venerdì 26 settembre 2014

ossessione



 è un film del 1943 diretto da Luchino Visconti, liberamente ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte di James M. Cain. Molti studiosi associano convenzionalmente a questo film la nascita del filone neorealista del cinema italiano per l'ambientazione e per la forza espressiva e la carnalità delle scene passionali tra Girotti e la Calamai, che rompono con la tradizione calligrafica del cinema italiano durante il fascismo. Il ruolo della protagonista era stato, in un primo momento, assegnato a Anna Magnani, ma l'attrice dovette rinunciare a causa del suo stato di gravidanza.

"Ossessione” è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, che è nata con lo scopo di segnalare "100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978".

Trama

Il vagabondo Gino Costa si ferma presso un ristoro per viaggiatori nella bassa padana, divenendo l'amante di Giovanna, moglie dell'ignaro Giuseppe, proprietario dello spaccio. Gino non sopporta questa situazione e propone alla donna di fuggire con lui. Giovanna rifiuta e lui parte per Ancona, in cui lo attira la presenza del porto: spera di imbarcarsi e di lasciarsi alle spalle la storia appena conclusa. Durante il viaggio per Ancona fa amicizia con un girovago detto lo spagnolo. Gino non si imbarca più, ma trova lavoro con il suo nuovo amico alla Fiera di maggio; una nuova vita sembra iniziata.

Durante i giorni di fiera, Gino incontra però ancora Giovanna e il marito, che era giunto ad Ancona per partecipare ad un concorso canoro. I due ex amanti immediatamente ristabiliscono il loro legame ed anzi decidono di uccidere Giuseppe attraverso la simulazione di un incidente stradale. Mettono in atto presto il loro piano, ma l'incidente insospettisce la polizia. Dopo il delitto la storia tra i due amanti diventa tesa: Giovanna riscuote l'assicurazione sulla vita del marito e riapre insieme a Gino la trattoria del marito. Gino, schiacciato dal rimorso e deluso di una vita che sente rubata, la lascia e se ne va a Ferrara dove fa amicizia con Anita, una prostituta dolce e comprensiva. Rivede quindi nuovamente Giovanna, che gli dice di essere incinta; i due amanti cercano allora di fuggire, ma la macchina finisce fuori strada, Giovanna muore e Gino viene arrestato dalla polizia.

Storia

Prima ancora dell'inizio della lavorazione, Visconti incontra le prime difficoltà: il regista infatti progettava di adattare per lo schermo una novella di Verga, ma il permesso gli viene negato dalle autorità fasciste. Lavorando in Francia con Jean Renoir, Visconti ha l'opportunità di leggere una traduzione francese de Il postino suona sempre due volte dello statunitense James M. Cain (1934) e forse di vedere un film che si ispirava liberamente a tale romanzo: Le dernier tournant di Pierre Chénal (1939), mai distribuito in Italia. Tornato nel suo paese (1939) Visconti scrive un adattamento del libro insieme a un gruppo di intellettuali che collaboravano alla rivista milanese Cinema. La situazione politica italiana e la guerra in corso non permettono a Visconti di ottenere i diritti dell'opera di Cain, che perciò non viene citata nei titoli del film (la mancanza dei diritti sul romanzo ha impedito la diffusione del film negli Stati Uniti fino al 1976); intanto, a Hollywood la Metro-Goldwyn-Mayer ha già progettato di trarre dallo stesso romanzo la versione "ufficiale", Il postino suona sempre due volte (The Postman Always Rings Twice), diretto da Tay Garnett, che verrà girata nel 1945 e distribuita l'anno successivo 1946.
Il film di Visconti è girato fra l'estate e l'autunno del 1942 e, una volta ultimato, viene presentato a Roma in anteprima nella primavera 1943 con l'intento di rimuovere alcuni intoppi burocratico-censori. Le autorità, rendendosi conto che il film non attacca direttamente il regime, ne autorizzano la distribuzione. Alcuni mesi dopo il film viene quindi proiettato nelle sale di alcune città del Nord Italia ma solo l'anno successivo raggiunge Milano, sotto l'occupazione tedesca. Il film resta peraltro nelle sale per due o tre sere o addirittura per poche ore, prima di venire tolto dalla circolazione a seguito delle reazioni scandalizzate delle autorità fasciste e della Chiesa. In ultimo il film viene definitivamente vietato e successivamente distrutto dal regime fascista di Salò; Visconti riesce però a tenere nascosta una copia del negativo fino alla fine della guerra, da cui derivano le copie attualmente esistenti.

Commento

Il romanzo di Cain serve a Visconti più che altro come un canovaccio, difatti viene trascurata la trama poliziesca e accentuate le nozioni naturalistiche e il cupo romanticismo: Visconti trasferisce sul Po, a Ferrara e ad Ancona i paesaggi e gli eroi del realismo poetico francese senza comunque oscurare l'originalità del film. Esso si distacca sia dai film irreali del cinema dei telefoni bianchi e sia dalla retorica dei film storici: la descrizione dei personaggi e dei loro rapporti è qualcosa di inedito rispetto ai lussuosi paesaggi e agli eroi sorridenti dei telefoni bianchi.

All'uscita del film la critica si mostra nettamente sfavorevole, ma nel linguaggio di Visconti percepisce, soprattutto nella definizione di alcuni personaggi come lo spagnolo, una inaspettata novità che apre il neorealismo. Se da un lato il film è neorealistico dall'altro lato se ne distacca (anche perché il neorealismo non è mai stata una scuola ma solo un insieme di interessi e propositi comuni) già nell'inquadratura iniziale dove vediamo Gino scendere dal camion, dirigersi verso lo spaccio, attraversare lo spaccio e andare dietro la tenda a rivolgersi alla donna. Vediamo la donna rivolgersi a quest'uomo guardandolo intensamente e solo allora un controcampo ci mostra il viso dell'uomo. Quindi il neorealismo inteso come "cronaca della realtà" non è contemplato: del protagonista non sappiamo nulla ma un semplice campo-controcampo ci mostra la fatalità dell'incontro tra lui e la donna. Da qui prende avvio una storia torbida, sensuale ed esasperata che non sembra in effetti "neorealista", ma un'ispirazione schiettamente neorealista si sente nella descrizione della vita di persone comuni, nell'ambientazione dell'azione in città mai considerate fino ad allora dal cinema, nella descrizioni di situazioni di vita quotidiana. Si capisce allora perché il film sia considerato l'inizio del Neorealismo.

In Ossessione emerge lo squallido modello di esistenza piccolo-borghese tanto caro al fascismo. L'antifascismo è quindi legato alla qualità della vita: il sogno di fuga e di ricomposizione di un nuovo nucleo familiare che si conclude, come sempre in Visconti, in una sconfitta.

L'influsso del melodramma spinge Luchino a dare spazio alle atmosfere rispetto all'intreccio: il film procede per ellissi, evitando di mostrare i fatti, indagando premesse e conseguenze: lo conferma la struttura stessa, divisa in 2 parti uguali (premesse e conseguenze) che fanno perno su un delitto che non si vede.

Al tono generale del film, che predilige ambienti ristretti e atmosfere cupe e gravide di sentimenti, si contrappongono le immagini che fanno da sfondo ai momenti in cui i protagonisti si illudono e sperano in una vita migliore; le inquadrature divengono allora luminose, ampie e caratterizzate da campi lunghi; valgano come esempio le navi che si perdono all'orizzonte mentre Gino e lo Spagnolo guardano il porto, oppure le assolate rive del Po, mentre i due amanti si abbracciano sulla sabbia. Nota di cronaca: pochi mesi dopo le riprese, alcune vie dei rioni di Ancona affacciantisi sul porto (fra le quali lo scalone Nappi), e che fanno da sfondo ad alcune scene del film, vennero distrutte dai pesanti bombardamenti aerei alleati (il più pesante fu quello del 1º novembre 1943, con migliaia di vittime), per cui il film è una preziosa testimonianza filmica di come si presentava la città prima che la guerra ne modificasse l'aspetto

Martin Scorsese cita Ossessione in Scorsese on Scorsese.

Elementi trasgressivi nel film

Mauro Giori ne "Poetica e prassi della trasgressione in Luchino Visconti" ricorda ciò che già la letteratura femminista aveva notato in questo film: per la prima volta il corpo di un uomo diviene elemento sensuale ed oggetto del desiderio dello sguardo di una donna. Emblematica è la presentazione del personaggio di Gino. Dopo un sequenza iniziale in cui lo spettatore lo vede solo di spalle, il suo volto ci viene mostrato solo nel momento in cui Giovanna lo vede per la prima volta: ecco che, con un carrello (al tempo Visconti non utilizzava ancora lo zoom) la macchina da presa si avvicina al viso di Gino mostrandocelo mediante una soggettiva di Giovanna. Anche l'abbigliamento di Gino ne enfatizza la caratterizzazione sensuale: spesso viene mostrato con una canottiera attillata e molto scollata e il suo corpo è spesso oggetto degli sguardi espliciti dei personaggi femminili (in particolare di Giovanna, ma anche di Anita) e talvolta anche dei personaggi maschili (è il caso dello spagnolo).

Al personaggio dello spagnolo dev'essere fatta una menzione particolare, in quanto la sua funzione è stata al centro di aspre polemiche e una sequenza che lo vede protagonista ha suscitato non pochi scandali. Inizialmente fu ideato per rappresentare l'essenza della solidarietà proletaria (da ricordare è che Visconti era molto vicino al Partito Comunista). Infatti l'incontro tra Gino e lo spagnolo avviene in treno e quest'ultimo si prodiga per aiutare Gino, in difficoltà per dover pagare il biglietto. La sequenza "incriminata" si configura con la "scena del fiammifero": presa una stanza da letto in una locanda, sia Gino che lo spagnolo si ritrovano a condividere lo stesso letto. Prima di coricarsi lo spagnolo cerca di convincere Gino a scordare Giovanna, proponendogli di rimanere con lui. Una volta a letto Gino, con l'intenzione di dormire, dà le spalle allo spagnolo e si copre la testa col cappello, infastidito dalla luce. Lo spagnolo, dopo aver spento la luce, accende un fiammifero per accendersi una sigaretta, ma prima di spegnerlo se ne serve per osservare il corpo di Gino. La scena ci viene mostrata attraverso una semi-soggettiva, per cui nell'inquadratura vediamo chiaramente lo spagnolo che guarda mestamente il corpo dell'amico. Non a caso, questa fu una delle prime inquadrature ad essere tagliate dalla censura.

Al tempo, Alicata scrisse a De Santis di "tener d'occhio" Visconti, poiché si avvertiva la sensazione che il regista si stesse allontanando dalle intenzioni politiche iniziali. Visconti creando questo "sottotesto omosessuale" sovrappose dunque alla valenza pubblica dello spagnolo (il voler essere elemento di propaganda socialista) le sue intenzioni "private". Alcune critiche fatte al film partivano proprio dal presupposto che non si capiva se lo spagnolo voleva essere un personaggio politico o semplicemente un omosessuale. Visconti non sentiva questa frattura o contraddizione tra pubblico e privato, anzi, utilizzò questo aspetto privato (Visconti era dichiaratamente omosessuale) per fare un discorso politico: in un'Italia pervasa dalla cultura fascista dove sia l'adulterio che l'omosessualità erano fortemente banditi, fare un film dove entrambi i temi apparivano era un gesto fortemente trasgressivo e controcorrente ai canoni dittatoriali dell'epoca.

D'altra parte, anche solo la scelta iniziale di prendere spunto per il film da un romanzo americano contravveniva fortemente alla politica autarchica dell'epoca.

Ambientazione

Esterni:

Codigoro (Ferrara)
Ancona: cavalcavia della stazione ferroviaria, molo Santa Maria, via Cialdini, piazzale Duomo (durante la fiera di San Ciriaco), scalone Nappi.
Ferrara: Piazza della Repubblica, via Saraceno (con l'ex bar Ferrara)
Comacchio
Boretto (Reggio Emilia): rive del fiume Po

Interni:

Roma, studi S.A.F.A.

Nella scena in cui il protagonista e lo spagnolo sono seduti sul muretto di cinta del piazzale del Duomo di Ancona, si può notare sullo sfondo un personaggio vestito di chiaro che cammina sul colmo del tetto della cattedrale, in compagnia di altri operai: è l'allora soprintendente trentacinquenne Riccardo Pacini, che fu proprio nel 1942 richiamato ad Ancona per guidare la protezione e salvaguardia degli edifici monumentali dorici dal rischio dei bombardamenti. Del Duomo venne "imballato" il protiro principale.

Nella scena girata a Piazza della Repubblica di Ferrara si può notare un carretto di un gelatiere molto noto allora in città, Armando Orsucci, quasi un'istituzione cittadina.

SCENA AMANTI

attenti a Peppa Pig!


Peppa e la regina Elisabetta Windsor




di Gianni Lannes


Di questi tempi è vietato pensare con la propria testa, e tutti devono uniformarsi al volere di chi stabilisce dall'alto le regole della schiavitù per l'umanità. L’omologazione e la standardizzazione regressiva del pensiero: l'argomento è un tabù. Addirittura oggi il sistema di potere dominante, impone a tutti la definizione di realtà, anche se cozza con i fatti inequivocabili e, appunto, oggettivi. Un prodotto dedicato dai persuasori occulti ai piccoli consumatori. Un altro cliché che ristruttura il tempo, così come le onnipresenti multinazionali organizzano lo spazio: intorno al consumo.

Tema del giorno: il clan dei maiali dalla faccia fallica. In fondo il sesso serve ad attrarre, mentre la menzogna è la grande protagonista del discorso pubblico. Il target mirato, ossia l’obiettivo sono proprio le menti indifese dei minori, impegnate nella prima costruzione della realtà attraverso la rielaborazione di contenuti travasati dalla quotidianità sia pure olografica. Non c’è niente di innocuo. Lo scopo è il plagio diretto dei bambini. Condizionare fin dalla più tenera età il comportamento.

A prima vista sembra un innocuo cartone animato con figure rigorosamente bidimensionali. Ma a ben guardare la ripetitività è ossessiva: 

«Io sono Peppa Pig, e questo è il mio fratellino George. Lei è mamma Pig, e lui è papà Pig. Peppa Pig!».

Ogni puntata dura esattamente 5 minuti e 5 secondi, mentre la sigla imperversa per ben 30 secondi. I personaggi sono tutti animali antropomorfizzati. L’antropomorfismo è l’attribuzione di caratteristiche e qualità umane ad esseri animati o inanimati. 

Ma guarda il caso, e che singolare coincidenza: nell'episodio 27 della quarta stagione mandano in onda una strana eccezione. Infatti, fa la comparsa un personaggio umano: la regina Elisabetta Windsor. Questa sovrana, per la cronaca è a capo della mafia massonica universale, unitamente a quei criminali farneticanti - del calibro dei Rockefeller, Rothschild ed accoliti - che vogliono instaurare a tutti i costi un nuovo ordine mondiale.

Non è tutto. Fate attenzione agli inquietanti richiami massonici. I disegni sono stilizzati  e prevalgono le forme tondeggianti. Il cerchio, la figura geometrica più perfetta, è ovunque nel cartone: occhiali, occhi, corpo, naso, sole, Peppa Pig. Gli arcani della geometria assoluta: triangolo, cerchio, piramide, sfera.  

La sigla che apre e chiude ogni puntata è un ritornello ipnotico. Il buonismo propinato come una melassa ha un effetto rassicurante su grandi e piccini. Apparentemente, non c’è cattiveria: sono tutti buoni e bravi.

Secondo i dati della Rai, quotidianamente in Italia, circa 500 mila bambini tra i 3 e gli 8 anni guardano in tivvù Peppa Pig. E in certi giorni su Rai Yoyo si arriva a punte di 600 mila spettatori.   

A conti fatti Peppa Pig è una merce britannica per minori in età prescolare, diretta e prodotta da Astley Baker Davies. Attualmente la mercanzia è distribuita in 180 nazioni. In Italia, la settimana scorsa il pupazzo ha aperto l'anno scolastico addirittura in numerose scuole elementari statali, grazie ai sovvenzionamenti pubblici elargiti attraverso i cosiddetti "Pon" dell'Unione europea, ovvero soldoni degli ignari contribuenti. 

La prima stagione televisiva inglese risale al 2004, mentre nello Stivale è sbarcata nel 2010. Gli autori sono Neville Astley e Mark Baker, mentre la sceneggiatura è a firma di Neville Astley, Mark Baker e Phillip Hall. Il produttore è Phil Davies.

Alcuni esemplificativi dettagli. In Peppa le differenze sono minime. Il messaggio è apparentemente disarmante: “Siamo tutti uguali”: un solo nucleo per ogni famiglia di animali, un solo negozio per tipo, nessuna concorrenza. Una maestra e una scuola, segno che l’educazione non può essere pluralista, ma ben incardinata in base alla “pedagogia” dominante. E come nella peggiore delle società della disinformazione c’è una sola tivvù, dove appare sempre e solo un unico personaggio misterioso. Chi è Mister Patata? E’ forse il braccio armato della voce narrante che interviene nei momenti salienti per imbastire la morale a buon mercato?

In Peppa Pig sembrano tutti amici. Peppa attrae perché riverbera un mondo di semplice quotidianità, non stressante: il parco, l'orto di nonno pig, la casetta sull'albero, le pozzanghere di fango, il gelato, il mare.  

E infine, c’è il merchandising avviluppato ai maialini: i giochi, gli abiti (le maglie, le scarpe, le mutande, i fazzoletti, le sciarpe di Peppa), e tanto altro. Da un po' c'è in vendita anche il telefonino di Peppa Pig per i bambini. Così, attraverso l’uso diretto dell’onnipresente cellulare, i pargoli potranno assorbire direttamente nell'organismo l'inquinamento elettromagnetico.

Quale verbo (imperativo categorico dissimulato) trasmettono i detentori dei mass media, grazie al nullaosta dell’eterodirette autorità di Stato? “Compra, compra, compra”, ma non solo.

Messaggio subliminale (dal latino sub, sotto, e limen, soglia, in riferimento al confine del pensiero conscio) è un termine mutuato dal linguaggio della pubblicità ma che, in psicologia, si riferisce ad un'informazione che il cervello di una persona assimilerebbe a livello inconscio. Può essere trasmesso attraverso scritte, suoni o immagini che trattano un qualsiasi argomento che nasconde al suo interno - come in un codice cifrato - ulteriori frasi o immagini avulse dal contesto iniziale che rimarrebbero inconsapevolmente nella memoria dell'osservatore. A proposito della parola subliminale, il vocabolario Zingarelli della lingua italiano spiega: «Detto di stimolo che è troppo debole per essere percepito e riconosciuto, ma non tanto da non esercitare qualche influenza sui processi psichici o sul comportamento».

I messaggi subliminali sono immagini o simboli che l’occhio umano non coglie, ma il cervello certamente assorbe. La pubblicità subliminale è una tecnica che comporta l’esposizione del consumatore a stimoli senza che possa averne consapevolezza.
Il messaggio subliminale non viene visto o ascoltato, ma viene percepito dal subconscio del cervello.  

I messaggi subliminali (scritte, suoni, immagini) sono assimilati dal cervello in maniera inconscia, quindi rimangono inconsapevolmente "memorizzati" nella nostra memoria. Detto in altri termini: sono stimoli non molto visibili ma recepibili dal nostro cervello, che li immagazzina e li elabora attraverso comportamenti reali.

Allora, cosa ha realmente valore? In una civiltà umana, in uno Stato di diritto, in un Paese civile i bambini dovrebbero essere protetti concretamente da ogni pericolo palese, oppure occulto. Ma così non è, perché più di ogni altra cosa imperversa il paradigma dell’economia, invece che quello dell’ecologia. In altri termini, il mercato domina le nostre vite. E così i bimbi sono trattati come oggetti, e mai come soggetti.


La letteratura scientifica e le prove sperimentali degli effetti della stimolazione subliminale su atteggiamenti, preferenze e comportamenti in ambito sociale sono innumerevoli (Dijksterhuis e Bargh, 2001; Hassin, Uleman e Bargh, 2005).  La pubblicità subliminale provoca degli effetti in presenza di alcuni fattori precisi. A questo riguardo, importanti studi sperimentali hanno cominciato ad individuare i fattori, le condizioni e i meccanismi attraverso cui la pubblicità subliminale ha effetto su atteggiamenti, preferenze, intenzioni e comportamenti dei consumatori (Stroebe, 2012).

«Does subliminal advertising work»? («La pubblicità subliminale funziona»?)

 http://www.straightdope.com/classics/a1_187.html


A. R. Pratkanis, «The Cargo-Cult Science of Subliminal Persuasion» («La scienza mitologica della persuasione subliminale»)

http://www.csicop.org/si/9204/subliminal-persuasion.html; Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, Primavera 1992, pagg. 260-272

«Does subliminal advertising work»?; http://www.straightdope.com/classics/a1_187.html
G. P. Lantos, The Absolute Threshold Level and Subliminal Messages («Il livello di soglia assoluta e i messaggi subliminali»), Stonehill College

A. Boese, The Museum of Hoaxes: A Collection of Pranks, Stunts, Deceptions, and Other Wonderful Stories Contrived for the Public from the Middle Ages to the New Millennium («Il museo degli imbrogli: una collezione di burle, trovate, inganni a altre sorprendenti storie escogitate per il pubblico dal Medio Evo al nuovo millenio»), E. P. Dutton, 2002, pagg. 137-38

Urban Legends Reference Pages: Business (Subliminal Advertising);http://www.snopes.com/business/hidden/popcorn.asp

D.-S. Peters, Rock's Hidden Persuader: The Truth About Backmasking («Il persuasore occulto del rock: la verità sul backmasking»), Bethany House Publishers, 1985, pag. 19; cit in U.S. Senate, pag. 125

1 T. Moore, «Scientific Consensus and Expert Testimony: Lessons from the Judas Priest Trial» («Consenso scientifico e testimonianza degli esperti: la lezione del processo ai Judas Priest»), in Skeptical Inquirer, novembre-dicembre 1996


University College London, «Subliminal advertising leaves its mark on the brain» («La pubblicità subliminale lascia il suo segno sul cervello»), 9 marzo 2007;
http://www.ucl.ac.uk/media/library/notaware; T. Moore, «Subliminal Perception: Facts and Fallacies» («Percezione subliminale: fatti e fallimenti»), in Skeptical Inquirer, Primavera 1992, pagg. 273-281

A. Motluk, «Subliminal Advertising May Work After All» («Dopo tutto i messaggi subliminali potrebbero funzionare»), in New Scientist;

http://www.newscientist.com/article/mg19025494.400-subliminal-advertising-may-work-after-all.html.

G. Swanson, NewScientist Subliminal Advertising; https://listserv.heanet.ie/cgi-bin/wa?A2=ind0604&L=typo-l&D=0&T=0&P=10137;

M. Hattikudur, Subliminal advertising might actually work?; http://www.mentalfloss.com/blogs/archives/95

J. R. Vokey, «Subliminal Messages» («Messaggi subliminali»), in Psychological Sketches, Lethbridge, 6ª ed., Alberta 2002, pagg. 223-246
B. A. Robinson, Backmasking on records: Real, or hoax? («Messaggi rovesciati nei dischi: è vero o si tratta di una burla»?); http://www.religioustolerance.org/chr_cul5.htm
T. Moore, «Subliminal Perception: Facts and Fallacies»; Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, Primavera 1992, pagg. 273-281.







C. Crowley, «Bush says "RATS" ad not meant as subliminal message» («Bush dice "RATS" e non voleva essere un messaggio subliminale»), in CNN.com, del 12 settembre 2000; http://archives.cnn.com/2000/ALLPOLITICS/stories/09/12/bush.ad/; Smoking Pistols: George "Rat Ad" Bush and the Subliminal Kid («Pistole fumanti: la "pubblicità Rat" di George e il ragazzo subliminale»); http://www.bushwatch.com/rats.htm






It was a glitch, not a subliminal ad, for McDonald's on Food Network» («è stato un incidente e non una pubblicità subliminale, per McDonald su Food Network»), in Canadian Press, del 25 gennaio 2007-01-25



fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

giovedì 25 settembre 2014

Fontamara



Fontamara è il romanzo più noto di Ignazio Silone. Tradotto in innumerevoli lingue, ha ottenuto ampio riconoscimento di pubblico in tutto il mondo. La sua descrizione di un universo contadino, disperato ed immutabile nel tempo, ha trovato ampi riscontri in luoghi remoti rispetto alle montagne dell'Abruzzo, dove è ambientato il romanzo.

Fontamara è un paesino arretrato economicamente e tecnologicamente. Fontamara era e sarà uguale a sé stessa per sempre, non cambierà nulla e ogni anno sarà uguale a quelli precedenti e a quelli successivi: prima la semina, poi l'insolfatura, in seguito la mietitura e, infine, la vendemmia.

In questo universo contadino, sia le catastrofi naturali che le ingiustizie vengono subite passivamente; ecco perché nella premessa tutta la vicenda di Fontamara, ovvero la rivendicazione del diritto all'acqua, è definita "un fatto strano".

Semplice nella trama e nel linguaggio, il romanzo ha a volte il tono di una fiaba, ma assume nel complesso un aspetto epico.

Un altro aspetto del libro è la denuncia contro i potenti e le autorità.

L'azione di denuncia è volta anche contro il fascismo; infatti attraverso l'episodio di Berardo l'autore ci presenta la realtà della censura e dei tentativi d'insurrezione attraverso la stampa clandestina che incitava la gente alla disobbedienza e alla ribellione. Silone descrive anche l'aspetto violento di quell'epoca, ovvero la dura repressione contro i rivoluzionari attuata anche con la pena capitale.

Si scorge il sentimento religioso popolare quando nei dialoghi l'opera di deviazione del corso d'acqua è considerata un sacrilegio, un peccato contro Dio, poiché cambia la natura che Egli ha creato.

Trama

A partire dal 1º giugno del 1929 al paese di Fontamara (vicino Avezzano) non arriva più l'elettricità. Sperando di rimediare a questa “fatalità” ogni contadino firma una misteriosa “carta bianca”, portata loro da un graduato della milizia (il cav. Pelino), che, con il passare delle pagine, si scoprirà essere l'autorizzazione a togliere l'acqua per l'irrigazione portandola ad irrigare i possedimenti dell'Impresario, un “galantuomo” che era diventato podestà del capoluogo. Egli era un imprenditore appoggiato dal regime che si era impossessato della carica di primo cittadino, cercando di favorire i propri interessi in tutti i modi.

Svelato l'inganno, le donne fontamaresi si recano a casa dell'Impresario per tentare di convincerlo a ridare loro l'acqua, indispensabile per la loro sopravvivenza, ottenendo solo altri inganni (in un primo tempo l'avvocato Don Circostanza stabilisce che "tre quarti scorrano nel nuovo letto del fiume, mentre i tre quarti del rimanente continuino nel vecchio, cosicché ognuno abbia tre quarti", più avanti, di fronte alla pretesa dell'Impresario di avere in usufrutto l'acqua per 50 anni, lo stesso avvocato suggerisce di "ridure il termine a soli 10 lustri") che li lasciano senz'acqua e portano alla riduzione del loro salario (tranello sempre ordito dal medesimo avvocato).

Dai soprusi ottenuti con le parole, si passa quindi ai soprusi fisici, con una violenta incursione delle squadracce fasciste, inviate a Fontamara, per segnalazione del cav. Pelino, che aveva riscontrato comportamenti antifascisti. Allora Berardo Viola, l'uomo più forte e robusto del paese, in compagnia di uno dei narratori, decide di reagire tentando di trovare maggior fortuna fuori dal paese.

Durante il viaggio verso Roma egli si rende conto che, al di fuori di Fontamara, sono cambiate molte cose. Quando ormai è evidente il fallimento di Berardo, a cui viene negato il lavoro perché, in quanto fontamarese, è bollato come rivoluzionario, egli viene a conoscenza della morte di Elvira, la sua amata che egli avrebbe dovuto sposare non appena tornato dal suo viaggio in cerca di lavoro. Allora Berardo si convince che per lui la vita non ha più senso e decide di tornare a Fontamara.

Alla stazione di Roma però avviene una svolta: incontra un partigiano (l'Avezzanese), già conosciuto in Abruzzo, che lo mette al corrente dell'avvento del fascismo e dei molti altri cambiamenti avvenuti in Italia e sconosciuti da tutti i fontamaresi. L'incontro a Roma con l'Avezzanese gli apre gli occhi sulla realtà che tutti stanno vivendo e gli fa prendere coscienza della situazione politica attuale.

I due vengono arrestati per un equivoco e nel periodo in cui sono costretti alla convivenza in cella, il contadino sviluppa una notevole maturazione politica. Questo suo nuovo impegno morale lo porta ad autoaccusarsi di essere il “Solito Sconosciuto”, ossia un sostenitore attivo della resistenza. Dopo questa falsa testimonianza lui e il suo compagno di viaggio vengono torturati perché rivelino i nomi dei complici fino all'atroce e ingiusta morte, fatta passare per suicidio, di Berardo.

Venuti a conoscenza del fatto i fontamaresi fondano il “Che fare?”, un giornale in cui scrivono dei soprusi subiti e della ingiusta morte del loro compaesano, e lo portano nei villaggi vicini. La conclusione è tragica in quanto il regime decide di punire tutti i fontamaresi mandando una squadra della Milizia che fa strage di abitanti. Per fortuna però alcuni fontamaresi si salvano, e tra questi vi sono i tre narratori della storia che scappano all'estero dove incontrano (fittiziamente) l'autore e raccontano le loro vicissitudini.

Premesse

Scritto in esilio nel 1930, Fontamara è il primo dei libri con cui Silone, che ha abbandonato una militanza politica attiva, continua il suo impegno morale e civile con la letteratura. In primo luogo Silone ci rende nota la tremenda differenza tra quelli che chiama "cafoni", ovvero i contadini poveri che popolano sia Fontamara sia tanti paesi simili in tutto il mondo che lavorano la terra non per guadagnare, ma per sopravvivere, che si sforzano di estinguere i debiti contratti per superare l'inverno precedente, che parlano solo dialetto, che sono ricchi se hanno un asino o un mulo; ed i cittadini che cambiano il mondo, lasciando i Fontamaresi spettatori.

Silone osserva che le discrepanze sono così notevoli che le due categorie costituiscono addirittura due razze distinte, diverse persino nel linguaggio; un cittadino e un cafone potranno parlare per ore senza comprendersi: per loro è impossibile discutere. Non è così, invece, tra i cafoni del resto del mondo che costituiscono un'unica razza e nella comunicazione riescono a superare le barriere linguistiche e intendersi a meraviglia.

Il personaggio che incarna il potere è quello dell'Impresario, abile uomo d'affari che ha saputo costruire la propria ricchezza in pochi anni, mentre la gente comune gettava il sangue sulla terra da secoli senza riuscire a racimolare qualche soldo per migliorare le proprie condizioni.

Per questo motivo i contadini sostengono, invidiosi, che egli abbia trovato l'America a Fontamara, e i più sospettosi arrivano a supporre che egli sia il diavolo in persona.

L'autore, inoltre, ci narra delle tante burle dei cittadini ai danni dei Fontamaresi, come quando le donne intenzionate a parlare col podestà si recano al municipio e vengono derise da chi sostiene che porterebbero solo i pidocchi nello stabile, o come nell'aneddoto del parroco e dell'asino.

Commento

Il narratore è interno e rappresentato da una famiglia di “cafoni”, i cui membri (gli zii di Elvira), sono Matalè, il marito Giuvà e il loro figlio che hanno ormai raggiunto in esilio l'autore, si alternano a raccontare, in un lungo flashback, ciascuno le proprie esperienze.

I personaggi

I “cafoni” sono i miseri poverelli contadini meridionali proprietari al massimo di un asino o di un mulo, non hanno mezzi per difendersi e vivono in una perpetua ignoranza di cui approfitta persino colui che è considerato “l‘amico del popolo”, Don Circostanza, che rappresenta insieme la difesa e la rovina dei fontamaresi; la loro vita si ripete uguale di generazione in generazione segnata dal lavoro e dalla fatica. Essi sono consapevoli della disperata condizione in cui vivono, come spiegano ad un forestiero... nel brano ci sono dei personaggi insoliti

« In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch'è finito. »

(da "Fontamara")

Il nome Fontamara racchiude in sé già un destino di sventure e sofferenze, inventato appunto dall'autore per rispecchiare meglio la realtà del paese. Quasi tutti i nomi dei personaggi del romanzo non sono casuali: Don Circostanza, infatti si adegua alle diverse situazioni tenendo prima la parte dei contadini, quindi quella degli agiati cittadini, cercando sempre un tornaconto personale; Don Abbacchio il prete, richiama il verbo “abbacchiare” infatti egli non farà altro che deprimere i poveri abitanti della Marsica, ignorando persino il suicidio di Teofilo, sacrestano della chiesa di Fontamara; Don Carlo Magna è il ricco proprietario terriero; l'Impresario, il podestà abile a speculare su alcuni terreni acquistati da don Carlo Magna a poco prezzo e sui quali farà deviare l'acqua del ruscello di Fontamara riducendo alla miseria i cafoni; Innocenzo La Legge, il messo incaricato di portare i nuovi ordinamenti dalla città.

Berardo Viola, protagonista maschile del romanzo, è l'eroe del paese, violento ma altruista è il primo a sacrificarsi tra i cafoni per il bene della collettività: i cafoni infatti erano stati raggirati di continuo ed ogni appello ai notabili del paese risultava inutile poiché questi difendevano sempre gli interessi del ricco podestà, si ritrovavano così sempre più poveri ma ognuno non aveva pensato che al proprio appezzamento di terra, a sé stesso. Attraverso il suo personaggio Silone sembra sottolineare il bisogno che qualcuno muova all'azione, ponga fine alla totale indifferenza dei “cafoni”, sempre più sfruttati e tenuti nell'ignoranza dal nuovo regime che li induce lavorare in modo duro ed estenuante.

I cafoni non avevano mai rappresentato una vera minaccia per i gerarchi della potente città, da cui erano sempre stati osteggiati grazie alla cultura ed all'ingegno ma, nel momento in cui provano anche questi ad avvicinarsi al mondo scritto, sentiti come una forte minaccia vengono rapidamente fatti scomparire.

Lo stile

Si noti che Silone scrive in maniera molto leggibile, narrando l'azione in maniera umile, questo perché, come teorizza Dante Alighieri, lo stile deve adattarsi all'argomento, e se si parla del mondo agricolo, allora anche la forma sarà umile.

Sul piano linguistico prevale una costruzione paratattica del periodo con un linguaggio piuttosto semplice e colloquiale che rispecchia l'ignoranza in cui vivono i contadini, mentre i cittadini più istruiti ed importanti si esprimono in una forma più ricercata e arricchita anche da citazioni e vocaboli latini.

Una sottile ironia diffusa attenua, talvolta, la tragicità di alcuni momenti. Ciò avviene ad esempio quando si riportano le riflessioni dei Fontamaresi, gli scherzi, gli abusi, che evidenziano l'ingenuità dei protagonisti.

Rispetto a Il segreto di Luca la denuncia nei confronti dell'ingiustizia diventa più ampia, da un singolo individuo ad un intero paese, alle ingiustizie che i suoi abitanti sono costretti a subire.

Pubblicazione dell'opera

L'opera non fu subito pubblicata in Italia, dal momento che non sarebbe stata gradita dal regime fascista. La prima pubblicazione infatti avvenne in Svizzera in lingua tedesca; la prima edizione in italiano fu del 1933 (Parigi: N.E.I. - Nuove edizioni italiane), ma fu pubblicata solo all'estero. Per avere l'edizione in italiano anche in Italia, bisognerà aspettare il 1947, addirittura molto tempo dopo l'edizione in esperanto pubblicata nel 1939 nei Paesi Bassi.

Veridicità del romanzo

Nella sua premessa al romanzo Silone non esclude di essersi ispirato ad eventi realmente accaduti e rimasti nei ricordi del suo subconscio. Tra i paesi che possono rivendicare il verificarsi di eventi simili a quelli raccontati su Fontamara, il più simile al romanzo è il Comune di Treglio. Nel 1906, infatti, la sorgente presente nella valle tra le Contrade San Giorgio e Pagliarone fu venduta dall'allora Sindaco di Treglio totalmente al Comune di San Vito Chietino per realizzare l'acquedotto comunale dello stesso, senza tenere in minimo conto delle esigenze e dei diritti dei "cafoni" che abitavano nelle vicinanze della sorgente (diritti riscontrabili anche dagli atti di concessione di livello da parte del Vescovo di Ortona, barone di Treglio). Gli abitanti delle suddette contrade patirono anni di dure ristrettezze che sfociarono in una rivolta, con feriti e condanne penali nel 1919. Grazie alle dure proteste, i contadini coinvolti riuscirono ad ottenere la realizzazione di due fontane: la Fonte di Pagliarone e la Fonte posta sotto il paese. A sostegno della tesi che fossero i fatti relativi alla sorgente di Pagliarone quelli che hanno ispirato a Silone il romanzo Fontamara vi è il fatto che, originario del vicino paese di Rocca San Giovanni e sicuramente a conoscenza dei fatti relativi alla stessa, era l'onorevole comunista Ettore Croce, decano dei comunisti abruzzesi e tra le conoscenze di Silone, nel periodo della sua militanza comunista.

Il paese dove i fatti sono ambientati, è quello del suo paese natìo, Pescina. A sostegno di quanto detto, troviamo dei riferimenti tuttora esistenti nel paese marsicano, sopravvissuti al terremoto del 1915, in particolare il campanile della Chiesa di S. Berardo ["La parte superiore di Fontamara è dominata dalla Chiesa col campanile e da una piazzetta a terrazzo, alla quale si arriva per una via ripida che attraversa l'intero abitato..."], che è un nome tuttora diffuso a Pescina, ed è anche quello con cui viene chiamato il protagonista del romanzo. Ai piedi della Chiesa, è da notare, si trova sepolto lo scrittore per sua espressa volontà. Non dimentichiamo però che ai piedi di Pescina scorreva il fiume Giovenco, altra probabile fonte d'ispirazione per la stesura del romanzo.

Fontamara in altri media

Dal romanzo è stato tratto il film Fontamara di Carlo Lizzani. La vicenda di Berardo è inoltre ripresa da I ratti della Sabina nella canzone La morale dei briganti.

lunedì 22 settembre 2014

Joan Didion



 è una giornalista, scrittrice e saggista statunitense vincitrice del National Book Award nel 2007. Divenne famosa negli anni settanta, quando la critica Michiko Kakutani e il noto autore James Dickey s'interessarono favorevolmente a The White Album (L'album bianco), scritto nel 1979; la Kakutani l'ha elogiata sul New York Times del 10 luglio dello stesso definendola la scrittrice in lingua Inglese dalla prosa più bella di oggi. Attualmente vive a New York. Il marito John Gregory Dunne, deceduto nel 2003, è stato anch'esso affermato scrittore.

Autrice di un certo peso nella Letteratura americana, si è interessata sin da giovane alle teorie complottiste, alla paranoia e alle sociopatologie esprimendosi in un colorato stile ermetico, sibillino, influenzato dagli studi liceali sulla cultura dell'Antica Grecia e sugli oracoli in particolare. L'interesse per l'esoterico e l'occulto, tuttavia, non hanno reso la sua scrittura bizzarra o irreale, piuttosto alquanto gotica.

Appassionata anche di Politica, ha preso parte alla campagna elettorale presidenziale del 1964 sostenendo il repubblicano Barry Goldwater nella sfida contro il democratico Presidente uscente Lyndon B. Johnson, il successore di John Fitzgerald Kennedy; la vittoria di Johnson fu quasi totale: solo sei dei cinquanta Stati della Federazione americana sostennero il candidato repubblicano. Giornalista abile e di una certa competenza, grazie anche al sostegno dell'all'epoca più noto giornalista politico Noel Parmentel, fu assunta dalla conservatrice - e quindi repubblicana - National Review, all'epoca diretta da William Buckley. Tuttavia, forse a causa della comparsa sulla scena politica del chiacchieratissimo Reagan, divenne successivamente progressista.

Opere

Narrativa

Run, River (1963)
Prendila come viene (Play It As It Lays) (1970) Bompiani, 1978
A Book of Common Prayer (1977)
Democracy (1984) Frassinelli, 1984
The Last Thing He Wanted (1996)

Saggistica

Verso Betlemme: scritti 1961-1968 (Slouching Towards Bethlehem) (1968) Il saggiatore, 2008
The White Album (1979)
Salvador (1983)
Miami (1987) Mondadori, 2006
After Henry (1992)
Political Fictions (2001)
Where I Was From (2003)
Fixed Ideas: America Since 9.11 (2003)
Vintage Didion (2004)
L'anno del pensiero magico (The Year of Magical Thinking) (2005) Il saggiatore, 2006
We Tell Ourselves Stories in Order to Live: Collected Nonfiction (2006).

gli uccelli



« Gli uccelli non sono aggressivi, signorina. Sono il simbolo della gentilezza. »

(l'ornitologa a Melanie)

The Birdsè un film del 1963 diretto da Alfred Hitchcock.

Fu presentato fuori concorso al 16º Festival di Cannes ed è considerato uno dei capolavori di Hitchcock.

Trama

« Ma signora, assalire è una parola un po' grossa: gli uccelli non hanno mica l'abitudine di assalire la gente senza motivo. »

(lo sceriffo alla signora Brenner)

In un negozio di animali a San Francisco s'incontrano l'avvocato Mitch Brenner e la ricca e giovane Melania Daniels, figlia dell'editore di uno fra i maggiori giornali della città.

Melania è indispettita perché, pur avendola riconosciuta, il giovanotto finge di scambiarla per la commessa e le si rivolge per informazioni su una coppia di lovebirds (pappagallini inseparabili) da donare alla sorellina Cathy per il compleanno. Melania in un primo momento sta al gioco e gli dice che il negozio non ha al momento tali pappagallini, se vuole ci sono dei canarini.

Ma presto Mitch interrompe l'amabile schermaglia e rivela il motivo del suo strano atteggiamento, rievocando la spiacevole circostanza in cui l'ha conosciuta. In tribunale era stata processata per guida in stato di ebbrezza e sfascio di vetrina. Prenderla in giro è il meritato contrappasso per una condotta spregiudicata e irresponsabile. Ne segue un battibecco in cui Melania lo apostrofa come ignorante e insolente.

A dispetto del moralismo punitivo di lui, la sofisticata figlia di papà si sente però attratta e affascinata, annota la targa della sua auto e si informa sul suo indirizzo. Per reincontrarlo acquista la coppia di pappagallini e decide di recapitargliela personalmente, recandosi prima nel suo appartamento a San Francisco e poi, non trovatolo, a Bodega Bay con la sua auto, dove Mitch trascorre i fine settimana in compagnia della madre e della sorella.

Lei però vuole fare una sorpresa a Mitch e così anziché arrivare con l'auto a casa sua, che si trova sulla sponda opposta della baia, decide di affittare un piccolo motoscafo e raggiungere così, non vista, la villetta. Attraversata la baia, entra quindi furtivamente nella casa di Mitch e lascia la gabbietta con gli uccellini, dopodiché attende nascondendosi nel motoscafo. Mitch scopre i pappagallini e si accorge della presenza di Melania, che mette in moto il fuoribordo e parte. Ma Mitch, saltato sulla sua auto, arriva prima di lei sulla sponda opposta della baia ad aspettarla. E qui mentre Melania è quasi arrivata, viene improvvisamente attaccata da un gabbiano che le ferisce la testa.

Decisa ad approfondire la relazione con Mitch, accoglie l'invito di Cathy di partecipare alla sua festa di compleanno, trattenendosi per la notte e facendosi ospitare da Annie, maestra di scuola di Cathy e vecchia fiamma del fratello.

Durante la notte un gabbiano, inspiegabilmente, sbatte sulla porta di casa e viene trovato morto dalle due donne.

Fatti inquietanti si susseguono: le galline di Lydia, la signora Brenner, si rifiutano di mangiare; durante la festa di Cathy uno stormo di gabbiani attacca i bambini; la sera stessa la casa dei Brenner viene invasa da centinaia di passeri che entrano attraverso il camino; l'indomani mattina, un agricoltore, conoscente dei Brenner, viene ritrovato nella propria casa, morto, martoriato dagli uccelli che sono arrivati a strappargli gli occhi; durante la giornata un peschereccio viene assalito dai gabbiani e una trentina di bambini vengono attaccati da una frotta di corvi mentre escono da scuola.

Gli abitanti della cittadina, per lo più increduli, tendono a minimizzare gli eventi, fino a quando non si verifica un attacco di vaste proporzioni in pieno giorno che causa numerose vittime.

In breve tempo l'intera zona è invasa da migliaia di uccelli che seminano il terrore. Anche la maestra Annie rimane vittima degli animali assassini.

I protagonisti si barricano in casa, assediati dai volatili, che feriscono gravemente Melania. Mitch decide di portarla all'ospedale e così all'alba i quattro partono con l'auto di Melania alla volta di San Francisco.

Fuori dall'uscio di casa, appollaiati ovunque, migliaia di uccelli osservano, immobili e minacciosi.

Produzione

Il film fu prodotto e distribuito dall'Universal Pictures.

Soggetto

Fu tratto dall'omonimo racconto di Daphne Du Maurier, di cui però mantiene solo l'idea centrale, cioè l'attacco degli uccelli contro gli uomini.

Hitchcock aveva ripensato al racconto dopo aver letto sul quotidiano di Santa Cruz, Sentinel, del 18 agosto 1961, la notizia di una nuova invasione di uccelli marini fra le case sulla costa, più ampia e devastante di quella avvenuta nell'anno precedente.

Sceneggiatura

La sceneggiatura fu scritta da Evan Hunter e i personaggi sono creati ex novo.

Cast

Hitchcock non utilizzò attori già affermati nel ruolo dei protagonisti, anche per contenere i costi del film, già molto alti per gli effetti speciali.

Scritturò Tippi Hedren, allora nota come modella, per il ruolo femminile, e ne guidò personalmente l'interpretazione, trasformandola in una vera attrice (le assegnerà il ruolo di protagonista anche nel successivo film, Marnie).

Il protagonista maschile fu interpretato da Rod Taylor, al suo primo ruolo cinematografico di una certa importanza, mentre nella parte della madre del protagonista maschile Hitchcock volle l'attrice di teatro Jessica Tandy.

Nella parte della maestra, anziché Anne Bancroft, proposta da Hunter, Hitchcock scelse Suzanne Pleshette, notata in ruoli televisivi.

Riprese

Le riprese iniziarono il 5 marzo 1962 e durarono fino al 10 luglio dello stesso anno.

Durante le riprese si dovettero affrontare innumerevoli problemi: i componenti della troupe furono graffiati e beccati; Tippi Hedren, nella scena in cui sale in una camera e viene aggredita dagli uccelli, fu ferita al viso da uno dei gabbiani; il lunedì successivo, quando dovettero riprendere le riprese, la trovarono stesa sul divano in stato di choc. Usarono quindi una controfigura per la scena in cui Mitch la porta giù dalle scale.

Uno dei corvi addestrati aveva preso in antipatia Rod Taylor, e appena lui arrivava sul set chiedeva preoccupato se l'uccello lavorasse quel giorno; il corvo, però, lo aspettava puntualmente appoggiato su una trave del set e lo inseguiva per beccarlo.

Luoghi

California settentrionale e studi dell'Universal Pictures.

A Bodega Bay, piccolo porto sul Pacifico, a circa 60 miglia (un centinaio di chilometri) da San Francisco, la protagonista trascorre il fine settimana e si svolge la maggior parte del film; furono ricostruite fedelmente delle abitazioni esistenti per la casa e la fattoria.

Costi

Il film costò circa 2.500.000 dollari.

Prima

La prima si ebbe il 28 marzo 1963.

Colonna sonora

Il film è sperimentale e originale anche dal punto di vista della colonna sonora.

Priva di accompagnamento musicale tradizionale, ad eccezione di un accenno del Première Arabesque di Claude Debussy suonato al pianoforte da Melania e di una canzoncina cantata dai bambini della scuola, Risseldy Rosseldy, una versione americana della canzone popolare scozzese di Wee Cooper O'Fife, la colonna sonora è costituita unicamente dai rumori degli uccelli elaborati come una vera partitura.

Un duo di esperti in musica elettro-acustica, composto da Remi Gassmann e Oskar Sala, ebbe il compito di creare artificialmente tutti i rumori degli uccelli attraverso nastri magnetici accelerati in lettura e con uno strumento elettronico chiamato Trautonium dal nome del suo inventore Friedrich Trautwein. che ne realizzò il prototipo nel 1929. Tuttavia fu proprio il musicista elettronico tedesco Oskar Sala negli anni a perfezionare lo strumento sino a creare una sorta di ibrido tra organo e sintetizzatore musicale.

Hitchcock racconta a Truffaut

I rumori erano trattati ed elaborati secondo le indicazioni del regista che dettava alla segretaria una vera e propria sceneggiatura dei suoni. "Facevamo veramente qualcosa di sperimentale con tutti questi suoni autentici, che poi stilizzavamo in modo da trarne maggiori effetti drammatici".

Battiti d'ali

"Per esempio, quando Melania, rinchiusa nella mansarda, è attaccata dagli uccelli, avevamo molti suoni naturali, dei battiti di ali, ma li abbiamo stilizzati per ottenere un'intensità maggiore. Bisognava ottenere un'ondata minacciosa di vibrazioni piuttosto che un suono di un solo livello, al fine di avere una variazione di questo rumore, qualcosa di simile al suono ineguale prodotto dalle ali".

Passi e inquadrature

Nella scena in cui Lydia, la madre di Mitch, trova il cadavere dell'agricoltore, la colonna sonora è fondamentale. Il rumore dei passi della donna che corre nel cortile, all'esterno, è differente da quello dei passi nel corridoio all'interno della casa, sottolineati da una leggera eco. Il rumore dei passi è inoltre accompagnato da riprese dall'alto mentre quando la donna, impietrita dal terrore, resta immobile, si passa al primo piano e, quando torna a muoversi, "il rumore dei passi è proporzionato alla dimensione dell'immagine, aumenta fino a quando entra nel camioncino e a questo punto si sente un suono di agonia, quello del rumore del motore del camioncino, deformato".

Il "grido" muto

Lydia terrorizzata non riesce a parlare, né ad emettere alcun suono: apre la bocca e non esce alcun grido. L'effetto è molto intenso e l'inquadratura ricorda il famoso quadro di Edvard Munch, L'urlo. Non e' da escludere che il cineasta sapesse della scena della brechtiana "Madre coraggio" (immediato dopoguerra), in cui la protagonista, alla vista dell'uccisione della figlia - dopo avere assistito alla morte di altri due figli - "emette" il famoso non urlo, rimanendo pietrificata a bocca aperta: l'interprete era Helen Weigel, moglie di Bertolt Brecht. La scena verrà copiata, anzi "citata", come usa dire in gergo artistico, da Lina Volonghi, nei panni di Madre coraggio, produzione Teatro Stabile di Genova, 1971, per la regia di Luigi Squarzina.

Silenzio

"Per la scena finale, quando Rod Taylor apre la porta della casa e vede per la prima volta degli uccelli a perdita d'occhio, ho chiesto un silenzio, ma non un silenzio qualsiasi; un silenzio elettronico di una monotonia che potesse evocare il rumore del mare che giunge da molto lontano"."

Effetti speciali

"Delle 1500 inquadrature previste (circa il doppio di quelle di un film normale e quasi il triplo di quante ne usasse Hitchcock di solito), quasi 400 contenevano trucchi e fotomontaggi.

Hitchcock richiese la collaborazione di molti esperti: lo scenografo Robert Boyle, il direttore della fotografia Robert Burks, il montatore George Tomasini.

Poiché detestava lavorare in esterni la maggior parte dei fondi che si vedono sono stati dipinti. Nonostante le difficoltà per le tecniche di ripresa sul fondale blu in uso in quel periodo, trovarono un'alternativa usando il metodo introdotto da Walt Disney, mascherine e fondali illuminati con lampade al sodio su fondale giallo.

Gli addetti agli effetti speciali e quelli del reparto ottico lavorarono sul film per più di un anno.

"Tutte le risorse del cinema disponibili nel 1962 furono messe in gioco per la realizzazione di questo film, che stava man mano diventando il più costoso, tecnicamente più ambizioso e programmato in modo più rigoroso di tutti".

Gli animali

Ray Berwick, l'addomesticatore degli uccelli, addestrò gabbiani, corvi, cornacchie, a colpire, a ritornare ai loro posti, a piombare di nuovo sopra le loro vittime.

L'associazione per la protezione degli animali, Humane Society, era presente sul set per assicurarsi che non venisse fatto del male agli uccelli, che fossero alimentati in modo corretto e che non si abusasse del loro lavoro.

Si utilizzarono inoltre uccelli meccanici, costruiti apposta per le scene in cui recitavano i bambini. Si fece ricorso anche all'animazione.

Accoglienza

Il film ebbe successo di pubblico. Nei primi mesi di proiezioni incassò oltre 11 milioni di dollari.

Critica

Il film fu complessivamente sottovalutato dalla critica internazionale.

Era stato criticato negativamente da parecchi articoli apparsi sulla stampa americana (New York Times, Newsweek, New Yorker): per la mancanza di una ferma conclusione, per una costruzione debole, per l'amalgama non del tutto riuscito fra commedia e horror, per le interpretazioni poco convincenti dei due protagonisti, infine per la delusione di non trovare il thriller a cui il regista aveva abituato il suo pubblico.

Quando gli chiesero come avesse reagito alle critiche negative a dispetto del successo di pubblico, Hitchcock rispose ironicamente di "Aver pianto per tutto il percorso da Casa fino alla Banca".

Definizioni e giudizi

Una fantasia

Truffaut: "Il film è chiaramente una costruzione intellettuale, una fantasia".

Una meditazione sul cosmo

Noel Simsolo lo definisce una meditazione sul cosmo, in particolare sulla posizione e sul ruolo dell'uomo nel cosmo.

Un poema lirico tragico

Federico Fellini afferma che è una delle opere di Hitchcock da lui predilette, uno dei più grandi film di tutti i tempi: " Gli uccelli può venire meglio apprezzato non come una narrazione lineare, ma più come un poema lirico tragico i cui episodi sono come stanze che rafforzano un singolo tema a livello emotivo."

Struttura del film

Il ritmo iniziale è volutamente lento.

Il film decolla come una commedia sofisticata e per quasi 45 minuti pare non succedere niente, eccettuato il corteggiamento fra i due protagonisti: "...il film scherza sul ciglio del burrone".

Gli uccelli, prima percepiti soltanto come vaga minaccia, gradualmente intervengono in una serie di attacchi, prima individuali e successivamente di gruppo. In un crescendo sempre più concitato, diventano pericolosi e incontrollabili.

Nella parte finale il film assume un carattere catastrofico.

Temi

Donald Spoto individua nel film alcune tematiche tipiche di Hitchcock, qui particolarmente approfondite:

il tema dell'abbandono, della solitudine e della paura dell'altro

"...il film esplora la fragilità dei rapporti umani, la paura della perdita e dell'abbandono.[...] ogni avvenimento relativo agli uccelli viene subito dopo una scena che descrive la paura di un personaggio di essere solo o di venire abbandonato". Melania è stata abbandonata dalla madre quando aveva soltanto undici anni, la maestra Annie è stata abbandonata da Mitch, Lydia, la madre di Mitch, vedova, teme di essere abbandonata dal figlio.

il tema della visione

Oltre quaranta volte nel film tornano parole relative il vedere; ogni sequenza si conclude con una dissolvenza su un personaggio che guarda fuori nel vuoto; gli uccelli beccano le orbite vuote dell'agricoltore ucciso. Gli uccelli guardano, spiano.

Bruzzone-Caprara segnalano:

il tema dell'incomunicabilità

Portano come esempio la sequenza del Tides Café. Melania e gli avventori scorgono un uomo che sta per accendere una sigaretta accanto alla sua auto mentre a terra scorre del gasolio: tutti gridano che non getti il fiammifero ma lui non può sentirli e provoca col suo gesto una esplosione.

Metafora della frantumazione

In tutto il film ritorna ossessionante l’idea della distruzione:

sui titoli di testa sagome nere di uccelli passano e beccano le lettere distruggendo le parole appena si formano;

Mitch ha conosciuto Melania nell’aula del tribunale dove era processata per aver frantumato una vetrina con la sua auto fuori controllo;

il gabbiano che aggredisce Melania le lacera la pelle e la fa sanguinare;

Lydia raccoglie sul pavimento del suo salotto i cocci dei piattini di porcellana dopo l’invasione dei passeri dal camino e ha la premonizione della morte di Dan quando vede le tazze da tè appese sopra la stufa frantumate;

nella stanza di Dan i vetri delle finestre sono ridotti a schegge, i mobili a pezzi, non c’è più niente di intero;

durante l’assalto nel giorno del compleanno di Cathy scoppiano i palloncini e i becchi degli uccelli strappano gli abiti e feriscono i bambini;

durante la fuga dalla scuola, gli occhiali di una delle bambine si frantumano sulla strada;

le pareti della cabina telefonica in cui è asserragliata Melania si spezzano e non reggono ai colpi ripetuti;

nella casa dei Brenner porte e scuri si crepano e si spaccano;

infine nell’ultima scena appare completa la metamorfosi di Melania: spettinata, insanguinata, bendata, le unghie laccate spezzate, gli abiti gualciti, senza parole e negli occhi solo vuoto terrore.

Finale

Una prima versione prevedeva che i fuggiaschi giungessero a San Francisco e trovassero il Golden Gate Bridge invaso dagli uccelli. In seguito, Hitchcock optò per un finale aperto a diverse interpretazioni e volle che dopo l'ultima inquadratura non comparisse la scritta "The End".

"La magnifica atmosfera impressionista della scena finale cos'altro è se non l'incubo del Giudizio Universale tradotto in luce?"

Interpretazioni

"Perché gli uccelli attaccano gli uomini?"

È la domanda inevitabile a cui lo spettatore cerca di dare una risposta.

Sequenza del "Tides Café"

Hitchcock, prevenendola, fa affrontare la questione, in una sequenza centrale del film. Melania riferisce dell'attacco degli uccelli ai bambini usciti dalla scuola agli avventori riuniti nel Café Tides, i quali, esprimendo le loro convinzioni, illustrano posizioni e pregiudizi comuni:

l'ornitologa, in base alle sue conoscenze scientifiche si rifiuta di crederle e nega che una ribellione degli uccelli sia possibile;
un avventore alcolizzato e predicatore declama brani delle profezie di Ezechiele sulla punizione divina dei peccati dell'uomo;
un marinaio condivide la preoccupazione e l'angoscia di Melania e racconta che la sua barca è stata aggredita dai gabbiani;
un viaggiatore di passaggio invoca un intervento di forza "bisogna sparare e ucciderli tutti";
una madre spaventata e nevrotica accusa Melania di essere lei la causa di tutto, con la sua venuta ha portato la disgrazia a Bodega Bay.

I critici cinematografici

Per l'interpretazione del film sono state formulate una serie di teorie:

cosmologica: cosa succederebbe se si alterasse l'ordine dell'universo, l'equilibrio di potere fra l'uomo e gli altri elementi della natura;

religiosa: la divinità punisce le colpe del genere umano;

politico-storica: l'invasione degli uccelli allude al pericolo atomico, ricorda i raid aerei della seconda guerra mondiale;

psicologico-famigliare: gli uccelli riflettono le tensioni tra i personaggi, le difficili relazioni sentimentali soprattutto all'interno della famiglia;

psicanalitica: l'invasione degli uccelli rappresenta l'esplosione di forze intrapsichiche, l'affiorare di desideri repressi. Questa tesi è stata sostenuta dallo psicanalista e filosofo Slavoj Žižek;

Cameo

Come in quasi tutti i suoi film precedenti, Hitchcock appare in un cameo: lo si vede, all'inizio del film, uscire dal negozio di animali con due cani dal pelo bianco al guinzaglio (si tratta dei suoi due terrier, Geoffrey e Stanley).

Riconoscimenti

1964 - Premio Oscar
Nomination Migliori effetti speciali a Ub Iwerks
1964 - Golden Globe
Miglior attrice debuttante a Tippi Hedren

Nota sulle versioni

L'aspect ratio originale è di 1.37:1 (negative ratio) ma circola sulle emittenti TV italiane una versione Widescreen di 1.85:1 (intended ratio), che è ottenuta con delle tendine nella parte inferiore e superiore dell'immagine, riducendo di circa il 20% la superficie visibile.

Sequel/remake

È stato prodotto un seguito apocrifo: Uccelli 2 - La paura (1987), e uno ufficiale: Gli uccelli II (1994) di cui però manca il cast originale.

Un rifacimento in pre-produzione presso la Platinum Dunes era previsto per uscire il 3 luglio 2009 negli Stati Uniti, ma fu rinviato a data da destinarsi a seguito di numerosi problemi di produzione. Ispirato anch'esso al racconto di Daphne De Maurier trattato per il cinema da Leslie Dixon, alla regia era posizionato Michael Bay, in seguito replicato da Martin Campbell.

Nel cast artistico era confermata Naomi Watts nel ruolo di Melania Daniels.

SCENA FINALE

ISIS, gli Usa minimizzano: altro che 30.000, i miliziani sono 100.000!




A cura di Staff nocensura.com

ISIS gli USA continuano a MINIMIZZARE: secondo la CIA i miliziani dello stato islamico sarebbero 30-32.000; questo è quanto hanno affermato oggi. UNA BUFALA, visto che ormai i miliziani dell'ISIS sono ALMENO 100.000: lo hanno reso noto - oltre a numerosi osservatori - fonti di intelligence irachene, iraniane e persino fonti saudite già a fine Agosto! (E non solo questi)

Anche ANSA e altri media italiani avevano riportato la notizia (vedi su corriere.it)

SOLO IN IRAQ sono 30-35.000, che si sommano ai 60.000 attivi in Siria; il numero dei miliziani nelle file dell'ISIS è cresciuto rapidamente, triplicando dai primi di Luglio, quando è stato "proclamato il califfato" a oggi.

Ecco dove l'ISIS ha reclutato i miliziani:
  • Da quando è stato proclamato il califfato, nonostante si tratti di una farsa propagandistica, migliaia di fondamentalisti provenienti da tutto il mondo si sono trasferiti nel territorio controllato da ISIS; alcuni solo per vivere nel "califfato", che per ottenere consensi e incentivare i musulmani a trasferirsi lì garantisce un certo stato sociale: come abbiamo evidenziato nel recente nostro dossier su ISIS Al Baghdadi possiede tali risorse da permettergli persino di regalare 1.200$ (che in quella zona sono 6 mesi di stipendio) e di fornire la casa a chi si sposa. Molti di coloro che si sono trasferiti hanno imbracciato il kalashnikov e si sono uniti alla "jihad".
  • Hanno reclutato jihadisti tra i cittadini delle zone conquistate; volontari, ma non solo: gli uomini del califfato fanno pressione per reclutare nuovi miliziani, inoltre aderire alla milizia jihadista serve per garantire alla propria famiglia un certo grado di privilegio e metterla al riparo da ritorsioni e soprusi.
  • Ai miliziani viene offerto "diritto di preda" rispetto agli "infedeli", come fecero i francesi con le truppe coloniali magrebine spedite in Italia. Possono cioè derubare le case ed i beni di cristiani, yazidi, musulmani sciiti etc. come confermò un curdo che era scappato all'arrivo dei miliziani, che testimoniò in TV "che avevano persino controllato dentro il pannolino del bambino se ci avesse nascosto preziosi".
  • Parte delle forze di polizia dei territori conquistati e militari iracheni presi prigionieri hanno aderito a ISIS per avere salva la vita; solo ai sunniti è stata offerta questa possibilità. Alcuni hanno preferito morire che aderire a ISIS.
  • Alcune migliaia di soldati dell'esercito "regolare" iracheno hanno deciso di cambiare casacca, passando tra le fila dei jihadisti. L'esercito iracheno ha reso noto che mancano all'appello 12.000 militari iracheni: secondo alcune stime la metà di questi sono "disertori" oppure sono morti/dispersi; l'altra metà avrebbe aderito all'ISIS. 
  • Formazioni jihadiste minori sono "confluite" nell'ISIS, che offre loro maggiori benefit e soldi rispetto alle altre formazioni terroristiche, che non possiedono le ricchezze di ISIS.

Cari fenomeni della CIA, come farebbero 30-32.000 persone a controllare un territorio vasto come quello che hanno conquistato, e sopratutto combattere su più fronti?!? (Kurdistan + Iraq e Siria su più fronti)

Solo nella città siriana di Raqqa, considerata "quartier generale" dell'ISIS, sono di stanza ALMENO 10.000 miliziani;

Circa 1.000 miliziani il 25 Agosto hanno attaccato e conquistato la base dell'aviazione siriana di Tabqa (circa la conquista della base, leggi questo articolo su ilfoglio.it che riporta molte informazioni, anche se questo giornale, molto vicino alle posizioni israeliane, è sempre molto ostile ad Assad) che era difesa da alcune centinaia di soldati siriani ben asserragliati, sono stati "stanati" a colpi di artiglieria e utilizzando diversi kamikaze, anche 15enni, che si sono scagliati verso la base alla guida di autoveicoli rinforzati e riempiti di esplosivo.

GLI USA CONTINUANO A SOTTOVALUTARE #ISIS: dopo aver FATTO FINTA DI NIENTE per più di 1 anno, consentendo agli uomini dello pseudo-califfo di conquistare mezza Siria e mezzo Iraq, non hanno potuto continuare ad ignorarli quando hanno costretto alla fuga 100.000 cristiani, messi a scelta tra convertirsi all'Islam, restare e pagare la Jizia (una tassa che il califfato ottomano imponeva ai "non islamici" che vivevano nei loro territori, riproposta da ISIS) oppure morire, come è accaduto a chi ha opposto la benché minima opposizione, anche solo proferendo una parola contro di loro quando venivano derubati dai miliziani, a cui il "califfato" concede il cosiddetto "diritto di preda" nei confronti degli "infedeli" e degli "apostati" (cristiani, yazidi, musulmani sciiti e altre minoranze) sono stati uccisi e crocifissi nella pubblica piazza, esibiti per "dare l'esempio".

Hanno ucciso anche un docente universitario (musulmano) di Mosul che aveva osato criticare i metodi dell'ISIS.

Dinnanzi a tale massacro, con 40.000 persone in fuga che stavano morendo di sete, di fame e di stenti nelle montagne nord irachene gli USA non potevano continuare a far finta di niente;

sono intervenuti con BLANDI raid aereiun'operazione di facciata, come avevamo previsto sin dall'inizio (vedi il nostro articolo redatto il 9 Agosto, dopo che Obama ha annunciato i raid)  per respingere l'aggressione al Kurdistan e impedire a ISIS di conquistare Erbil, MA SUGLI ALTRI FRONTI HANNO CONTINUATO AD ESTENDERE IL LORO DOMINIO, come dimostra anche la presa della base di Tabqa menzionata sopra, il 25 Agosto.

Raid aerei BLANDI, che hanno ucciso POCHE DECINE DI MILIZIANI, non hanno colpito le loro basi, non hanno colpito i depositi di armi che hanno sottratto all'esercito iracheno, decine e decine di cannoni, carri armati, jeep blindate, nonché lanciarazzi, granate, mortai, kalashnikov e munizioni in quantità. TRA L'ARSENALE CONQUISTATO CI SONO ANCHE ALCUNI MISSILI SCUD(con una portata di centinaia di kmJET DA GUERRA sottratti all'esercito iracheno ed a quello siriano, alcuni dei quali proprio nella base di Tabqa (delle armi possedute da ISIS ne abbiamo parlato nell'articolo Dossier ISIS: tutto ciò che dovete sapere e che non viene detto in TV del 4 Settembree persino alcuni - pare due - ELICOTTERI APACHE AMERICANI, che gli Usa avevano fornito all'esercito iracheno. Si tratta degli elicotteri d'assalto più tecnologicamente avanzati presenti sul mercatoprodotti dagli USA fin dagli anni 70 e costantemente aggiornati con i sistemi d'arma più potenti, tecnologici, efficaci. Sono dotati di visore notturno che gli consente di operare anche in condizioni di buio totale, sono armati con potenti mitragliatrici, missili, lanciarazzi aria-aria e aria-terra, bombe, sensori per acquisire i bersagli ed eventualmente colpirli automaticamente, sistemi per la guerra elettronica "Seraph" e di auto protezione efficacissimi. Riescono a "sfuggire" persino alle contraeree più moderne, che sparano missili che si dirigono verso il bersaglio rilevandone il calore, emettendo - in "parole povere" - delle "palle infuocate" che depistano su di esse i missili.



In alto: un elicottero Apache. Sotto un dettaglio


Un solo elicottero Apache è capace di mettere a ferro e fuoco interi villaggi, e se non li hanno utilizzati, almeno fino ad oggi, è solo perché i miliziani ISIS non sono in grado di condurli. Ma si stanno attrezzando anche in tal senso. Hanno sequestrato piloti siriani e iracheni costringendoli ad insegnare ai miliziani a guidarli; è questione di tempo. L'esercito di Assad potrebbe trovarsi presto a dover fare i conti anche con queste potenti armi.


Staff nocensura.com

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fonte: www.nocensura.com