i peggiori?  Quelli che ti si presentano dicendoti cose del tipo – io ti comprendo bene, sai... – oppure – io... pur essendo un uomo, ho un animo sensibile, femminile... – ed ancora – vorrei esserti amico, solo amico... - per poi, sotto, sotto, presentandosi come sofferenti nell'animo, muovendosi a volte anche su un terreno emotivo, sulle leve della tua compassione, fare di tutto per farselo prendere in bocca da te ... portarti a letto.
Sono quelli che quando hanno saputo chi sei, come sei e cosa preferisci, si dichiarano buoni e sinceri amici delle donne, offrendoti, e soprattutto chiedendoti, la loro amicizia, di entrare in confidenza, per poi, alla prima occasione utile, a fronte magari di un tuo momento di fragilità, colpire l'obiettivo!
Sono viscidi… i peggiori! Non solo perché sono ipocriti, ma soprattutto perché pensano che le donne come noi siano delle imbecilli, mostrandoci, anche così, di non tenerci in alcun rispetto.
Nel loro intimo, anche loro, ci vedono come un fenomeno da circo, come se fossimo intimamente sofferenti di un qualche non ben definito timore o complesso d'inferiorità, che ci fa preferire le donne a loro. È questo nostro preferire le donne a loro che  soprattutto che li fa incazzare e che li spinge ad elaborare le loro raffinate tattiche di merda.
Questo si spiega anche nella loro smisurata concezione del proprio, freudianamente parlando, super io: riuscire a farsi una lesbica, rappresenta il massimo per il loro ego; intanto perché nel loro immaginario erotico l'idea di due donne che fanno all'amore li manda letteralmente in estasi… basta vedere quali film e foto vanno per la maggiore nel pianeta porno: quale più dolce carezza al loro orgoglio sapere che a quella strafiga che loro s'immaginano che tu ami, invece potresti preferire lui?
E poi… last but not least, la consapevolezza che se sono stati così bravi da riuscire a portarsi a letto una lesbica, allora, non vi è dubbio… il loro fascino è indiscutibilmente irresistibile! Nulla più di questo li potrebbe far sentire più gratificati ed onnipotenti, e nessun'altra avventura potrebbe essere più degna da raccontare per vantarsi... con gli amici par loro!
Rashida con un sorriso divertito, «e tu, Gia, saresti una che non odia gli uomini?»…

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venerdì 7 dicembre 2012

non vuoi capire? Peggio per te! di Gia Van Rollenoof



..per noi questi sono comportamenti esecrabili, che consideriamo quasi criminali, perché se non il corpo, uccidono l’anima: sono come chi mostra ed offre l’acqua ad un assetato nel deserto, bagnando le sue labbra, per poi negargliela!
A Gia sembrava quasi che Rashida le leggesse nell'anima, leggesse nell'anima di tutte le donne. Quelle sue parole richiamarono alla sua mente sé stessa ed il comportamento che teneva nei riguardi di un certo tipo di uomini. In quel pensiero che le attraversava la mente, «in genere ho un buon rapporto con gli uomini… finché questi si limitano a rimanere dentro ai confini della collaborazione, della cordialità, del rispetto reciproco, senza interferire con il mio personale spazio vitale di cui certo non faccio mistero.
Ma alcuni di loro sono convinti che le lesbiche debbano necessariamente essere una sorta di mostro da baraccone, un loro simulacro mal riuscito, peloso, mascolino… lo capisco dai loro sguardi che non ci credono, quando vengono a sapere che io amo le donne. Nella loro vanagloria, neanche se lo pongono il fatto che io, in quanto femmina, possa preferire le donne a loro, e ci provano lo stesso, continuamente!
Dopo le botte che ho ricevuto, da più giovane in particolare, ora, quando incappo in uno di quegli stronzi, e questo mi capita di continuo, non mi limito più ad evitarlo: ho finalmente imparato che la miglior difesa è l'attacco. Ma siccome ora, differentemente che nel passato, m'incazzo pure, gliela faccio pagare per tutti quelli da cui, per quell'ingenuità che la giovinezza comporta, a suo tempo non mi sono potuta difendere. E non solo, quando capita, e capita spesso, se posso, li faccio soffrire come bestie, e ne vado orgogliosa, ne traggo soddisfazione! Che imparino, teste di cazzo!»
Il suo pensiero correva a quel tipo d'uomo, specie se prestante, attraente, sicuro di sé, che ritiene che le femmine debbano cadere ai suoi piedi e che basta raccoglierle per averle, «noi donne, quando lo vogliamo, lo sappiamo come renderci irresistibili, desiderabili, lo sappiamo come smuovere il testosterone in quegli sciocchi che non sanno vedere al di là del proprio naso.
Quando trovo qualcuno che non ha capito bene quale sia il suo posto, che incomincia a sbavare ed a tirare su la cresta… oddio, quanto mi diverto! Che poi, poverini, sono un libro aperto… basta saper leggere! Lo si capisce dal loro sguardo quanto sbavano.
Pensano che noi donne si sia un terreno di caccia, specie nel Veneto, dalle mie parti, nella provincia in particolare. Se sei una bella donna, magari vestita ed acconciata a modo, elegantemente, non puoi camminare per strada senza essere accompagnata da uno di loro, entrare in un negozio, senza dover sopportare occhiate, apprezzamenti, spesso anche pesanti.
Il fatto è che loro si credono di essere dei cacciatori, ma non lo sono! Si comportano così solo per compensarsi delle loro frustrazioni… desiderare senza poter avere! Auto celebrarsi in quanto maschi inespressi!
Li trovi dappertutto, per strada, nei luoghi di lavoro, sugli autobus… sono come la gramigna! Quei loro sguardi bramosi di averci… che poi sul dunque, bisognerebbe anche vedere, poiché per la gran parte di loro… è più scena quella che fanno che sostanza!
Noi donne abbiamo un'arma potentissima… se non siamo proprio da buttare, ci basta vestirci, truccarci in un certo modo, lasciar cadere una frase incompiuta, uno sguardo e voilà… cadono nella rete come tanti cretini!
Mentre i nostri occhi, il nostro charme, li incoraggiano, loro non lo sanno, neanche lo sospettano che nulla concederemo loro… che mai potranno averci se non siamo noi a volerlo! Conquistatori di merda!
Quand'ero più giovane, quando capivo, mi limitavo ad evitarli; ora non più: mi piace farli impazzire, morire dal desiderio, per poi lasciarli a bocca vuota. Noi donne siamo ben consce di come siamo e soprattutto di come possiamo essere: un pasticcino irresistibile che sembra stare là, pronto per venire gustato e che invece non assaggeranno mai!
Ne ho fatto proprio un'arma micidiale di questa cosa: punirne uno per insegnare a mille!
Credo che in fondo al mio inconscio, lo faccio per vendicarmi di quelli, tra di loro, che si sono comportati male con me e con le donne a cui ho voluto bene, quelli che non mi hanno rispettata… ad incominciare da quel prete nella mia infanzia, per finire a quei ragazzotti della mia adolescenza!
È proprio vero, come si dice, che la vendetta è un piatto da gustarsi freddo. E poi… serve anche a loro, a formarsi e capire finalmente cosa siano il rispetto, la tolleranza, la buona educazione: nulla cambia se non cambia nulla, diceva la buon'anima di mia nonna! E cosa è meglio se non mandarli in crisi, ferirli nell'anima e nell'orgoglio, per indurli a cambiare, per farli finalmente crescere? E poi così imparano anche, una volta per tutte, a non confondere il gioco, la schermaglia, con la realtà delle cose...

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martedì 4 dicembre 2012

women



Women (If These Walls Could Talk 2) è un film per la televisione del 2000, prodotto per la HBO negli USA, seguito del film del 1996 Tre vite allo specchio. Nella cornice di una stessa casa vengono narrate tre storie diverse che si avvicendano con il passare degli anni (1961, 1972, 2000). Diviso in episodi descrive alcune delle difficoltà che due donne innamorate possono incontrare nel loro percorso di coppia. È un film che tocca temi delicati in modo altrettanto delicato e ironico, anche nei momenti più drammatici.

Episodio 1961: Alla morte della propria compagna e convivente, la signora Edith Tree (Vanessa Redgrave) si trova a confrontarsi con i parenti di lei, legittimi eredi...

Episodio 1972: Linda (Michelle Williams), giovane femminista, incontra Amy (Chloë Sevigny) in un locale frequentato da butch, le due s'innamorano ma le compagne politiche di Linda hanno delle difficoltà in relazione all'aspetto molto maschile di Amy...

Episodio 2000: Kal (Ellen DeGeneres) e Fran (Sharon Stone) sono determinatissime a diventare genitrici, prendono in considerazione varie ipotesi: dapprima contattando una coppia gay e poi cercando di accedere all'inseminazione artificiale...

la samaritana



La samaritana (hangul: 사마리아; latinizzazione riveduta della lingua coreana: Samaria) è un film del 2004 diretto da Kim Ki-duk.
Il film è stato presentato nella sezione in concorso alla Festival del cinema di Berlino.

Vasumitra

Jae-Young e Yeo-Jin sono due amiche del cuore e socie in affari per guadagnare i soldi necessari per un viaggio in Europa. La prima lavora come prostituta, mentre la seconda le procura i "clienti" e fa il palo per avvertire l'amica di eventuali retate della polizia. Un giorno per sfuggire ad un blitz della polizia, Jae-Young si getta da una finestra, restando gravemente ferita alla testa. Sul letto di morte la ragazza esprime all'amica il desiderio di rivedere un'ultima volta l'uomo che ama: un cliente incontrato poco prima. L'uomo freddamente acconsente a rivedere Jae-Young, ma solo dopo che Yeo-Jin gli si conceda. La ragazza accetta a malincuore, ma i due arrivano all'ospedale troppo tardi: Jae-Young è morta.

Samaria

In memoria dell'amica, Yeo-Jin allora decide di rintracciare tutti i clienti di Jae-Young, per restituire i soldi guadagnati e prestare i propri favori sessuali. Suo padre, un poliziotto, è devastato quando scopre, casualmente, cosa sta facendo. Comincia a seguirla con discrezione e affronta i suoi clienti, con risultati sempre più violenti. Infine, finisce per uccidere brutalmente un cliente.

Sonata

Successivamente, il padre e la figlia fanno un breve viaggio in campagna, dove entrambi percepiscono qualcosa di sbagliato nell'altro, ma non sono capaci di confrontarsi direttamente. Alla fine, la legge raggiunge il padre, che spera di avere fatto abbastanza per preparare Yeo-jin per la sua vita senza di lui.

Ricezione

Come molti dei film di Kim Ki-duk, La samaritana non è stato un successo al box-office nel suo paese d'origine, ma è stato molto ben accolto all'estero. Infatti si è aggiudicato l'Orso d'argento, il secondo premio al Festival del cinema di Berlino del 2004

il senso di Smilla per la neve



Il senso di Smilla per la neve è un film di genere thriller del 1997, diretto da Bille August, e basato sull'omonimo romanzo (titolo originale in danese: Frøken Smillas fornemmelse for sne) del 1992 scritto da Peter Høeg. Tra gli interpreti principali troviamo Julia Ormond, Gabriel Byrne e Tom Wilkinson.

Nata in Groenlandia, la giovane Smilla Jasperson, attiva e indipendente, oggi vive e lavora a Copenaghen, sentendosi ancora molto legata alla propria cultura d'origine. Un giorno, caduto dal tetto del palazzo dove abita, viene trovato morto a faccia in giù sulla neve Isaiah: un bambino di sei anni, figlio di un'alcoolizzata groenlandese rimasta vedova, che era da tempo l'unico vero amico di Smilla. La polizia liquida subito il caso come un semplice incidente, ma Smilla, osservando le tracce sulla neve del bambino, capisce che sono state lasciate sotto l'effetto della paura e non del gioco. Comincia allora ad indagare personalmente e subito scopre che Juliane, la madre groenlandese di Isaiah, in seguito alla morte del marito avvenuta per una misteriosa esplosione durante un viaggio esplorativo in Groenlandia, riceve una pensione di vedova stranamente alta da parte dei datori di lavoro del marito, che fanno capo ad una potente società. Superando anche l'ostilità del padre Moritz, affermato medico, e grazie all'aiuto di un giovane che vive nel suo palazzo e di cui diventa poi l'amante, Smilla ricostruisce vicende di una missione segreta di trent'anni prima e, imbarcatasi di nascosto su una nave laboratorio, torna su quei luoghi tra i ghiacci. Qui i malefici intrecci tra ricerca scientifica, potere economico e burocrazia statale vengono alla luce e Smilla ha la conferma che Isaiah era stato ucciso

sabato 1 dicembre 2012

osa


VIOLENZA CONTRO LE DONNE: L’ATTRICE STEFANIA ROCCA CON ACTIONAID AL FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA

Stefania Rocca insieme all'attrice protagonista del corto
Rosabell Laurenti Sellers

Sabato 17 novembre, fuori concorso, verrà proiettato “Osa”, regia di Stefania Rocca.

“Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all'amore e ciò che amor vuole amore osa”. Erano queste le parole che pronunciava il giovane Romeo alla sua Giulietta in un dramma che ha attraversato i secoli, i confini e la storia. Il dramma dell’amore che non riesce a realizzarsi, se non nella morte, andando oltre le imposizioni delle famiglie dei due giovani.

Ed è da questo che è partita Stefania Rocca per raccontare nei nove minuti di “Osa”, il corto che l’attrice ha voluto dedicare ad ActionAid, il tema della violenza sulle donne. Passano i secoli e il protagonista è ancora una volta il diritto di scegliere liberamente chi amare. Questa volta però non ci sono due giovani innamorati che si contrappongono alle famiglie di origine, ma al contrario le famiglie di origine che cercano di imporre un matrimonio forzato ad una ragazza che ha invece sognato di poter decidere di se stessa e del suo futuro. 

“Con questo corto ho voluto dare voce a un fenomeno poco conosciuto, come quello dei matrimoni forzati, che è una dei tanti modi di fare violenza contro le donne”, spiega l’attrice Stefania Rocca.  “Ho voluto raccontare il tormento interiore che assale chi è vittima di violenza psicologica, prima ancora che fisica. È per questo che ho deciso di sostenere in prima persona il lavoro che ActionAid porta avanti per combattere la violenza contro le donne. “Osa” vuole essere prima di tutto un incoraggiamento, affinché in qualsiasi parte del mondo le donne possano autonomamente decidere della loro vita, scoprendo di non essere sole”. 

Il corto “Osa” verrà proiettato alla Festa del Cinema di Roma e sarà l’occasione per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo tema, a pochi giorni dalla Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. “Lo scorso 8 marzo è stato un giorno speciale per me e sono andata a conoscere il lavoro che ActionAid, insieme all’associazione Trama di Terre, sta portando avanti sul tema dei matrimoni forzati. Da quell’incontro è nata l’idea di realizzare “Osa”, per contribuire ad alzare il velo dell’informazione su un tema di violenza contro le donne, come è quello dei matrimoni forzati”, spiega Stefania Rocca.

“Osa” racconta di una giovane sposa che, prendendo ispirazione da una frase di “Romeo e Giulietta”, intuisce che il proprio destino non deve necessariamente essere deciso dalle persone che più ami. Viene colta dal dubbio, indecisa sulla sua effettiva possibilità di osare, di andare oltre le imposizioni e le convenzioni. Soltanto quando prende coraggio, incontra persone come lei, come noi, e scopre di non essere sola. 

La giovane sposa è interpretata da Rosabell Laurenti Sellers, attrice che si è appena fatta conoscere al grande pubblico italiano con la fiction “Una grande famiglia”, di cui è protagonista la stessa Stefania Rocca. 

Fonte: http://www.actionaid.it/it/hp_it.html

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