«Cosa state a confabulare voi due: parlavate di me, vero? Vi ho delusa un po’… è così?» Le parole di Francesca comparvero sui monitor di entrambe a distrarle da quei licenziosi discorsi.
«Amore, ti sei svegliata! Ma cosa dici? Parlavamo di te, certo, ma a tessere le tue lodi, però: ci hai scosso l’anima, sai? Ed a tutte e due! Con le nostre chiacchiere ti abbiamo svegliata, vero? Mi dispiace tesoro mio!» digitò Gia.
«No, non avevo più sonno, ma non ti credo, parlavate delle mie tette: delle mie ridicole tette, lo so. È da tempo che sto pensando seriamente di rifarmele, ma costa un sacco…»
«Cosa? Stai scherzando, amore?» protestò Gia.
«No, per niente, sono stufa di soffrire per questa cosa, insomma, mi fa sentire male».
Intervenne Veronica a sostegno di Gia.
«Francesca, hai forse avuto l'impressione che a me ed a Gia non ci siano piaciute? Mi sembra che ce le siamo godute alla grande le tue tettine belle, amore!»
«Ma non c'è niente da stringere da palpare: non posso darvi la soddisfazione che vi aspettate da me…»
Gia era da sempre fermamente contraria ai ritocchi della chirurgia estetica. Pensava che non si dovesse mai intervenire su ciò che la natura stessa, la grande Maestra, aveva concepito con il miglior equilibrio possibile e che comunque bisognava saper apprezzare le donne ed il loro corpo per quel che erano naturalmente e non per quel che potevano diventare artificialmente: l'idea poi che dentro ai seni che le piaceva accarezzare, palpare e strizzare vi potesse essere del silicone, la mandava fuori di testa. Pensava al proposito che allora, tanto valeva fare all'amore una bambola di gomma. Questa sua impostazione era quasi ideologica e si rifletteva anche al rifiuto più totale di servirsi, nel sesso, di quell'oggettistica che con tanta profusione il mercato offriva e che molte donne usavano comunemente, senza porsi degli interrogativi.
Poteva arrivare a capirlo nel caso di donne etero, magari sole o trascurate dai loro partner, ma non per quelle che, come lei, erano omosessuali, amavano le donne per quel che erano e per come la natura le aveva fatte. Lei pensava che farsi prendere da una donna attrezzata con un pene artificiale fosse la cosa più orribile e stupida che potesse esserci: allora sarebbe stato preferibile farsi penetrare da un uomo, che almeno quello, il pene ce l'aveva di carne vera. Quando riprese a digitare per risponderle, era forte in lei il desiderio di dissuaderla da quel suo desiderio che da lei considerato insano.
«Tesoro mio, io sono dell'opinione che la chirurgia plastica sia davvero molto utile, ma solo in alcuni casi ben specifici, ad esempio per ricostruire il seno a quelle povere donne che hanno dovuto subire un intervento di mastectomia in seguito ad un tumore, ed in questo caso, per restituire loro quello che la natura aveva dato e che un destino crudele ha poi ha tolto.
Non è bene, sai, andare a toccare ciò che sta in equilibrio già da sé. Il segreto è accettarsi per ciò che si è. Ognuna di noi è preziosa per come è, ciò che conta è conoscersi a fondo, amare il proprio corpo e poi rispettarlo! E non è certo rifacendoti le tette che lo puoi rispettare il tuo corpo, che poi, sciocchina che non sei altro, è così bello!
Ascolta il punto di vista mio e quello di Veronica, insomma di chi invece di incoraggiarti a fare una cosa mostruosa di cui negli anni a venire ti pentiresti, se lo vuol godere il tuo corpo. Anzi, ti dirò di più: con tutta probabilità, se tu te ti rifacessi le tette, ebbene, non ci piaceresti più come oggi ci piaci! La sola idea di palpeggiare del silicone… amore, via! Ci piace la tua carne, calda e morbida per come è, ci piace la carne, Francesca e… non le sostanze di sintesi!
Ricorda cosa diceva qualcuno che se ne intendeva di tette: il seno perfetto è quello che può venire contenuto in una coppa di champagne!
E poi, secondo me, per un principio di compensazione naturale, sei anche molto fortunata: è vero o non è vero che hai dei capezzoli stupendi? Chi vuoi che venga distratto a palparti il seno quando può raggiungere il Paradiso succhiandoti quei capezzoli così grandi che la natura, generosamente ti ha donato?
Veronica corse a dare man forte a Gia, integrando la sua ferma esortazione all'interno della finzione virtuale.
«Amore, come sei commovente in questo tuo cruccio assolutamente ingiustificato: vieni qua, tesoro, vieni dalla tua mammina. Hai ragione, sai? Proprio alle tue tettine belle stavo pensando quando dormivi… così sode, graziose: avvicinati a me, amore, siediti in braccio a me, ho una gran voglia di baciartele e… non hai idea quanto!»
«Davvero ti piacciono Veronica, non dovrei rifarmele secondo te?»
«Guai a te se lo fai! Non te lo permetterei per nulla la mondo: mi piacciono troppo! Non potrebbero mai diventare meglio di come sono, amore».
«E poi,non so se tu l'abbia mai notato, Francesca, ma la geometria del seno di quelle che se lo sono rifatte, non è neanche naturale; si capisce alla prima occhiata: un seno naturale, visto di profilo, disegna una dolce convessità nella sua parte più bassa ed una lievissima concavità nella parte che dal capezzolo si raccorda poi al petto. Quelle che se lo sono rifatto, hanno invece due palle al posto delle tette! Per non parlare della cicatrice cha sta sotto… assolutamente orribile!
«Davvero, Gia? Mi avete convinte, care e dolci mammine mie, grazie per tutti i buoni consigli che mi date».
«Allora, ora che il problema tette non è più un problema, dimmi, hai dormito bene, tesoro? Ti sei riposata? È molto tardi, guarda che tra un po' ce ne andremo tutte a letto… nello stesso letto per stanotte, ma a dormire!»…
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