giovedì 28 marzo 2019

Annunciata



vorrei che fosse chiaro.
si tratta di amore.
il mio è amore.
non c'è altra definizione possibile.


la posizione della mano destra


lo sguardo volto "altrove"

sono innamorata.

fonte: NUOVA TEORIA

sabato 23 marzo 2019

gli stupri della Armata Rossa durante l'occupazione della Germania


Con stupri di guerra si intendono le violenze sessuali commesse da soldati durante un conflitto armato, una guerra o un'occupazione militare che vanno distinti dagli abusi sessuali commessi tra soldati in servizio attivo. In questa terribile categoria rientrano anche le situazioni nelle quali le donne sono costrette a prostituirsi o a diventare schiave sessuali delle forze occupanti. Durante le guerre gli stupri sono usati di frequente come strumento di una guerra psicologica nel tentativo di umiliare il nemico o minare il suo morale. Le violenze sessuali sono spesso sistematiche ed i comandanti possono incoraggiare i soldati ad utilizzare violenza nei confronti dei civili. Lo stupro di guerra e la schiavitù sessuale sono riconosciuti dalla convenzioni di Ginevra come crimini di guerra e crimini contro l'umanità. In aggiunta, lo stupro è oggi affiancato al crimine di genocidio quando commesso con l'intento di distruggere, in parte o totalmente, un gruppo specifico di individui. 


Durante le fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, quando le truppe alleate entrarono ed occuparono la Germania, furono commessi diversi stupri di massa, sia durante lo svolgimento delle operazioni militari che nelle seguenti fasi di occupazione. 
Molto note e numerose furono le violenze commesse dall'Armata Rossa, il cui numero si aggira tra le centinaia di migliaia ed i due milioni. 
Quest'ondata di stupri iniziò, in Germania, il 21 ottobre del 1944, quando le truppe sovietiche attraversarono il ponte di Angerapp, sfogando la rabbia nel massacro di Nemmersdorf, prima di essere respinti indietro alcune ore più tardi. Nemmersdorf, un piccolo centro della Prussia Orientale, fu la prima città tedesca a cadere sotto l'occupazione alleate. Il massacro di civili inermi avvenne il 21 ottobre del 1944, quando una brigata appartenente all'11a Armata, nel tentativo d'impossessarsi dei ponti sul fiume Angerapp, si trovò ad affrontare una dura resistenza opposta dall'esercito tedesco. Verso le 7 del mattino, alcuni soldati sovietici si rifugiarono in un bunker dove trovarono diversi civili tedeschi che si nascondevano dalla pioggia di bombe che imperversava sul villaggio. Le 14 persone civili non comprendendo il russo ignorarono gli ordini di abbandonare il bunker. I soldati russi aprirono il fuoco con armi automatiche. Una sola donna sopravvisse. 


A questo iniziale massacro seguirono molti crimini di guerra e la maggior parte di essa fu commessa nella zona d'occupazione sovietica: il numero totale delle donne violentate potrebbe raggiungere l'incredibile cifra di 2.000.000. Il numero potrebbe sembrare eccessiva, ma dobbiamo ricordare che nella solo Berlino furono stuprate almeno 100.000 donne. Questi dati derivano da un'analisi del tasso di aborti riportati dagli ospedali dell'epoca nei mesi successivi gli eventi. Nella sola Berlino morirono circa 10.000 donne dopo l'aborto. Antony Beevor, un noto storico inglese, descrisse le violenze dell'Armata Rossa come “il più grande fenomeno di stupro di massa nella storia”, concludendo che almeno 1.400.000 donne furono violentate nella regione della Prussia Orientale. Le violenze dei militari russi avvenivano su donne tedesche comprese tra gli otto e gli ottanta anni di età. Dopo l'estate del 1945, i soldati russi colti in flagranza di reato cominciarono ad essere puniti, con arresti ed esecuzioni. Gli stupri, tuttavia, continuarono sino all'inverno tra il 1947 ed il 1948 quando le autorità sovietiche confinarono le truppe in baracche, separandole di fatto dalla popolazione civile. 


In Russia vi è ancora una disputa a riguardo delle affermazioni circa le violenze di massa dell'esercito sovietico. Le critiche affermano che le cifre si basano su fonti discutibili e che l'Armata Rossa trattò la popolazione della Germania con rispetto. Il colonnello Ivan Busik, direttore dell'istituto russo di storia militare, scrisse che l'Eroe dell'Unione Sovietica, il generale Ivan Tretiak, gli disse che non vi fu un singolo caso di violenza commesso da un uomo del suo reggimento. Tretiak disse che, anche se voleva lui stesso vendetta, gli ordini di Stalin erano di trattare con umanità la popolazione; aggiunse che, in vasti raggruppamenti militari come quello presente in Germania all'epoca, vi potessero essere fenomeni di condotta indecorosa, dato che gli uomini non avevano avuto contatti con donne per anni. Tuttavia, spiegò che le relazioni sessuali, non erano sempre violenti ma spesso erano consenzienti. Il lavoro di Beevor e altri, relativi a stupri di massa, sono descritti da Tretiak come "sporco cinismo, perché la stragrande maggioranza di coloro che sono stati calunniati non possono rispondere a questi bugiardi". Richard Overy, storico inglese, criticò la visione tenuta da alcuni studiosi russi, asserendo che essi rifiutavano di accettare che i sovietici avessero commesso crimini di guerra durante il conflitto: «[...] in parte ciò fu causato dal loro sentimento che giustificava la vendetta contro un nemico che commise atti peggiori, in parte perché essi scrissero la storia dei vincitori». 


Un ulteriore aspetto da analizzare è quello relativo alla natalità: diversi bambini russi nacquero durante il periodo della liberazione e dell'occupazione. Molti di questi in seguito alle violenze dell'Armata Rossa. Secondo Norman Naimark, autore del libro The Russians in Germany: a History of the Soviet Zone of occupation, non si potrà mai sapere quante donne, o bambine, tedesche furono violentate dalle truppe russe durante l'occupazione, anche se è possibile stimare il numero in diverse centinaia di migliaia, forse due milioni. Inoltre Naimark scrisse: «In molti casi, così come ogni sopravvissuta allo stupro portò gli effetti del crimine con sé fino alla fine della loro vita, l'angoscia collettiva era quasi insopportabile. La psicologia sociale delle donne e degli uomini nella zona d'occupazione sovietica fu segnata dagli stupri dei primi giorni, anche se fondarono la Repubblica democratica tedesca, alla fine del 1949 fino ad oggi.» 
Le donne della Germania dell'Est parlano del Memoriale di guerra sovietico di Treptower Park, a Berlino, come la tomba degli stupratori ignori. 

Fabio Casalini

Bibliografia

Norman M. Naimark, The Russians in Germany: A History of the Soviet Zone of Occupation, 1945–1949, Cambridge, Belknap Press, 1995 

MacDonogh, Giles (2009). After the Reich: The Brutal History of the Allied Occupation. Basic Books

Heide Fehrenbach, Race After Hitler: Black Occupation Children in Postwar Germany and America, Princeton, Princeton University Press, 2005

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

lunedì 18 marzo 2019

Magaldi: Grillo in declino, senza idee. Orfano di Casaleggio

Bei tempi, quando Beppe Grillo attraversava a nuoto lo Stretto di Messina. Grande performance da sempre, lo spettacolo del vitalismo anche fisico del leader, come già Mao nello Yangtze. Era il 12 ottobre 2012, e l’autoironico Vaffa-man aveva 64 anni. Poco prima, ai NoTav “assediati” dalla polizia in valle di Susa, aveva detto: «Un bel giorno, un pugno di cinesi si misero in marcia e alla fine la vinsero, la loro rivoluzione. Bene, ascoltate: voi oggi siete quei cinesi». Era il Grillo che nel 2008 aveva tentato di concorrere alle primarie del Pd, rimediando le pernacchie del profetico Fassino: «Se vuol fare politica, Grillo si accomodi: può sempre fondare un suo partito». Detto fatto: l’ha fondato, ha battuto il Pd nel 2013 alla Camera e adesso, dopo l’alluvione di voti del 2018, è addirittura al governo (dopo aver sfrattato Fassino persino dal Comune di Torino). Ma a quanto pare, l’unica traccia della ventilata rivoluzione, ben poco “cinese”, è la lealtà dei 5 Stelle verso i NoTav, contro la grottesca Torino-Lione. Tutto il resto è evaporato nello zero-virgola del governo gialloverde, dopo le roboanti promesse della vigilia. Ecco perché oggi Grillo deve affrontare la peggiore delle nemesi, con gli ex supporter che bruciano le bandiere grilline davanti al teatri dove l’ex comico si esibisce. Tradimento? Questione di termini. Ma come chiamarla, la burla del finto reddito di cittadinanza, il sussidio nel quale il Sud aveva creduto in massa? L’altro guaio è che il nuotatore dello Stretto è rimasto solo, dopo aver perso Gianroberto Casaleggio.
Tra chi se l’aspettava, la grigia parabola pentastellata, c’è il presidente del Movimento Roosevelt, Gioele Magaldi, osservatore privilegiato della scena italiana e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che fotografa l’identità supermassonica Grillo, la traversata dello Stretto di Messinadei peggiori globalizzatori. Una cupola reazionaria, che ha fondato l’attuale oligarchia del denaro chiamata neoliberismo: pochi ricchissimi, a spese della classe media che si sta impoverendo ovunque. O si cambia radicalmente paradigma, riesumando Keynes – con lo Stato che torna a investire massicciamente, non certo con deficit ridicoli come quello messo insieme dal governo Conte – o prima o poi assisteremo a una ribellione turbolenta e pericolosa. E a bruciare bandiere potrebbero non essere più solo i grillini delusi. In diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Magaldi evoca scenari cupi: dato che in Europa la maggioranza della popolazione sta sempre peggio, precarizzata e terremotata dalle politiche di rigore, è impensabile che si continui così, cioè raccontando – all’infinito – che lo Stato deve “risparmiare”. Prendiamo l’Italia, in avanzo primario da anni: il governo toglie ai cittadini (con le tasse) più soldi di quanti ne conceda in servizi (spesa pubblica). Il saldo, per i contribuenti, è negativo. Risultato: disoccupazione record, Pil crollato, perso il 25% del potenziale industriale. Di fronte a questo, valgono poco i minuetti di Di Maio e le ciance bellicose e velleitarie di Di Battista.
Solo teatro, per canalizzare il dissenso dirottandolo verso obiettivi innocui? Secondo Magaldi, la storia poteva finire diversamente se Gianroberto Casaleggio non fosse prematuramente scomparso, nel 2016. L’ideologo grillino aveva quello che agli altri manca: una visione. Era persino riuscito a convertire al messianismo del web un uomo come Grillo, che un tempo – nei suoi show – fracassava i computer. Non è il caso di santificarlo, Casaleggio senior: aveva i suoi difetti, ammette Magaldi. Per esempio: lo slogan fondante dell’identità grillina, l’idolatria dell’onestà, «ricorda da vicino la “questione morale” agitata dal Berlinguer che convise gli operai a ingoiare l’austerità, la rinuncia ai loro diritti sociali». Per intenderci: «L’onestà non può essere un valore politico: chi ruba deve vedersela coi magistrati, prima che con gli elettori». Una falsa pista, che avvelena l’aria: «La pretesa “diversità morale” dei comunisti italiani, sempre pronti a presentarsi come gli unici onesti in un mondo politico Gianroberto Casaleggiocorrotto – dice Magaldi – rivela il vizio storico di quel comunismo che poi, ovunque sia salito al potere, ha creato oligarchie autoritarie e antidemocratiche».
Se non altro, al di là delle fascinazioni berlingueriane – aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt – Casaleggio si sforzava di proiettare l’oggi nel domani, sulla base di una precisa visione del futuro. Fino a “fabbricare” da zero una nuova leva della politica italiana, spinta da speranze pulite. E’ un fatto innegabile, e si è verificato grazie al coraggio dello stesso Grillo, pronto a sparare i suoi “vaffa”– in assoluta solitudine – contro una casta impresentabile e decadente, avvinghiata ai propri privilegi mentre il paese scivolava verso il baratro della crisi. Poi, però, alla prova dei fatti, l’alternativa ha rivelato giorno per giorno la sua inconsistenza. Programmi deboli, poche idee, città come Roma amministrate in modo inguardabile. Idem il governo: ordinaria amministrazione, sotto la scure di Bruxelles. Cos’è mancato? «Un impianto ideologico solido, da opporre al dogma neo-aristocratico del neoliberismo». Casaleggio avrebbe potuto cambiare il corso delle cose? Forse sì, sostiene Magaldi, anche in base a un indizio rivelatore: «Aveva disposto che il mio saggio, “Massoni”, venisse presentato col massimo risalto sul web grillino. Obiettivo: insegnare ai pentastellati a distinguere tra massoni corretti e massoni sleali, senza sparare nel mucchio. Oggi invece il Movimento 5 Stelle demonizza la massoneria nel suo insieme, con una discriminazione che è pure incostituzionale. E lo fa in modo spregevolmente ipocrita: sa benissimo, infatti, che il governo gialloverde pullula di massoni, sia tra i ministri che tra i sottosegretari».
Per inciso: era massone anche Gianroberto Casaleggio, spiega Magaldi, che in un libro di prossima uscita dettaglierà l’identità massonica dell’ideologo pentastellato. «Il problema – dice – è che la massonofobia è indice di fragilità: se sei debole, cioè senza veri argomenti, hai paura del massone, perché temi che sia più forte di te, in quanto dotato di una maggiore solidità ideologica». E non è vero nemmeno questo: «Oggi, purtroppo, le obbedienze massoniche italiane sono piene di “peones” confusi, che non rappresentano un pericolo per nessuno». La vera massoneria che conta è quella delle Ur-Lodges sovranazionali, che colonizzano le istituzioni italiane, europee e mondiali. Nel suo libro, Magaldi ne smaschera le trame, facendo nomi e cognomi e mettendo alla berlina i supermassoni neo-feudali. E questo, a Gianroberto Casaleggio piaceva: «Ebbi con lui uno scambio breve ma intenso», rivela l’autore. «Resto convinto che sarebbe stato proficuo, il nostro incontro, a partire dal banco di prova delle elezioni comunali di Roma, dove avevamo proposto di affiancare, al gruppo di Virginia Raggi, l’esperienza e la capacità di un economista post-keynesiano come Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt». Puglia, bruciate le bandiere dei 5 StelleForse ci sarebbe stato il tempo di arrivare alle politiche 2018 con programmi meno volatili e con basi economiche assai più solide, da contrapporre all’ordoliberismo disonesto di Bruxelles, incarnato dai tecnocrati della Disunione Europea, tutti al servizio di inconfessabili interessi privatistici.
Invece siamo arrivati al rogo delle bandiere grilline, in Puglia: «Piuttosto ovvio, se avevi promesso un vero reddito di cittadinanza. Cioè, tecnicamente: soldi che lo Stato dovrebbe assegnare a chiunque, a prescindere dal reddito». Una selva di contraddizioni: «Al Sud è molto rilevante l’economia sommersa: il sussidio elargito da Di Maio potrebbe finire a famiglie che campano di lavoro nero, a scapito di famiglie – magari meno abbienti – che invece le tasse le pagano». Meglio, sostiene Magaldi, l’alternativa proposta dal Movimento Roosevelt: il diritto al lavoro sancito per legge dalla Costituzione. Ovvero: lo Stato sarebbe obbligato ad assorbire la disoccupazione. Si parlerà anche di questo, il 30 marzo a Londra, al convegno internazionale promosso alla Westminster University. Tra i relatori lo stesso Galloni, accanto a Ilaria Bifarini, Antonio Maria Rinaldi, Danilo Broggi, Guido Grossi. «Ci sarà anche Pino Cabras, deputato 5 Stelle», annuncia Magaldi: «Storico collaboratore di Giulietto Chiesa, Cabras fece un’ottima presentazione del libro “Massoni” in Sardegna. Qualcuno, nel Movimento 5 Stelle, ha tentato invano di dissuaderlo dal partecipare al nostro evento di Londra. Ma lui ha la schiena diritta, e sa bene che vale la pena misurarsi con noi: insieme a svariati interlocutori europei, nella capitale britannica Cabras con Di Maioavremo modo di mettere a fuoco un vero piano per l’uscita strutturale dall’euro-crisi, che viene presentata come economica e invece è interamente politica».
C’è bisogno di tutte le forze spendibili, insiste Magaldi, per rompere l’incantesimo della paura: la demonizzazione del deficit porta direttamente al declino, attraverso l’austerity. Il che è folle, in un mondo che non è mai stato così ricco di risorse e tecnologie. Quello che serve è “un New Deal rooseveltiano per l’Europa”, ispirato a Keynes: è il modello che – espandendo la spesa strategica – ha storicamente prodotto benessere diffuso, in tutto l’Occidente. Passaggio obbligato: trovare il coraggio politico di dire “no” al pensiero unico che ha inquinato cancellerie, ministeri e tecnocrazie, trasformando la governance europea in un incubo orwelliano fondato sulla post-verità. Verrà il giorno, dice Magaldi, in cui gli oligarchi soccomberanno. «E alla fine ci ringrazieranno – aggiunge – perché, senza un’inversione di rotta, la situazione sociale in tutta Europa si farà insostenibile», come dimostrano in modo squillante gli stessi Gilet Gialli in Francia. Certo, la rivoluzione della trasparenza ha un costo: ne sapeva qualcosa il leader svedese Olof Palme, assassinato a Stoccolma nel 1986. Voleva un’Europa libera e socialdemocratica, con pari opportunità per tutti. Tra i valori fondanti, il socialismo liberale di Carlo Rosselli, assassinato dai fascisti e detestato dai comunisti, e il sovranitarismo panafricano per il quale perse la vita Gioele MagaldiThomas Sankara, leader carismatico del Burkina Faso, portavoce della ribellione contro la schiavitù neo-coloniale del debito.
Rosselli, Palme e Sankara sono le tre icone che il Movimento Roosevelt ha scelto di illuminare, al convegno in programma il 3 maggio a Milano col patrocinio del Comune, alla vigilia delle europee: un’occasione – anche – per pesare le intenzioni dei candidati dei vari schieramenti politici in rotta verso Strasburgo. A che punto è la notte del neoliberismo? Lo capisce, il Pd zingarettiano, che per aiutare l’Italia deve buttare a mare 25 anni di fallimentare centrosinistra? Si rende conto, la Lega di Salvini, che non basta alzare dighe contro i disperati che arrivano dall’Africa? E i 5 Stelle, a loro volta, che intenzioni hanno? In Europa pensano di fare la stessa melina che stanno inscenando a Roma – ottenendo il falò delle loro bandiere e il tracollo dei consensi alle regionali – o comprendono che è il caso di compiere un drastico cambio di passo, come forse lo stesso Casaleggio avrebbe raccomandato? Magaldi ha idee terribilmente chiare: serve un network trasversale di politici “bonificati” dalla bugia neoliberista. Un’Europa democratica, sovrana, liberalsocialista. Investimenti robusti, epocali, per relegare il fantasma dello spread nella spazzatura della storia. Come ci si può arrivare? Formando politici nuovi, in tutta Europa. La consapevolezza della necessità del cambiamento crescerà in modo inesorabile, sostiene Magaldi. Fino al bel giorno in cui qualcuno dovrà mandarli a stendere per davvero, i signori di Bruxelles. Con ben altro coraggio che quello sin qui dimostrato dal governo Conte, e dai 5 Stelle smarriti e orfani di Casaleggio.

fonte: LIBRE IDEE

venerdì 15 marzo 2019

chi ha ucciso Kevin Spacey?

LET ME BE FRANK
di Rosario Picolla



La serie House of Cards ha riscosso molto successo, un po' perché Kevin Spacey - nei panni di Francis Underwood, politico spietato e senza scrupoli - e' un attore fenomenale, un po' perché descrive quelle che sono le vere dinamiche del potere: per intenderci, quelle che si svolgono dietro le quinte.
Molte situazioni, infatti, vengono descritte in maniera assai verosimile: soffiate alla stampa per screditare gli avversari politici, macchina del fango e gogna mediatica, coinvolgimento negli affari della "res pubblica" di multinazionali, finanza e lobby varie aventi fini privati e spesso inconfessabili, corruzione generalizzata, ecc.
Mancava soltanto una fattispecie, presente nell'episodio 8 della stagione V.
I produttori della serie non si sono ispirati dal nulla: viene, infatti, portato in scena il rito della "Cremation of Care", tipico della società paramassonica di nome "Bohemien Club" (qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=RoO6pwhGoFA&t=27s&fbclid=IwAR0A7E4wqt7cDotZ-fL9pdTJ51P4WLl4K19vgCRGe5oTkjzaxqNFw17rQ3k), per dar modo allo spettatore di comprendere un fatto molto semplice - ma allo stesso tempo molto importante - su cui sarebbe auspicabile avviare una profonda riflessione: nel cosiddetto "back office" del potere, esistono entità più potenti di quelle finanziarie.
Le cerchie di potere, infatti, non si esauriscono ai vertici delle istituzioni o al livello politico, ma nemmeno alle oligarchie del denaro e ai servizi di intelligence.
Vanno oltre: assumono una dimensione occulta, rituale ed esoterica, e - per questa ragione - sono avvolte da un fitto cono d'ombra.
Coloro che ne fanno parte, non sono esattamente gli ultimi arrivati.
In questo episodio, viene praticamente gettato un fascio di luce su questi "ambienti" e ciò deve aver dato fastidio, a più di "qualcuno".
L'ultimo che fece una cosa del genere fu Stanley Kubrick, con Eyes Wide Shut e la famosa scena del rito di magia sessuale.
Il caso - il caso? - volle che morì prima di vedere completato il suo film.
Stanley Kubrick pare fosse anche parte integrante di tali ambienti, ma non in totale armonia con la loro weltanschauung.
Dopo quella famosa scena, Victor Ziegler (personaggio impersonato da Sydney Pollack: altro frequentatore di cenacoli esoterici), rivolge a Bill Harford (Tom Cruise) le seguenti parole:

"Io non credo che ti rendi conto del casino in cui ti sei cacciato ieri notte. Chi pensi che siano quelli là? Non era mica gente qualsiasi, sai? Se io ti dicessi i loro nomi - e non te li dico, ma se te li dicessi... - non dormiresti più tranquillo...".
Finita la quinta stagione di House of Cards, alcuni si ricordano improvvisamente di aver subito, trent'anni prima, abusi da parte di Kevin Spacey.
Il tempismo con cui arrivano queste denunce desta più di un sospetto; Kevin Spacey è al centro di un processo mediatico e la sua carriera viene seriamente compromessa, dopo essere stato anche licenziato dalla produzione della serie e allontanato da altri progetti Netflix.
L'attore, a tutti gli effetti, viene preso di mira con la stessa, identica, metodologia descritta in House of Cards. Come a dire: "chi di spada ferisce, di spada perisce".


Improvvisamente, però, in data 24 Dicembre 2018, alla vigilia di Natale, appare un video intitolato "Let me be Frank" (al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=JZveA-NAIDI), dove Spacey recita le seguenti parole:
"So cosa volete. Sì, hanno provato a separarci, ma quello che ci unisce è troppo forte, è troppo potente. E dopotutto abbiamo condiviso tutto, voi ed io. Io vi ho detto i miei più profondi e più oscuri segreti. Vi ho fatto vedere esattamente quello di cui le persone sono capaci.
Vi ho scioccato con la mia onestà, ma soprattutto vi ho messi alla prova, e vi ho fatto pensare.
E vi siete fidati di me, anche se sapevate che non avreste dovuto. Non importa quello che dicono, quello che imbarazza. So quello che volete. Volete che io torni.
Alcuni credono a quello che hanno sentito e si aspettano che io confessi, che ammetta che tutto quello è stato detto è vero e che ho avuto quello che mi meritavo. Non sarebbe semplice se tutto si chiudesse con una mia ammissione?
Non sarebbe facile? Ma sia voi che io sappiamo che non è mai così semplice, né in politica, né nella vita. Ma voi non credereste alle peggiori cose senza prove, vero? Non arrivereste immediatamente a giudicare senza fatti, vero? Lo fareste? No, non voi. Voi siete più intelligenti.
Ve lo prometto. Se non ho pagato il prezzo per le cose che ho fatto, di sicuro non pagherò il prezzo per le cose che non ho fatto. Di certo diranno che sono senza rispetto perché non mi sono comportato secondo le regole, come se finora avessi giocato con le regole stabilite da qualcuno.
Non l'ho mai fatto. E voi l'avete adorato. Eppure, nonostante tutti i titoli di giornali, i giudizi, l'impeachment senza processo, nonostante tutto, anche la mia stessa morte, mi sento incredibilmente bene. E la mia fiducia aumenta ogni giorno di più nella certezza che presto avrete tutta la verità.
Ma, aspettate un momento. Voi finora non mi avete visto morire, non è vero? Le conclusioni possono essere molto ingannevoli. Sentite la mia mancanza?".

A primo impatto, questo video suscita le stesse sensazioni di un trailer o un episodio di House of Cards.
Pensandoci bene, però, il tutto assume un contorno abbastanza inquietante: a ben vedere, sembra che sia proprio Francis Underwood ad impersonare Kevin Spacey, e non il contrario!
L'attore, dopo aver subito un trattamento identico ai meccanismi descritti nella serie, decide di rispondere a tono, con linguaggio in stile Underwood, e confondere volutamente i livelli tra reale e fiction cinematografica.
La vicenda, dunque, non sembra essere finita qui: è questo il messaggio che traspare, indirizzato, da una parte, al proprio pubblico, come a voler rassicurare i fan; dall'altra, come un avvertimento nei confronti di coloro che hanno messo in moto tutta questa serie di eventi ai suoi danni.
Ne risentiremo parlare presto.

fonte: MAESTRO DI DIETROLOGIA

domenica 10 marzo 2019

Joy Division (la divisione della gioia)


Il 18 maggio del 1980 moriva, suicida, Ian Curtis, il cantante del gruppo musicale Joy Division. Il ragazzo, all’epoca dei fatti aveva solo 23 anni, s’impiccò ad una rastrelliera nella cucina della propria casa di Macclesfield, nel Regno Unito. Il gruppo formatosi nel 1976 come Stiff Kittens, modificò il proprio nome in Warsaw nei mesi successivi l'ingresso di Curtis. Raggiunta una certa popolarità nell’underground inglese, nel 1978 Ian Curtis decise di modificare nuovamente il nome della band, anche per evitare confusione con un gruppo londinese noto come Warsaw Pakt. Curtis scelse come nome del gruppo Joy Division ispirandosi al romanzo del 1955 La casa delle bambole di Ka-Tzetnik 135633. Il termine fittizio designava, nei lager nazisti, le donne prigioniere destinate all’intrattenimento sessuale di soldati tedeschi e prigionieri collaborazionisti. Ka-Tzetnik 135633 fu uno pseudonimo utilizzato dallo scrittore polacco, poi naturalizzato israeliano, Yehiel Feiner. KZ sono le iniziali di Konzentration Zenter (campo di concentramento). Ogni prigioniero di un KZ aveva un numero personale di matricola tatuato sul braccio sinistro. Alla Casa delle bambole sono seguiti altri libri, tra cui Piepel e La fenice venuta dai lager. Non mancarono le critiche riguardo alla crudezza delle sue opere e ad un certo indulgere sugli aspetti sessuali, quali la prostituzione e gli abusi sui bambini. Non apparve mai in pubblico sino al 1961, quando fu testimone chiave al processo Eichmann. In quella circostanza, ricordando le vittime dell’Olocausto, lo scrittore svenne.

Nel libro La casa delle bambole, Ka-Tzetnik 135633 utilizza il termine fittizio di Joy Division, Freudenabteilung nell’edizione tedesca, per identificare i bordelli dei campi di concentramento nazisti. I luoghi per la fornitura di servizi per la concessione di benefici ai detenuti, abbreviato in KZ-System, all’interno dei lager esistettero dal 1942 al 1945. I bordelli, tecnicamente Sonderbauten ovvero edifici speciali, furono attrezzati nel 1942 a Mauthausen e Gusen, nel 1943 a Buchenwald, Auschwitz, Birkenau e Monowitz e nel 1944 a Dachau e Mittelbau-Dora.
L’idea di istituire bordelli nei campi di concentramento risale ad una visita del capo delle SS, Himmler, a Mauthausen. Il gerarca nazista ritenne assai scarsa la produttività dei prigionieri nelle cave circostanti il lager e pensò d’incrementarla offrendo un incentivo: la possibilità di visitare l’edificio speciale, il Sonderbauten. Secondo i gerarchi nazisti, la bassa produttività dipendeva anche dalla scarsità di cibo, dalle violenze quotidiane e dalle cattive condizioni igieniche.


Pensarono di risolvere il problema sfruttando le donne come incentivo.
Himmler dispose che tutti i principali lager fossero forniti di donne da impiegare come prostitute. La gran maggioranza delle ragazze proveniva dai lager di Ravensbruck ed Auschwitz. Secondo alcune stime, il 70% delle donne costrette a prostituirsi era d’origine tedesca, le altre provenivano dai paesi occupati come la Polonia o l’Ucraina. Le italiane e le ebree erano escluse dalla prostituzione all’interno dei campi di concentramento poiché ritenute contaminanti per il loro sangue non ariano. Le prescelte erano tutte sotto i 25 anni d’età e costrette a prostituirsi dopo aver subito violenze e stupri a ripetizione. Alle ragazze fu promessa la concessione della libertà dopo sei mesi d’attività.
Inutile aggiungere che nessuna di loro ottenne quanto promesso.
L’istituzione dei bordelli fu propagandata anche con la giustificazione morale che in questo modo si evitava il più possibile la degenerata omosessualità diffusa nei campi tra i prigionieri, e non solo tra loro. 



Chi erano gli utilizzatori degli edifici speciali?
I bordelli dei lager potevano essere utilizzati dal personale di guardia al campo, dagli internati criminali comuni ed in generale dai prominenti di razza ariana. Da quest’utilizzo erano esclusi gli ebrei ed i prigionieri di guerra russi.
I Sonderbauten avevano un regolamento per la concessione d’agevolazioni per i prigionieri, introdotto nel maggio del 1943. Secondo tale regolamento, le donne destinate a prostituirsi avevano ritmi di lavoro più blandi rispetto alle altre internate ed erano impiegate in lavori leggeri sino alle 20, orario destinato alla prostituzione. 
Le ragazze, in cambio dell’attività nei bordelli, ricevevano razioni di cibo più sostanziose, aumentando in questo modo la possibilità di sopravvivere alle durissime condizioni di prigionia.
Le gravidanze erano del tutto assenti poiché le ragazze erano, normalmente, sterilizzate, senza anestesia, sin dall’arrivo nei lager. Nel caso in cui la ragazza rimanesse incinta, il personale medico del campo ricorreva immediatamente all’aborto.
Secondo Robert Sommer, autore del libro Das KZ bordell, nonostante il panorama di bestialità nascevano dei sentimenti perché “per i prigionieri la motivazione alla base della visita non era necessariamente quella di fare sesso, bensì quella di sentirsi di nuovo come una persona; alcuni facevano regali alle ragazze e c’è anche un caso in cui un uomo e una donna conosciutisi in un simile bordello si sono poi sposati dopo il 1945”.


Secondo Alessandra Chiappano, autrice di Essere donne nei lager, dopo la fine della seconda guerra mondiale si tentò di far passare sotto silenzio la prostituzione nei campi di concentramento, anche per la mancata testimonianza delle vittime che si ritenevano in qualche modo colpevoli di essere sfuggite alla sorte delle altre donne prigioniere. 
In questo contesto, entrambi gli stati tedeschi, supponendo la complicità delle ragazze, si trovarono concordi nel negare alle donne sia la condizione di vittime che il risarcimento per gli enormi dolori provati all’interno dei lager.
Solo negli ultimi vent’anni i Lagerbordell iniziarono ad essere conosciuti al grande pubblico grazie all’opera di alcuni scrittori che rilevarono quest’ulteriore forma di tragedia della Germania nazista. 

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia

Alessandra Chiappano, Essere donne nei lager, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia, Casa Editrice Giuntina, 2009

Robert Sommer, Das KZ Bordell, Schöningh, Paderborn 2009

Helga Schneider, La baracca dei tristi piaceri, Ed. Salani, 2009

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

sabato 2 marzo 2019

Tsantsa, l'antico rituale delle teste rimpicciolite


Ilse Koch morì, suicida, il 1 settembre del 1967. La donna, nata Kohler, era la moglie di Otto Koch, comandante del campo di concentramento di Buchenwald. La Koch fu soprannominata la cagna di Buchenwald dagli internati per il suo sadismo nei confronti dei prigionieri. Secondo i testimoni Ilse Koch scuoiava i tatuaggi degli internati per farne paralumi ed imbandiva la tavola con delle tsantsa. Purtroppo non erano solo parole poiché una di queste tsantsa fu presentata, come prova, al Processo di Norimberga dal Pubblico Ministero statunitense Thomas J. Dodd.
Le tsantsa, anche dette teste rimpicciolite, sono teste umane preparate in modo particolare, utilizzate a scopo rituale, commerciale oppure esibite come trofei.
Le tsantsa più note sono preparate dagli indigeni del bacino del Rio degli Amazzoni, dai nativi della Melanesia e da europei allo scopo di ricreare questa pratica. In Amazzonia i soli popoli noti per preparare le tsantsa sono gli Shuar dell'Ecuador e del Perù.
Gli Shuar sono una tribù indigena ubicata nel sud ovest della foresta Amazzonica, nella zona dell'Ecuador e di una parte del Perù. Questa tribù è riuscita a resistere al dominio sia dell'impero Inca che dei conquistadores. Attualmente si trovano a combattere contro l'espansione delle multinazionali per difendere il proprio territorio e le proprie credenze.
Una delle caratteristiche principali di questo popolo è il rituale della testa ridotta. Nel corso degli ultimi decenni questa usanza ha subito una drastica riduzione, sia per la promulgazione di leggi che la vietano che per l'intervento dei salesiani che ritengono tale rituale barbaro e privo di ogni significato.
La preparazione delle tsantsa aveva un notevole valore religioso poiché, gli Shuar, ritenevano che il rimpicciolimento della testa di un nemico potesse imprigionarne lo spirito, costringendolo a servire il cacciatore di teste. Inoltre il ridimensionamento della testa aveva lo scopo di impedire che lo spirito del defunto potesse tornare per vendicare la propria morte. Questo avveniva perché gli Shuar credevano all'esistenza di tre spiriti fondamentali: il Wakani, innato in ogni uomo ed in grado di sopravvivere alla morte dello stesso, l'Arutam, spirito che proteggeva l'uomo da una morte violenta, ed il Muisak, spirito vendicativo che era evocato quando una persona veniva assassinata.
Per impedire al Muisak di utilizzare i propri poteri, si tagliava la testa del nemico sottoponendola in seguito al processo di rimpicciolimento. Tale rituale era usato come monito per il nemico. Le teste ridotte venivano utilizzate nel corso di cerimonie o feste religiose che celebravano le vittorie della tribù.


Il rituale era eseguito da un guerriero che aveva dato prova di coraggio e che dimostrava una grande preparazione. La scelta del guerriero era importante perché per gli Shuar tagliare la testa al nemico simboleggiava la fine della guerra tra due tribù. Il rituale avveniva nel modo seguente: dopo aver ucciso il nemico, il guerriero Shuar procedeva a recidere la testa del nemico, a separare il cranio dalle pelle ed a levare gli occhi ed il cervello. Finite le operazioni di pulizia, il cranio veniva cucito, come i restanti fori. A questo punto, il guerriero introduceva una roccia di dimensioni ridotte all'interno della sacca di pelle umana. In seguito la testa veniva sommersa in un recipiente con acqua bollente ed erbe aromatiche. Il rituale era accompagnato da canti spirituali ed avveniva in un luogo segreto all'interno della foresta.
Trascorse alcune settimane, si estraeva la roccia per sostituirla con una di dimensione ancora più ridotte. L'ultima operazione consisteva nel tingere la testa di nero con il carbone. Con il trascorrere del tempo i capelli della tsantsa continuavano a crescere, anche se di poco, e la testa rimpicciolita conservava i lineamenti originali del volto del defunto.
Il rituale perse progressivamente il suo valore simbolico e religioso a causa della scoperta di queste tribù da parte degli occidentali. Gli tsantsa suscitarono un grandissimo interesse negli antropologi e nei collezionisti, arrivando a creare un vero e proprio mercato nero di teste rimpicciolite. La richiesta degli occidentali fu tale che gli Shuar erano disposti ad uccidersi a vicenda pur di soddisfare la domanda. Inizialmente gli Shuar domandavano, in cambio di una tsantsa, armi da fuoco (un'arma per una testa). Con il trascorrere del tempo gli indigeni smisero di chiedere oggetti in cambio delle teste rimpicciolite a favore del denaro.


Il collezionismo ebbe un sostanziale decremento quando le autorità ecuadoriane, in accordo con quelle peruviane, emanarono leggi per contrastare tale fenomeno.
Ma l'essere umano, a qualunque latitudine viva, cerca di emergere per furbizia.
Così già a partire dalla fine del XIX secolo, le popolazioni di Colombia, Panama ed Ecuador, che non avevano rapporti con gli Shuar, iniziarono a realizzare false teste rimpicciolite. Per alimentare il mercato nero queste popolazioni utilizzavano teste di cadaveri prelevate dagli obitori; quando scarseggiavano resti umani, decisero di utilizzare teste di scimmia o di bradipo.
La diffusione delle repliche fu tale che, nel 2001, Kate Duncan scrisse: “si ritiene che l'80% delle tsantsa che si trovano nei musei o in mano ai privati siano false”.

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia

Kate C. Duncan, 1001 Curious Things: Ye Olde Curiosity Shop and Native American Art, University of Washington Press, 2001

Bennett Ross, Jane. 1984 "Effects of Contact on Revenge Hostilities Among the Achuara Jívaro," in Warfare Culture, and Environment, ed. R.B. Ferguson, Orlando: Academic Pres

Lawrence Douglas, “The Shrunken Head of Buchenwald: Icons of Atrocity at Nuremberg,” Visual Culture and the Holocaust, (New Brunswick, New Jersey: Rutgers University Press, 2001

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.