sabato 31 agosto 2013

Serafino




è un film del 1968 diretto dal regista Pietro Germi.

Il giovane Serafino Fiorin, pastore del gregge dell'avido zio Agenore e della bonaria zia Gesuina, dopo essere tornato dal servizio militare, congedato anzitempo per "insufficienza mentale", rivede una sua giovane cugina, Lidia, e ne diventa l'amante.
Nel frattempo, ha modo di incontrare anche Asmara, uno strano tipo di prostituta, madre di quattro bambini, con la quale riallaccia una relazione. Quando la zia Gesuina muore d'infarto, Serafino, che era il suo prediletto, si trova erede di tutti i suoi beni e comincia a beneficare i suoi amici con generosità, dando l'impressione di voler dilapidare il patrimonio, per la costernazione di suo zio Agenore, che riesce a farlo interdire.
Questo avvenimento non turba Serafino, che, una sera, accetta di passare la notte nella camera di Lidia, dove però lo aspetta lo zio Agenore, che lo costringe ad accettare le nozze con la figlia. Giunto in chiesa per il matrimonio, Serafino dice sì venti volte, ma in modo sbagliato, davanti al celebrante, e dopo si trova costretto a sposare Asmara, per creare insieme a lei un nuovo tipo di famiglia, adatto al suo spirito indipendente e scanzonato.

Produzione

«Il primo provino di Celentano per questo film andò malissimo. Adriano fu scartato da Pietro Germi, il quale disse che, con quella faccia da gangster, Adriano era buono solo a fare film gialli. Germi spiegò a Celentano che Serafino è uno che ride, che è sempre aperto. Allora Celentano gli chiese un altro provino e lì cambiò tutto: Germi rimase entusiasta e durante tutta la prima settimana di lavorazione controllò che Serafino non tornasse Celentano», da una dichiarazione di Gino Santercole.

Location

Il film è stato girato in massima parte nel comune di Arquata del Tronto e nelle sue frazioni, tra le quali spiccano Spelonga e Capodacqua, per le numerose scene interne ed esterne girate. Infatti la scena finale, la panoramica in montagna, riprende proprio il monte Vettore con l'anello dei Sibillini e la Piana di Castelluccio, che si trovano tra le province di Ascoli Piceno (Arquata), Perugia (Norcia) e Macerata (Visso). Altre scene sono state girate in Abruzzo a Campo Imperatore (L'Aquila).Alcune scene del film sono state girate anche ad Amatrice.

Colonna sonora

Musiche originali di Carlo Rustichelli. La canzone «La storia di Serafino» è cantata da Adriano Celentano. L’altra canzone del film, «La ballata del pastore», è invece cantata da Pietro Germi ("doppiando" nel canto l'attore Nazzareno Natale).

Distribuzione

Distribuito dalla Cineriz il 17 dicembre 1968. Doppiaggio affidato alla CDC.

Curiosità

Il film, vietato ai minori di 14 anni, dopo avere circolato per molti anni nelle sale cinematografiche di seconda visione, fu trasmesso per la prima volta in tv il 1° gennaio 1980 quasi in contemporanea da due emittenti estere visibili sul territorio italiano: Telecapodistria alle ore 20.45 e Telemontecarlo alle ore 21.

venerdì 30 agosto 2013

la gatta sul tetto che scotta




Cat on a Hot Tin Roof è un film del 1958 diretto da Richard Brooks, tratto dall'omonimo dramma teatrale di Tennessee Williams.


Una notte, sul tardi, Brick Pollitt posiziona le barriere di corsa ad ostacoli lungo lo stadio, ricordando i tempi in cui era un giocatore di football. Benché sia ubriaco, decide di effettuare il percorso, ma cade, procurandosi una ferita alla gamba che lo costringerà a portare le stampelle. Insieme a sua moglie, Maggie "la Gatta", è in visita dai suoi genitori nella loro casa nel Mississippi, per festeggiare il 65º compleanno di suo padre, Harvey "Big Daddy". Depresso, Brick decide di trascorrere le sue giornate dentro casa, bevendo, e restando impassibile di fronte ai disperati tentativi di seduzione ad opera di sua moglie nonché ai dubbi di lei circa la lealtà del fratello maggiore di Brick e della cognata riguardo all'eredità del padre.
Harvey, padre di Brick, di ritorno dall'ospedale, non è al corrente di essere malato di cancro poiché la famiglia ed i dottori rifiutano di parlargliene; neanche sua moglie, Ida "Big Mama", sa del suo male incurabile. Maggie insinua in suo marito il dubbio sulla salute del padre, confermato poi dal medico di famiglia, cosa che getta ancora più nello sconforto Brick. Maggie vorrebbe un riavvicinamento tra padre e figlio non solo per l'eredità, ma Brick si rifiuta. Segue una litigata molto accesa fra Brick ed il padre. E quando Harvey, furente con Brick perché alcolizzato, gli domanda il motivo della sua ostinazione, il figlio, arrabbiato, non risponde e se ne va. La sua idea è fuggire, ma viene fermato e fatto ragionare da Maggie.
La ragione alla base della depressione di Brick risale a qualche tempo addietro, quando lui ed il suo amico Skipper giocavano nella stessa squadra di football. Brick sposò Maggie, mentre Skipper divenne la sua ombra, adorato da Brick perché convinto che la squadra funzionasse solo grazie a lui. Brick è convinto che il suicidio di Skipper sia colpa di Maggie e della loro relazione. Maggie nega e in un crescendo di dialoghi le verità familiari emergono sempre più nitidamente. Skipper ci ha provato con Maggie solo per far sì che lei e Brick si lasciassero. Brick in questo modo non sarebbe più stato solo preso dal suo matrimonio e quando lui dimostrò di tenere più a Meggie che a lui, Skipper non poté far altro che suicidarsi. Big Daddy, fatta luce sulla vita di Brick, interrogando Maggie, chiama a raccolta la famiglia. Scopre quindi il tentativo di circuirlo da parte del figlio maggiore e della nuora; scopre che in fondo la moglie Ida, che per trent'anni gli è stata accanto nel bene e nel male, forse merita qualcosa. Decide che per il tempo che gli rimane si impegnerà a visitare le sue proprietà, a godersi la vita e la famiglia e si renderà conto che suo padre, morto in assoluta povertà lasciandogli solo una valigia di cartone, gli ha in realtà lasciato l'eredità più bella, dei ricordi felici: "lo amavo quel vagabando" dirà Big Daddy.
Maggie nel frattempo ha mentito dichiarando di aspettare un figlio da Brick per mettere a tacere la cognata, la quale irrompe urlando che è una menzogna. Brick prende le difese della moglie e la chiama. Maggie si precipita verso di lui, chiude la porta dietro di sé e Brick termina il film con la frase "Maggie, vieni qui, facciamola finita con le bugie e coi bugiardi", per poi darle il bacio tanto atteso.

Il tema dell'omosessualità

In occasione della trasposizione sullo schermo, per non incappare nelle maglie del Codice Hays che proibiva anche la semplice menzione delle "perversioni sessuali", fu soppressa la tematica originaria del testo teatrale: Brick, un atleta, non riesce a desiderare la bellissima e focosa moglie perché non si è mai ripreso dalla morte (per suicidio) di un compagno di squadra, Skipper, di cui era innamorato, senza però sapere o accettare di essere omosessuale. O meglio, più che non sapere, annega nell'alcol qualunque barlume di consapevolezza rischi di venire a galla.
Questa riscrittura creò qualche incongruenza nella vicenda, che privata della motivazione centrale del dramma ha aspetti psicologicamente deboli (nel film Brick è traumatizzato sia perché ha perso un compagno di squadra, le cui doti aveva idealizzato, sia perché gli è crollato un mito quando lo ha visto flirtare con la moglie).
Anche la causa scatenante del dramma (il tentativo di seduzione di Skipper da parte della moglie, nel tentativo di ingelosire il marito e interessarlo a sé) assume ben diverso rilievo drammatico a seconda che si tratti, come nel testo teatrale, di uno shock per la delusione provata nei confronti dell'uomo amato, o di una delusione per il venir meno di una figura di amico idealizzato. Del resto, nel film stesso Skipper emerge in realtà come atleta mediocre, che vive di luce riflessa di Brick, che lo trasfigura perché lo ama, e non il contrario.
Ciononostante il film è considerato un classico, anche grazie alle interpretazioni magistrali di uno smagliante Paul Newman, un vulcano di rabbia repressa e infelicità inesprimibile, che dirige contro sé stesso autodistruggendosi, e di un'elettrizzante Elizabeth Taylor che rende onore al titolo, donna passionale, sinceramente innamorata e disposta a tutto per riavere l'uomo che ama, ma proprio perché innamorata incapace di credere alla vera causa del suo disinteresse.

mercoledì 28 agosto 2013

le stronzate del ciambellano


il nemico alle porte




Enemy at the Gates, è un film del 2001 diretto da Jean-Jacques Annaud, con Jude Law, Joseph Fiennes e Ed Harris.


Il 20 settembre 1942, la giovane recluta dell'Armata Rossa Vasilij Grigor'evič Zajcev giunge a Stalingrado mentre la città è in gran parte occupata dall'esercito tedesco. Il suo primo impatto con la guerra è difficile, a causa del caos che regna nell'organizzazione delle difese sovietiche, ma in seguito riesce a mettersi in luce grazie alla sua straordinaria abilità come tiratore, un'abilità appresa negli Urali. Lo stesso giorno del suo arrivo, Vasilij conosce il politruk Danilov che, dopo aver notato le doti di tiratore di Vasilij, ha l'idea di utilizzarlo come personaggio simbolo della propaganda sovietica. L'idea viene accolta dal nuovo responsabile militare della città, Nikita Sergeevič Chruščёv, che promuove Danilov assegnandolo allo Stato Maggiore e trasferisce Vasilij alla divisione tiratori scelti.
Nella nuova veste di cecchino, Vasilij incomincia a mietere talmente tante vittime fra i soldati tedeschi, da attirare su di sé l'attenzione dello Stato Maggiore tedesco, il quale decide di inviare dalla Germania il miglior tiratore di cui dispone l'esercito tedesco, il maggiore König, con il compito specifico di eliminare il cecchino russo. I primi scontri tra i due si risolvono a vantaggio del tiratore tedesco che riesce a eliminare tre compagni di Vasilij.
Il giovane russo è scoraggiato, ma Danilov lo rassicura rivelandogli che Saša, un bambino russo che è riuscito a conquistarsi la fiducia di König, farà il doppio gioco informandolo della posizione del nemico.
Nei giorni seguenti Vasilij si salverà miracolosamente dopo essere stato sotto la linea di tiro del suo rivale tedesco, e questo farà scoprire a König il doppio gioco di Saša, che verrà da lui impiccato e lasciato appeso, confidando che la sua vista faccia uscire Vasilij allo scoperto. Danilov raggiunge Vasilij, mentre questi è sempre in attesa di scorgere il rivale tedesco, e lo informa della morte di Tania, la sua ragazza, a causa dello scoppio di una granata. Colpito dallo sconforto, sentendosi colpevole della morte di Saša, Danilov decide di aiutare Vasilij a scoprire la postazione di König anche a rischio della propria vita e, sporgendosi, viene immediatamente colpito a morte da König. A questo punto König esce dal suo nascondiglio, pensando di aver colpito Vasilij, ma si accorge troppo tardi che l'uomo che ha colpito non è Vasilij, che invece è di fianco a lui, e con rassegnazione si abbandona alla sua sorte.
Alcuni mesi dopo, il 3 febbraio 1943, giorno della fine della battaglia, Vasilij trova l'indirizzo di un ospedale dove, grazie alle suppliche della madre di Saša, Tania era stata ricoverata agonizzante, riuscendo a ritrovarla viva, convalescente, e può riabbracciarla. Il film termina, prima dei titoli di coda, con alcuni cenni storici sul reale Vasilij: il riconoscimento di Eroe dell'Unione Sovietica e l'esposizione del suo fucile al Museo di Storia di Stalingrado (oggi Volgograd).

Film e realtà

- Nel suo libro Notes of a Russian Sniper: Vassili Zaitsev and the Battle of Stalingrad Zaitsev descrive il suo duello, confermato solo da fonti sovietiche, con il cecchino tedesco raccontando di averlo scoperto facendo sollevare dal suo nascondiglio un elmetto al suo compagno. Il tedesco aveva sparato colpendo l'elmetto e quindi si era sporto da sotto la lastra di metallo dove si era appostato per controllare l'efficacia del suo colpo e allora Zaitsev lo aveva colpito a morte («The German believed that he had finally got the Soviet sniper he had been hunting for four days, and half raised his head from beneath the sheet of meta» ).
Nel racconto non viene citato il nome del cecchino il presunto colonnello (Standartenführer) delle SS Heinz Thorwald (o Torvald) che non risulta nei documenti ufficiali dell'esercito tedesco e la cui reale esistenza è stata messa in discussione:

« ...non esisteva nessuna scuola per tiratori scelti a Zossen, in secondo luogo non c'erano reparti delle Waffen SS a Stalingrado né è mai esistito lo Standartenführer SS...Heinz Thorwald.  »

Anche secondo lo storico Antony Beevor, la storia del duello di Zaitsev, personaggio realmente esistito, con Torvald è pura finzione.
- Anche il personaggio di Tanya Chernova ventunenne partigiana e poi soldato dell'Armata rossa è enfaticamente descritta ad opera della propaganda sovietica e la sua relazione con Zaitsev non risulta nelle fonti accreditate.
- Alcune associazioni dei veterani sovietici della battaglia di Stalingrado, si sentirono offese dall'immagine dell'Armata Rossa data nel film (per esempio la scena dei soldati portati al fronte come prigionieri in treni chiusi dall'esterno, quella dei soldati mandati all'assalto delle linee tedesche senza armi, la descrizione dei comandanti sovietici come despoti spietati, dei soldati semplici e dei civili come "carne da cannone"), tanto da chiedere ufficialmente il ritiro della distribuzione del film in Russia.

Altri media

Nella serie di videogiochi Call of Duty ci sono molti livelli apertamente ispirati al film. Nel primo capitolo è rappresentata molto fedelmente le prima parte del film in cui Vasilij arriva a Stalingrado attraversando il fiume Volga: presenti le scene dell'uccisione dei disertori, degli attacchi degli Stuka alle navi e anche della carica suicida ordinata dai commissari politici. Nel quinto capitolo della serie è invece rappresentata la scena della fontana, dove Vasilij si trova a dover sparare ai nemici nel momento esatto in cui il rumore delle esplosioni delle bombe che cadono su Stalingrado copre quello dei suoi colpi di fucile.
Sempre nel quinto capitolo della serie Call of Duty, dopo la sequenza della fontana, ci si trova in un duello con un cecchino tedesco, che utilizza le stesse tattiche del maggiore König (ad esempio l'elmetto sulla finestra)
La prima missione della terza parte del videogioco Commandos 3: Destination Berlin (Eidos Interactive) ambientata a Stalingrado è liberamente ispirata al duello tra i due cecchini.
In alcune missioni del gioco Sniper Elite (PC - PS2 - XBOX) si deve sparare nel momento preciso in cui si sentono i bombardamenti aerei per non far sentire il proprio colpo di fucile e rilevare, quindi, al nemico la propria posizione. Esplicito riferimento alla scena della fontana nel film, nel quale Vasilij uccide 5 tedeschi facendo in modo che il rumore degli spari sia coperto da quello delle esplosioni dei proiettili di artiglieria.


domenica 25 agosto 2013

pizza musicale


Miguel de Cervantes Saavedra




« Ricorda, caro mio Sancho, chi vale di più, deve fare di più. »

(M. de Cervantes, da Don Chisciotte)

 è stato uno scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo.

È universalmente noto per essere l'autore del romanzo Don Chisciotte della Mancia, uno dei capolavori della letteratura mondiale di ogni tempo. In quest'opera, pubblicata in due volumi nel 1605 e nel 1615, l'autore prende di mira con l'arma della satira e dell'ironia i romanzi cavallereschi e la società del suo tempo; contrapponendo all'allampanato cavaliere, che immerso in una perenne insoddisfazione insegue un sogno esaltato e maniaco di avventure e di gloria, la figura del suo pingue ed umanissimo scudiero, incapace d'innalzarsi al di sopra della piatta realtà.
La sua influenza sulla letteratura spagnola è stata tale che lo spagnolo è stato definito come la lingua di Cervantes ed a lui è stato dedicato l'Istituto di lingua e cultura spagnola.

Nato nel 1547 ad Alcalá de Henares da una famiglia modesta; figlio di Rodrigo e di Leonor de Cortinas, Miguel è il quarto di sette figli. La sua famiglia è costretta a viaggiare, a causa degli scarsi guadagni del padre, da un paese all'altro, finché nel 1568 egli si trova a Madrid dove frequenta il collegio "El Estudio" diretto da Juan López de Hoyos.
Nel 1570 Cervantes si sposta in Italia per evitare la condanna al taglio della mano destra e a dieci anni d'esilio perché accusato di aver ferito un certo Antonio de Segura. In Italia è prima cortigiano, anche presso la corte degli Acquaviva, nel Ducato di Atri in Abruzzo. Nel mese di settembre del 1571 s'imbarca quindi come soldato sulla galea Marquesa che fa parte della flotta della Lega Santa che sconfiggerà quella turca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre dello stesso anno. Nella battaglia rimane ferito e perde per sempre l'uso della mano sinistra.
Nel 1575 parte da Napoli per la Spagna con alcune lettere di raccomandazione che dovrebbero procurargli il comando di una compagnia. Ma la galea Sol sulla quale viaggia viene assalita dal rinnegato Arnaut Mami ed egli è catturato dai pirati e tenuto in cattività per cinque anni fino al pagamento di un suo riscatto, ad opera delle missioni dei trinitari, fondate da San Giovanni de Matha. È il 24 ottobre del 1580.
Negli anni di prigionia conosce Antonio Veneziano e ne diviene amico, tanto che nel 1579, gli dedicò un'epistola in dodici ottave, opera che Cervantes reputò di un certo valore, tanto che quasi settanta versi vennero reinseriti nella commedia "El trato de Argel", che narra della prigionia in Algeri.
Che l'amicizia fosse venata di ammirazione da parte di Cervantes, lo si deduce dalla novella "El amante liberal", in cui l'autore narra di un prigioniero siciliano che sapeva magnificare, nel ricordo, la bellezza della sua donna esprimendosi in versi sublimi; probabilmente si trattava della "Celia", l'opera più famosa di Veneziano.
Finalmente liberato con l'aiuto della famiglia, Cervantes ritorna in Spagna dove l'attende un duro periodo di umiliazioni e ristrettezze economiche.
Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios e vive ad Esquivias, nell'attuale provincia di Toledo; qui pubblica La Galatea e nel 1586 si separa dalla moglie: il suo matrimonio, senza figli, si suppone infelice. Si trasferisce poi in Andalusia dove si occupa delle provvigioni per la Armada invencible e successivamente lavora come percettore di imposte. Incarcerato a Siviglia per illeciti amministrativi, riacquista poco dopo la libertà e negli anni immediatamente successivi è a Valladolid insieme alle due sorelle e alla figlia Isabella, nata da una relazione con una certa Anna de Rojas.
Nel 1605 Cervantes subisce una nuova vertenza giudiziaria: viene infatti trovato nelle vicinanze della sua casa il cadavere del cavaliere Gaspar de Ezpeleta e i sospetti cadono sullo scrittore, che viene imprigionato e subito prosciolto. Il dubbio che la morte del cavaliere sia in qualche modo riconducibile alla moralità delle due sorelle e della figlia colorisce tristemente i suoi ultimi anni.
Nel 1606 per seguire la corte di Filippo III di Spagna si trasferisce a Madrid e, malgrado gli stenti che non l'abbandonano mai, si dedica ad un'intensa attività e scrive in pochi anni gran parte e forse il meglio della sua produzione.

Opere

Cervantes non fu un umanista e nemmeno un letterato di successo. Egli scrisse nelle condizioni più sfavorevoli rubando tempo per i suoi studi ai quali si dedicava con gioia e dai quali sperava di ricavare denaro e gloria. Il suo atteggiamento di fronte alle maggiori polemiche letterarie dell'epoca, come quella sul teatro e sul culteranismo, fu di indifferenza e la sua preferenza per i generi popolari, come il teatro o la novellistica, denotano che egli cercava soprattutto vantaggi economici, vantaggi che comunque non raggiunse nemmeno con la pubblicazione della prima parte del "Don Chisciotte" che gli diede un certo successo.
L'inserimento dello scrittore nell'ambiente letterario contemporaneo si può ricollegare con la sua prima produzione poetica, non copiosa, ma interessante, come El viaje del Parnaso, un poemetto giovanile che Cervantes pubblicò nel 1614 con una Adjunta al Parnaso in prosa.
Altro e forse maggiore valore documentario hanno le composizioni poetiche brevi nate per lo più da motivi occasionali che, nonostante il severo giudizio che espresse lo stesso autore e la critica, sono tuttavia soffuse di umorismo e di vivacità interpretativa.
Queste liriche non sarebbero indicative della letterarietà dell'ispirazione cervantina, se non si ritrovassero anche e in maniera più vistosa nella novella pastorale "Galatea" gli stessi elementi.
Alla prima attività letteraria è da ricollegare anche una parte della sua copiosa produzione teatrale, dal momento che due delle sue commedie, El cerco de Numancia e El trato de Argel si possono datare al 1583 circa.

La Galatea

La vera carriera letteraria di Cervantes inizia con La Galatea, che fu pubblicata nel 1585 ma venne scritta in gran parte nel 1582 ed è considerata la sua opera giovanile più impegnativa.

El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha

Il romanzo El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, il capolavoro di Cervantes, venne pubblicato in due tempi, la prima parte nel 1605 e la seconda nel 1615, dopo l'apparizione di una prosecuzione apocrifa ad opera di Alonso Fernández de Avellaneda.

Ocho comedias y ocho entremeses

Del 1615 è anche la sua più lunga composizione poetica, Ocho comedias y ocho entremeses, che comprende Pedro de Urdemalas, la migliore opera teatrale del Cervantes e l'intermezzo El retablo de las maravillas, uno dei suoi più riusciti quadri popolareschi. Tutte le commedie vantano traduzioni italiane, ma solo una di esse, La entretenida, è stata tradotta in versi, nel 2007 con il titolo La spassosa, da David Baiocchi e Marco Ottaiano.

Los trabajos de Persiles y Sigismunda

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi I travagli di Persiles e Sigismonda.
Postuma risulta l'opera Los trabajos de Persiles y Sigismunda la cui dedica è datata 19 aprile 1616 e che venne pubblicata nel 1617.

Poetica

La formazione culturale di Cervantes si svolse nella fase di passaggio dal XVI secolo al XVII secolo in pieno clima rinascimentale e il passaggio dal rinascimento al barocco trovò in lui un interprete profondamente radicato nei problemi dell'uomo di quel tempo.
Nell'opera di Cervantes si coglie la necessità di scoprire il sogno, la fantasia, l'ignoto, la follia, l'istinto per portare alla luce la coscienza umana.
Nelle opere di Cervantes si coglie il desiderio di condizioni esistenziali diverse in cui l'uomo, libero dai rapporti sociali prestabiliti possa essere libero e realizzare la propria individualità. Don Chisciotte, il folle ed idealista cavaliere mancego e Sancho il suo realista scudiero sono espressioni diverse ma non contrastanti di questa esigenza che diviene il tema centrale di tutto il romanzo.
Cervantes conosceva gli scrittori contemporanei spagnoli e inoltre Aristotele, Platone e Orazio . Egli cercò di adattare il suo stile alle esigenze estetiche dell'epoca rinascimentale anche se spesso si nota nelle sue opere una ricerca personale e libera di concetti, di mondi e di sentimenti dove la letteratura si fonde con la spregiudicatezza d'invenzione e d'intuizioni.
La prosa di Cervantes cambia spesso per passare da periodi simmetrici e complessi ad altri più immediati dove il discorso si fa più semplice, diretto e familiare.
Nella lettura di Don Chisciotte quello che importa cogliere è il disagio di vivere che vagheggia un mondo mai esplorato ma sempre sognato.

Riconoscimenti

Allo scrittore è stato intitolato il cratere Cervantes, sulla superficie di Mercurio. Il giorno della sua morte, che condivide con William Shakespeare e Inca Garcilaso de la Vega è stato designato dall'UNESCO come Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore. Compare nelle monete da 50, 20 e 10 centesimi di Euro spagnoli.

scent of a woman





è un film del 1992 diretto da Martin Brest.
È il rifacimento dell'omonimo film Profumo di donna del 1974, diretto da Dino Risi ed interpretato da Vittorio Gassman.

I protagonisti

Frank Slade

nasce a New York, e ha un fratello maggiore, W.R. Slade, commesso viaggiatore. È un uomo dalla personalità complessa: a tratti irascibile, altre volte poetico, e grande donnaiolo. Si arruola nell’esercito, e presta servizio nello staff di Lyndon Johnson, sotto il comando del generale Abrahams. Raggiunto il grado di tenente-colonnello, dopo 26 anni di servizio, di cui 4 passati in Vietnam, viene assegnato a Fort Benning, dove insegna il combattimento corpo a corpo insieme al maggiore Vincent Squires. Un giorno, entrambi ubriachi, fanno un numero da giocoliere con una serie di bombe a mano prive della sicura. Il colonnello Slade, promuovibile a generale, ne perde una, e la conseguente esplosione uccide Squires e ferisce Slade gravemente agli occhi, causandogli la perdita permanente della vista. Dopo essere stato per un periodo in un pensionato per ciechi di New York, si trasferisce a Boston, dalla nipote, figlia del fratello W.R. In occasione del Giorno del Ringraziamento, la nipote e il marito vanno infatti a casa di parenti e lui rifiuta di seguirli.

Charles Simms

è un giovane originario di Gresham e studente presso la Baird School di Boston, un istituto che vanta molti studenti giunti alla leadership del mondo politico alla Casa Bianca e in India, oltre che nel mondo economico e commerciale, è un giovane ingenuo dell'Oregon che non si rende conto di essere in gamba. Dotato di sussidio per mantenersi agli studi, decide di arrotondare il suo piccolo patrimonio accettando piccoli lavori domestici come accompagnatore. L'ultimo giorno di scuola, prima della festa del Ringraziamento, Charles scopre casualmente alcuni studenti suoi compagni che vandalizzano la nuova automobile del preside, professor Trask, con un palloncino gigante pieno di vernice che esplodendo rovina irrimediabilmente l'auto. Trask lo convoca nel suo ufficio, e gli propone un subdolo accordo: se farà i nomi dei colpevoli, lui lo segnalerà all'università di Harvard come studente promettente, anche se non privilegiato socialmente.

La vicenda

In occasione del week-end del Ringraziamento, Simms viene assunto per fare da accompagnatore al tenente colonnello Frank Slade.
Durante i giorni di festa, il giovane, tormentato da questa minaccia, trascorre il suo tempo con il colonnello Slade, che lo trascina a sorpresa a New York, al Waldorf-Astoria Hotel, rivelandosi un uomo dalla personalità poliedrica: a tratti irascibile e spigoloso, in altri istanti ironico e autoironico, in altri istanti irresistibile seduttore di donne, per le quali ha una particolare passione.
Il giorno del Ringraziamento, i due si recano a casa del fratello maggiore del colonnello, dove questi impressiona i commensali con aneddoti sconci. Il giorno dopo, per combattere lo strano abbattimento morale di Slade, Charles lo porta a fare un giro su una Ferrari, sua altra grande passione.
Nello stesso pomeriggio, in un fulmineo atto di eroico coraggio, il ragazzo lo salva da un tentato suicidio. A questo punto, tra i due si sviluppa un rapporto padre-figlio. Il giovane racconta dei suoi problemi a scuola, ma il colonnello rimane evasivo in fatto di consigli, in quanto ha già scoperto che Charles non intende svelare il nome dei colpevoli, non cedendo al ricatto del preside.
Terminato il rocambolesco week-end, l'intera Baird School viene convocata in assemblea da Trask, per discutere gli ultimi avvenimenti. A sorpresa appare il colonnello in difesa di Charlie in loco parentis, il quale, durante un memorabile intervento, accusa la Berd School di preparare leader disonesti, se qualcuno ha potuto sperare di corrompere il giovane Charles assicurandogli un futuro.
A questo punto, la commissione di disciplina studenti-docenti scagiona Charles da ogni responsabilità nella vicenda, e un umiliato preside Trask ne prende atto, mentre il colonnello Slade torna a casa della nipote.

sabato 24 agosto 2013

il grande freddo




The Big Chill è un film del 1983 diretto da Lawrence Kasdan.
È uno spaccato della generazione del Sessantotto e della contestazione giovanile.

Per i funerali di Alex – suicida senza motivo apparente – nella villa del vecchio compagno Harold e di sua moglie Sara, viene invitato un gruppo di ex compagni di college. Dopo aver condiviso i sogni e le aspirazioni negli anni sessanta, si perdono di vista per circa 15 anni e si ritrovano all'inizio degli anni ottanta cambiati nelle aspirazioni e nelle aspettative. L'incontro è l'occasione per ricordare i sogni della giovinezza e confrontarli con il presente, ristabilire rapporti e crearne di nuovi: Karen, delusa dal proprio matrimonio, ravviva una vecchia e latente fiamma con Sam, attore fresco di divorzio, il logorroico giornalista di scandali Michael cerca vanamente di offrirsi a tutte le donne disponibili, ma senza successo, Chloe forse troverà un nuovo amore in Nick, psicologo introverso e segnato dall'esperienza in Vietnam e dalla droga, l'avvocato rampante Meg, che desidera un figlio ma non ha un compagno, forse lo avrà da Harold, con la complicità di Sara, che si sente ancora in colpa per aver tradito il marito cinque anni prima con Alex.

Cast

Il suicida – del quale si intravedono solo i polsi tagliati durante la scena iniziale della "vestizione" del corpo – è interpretato da Kevin Costner, la cui parte (doveva interpretare dei flash-back) venne tagliata in sede di montaggio.
Il film costituì un formidabile trampolino di lancio per le carriere di alcuni degli interpreti: Tom Berenger, Glenn Close, Jeff Goldblum, William Hurt e Kevin Kline.

Colonna sonora

La colonna sonora racchiude alcuni dei grandi successi americani degli anni sessanta, in particolare dell'etichetta soul Motown, ed è stata scelta dal regista e dalla moglie.

2013 Odissea di sopravvivenza di Kamala



L'agonia del computer Hal 9000, disattivato dall'astronauta David (2001 Odissea nella spazio)

Ho paura… Ho paura, David… David, la mia mente se ne va … Lo sento… Lo sento… La mia mente svanisce… Non c'è alcun dubbio… Lo sento… Lo sento… Lo sento… Ho paura… Buongiorno, signori… Io sono un elaboratore Hai 9000. Entrai in funzione nelle officine Hai di Verbana nell'Illinois il 22 gennaio 1992… Il mio istruttore mi insegnò anche a cantare una vecchia filastrocca. Se volete sentirla, posso cantarvela.
Sì, vorrei sentirla, Hal: cantala per me.
Si chiama Giro girotondo... Giro girotondo, io giro intorno al mondo…

Hal 9000 siamo tutti noi. Una moltitudine di robot in fase di disattivazione. Un altro messaggio che Kubrick ci ha voluto lasciare dal quel lontano ’68? Chi lo sa, del resto ognuno ci ha visto e ancora ci vede quel che vuole in questo film.
Comunque se il 2011 mi era parso un “Annus Horribilis” per problematiche mie personali questo 2013 si potrà tranquillamente definire l’anno della sopravvivenza. Niente del passato si è risolto anzi, si va ulteriormente accumulando problema su problema, incomprensione su incomprensione, difficoltà su difficoltà, solitudine su solitudine, mancanze su mancanze.
Mai come quest’anno invidio chi potrà prendere e andare in qualche luogo a riposarsi un po’, in vacanza, parola che sento echeggiare continuamente in questi giorni. E pensare che io non ho mai amato viaggiare. Oggi però più che mai vorrei essere altrove abbracciare il sole e farmi servire qualche dignitoso pasto non cucinato da me. Ma sopravvivere significa scordarsi anche certi piccoli piaceri. Persino il piacere di una distesa conversazione, qualche ora passata in allegria, le carezze e i baci di un amore. Nessuna relazione, nessun contatto. Niente. E’ inutile che faccia finta di essere serena perché non lo sono affatto, non parliamo di felicità che è altamente oltre le mie possibilità.
Non me ne sto con le mani in mano, anche se spesso è difficile trovare il coraggio di reagire. Ci si sente come in balia di qualcosa più grande di noi. E si aspetta che il vento giri e che le pale degli ingranaggi ritornino a funzionare.
Ecco, questa è la mia vacanza. Buone vacanze a voi. Io resto qui.

Kamala


fonte: kamalainrosso.blogspot.it

la satira




dal latino satura lanx, il vassoio riempito di offerte agli dei, è una forma libera e assoluta del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall'attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento. Sin dall'Antica Grecia la satira è sempre stata fortemente politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la città (la polis), ed avendo una notevole influenza sull'opinione pubblica Ateniese, proprio a ridosso delle elezioni. Per questo motivo è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti dell'epoca, come nel caso del demagogo Cleone contro il poeta comico Aristofane.

«La satira - scrive Daniele Luttazzi - è un punto di vista e un po' di memoria».

Questo, assieme ai temi rilevanti che affronta, la distingue dalla comicità e dallo sfottò (la presa in giro bonaria), nei quali l'autore non ricorda fatti rilevanti e non propone un punto di vista ma fa solo del "colore".

Caratteristiche

La definizione di satira va dettagliata sia rispetto alla categoria della comicità, del carnevalesco, dell'umorismo, dell'ironia e del sarcasmo, con cui peraltro condivide molti aspetti:
con il comico condivide la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone,
con il carnevalesco condivide la componente "corrosiva" e scherzosa con cui denunciare impunemente,
con l'umorismo condivide la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale,
con l'ironia condivide il metodo socratico di descrizione antifrasticamente decostruttiva,
con il sarcasmo condivide il ricorso peraltro limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita.
Essa si esprime in una zona comunicativa "di confine", infatti ha in genere un contenuto etico normalmente ascrivibile all'autore, ma invoca e ottiene generalmente la condivisione generale, facendo appello alle inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto privilegiato personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere.
Queste stesse caratteristiche sono state sottolineate dalla Corte di Cassazione che si è sentita in dovere di dare una definizione giuridica di cosa debba intendersi per satira:

« È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. »

(Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006)

Storia

La satira, storicamente e culturalmente, risponde ad un'esigenza dello spirito umano: l'oscillazione fra sacro e profano. La satira si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni.

La satira nell'antichità

Le origini della satira nella letteratura europea si confondono evidentemente con quelle della letteratura comica, il cui inizio è attribuito tradizionalmente a Omero con il poema Margite.
Etimologicamente è il dramma satiresco a dare origine al genere, ma è la commedia greca di Aristofane quella che fa della satira politica un ingrediente fondamentale.
La vera codificazione come genere letterario, anch'essa frutto di un'evoluzione italica parallela, avviene però nella letteratura latina. La satira nasce tra il III e il II secolo a.C. ad opera di Ennio, e si può considerare il primo genere originale della letteratura latina, al contrario di tutti gli altri, di origine greca; Quintiliano affermerà: «Satura quidem tota nostra est».
La satira nasce come una polemica diretta ad obiettivi mirati, molte volte con temi moraleggianti che riguardano i più svariati argomenti: questo succede perché non ha schemi fissi che le donano la rigidità tipica di altri generi, ma si basa interamente sullo stile dello scrittore.

Medioevo e Rinascimento

Nel corso dei secoli l'ossequio ai classici latini, in particolare Orazio, preservò la satira facendole superare la barriera linguistica della nascita di letterature in lingue regionali. La satira ebbe ampio uso nella poesia orale giullaresca di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti scritti.
In particolare va notata la compresenza in Dante di un registro comico realistico in corrispondenza della critica corrosiva alle personalità che lo avevano disconosciuto ed esiliato, fino ad allargarsi a una visione critica dell'intera società a lui contemporanea.
Nel Rinascimento la diffusione della cultura ellenica (dovuta alla fuga di sapienti da Costantinopoli espugnata da Maometto II) produsse una commistione etimologica con il dramma satiresco, che traeva la sua origine dal mito dei satiri, figure mitologiche e semi-divine dell'antica Grecia: ne conseguì una coloritura del termine (e del genere che da allora si sviluppò) più aggressiva di quanto esso significasse nell'antica Roma, perché il dramma satiresco - da mero intermezzo nelle trilogie tragiche dell'antica Grecia - s'era andato evolvendo fino ad assumere i caratteri di una rappresentazione teatrale, che faceva da sorella minore della commedia come rappresentazione comica e di dileggio sociale o morale. Notevole è poi la commistione fra satira ed epica da cui nasce il poema eroicomico: fra gli esempi del genere vale la pena ricordare La secchia rapita di Alessandro Tassoni o la Moscheide di Teofilo Folengo, ispirata all'antichissima Batracomiomachia. Sempre Folengo scrisse il Merlin Cocaii Macaronicon, un poema scritto in "latino maccheronico" (frammisto a parole in dialetto mantovano) il cui protagonista è Baldus: un umile contadino le cui lotte con altri popolani sono raccontate con la stessa enfasi delle battaglie di un nobile cavaliere.
Curioso è poi il fenomeno delle "statue parlanti", iniziato nel XVI secolo con la comparsa a Roma di Pasquino, una scultura antica a cui venivano affissi componimenti anonimi (detti appunto pasquinate) che dileggiavano uomini di potere della città papalina, non di rado lo stesso Pontefice. Statue del genere erano diffuse anche in altre città italiane (ad es. l'Omm de Preja di Milano).

Illuminismo

La filosofia dei Lumi usò largamente la satira, contro i dogmatismi della religione e i privilegi dei nobili. Esempi sono l'opera di Voltaire (Candido), di Montesquieu (Lettere persiane), di Giuseppe Parini (Il Giorno).

Ottocento e Novecento

Fra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo in Italia vi fu una grande fioritura di giornali satirici. Il più noto è L'Asino, fondato nel 1892 da Guido Podrecca e Gabriele Galantara, di indole socialista e anticlericale, decisamente critico verso il governo di Giovanni Giolitti. Le pubblicazioni interrotte dalla Prima guerra mondiale ripresero nel dopoguerra senza Podrecca, che aveva aderito al Fascismo. L'Asino fu costretto a chiudere nel 1925, all'indomani del delitto Matteotti, ma ciò non impedì a Galantara di restare attivo, collaborando con il Marc'Aurelio e il Becco Giallo. Vi erano poi 420 e Il Selvaggio apertamente schierate a favore del nuovo regime (salvo poi distaccarsene come quest'ultima rivista diretta da Mino Maccari) e Il Guerin Meschino, a cui lavorarono disegnatori di spicco come Sergio Tofano, Carlo Bisi, Bruno Angoletta.
Vi erano poi giornali senza una precisa connotazione ideologica, in cui la satira a tutto campo si spingeva a mettere in ridicolo, più o meno apertamente, elementi del Partito fascista: tra questi Il travaso delle idee di Filiberto Scarpelli e il Bertoldo diretto dal trio Zavattini-Mosca-Metz e fondato dalla Rizzoli appositamente per fare concorrenza al Marc'Aurelio. Nella redazione del Bertoldo erano presenti disegnatori come Giacinto Mondaini, Saul Steinberg (futura penna di punta del New Yorker), Carlo Manzoni, Walter Molino, Giovannino Guareschi. Quest'ultimo fu anche condirettore dopo l'abbandono di Metz, e si occupò sia di disegnare che di redigere testi. Sue erano le vignette sulla Guerra d'Etiopia, sulle Grandi Purghe, sull'espansionismo (nella rubrica Stati piccolissimi), negli anni che segnarono l'escalation verso la Seconda guerra mondiale, bilanciando la satira contro i nemici dell'Asse Roma-Berlino con sottili critiche alla retorica di regime (ad esempio sui monumenti trionfali e sulle dichiarazioni di guerra), che attiravano di continuo veline dal Minculpop.
Dopo l'interruzione dovuta alle vicende belliche, Guareschi mise la propria esperienza al servizio di un nuovo settimanale chiamato Candido, che contribuì in maniera decisiva alla vittoria della Democrazia Cristiana contro il Fronte Popolare del 18 aprile 1948, salvo poi non risparmiare critiche alla stessa DC, pur mantenendo un fervente anticomunismo. La prova dell'"impatto" del Candido si ebbe nel 1950 col caso Einaudi, scoppiato a causa di una vignetta in cui l'allora Presidente della Repubblica era ritratto mentre passava in rassegna una fila di bottiglie invece che di Corazzieri. Nel mirino del giornale era finito il fatto che tali bottiglie circolassero con la dicitura "Poderi del Senatore Luigi Einaudi" sull'etichetta, e che quindi costui sfruttasse la sua carica a fini commerciali. Guareschi, in qualità di direttore responsabile, fu condannato per "vilipendio al Capo dello Stato" (insieme a Carletto Manzoni, autore della vignetta) a otto mesi con la condizionale, che scontò più tardi con la detenzione in appendice al "caso De Gasperi".

Non va dimenticato nemmeno il caso de Il merlo giallo, rivista satirica che ebbe un breve momento di celebrità nel 1953: per mezzo di una vignetta sollevò dei sospetti sul coinvolgimento di Piero Piccioni nel caso Montesi. Il giovane ne uscì in seguito scagionato ma il padre, il Ministro degli Esteri Attilio Piccioni, ne ebbe la carriera politica gravemente compromessa.

Tutti gli storici giornali satirici scomparvero progressivamente e definitivamente col passare degli anni, ad eccezione del Candido che ebbe un revival dal 1968 al 1992 dopo la chiusura del 1961, e del Travaso delle idee, chiuso nel 1966, fu "resuscitato" brevemente nel 1973 e nel triennio 1986-1988.

La satira oggi

La corrosione progressiva del canone dei generi letterari, e della categoria stessa di letterario e non letterario ripropose nell'ultimo secolo la commistione di comico, umoristico nella satira. Solo nel corso degli ultimi secoli si allargò all'arte figurativa e ai nuovi media. Nel significato popolare contemporaneo, si tende ad identificare la satira con una delle forme possibili dell'umorismo e, in qualche caso, della comicità; talvolta, poi, si intende per satira anche, indiscriminatamente, qualsiasi attacco letterario o artistico a personaggi detentori del potere politico, sociale o culturale, o più genericamente vi si include qualsiasi critica al potere svolta in forma almeno salace. Emblematico il caso della rivista di satira "Il Male".
Da un punto di vista strettamente letterario è pertanto assai difficile mantenere oggi una definizione stabile del genere letterario, se non in senso storico, poiché il pur sperabile dinamismo delle forme letterarie, risente attualmente di una certa leggerezza e di una pesante ridondanza, non sempre disinteressate, nella classificazione.
Con la diffusione delle tecnologie digitali Internet gioca un ruolo sempre più importante nella diffusione di messaggi satirici, grazie anche alle caratteristiche di libertà e democrazia che sono peculiari di questo mezzo. Un esempio estremamente noto di satira online è il sito americano The Onion.

La satira religiosa

Sin dalla sua nascita, la satira ha avuto fra i propri bersagli preferiti la religione, in particolare gli esponenti pubblici del culto ed il ruolo politico e sociale svolto dalla religione. Anche nell'Antica Grecia gli autori satirici ridicolizzavano la religione, in particolare quella politeistica che faceva capo a Zeus. Documenti storici permettono di fare risalire, in Italia, la satira religiosa al 1500, come parte della tradizione carnevalesca e popolare, ma sempre ed accuratamente censurata dalle diverse istituzioni religiose. Un esempio moderno è dato dalla striscia periodica in lingua inglese Jesus and Mo.

giovedì 22 agosto 2013

la porta del cielo




è un film del 1944 diretto da Vittorio De Sica.

Film girato dopo l'armistizio, nel periodo in cui la truppe tedesche occupavano la città di Roma, con mezzi spesso improvvisati e con capitali provenienti da ambienti cattolici. La lavorazione si protrasse intenzionalmente per oltre un anno per permettere alla troupe - attori e tecnici - di non doversi trasferire a Venezia dove il regime di Salò voleva creare una nuova città del cinema e assicurava alle comparse un tetto e un pasto caldo. Il film venne presentato nelle sale nel novembre del 1944.

La critica

Nel Corriere di Roma del 26 novembre 1944 " Il Santuario di Loreto e i suoi pellegrini... Ideato e girato durante l'occupazione tedesca di Roma,il film è tutto illuminato da un senso religioso dell'amore dolore... ricco di sequenze di nobile sensibilità cinematografica, degne di un regista intelligente come Vittorio De Sica."

Incassi

Incasso presso le sale accertato sino al 31 dicembre 1952 £ 63.000.000

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