mercoledì 21 settembre 2016

il paradigma di Mendelsohn


Robert Mendelsohn
paradigma Mendelsohn. «Stai bene? Non andare dal medico. Stai male? Non andare dal medico. Ci sei già andato? Prendi nota di quanto ti ha detto e fa l’esatto contrario, se vuoi salvare la pelle!».

ZONA MEDICA SALUTE O ZONA MEDICA PERICOLO?

UN MEDICO CELEBRE CHE PENSAVA A TUTTO FUORCHE’ AI SOLDI
In America, e nel mondo intero, dalla Cina al Giappone, dal Medioriente all’Africa, dall’Europa al Brasile, tutti se lo ricordano come uno dei più grandi medici di tutti i tempi, anche se in realtà era un medico-pediatra, categoria niente affatto affascinante agli occhi della gente, per i troppi legami intrattenuti con le multinazionali del cibo e del farmaco. Lui non pensava certo ai soldi e alle collusioni.

PARLIAMO DEL DR ROBERT MENDELSOHN
Amava dire pane al pane e vino al vino, sempre e dovunque. Parliamo del dottor Robert Mendelsohn, quello del teorema “Stai bene? Non andare dal medico! Stai male? Non andare dal medico”, da applicarsi a genitori e ai bambini piccoli. Sputare nel piatto dove mangi non è cosa simpatica. Ma Mendelsohn aveva a cuore la salute della gente, e se ne strafregava di tutto il resto.

NE AVEVA VISTE TROPPE
Da quando si era reso conto che le idee, le ricette, le prescrizioni, le formule dietologiche raccomandate a grandi e piccini, portavano invariabilmente a peggioramenti e a disastri, non esitò a rendere pubblico il suo disappunto, la sua totale sfiducia nel sistema sanitario americano e mondiale. Ne aveva viste troppe con le micidiali vaccinazioni antipolio e con tutto il resto.

SE STAI BENE TI AMMALERANNO
“Se stai bene ti ammaleranno e se stai male ti peggioreranno”, diceva. Ma spiegava anche in dettaglio, nei suoi best-seller mondiali, il perché del suo marcato pessimismo. Se poi una madre non lo ascoltava, e gli confidava di esserci già andata, dal medico o dal pediatra, le diceva senza esitare, di prendere nota punto per punto delle parole, degli ammonimenti e delle istruzioni date dal medico, e di fare poi esattamente l’opposto.

Valdo Vaccaro

intervista...


venerdì 16 settembre 2016

truffa RAI in bolletta ENEL!


NON E' UNA TASSA. E' UNA TRUFFA. COME NON PAGARLA

di Pietro Melis


Per ora questo pazzo delinquente mi ha fregato perché la bolletta dell'ENEL mi arrivava sul conto corrente bancario. Nella bolletta ho visto euro 116, ma perché erano stati inclusi anche 70 euro del cosiddetto canone. Allora ho telefonato all'ENEl che mi ha detto di chiedere il rimborso all'Agenzia delle Entrate e di dire alla banca di non far passare più la bolletta dell'ENEl  nel conto corrente bancario potendo evitare che in questo modo possa pagare solo quanto consumato sottraendo le prossime rate di 20 e di 10 euro. Perché, mi è stato fatto capire, all'ENEL gliene importa nulla del canone RAI. Mi è stato assicurato che detraendo l'importo del canone RAI non si rischia affatto di avere lo slaccio della corrente. Purtroppo d'ora in avanti, avendo firmato in banca un foglio con cui la banca si impegna a non far più passare nel mio conto la bolletta dell'ENEL, per colpa di questo delinquente a capo dello sgoverno dovrò ogni volta scomodarmi per pagare la bolletta ENEl alla posta sottraendo quanto la RAI vorrebbe continuare a rubarmi. Non si tratta tanto dei 100 euro. E' una questione di principio. Avevo compilato in termini il modulo dell'Agenzia delle Entrate inviandolo per raccomandata alla maledetta RAI perché non mi addebitassero il canone in base al motivo richiestomi. Mi è arrivata anche la ricevuta di ritorno. E invece è servito a nulla. Di fronte a questo governo di merda mi ribello. Ho già spiegato che il canone non può essere imposto per vari motivi. 

1) La RAI non è proprietaria del televisore. La RAI non può considerare i suoi programmi un servizio pubblico anche se non richiesto perché non necessario.
2) La RAI non mi può togliere il diritto di vedere tutti i canali non RAI sia gratuiti che a pagamento (ma io non ho mai voluto i canali non RAI a pagamento, come SKY, perché non mi interessano).
3) La RAI faccia come SKY oscurando i suoi canali a quelli che non pagano il canone. E cessi di usare il termine "canone" sostituendolo con il termine "abbonamento" (termine usato da Sky). Chi vuole abbonarsi paghi altrimenti niente canali RAI. Il termine abbonamento implica una libera scelta. Nessuno infatti può essere costretto ad abbonarsi a qualcosa.
4) La bolletta elettrica non è una tassa ma un servizio che viene attivato a richiesta. Dunque non può essere aggiunto il canone RAI facendolo passare come una tassa, per di più aggiunta ad una bolletta elettrica che non è una tassa ma un contratto che può essere sempre disdetto.
5) Non essendo una tassa può essere considerata anticostituzionale.
Questo pazzo pare che abbia ottenuto l'effetto contrario perché la cosiddetta (falsa) evasione è aumentata. Risulta che mediamente solo il 50% abbia pagato il canone. Hanno dunque dichiarato il falso (di non possedere il televisore) o, senza dichiararlo, hanno detratto il canone dalla bolletta? In ogni caso hanno fatto bene. Tanto all'Enel (e suppongo anche ad altri distributori di energia) della RAI  gliene importa un cazzo.  Una RAI che vuole il canone e anche la pubblicità elargendo stipendi esagerati. La botte piena e la  moglie ubbriaca. La RAI, inoltre, è una TV di regime, non indipendente, lotizzata in passato dai partiti e attualmente divenuta una proprietà del capo illegittimo di questo sgoverno. Una RAI dunque che ha interesse a fare propaganda di regime pretendendo, con l'imposizione del canone, che gli italiani si facciano plagiare dal regime.

fonte:


fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it

chi controlla il passato controlla il futuro


Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato.
( George Orwell in “1984”)

Esiste un concetto fondamentale in antropologia culturale mai abbastanza considerato: il concetto di "ovvio". Ovvio è tutto ciò che diamo per scontato, per cui a causa di tale immediata accettazione, ci risulta completamente invisibile, ovvero cade al di là della nostra consapevolezza. Ovvio è dunque ciò a cui diamo il nostro incondizionato consenso, senza che ci sia stata alcuna elaborazione critica della coscienza. Vien da sè che di fronte all'ovvio siamo del tutto ciechi. Qual'è la cosa più nascosta al mondo? Quella che abbiamo sotto gli occhi. La constatazione successiva di tale emblematico fenomeno è la seguente: alla base dell'ovvio agisce, puntualmente e con una regolarità sistematica, una qualche forma di potere autoritario, che pone in essere l'ovvio e lo sostiene.

"400 anni di inganni" è un libro che espone, cioè mette in evidenza sottraendolo alla sua invisibilitа, uno degli elementi più ovvi della cultura planetaria e che è alla base del nostro conteggio del tempo: la cronologia storica. Per la stragrande maggioranza di noi si tratta praticamente di qualcosa di indiscusso, di validità assoluta, quasi appartenesse alla sfera del naturale, ma non è affatto così. Aver distinto certi nomi e certi eventi dal flusso magmatico della storia umana ed averli collocati sulla linea temporale che ufficialmente oggi tutti accettiamo, è stato un atto del tutto umano e anche abbastanza recente.

E' solo tra il XVI e il XVII secolo infatti che la cronologia ufficiale della storia antica e medievale ha avuto la sua attuale impostazione ad opera degli studiosi Giuseppe Scaligero (1540-1609) e Dionigi Petavius (1583- 1652). Il fatto che essi applicarono per primi il metodo astronomico per la determinazione delle date ha fornito al loro operato quel carattere di scientificità, che ha affermato la loro come la prima e unica versione adottata universalmente della cronologia storica, sebbene l'astronomia fosse stata usata più per confermare le narrazioni ortodosse piuttosto che per sottoporle a verifica.

A nulla valsero le numerosi voci, anche estremamente autorevoli, come quella di Isaac Newton, che da allora e nell'arco di quasi tre secoli, espressero numerose perplessità al riguardo, fino a giudicare la cronologia scaligeriana completamente infondata, colma di errori grossolani e distribuita su un arco temporale assai più esteso di quanto i documenti effettivamente attendibili lasciassero intendere. E' quel che confermò N.A. Mozorov, eminente ed eclettico scienziato russo, con i suoi ponderosi studi, che nei primi del Novecento decretò con argomenti inoppugnabili la necessità di una profonda e radicale ristrutturazione della cronologia storica ufficiale.

Il lavoro enciclopedico di Mozorov è stato ripreso, corretto ed enormemente ampliato dal team del prof. Anatolij Fomenko, illustre e stimato matematico dell'Accademia russa delle Scienze, che dagli anni settanta del Novecento fino ad oggi ha scritto e pubblicato una monumentale opera composta da numerosi tomi su quella che viene correntemente appellata come Nuova Cronologia. In Italia essa è stata introdotta da Vera Bani, curatrice dei siti Russiainedita.it e Nuovacronologia.it, nonchè traduttrice del libro "400 anni di inganni".

Fin dalle prime pubblicazioni, il lavoro di Fomenko ha generato in Russia un accesissimo dibattito pubblico, non senza polemiche e tentativi di confutazione sommaria; impresa inopportuna quanto impossibile, dato il notevole rigore delle analisi operate dal team di Fomenko, che basa le sue argomentazioni su un insieme di metodologie dimostrative incrociate ed indipendenti, tutte basate sulla matematica astronomica e statistica. Inizialmente fu proprio grazie ad una costante astronomica, il cosiddetto "parametro D", relativa alla frequenza delle eclissi lunari nella storia che, in maniera del tutto casuale, Fomenko risolse l'annoso enigma scientifico di una sua inspiegabile accelerazione, avvenuta intorno all'anno mille. Vi riuscì proprio comparando i dati astronomici con i risultati cronologici ottenuti da Mozorov, grazie ai quali Fomenko riusci ad escludere definitivamente variazioni naturali di ordine astronomico, ma mettendo seriamente in dubbio la validità della cronologia correntemente accettata.

Da allora, per oltre trent'anni di appassionato lavoro, Fomenko e il suo team hanno affinato sensibilmente le tecniche di calcolo e accumulato un'impressionante mole di eventi storici che, in maniera straordianariamente coerente, indicano una discrepanza di date rispetto a quelle ufficiali che vanno fino a oltre un millennio. In estrema sintesi, analizzando manoscritti originali, copie trascritte di cronache e annali, monumenti di architettura, incisioni, affreschi, pietre tombali, carte geografiche, ecc., Fomenko è arrivato alla conclusione che dalla storia greco-romana fino al Rinascimento non c'è stato affatto quell'intervallo temporale canonico di un migliaio di anni, come la tradizione insegna, ma un periodo ben più breve.

In altre parole e per fare qualche esempio, una delle deduzioni più clamorose implicate dalle analisi della Nuova Cronologia coinvolge e stravolge direttamente l'idea che ci siamo fatti ad esempio del fenomeno culturale dell'Umanesimo, con il quale si interpreta in genere la riscoperta dal 1300 in poi degli autori classici. Tutto lascerebbe credere che famosi scrittori e filosofi correntemente annoverati all'interno del periodo greco- romano, siano stati in realtà creati in epoca successiva ad opera di valenti studiosi, che intendevano costruire a tavolino il proprio prestigio sulla base di antesignani inventati. Ecco che presumibilmente i filosofi Platone (V sec. a.c.), Plotino (III sec. d.c.) e Pletone (XIV sec. d.c.) sono la stessa persona. Il rinascimentale Leon Battista Alberti è stato il vero autore degli scritti attribuiti a Vitruvio del primo secolo avanti Cristo: entrambi erano matematici ed architetti ed avevano un'eccezionale similitudine tematica, quasi sovrapponibile in alcuni aspetti.

In effetti tutti i resti concreti degli scritti classici son pervenuti, senza eccezioni, fino a noi solo grazie a copie di copie e traduzioni di traduzioni successive. Di nessuno abbiamo i manoscritti originali. In numerosissimi casi la comparsa dei manoscritti avveniva in circostanze misteriose e si tramanda che un solo scrittore umanista, Poggio Bracciolini, scoprì e fece circolare le opere di Quintiliano, Valerio Flacco, Asconio Pediano, Nonio Marcello, Probo, alcuni trattati di Cicerone, Lucrezio, Petronio, Plauto, Tertulliano, Marcellino, Calpurnio Siculo, ecc. Nessuno ha mai chiarito le circostanze di questi rinvenimenti e la datazione dei manoscritti. Aspetto curioso, ed inspiegabile se non si fa riferimento allo slittamento cronologico che Fomenko ipotizza, è che numerosi disegni che effigiano illustri autori classici, nonchè eventi di quel periodo, ci sono stati spesso tramandati in stile e abbigliamenti tipicamente medievali. Tanto che anche le famose lettere di Petrarca ai suoi predecessori, in tale ottica, risulterebbero nient'altro che scritti rivolti a personaggi a lui contemporanei.

Insomma si tratta di qualcosa di assolutamente incredibile, a cui difficilmente si può dar credito se non fosse per le innumerevoli analisi incrociate delle indagini portate avanti e che vengono avvalorate inoltre dalla scoperta, anche questa del tutto sbalorditiva, di intere successioni dinastiche, copiate più volte con nomi di persone e luoghi differenti, lontani nello spazio e nel tempo, che avrebbero allungato a dismisura i periodi storici relativi. I grafici che illustrano la similitudine di durata e degli eventi relativi a ciascun reggente, però non lasciano spazio a dubbi. Senza contare che appare assodato anche il fatto che spesso in antichità lo stesso nome venisse usato per appellare diverse città. Tra questi nomi vi è anche proprio quello di Roma, con tutte le conseguenze del caso.

Probabilmente la ragione per la quale i curatori dell'edizione italiana di "400 anni di inganni" hanno deciso di dedicare buona parte del volume all'esposizione, spesso complessa, delle metodologie dimostrative applicate dal team di matematici russi, sta proprio nella necessità di dare corpo e valore a questi incredibili affermazioni e nell'escludere critiche approssimative che, di primo acchito, verrebbero in mente. Vi è presente anche l'approfondimento dei metodi di datazione correntemente in uso in archeologia e paleografia, dal quale si evince che di fatto non esiste sino ad oggi alcun criterio scientifico assoluto in grado di precisare con certezza la data di un reperto storico. Anche la datazione basata sulla quantità residua degli isotopi di decadimento del carbonio-14, a cui spesso la propaganda mediatica ed accademica fa riferimento, non è affatto accettabile, a causa del larghissimo margine di tolleranza insito nel metodo, che può arrivare ad un ordine di alcune migliaia di anni. Aspetto insignificante per gli eventi di natura geologica, ma sicuramente inaccettabile per quelli relativi alla storia umana.

Sterminate risultano le implicazioni, dirette ed indirette, dovute all'errata cronologia adottata fino ad oggi, non ultima l'interpretazione dei grandi movimenti della storia che, alla luce di tali conclusioni, va completamente reinterpretata e riscritta. Ed è probabile che ne risulti una storia del tutto nuova e non proprio conveniente ai vincitori di turno. Un esempio per tutti, l'ipotesi dell'origine slava dell'antico popolo degli Etruschi, acclarata dalla decifrazione della loro lingua solo comparandola con quella slava, cosicchè secondo la Nuova Cronologia di Fomenko gli Etruschi risulterebbero per nulla così antichi, nè dimostrerebbero l'autoctona genesi latina dei Romani.

Ma anche le piccole grandi credenze legate ad alcuni famosi monumenti crollerebbro miseramente davanti all'obiettività analitica del prof. Fomenko. Il Colosseo ne rappresenta l'esempio più clamoroso, quando gli autori della ricerca studiano i suoi elementi architettonici per derivarne l'ipotesi di una sua costruzione ex novo durante il pontificato di Pio VII nel 1807, progettato ad hoc per farlo apparire già in rovina. Una delle tante operazioni politiche demagogiche di creazione di miti storici, avallate dall'ambiguità dei riferimenti documentali, quando, in questo caso, un altro nome di Costantinopoli era proprio Roma. Si troverebbe ad Istanbul infatti il vero Colosseo, ma attualmente nascosto dalle costruzioni opportunamente aggiunte in epoche successive.

Addentrarsi nella lettura di "400 anni di inganni" è come entrare in un racconto di fantascienza, laddove gli eccessi delle iperboli più fantasiose di fantapolitica acquistano un inquientante e concreto realismo, soprattutto sotto la costante considerazione di chi siano oggi i vincitori e cosa sia possibile ottenere quando in epoca pre-stampa si è detenuto per secoli il monopolio totale e sistematico della cultura. Anche la trattazione operate dal team di Fomenko sulla reale origine del Vaticano confermano tale quadro sconcertante, in relazione soprattutto a quell'anno fatidico del 1453, quando Costantinopoli cadde sotto i Turchi e la corte imperiale decise di colonizzare quell'angolo di Mediterraneo, con al centro la contrada che diventerà poi la grande Roma, a partire dalla fortezza di Castel Sant'Angelo che, manco a dirlo, in origine non era affatto il mausoleo di Adriano.

Alle poche e scarni note del presente scritto, in confronto al colossale ed enciclopedico trattato accumulato fino ad oggi in lingua russa, di cui "400 anni di inganni" a sua volta ne propone solo una piccola e ragionata sintesi, si potrà obiettare che la Nuova Cronologia di Fomenko sia il tentativo messo in atto dai Russi per riassestare le vicende storiche a proprio beneficio, riaccreditandone un ruolo, a onor del vero, bistrattato e rimosso da sempre. E' pur possibile, sebbene l'obiettivitа di numerosissimi dati presenti nella Nuova Cronologia non può esimere gli storici, se non a prendere apertamente posizione, almeno ad accogliere la sfida lanciata loro da questo team di scienziati matematici ed aprire un serio dibattito scientifico sull'argomento. Magari allargando il giro degli studiosi coinvolti, vista la sua grandiosità e complessità.

Questo sarebbe il vero ed unico intento di Fomenko e il suo team. D'altra parte, la Macro Edizioni che ha appena pubblicato in italiano "400 anni di inganni" non è nel novero delle case editrici accreditate ufficialmente presso gli studiosi accademici. Purtroppo l'esperienza insegna che il principio di autorità, a dispetto di ciò che comunemente si crede, mai è stato così forte come nell'attuale periodo e sono rarissimi i casi in cui un cattedratico esponga il proprio nome e tenti una strada diversa da quella che impone l'accademia e il sistema culturale dominante. Già raccogliere qualche parere contrario, per gli autori della Nuova Cronologia sarebbe un bel successo, ma è probabile che almeno all'inizio, e soprattutto qui in Italia, si tenterà di delegare al silenzio più assoluto, l'unica accoglienza concretamente possibile a tale rilettura della storia. Forse potrà essere la gente comune a far raggiungere la massa critica? Non sappiamo. Il potere che qui si vuole provare ad intaccare è troppo grande perchè degli individui singoli ne possano uscire vincitori. Come recita uno dei profeti dei tempi attuali, George Orwell in “1984”, chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato.

Recensione di Leopoldo Antinozzi

Leopoldo Antinozzi - Regista documentarista. Laureato in filosofia, è stato ricercatore universitario nell'ambito dell'antropologia culturale, psicoanalisi, sciamanesimo e dialogo interreligioso.

alamy stock photo e diomedia


mercoledì 7 settembre 2016

terra infinita sotto la cupola

Non c'è dubbio che il movimento della Terra Piatta è stato utilizzato in passato per un'operazione psicologica allo scopo di dividere le persone, sebbene questo non esclude il fatto che la Teoria della Terra Piatta si fonda sulla verità. La Flat Earth Society esiste sin dal 1884.

L'11 gennaio 1907, il quotidiano Hawaiian Gazette pubblicò un articolo riguardante una mappa disegnata nel X secolo da un prete cinese rimasta nascosta per secoli, tuttavia una lettera afferma che è stata disegnata da un sacerdote buddista molto tempo prima. Come si può notare nella mappa, la zona antartica è circondata da una dozzina di altri continenti. L'articolo del giornale continua dicendo: "la mappa fu trovata da un individuo in un tempio sulle montagne del Giappone, essa fu nascosta perchè se ritrovata, sarebbe stata immediatamente distrutta dalle autorità"

Perchè le autorità sarebbero state così preoccupate riguardo ad una mappa a tal punto che l'avrebbero subito distrutta? Allora qual'è la verità, viviamo su un globo che vola attraverso lo spazio, viviamo all'interno di un sistema racchiuso da una cupola, oppure viviamo su una superficie piana infinita? O forse ci sono alcune civilizzazioni che osservano e attendono che noi ricordiamo ancora chi siamo e da dove veniamo?



Mondi oltre i Poli
Il libro intitolato "Mondi Oltre i Poli" di A.F. Giannini del 1959 viene presentato come basato su episodi reali e cita il fatto che il capitano Hubert Wilkins avrebbe scoperto molta più terra che si estenderebbe al di là del Polo Sud (così come aveva raccontato anche l'ammiraglio Byrd). Nel libro si sostiene che entrambi i poli non sono quello che siamo stati portati a credere e che effettivamente viviamo su una vasta superficie piana. Nel 1928 il capitano Hubert Wilkins, trovò una via d'uscita da questo piano terrestre e proseguì per oltre 5000 miglia da quella che chiamiamo la fine di Antartica, scoprendo l'esistenza di altra terra.

Le famiglie elitarie che dominano la Terra non si preoccupano più di tanto di distruggerla, perchè sanno che c'è una via d'uscita per salvarsi in queste terre oltre Antartica.

Ci fu anche un annuncio radio riguardo una spedizione americana che volò per più di 2700 miglia oltre la loro base McMurdo a 400 miglia ad ovest del Polo Sud, penetrando in aree a noi sconosciute per almeno 2300 miglia oltre il Polo Sud. Sia il Polo Nord che il Polo Sud non si trovano dove noi crediamo. Quello che chiamiamo Polo Nord è il polo centrale, mentre il Polo Nord ed il Polo Sud si trovano entrambi a Sud del piano terrestre, in cui ci sono due uscite, che vengono menzionate in quel libro, insieme alle terre circostanti, ma non si fa riferimento a nessuna base sotterranea.

45 nazioni del mondo, dal 1956 in poi, hanno stipulato un accordo militare (Trattato Antartico) per impedire a chiunque di esplorare l’Antartide. Chiunque ci provi, troverà un cordone militare a respingerlo. Provateci voi stessi se non ci credete. L’Antartide è vietata. Nessuno può metterci piede se non è autorizzato dalle autorità. L'obiettivo del Trattato Antartico è anche quello di stabilire le linee guida per l'utilizzo pacifico delle risorse del continente e per la preservazione di flora, fauna e dell'ecosistema.



La Cupola
Meteorite colpisce la cupola ed esplode. Questo schermo invisibile, che sembra un muro di vetro, ammesso che esista, dovrebbe avere la funzione di proteggere la Terra dalle radiazioni cosmiche e dai raggi solari, ma impedirebbe anche a qualsiasi cosa di lasciarla. Potrebbe essere formata da più strati o essere compatta con uno spessore spropositato che partirebbe da 70 miglia di altezza fino ad arrivare a circa 7200 miglia. Ecco perchè nessuna navicella terrestre ha mai raggiunto lo spazio, tutte le missioni spaziali sono una messinscena. Ancora non sappiamo da che materiale sarebbe composta e come sia possibile attraversarla, alcuni ricercatori ipotizzano che sia un potentissimo campo di energia, che in effetti presenta delle falle o comunque è vulnerabile, il che spiegherebbe il passaggio e lo schianto di meteoriti sul suolo terrestre. Gli scienziati ne sono consapevoli ma non hanno idea di come si sia formata la cupola. 

La maggior parte della nostra storia terrestre è stata manipolata per nascondere la verità da coloro che hanno il controllo del nostro sistema solare.

fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

Dante e i Templari fiorentini, fino a John Fitzgerald Kennedy

In un libro edito da Aurora Boreale, “Firenze, città santa dei Templari”, Luca Monti scrive che Dante Alighieri fu il Gran Maestro segreto dei Templari dopo Jacques De Molay. «La storia dei Templari è molto diversa da quella che viene descritta dagli storici tradizionali», spiega Monti, intervistato da Paolo Franceschetti. «Quando io mi occupo della storia non me ne occupo con gli strumenti tradizionali, cioè con i libri e i materiali scritti da storici, perché questi sono materiali scritti da uomini, quindi con criteri limitati; io parto invece dai simboli, che sono universali a tutte le latitudini. Da questo punto di vista i simboli usati dai Templari ci dicono molto, e ci dice molto anche il modo in cui Dante scriveva, che era di tipo esoterico. Già questo quindi offre le prime basi di partenza per l’interpretazione della Divina Commedia e ci dà delle precise indicazioni sul suo valore». Tutto, aggiunge Monti è basato su determinati numeri: 3 cantiche, e 3 è il numero della perfezione; 33 canti, e 33 è il massimo grado della massoneria, il massimo grado sapienziale. Ricorre spesso il numero 13: Dante mette nelle varie cantiche diversi gruppi di 13; 13 i dannati a cui Dante chiede il nome, 13 quelli cui non chiede il nome, 13 i dannati che si fanno riconoscere senza che venga loro chiesto il nome, eccetera.
«Abbiamo poi indizi che dicono che Dante era un templare», prosegue Monti, nell’intervista pubblicata sul blog di Franceschetti. Esiste una moneta conservata in un museo di Vienna, in cui viene attribuito a Dante il grado di Cavaliere Kadosh, Jfkuno dei cavalierati più segreti all’interno dei Templari. «Attorno a sé lui aveva creato un circolo che ufficialmente si occupava di poesie d’amore, ma in realtà era un circolo segreto di matrice esoterica. L’ultima guida di Dante poi è San Bernardo, che è il creatore della regola templare». I manoscritti originali di Dante, ufficialmente, non esistono, osserva Franceschetti: non abbiamo una sua firma autografa, un suo manoscritto, nulla. Esiste qualcuno che li ha? «Per quello che posso immaginare sì, ci sono – risponde Monti – ma non sono consultabili e credo siano negli Stati Uniti, custoditi dai Templari di oggi. C’è ad esempio un certo Filippo Mazzei che è stato uno dei firmatari della Costituzione americana ed era un fiorentino di una famiglia templare molto importante. I legami quindi tra Templari e Usa sono molto stretti, perché a partire dal 1200 ormai l’Europa divenne scomoda per i Templari e quello che potevano fu portato negli Usa».
Questi documenti, continua Monti, «non vengono divulgati perché da secoli ci sono battaglie all’interno del movimento templare tra coloro che sono chiamati “passatisti”, che hanno una visione pura del mondo iniziatico, e i “modernisti”, che sono la componente più nera». Nella Divina Commedia non esiste un solo cenno alla moglie di Dante, Gemma Donati, e così pure nelle altre opere. Corso Donati, Forese Donati e Piccarda Donati sono parenti di Gemma e vengono nominati, aggiunge Franceschetti – ma perché mai la moglie? Cosa ci hanno taciuto del personaggio di Dante? E’ possibile che sia un’opera collettiva e Dante sia un personaggio romanzato? «No, credo proprio di no. Credo sia tutta farina del sacco di una persona», dice Monti. «Dante divenne maestro templare controvoglia. Il vero maestro doveva essere Brunetto Latini, ma non se la sentì e per questo fu posto Danteall’Inferno, per punirlo simbolicamente del suo rifiuto. Quanto a Gemma, potrebbe simboleggiare la “gemma gnostica” e non essere un personaggio vero e proprio. Probabile fosse quindi uno pseudonimo».
E Dante cosa faceva nei periodi bui della sua biografia? «Si dedicò a ripristinare l’Ordine templare che ormai era quasi finito», racconta Luca Monti. «Non è escluso che sia stato in Medio Oriente per incontrare i Sufi, con cui ebbe rapporti molto stretti. Lo stesso Federico II provò a mettere insieme la cavalleria cristiana e islamica e addirittura quella mongola; lui infatti temporeggiava nell’intraprendere la crociata voluta dal Papa di allora, perché cercava questo accordo tra Islam e Cristianesimo esoterico». Altra domanda: Castel Del Monte, in Puglia, era il luogo dove fu custodito il Graal dai Templari? «E’ plausibile. Occorre vedere quale Graal, perché ce n’erano tre. Il contenitore del sangue di Cristo, il balsamario e quello dell’ultima cena». E che dire di due personaggi fondamentali della Divina Commedia, San Bernardo e Beatrice? «Beatrice è l’obiettivo cui devono tendere i Templari, perché simbolicamente rappresenta la gnosi, la “sofìa”, la conoscenza suprema. Per questo la troviamo nel Paradiso, perché non deve essere contaminata da energie basse». Quanto a San Bernardo, «non è solo chi ha scritto la regola, ma è colui che ha plasmato esotericamente i Templari». E i cavalieri del Tempio «non nascono certo per difendere i pellegrini in Terrasanta: in 9 infatti potevano fare ben poco». La loro vera missione:Il libro di Monti«Trovare degli oggetti esotericamente importanti». Nel tempio di Gerusalemme «cercarono l’Arca dell’Alleanza, la testa di San Giovanni Battista e molto altro».
In chiave inziatica, aggiunge Franceschetti, com’è che l’esoterista Dante “vede” Inferno, Purgatorio e Paradiso? «Secondo me li ha visitati davvero», risponde Monti, «nel senso che con un “viaggio astrale” probabilmente lui ha effettuato questo percorso, e probabilmente è stato il “viaggio astrale” più interessante della storia dell’umanità», nientemeno. Con l’espressione “viaggio astrale” si può intendere “esperienza extracorporea”, nota anche con le sigle Obe o anche Oobe (dall’inglese “out of body experience”), che per Wikipedia sta a indicare «tutte quelle esperienze, la cui interpretazione rimane controversa, nelle quali una persona percepisce di “uscire” dal proprio corpo fisico, cioè di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei». Sempre per Wikipedia, circa una persona su dieci ritiene di aver avuto qualche volta nella vita una di queste esperienze. «Più stringatamente», il termine «sta a indicare quella sensazione che taluni provano come se stessero fluttuando all’esterno del proprio corpo e, in taluni casi, percependo la presenza del proprio corpo da un punto esterno ad esso».
In genere – prosegue Franceschetti, cambiando argomento – gli iniziati condivisono tra loro il cosiddetto “segreto iniziatico”, e proprio per questo motivo «non parlano di Dante svelandone i principali segreti». Luca Monti invece perché ne parla? Non è vincolato al “segreto iniziatico”, pure essendo “Gran Priore del Sacro Ordine Equestre Ecumenico Templare”? «Personalmente – spiega l’autore del libro sul templarismo fiorentino – credo sia il momento di divulgare il più possibile, e che il “segreto iniziatico” debba essere molto ridimensionato». E aggiunge: «Credo anzi che la missione del vero iniziato, oggi, in cui i tempi sono molto cambiati, debba addirittura essere capovolta rispetto al passato, cioè essere quella di cercare di innalzare il livello sapienziale delle masse, per quanto possibile, buttando sempre più sassolini per permettere a chi vuole di fare delle ricerche». Sicché, Franceschetti ne approfitta: «Dante – dice – parla spesso di un “cinquecentodieci e quinque”, 515, che libererà l’umanità». Che cos’è? Cosa Luca Montirappresenta? «E cosa rappresenta il 666? Teniamo conto che nella Divina Commedia le profezie dantesche sono tutte collocate, con precisione matematica, a 515 o 666 versi di distanza l’una dall’altra».
«Io penso che questo 515 arriverà verso il 2020», risponde Monti. «Ma questo numero rappresenta anche la riunificazione; noi siamo tutti in potenza parti di Dio, particelle divine, e il 515 rappresenta la riunione di noi stessi col divino. Il 666 invece è il numero della Bestia dell’Apocalisse, ma ricordiamoci anche che l’Apocalisse è la Rivelazione». Altro quesito: se Dante fu il successore segreto di Jacques De Molay, l’ultimo leader dei Templari arso sul rogo, chi fu il successore di Dante? Sorpresa: per Luca Monti, il successore dell’Alighieri-templare fu «Gherarduccio dei Gherardini, antenato di John Fitzgerald Kennedy. Ecco perché questo legame tra Dante e i Templari». Sul tema, Monti sta scrivendo un libro, “Dal rogo all’ermellino”, ovvero «la trasformazione dei Templari dalla clandestinità all’affermazione di nuovi ordini». E i Catari, sterminati tra 1200 e 1300 dal Vaticano prima con la Crociata Albigese e poi con l’istituzione dell’Inquisizione, come incrociano la loro storia “eretica” con Dante e i Templari? «Catari e Templari sono fratelli – sostiene Monti – nel senso che condividevano una stessa visione gnostica della spiritualità; solo che i Templari non potevano esternarlo ufficialmente come i Catari, essendo formalmente riconosciuti dalla Chiesa». Ma non è tutto, perché «il legame spirituale dei Templari va oltre il Catarismo e oltre il Sufismo», basti pensare che «San Bernardo era un druido e anche quella è, quindi, una direzione spirituale da percorrere». Templari e Fedeli d’Amore? Stessa cosa, a Firenze: «I Fedeli d’Amore, quindi il gruppo di Cavalcanti e Brunetto Latini, erano i veritici templari, perché quello di “Fedele d’Amore” è il grado più alto dei Templari».
(Il libro: Luca Monti, “Firenze, città santa dei Templari”, Aurora Boreale editore, 80 pagine, 12 euro).

fonte: www.libreidee.org

fertilità mentali


lunedì 5 settembre 2016

Londra: Cavour assassinato, l'Italia doveva restare docile

Cavour assassinato da un complotto e avvelenato dal medico personale del sovrano, Vittorio Emanuele II, con il quale lo stratega dell’unità nazionale era ormai in rotta. Lo dicono le carte rinvenute a Londra da Giovanni Fasanella, già autore di libri come “Colonia Italia” e “Il golpe inglese” (Chiarelettere, scritti con Mario Josè Cereghino). Già nel 2011, l’autore metteva in luce il ruolo occulto della Gran Bretagna nell’Unità d’Italia, a partire dalla protezione assicurata dalla flotta di sua maestà alla spedizione di Mille, con navi da guerra al largo della Sicilia, pronte a intervenire per dare manforte a Garibaldi. Robustissimo il movente geopolitico: se le élite risorgimentali del centro-nord avevano ormai deciso di spingere per l’unificazione del Belpaese, utilizzando il Piemonte e la massoneria, la nuova Italia doveva restare assolutamente sotto tutela inglese, dato il cantiere aperto nel 1859 per il Canale di Suez. La penisola sarebbe diventata la piattaforma-chiave del Mediterraneo per i traffici dell’Impero britannico. Per unire il centro-nord, Cavour aveva usato soprattutto l’arte dell’imbroglio. Il sud invece era stato colonizzato brutalmente, con il genocidio. “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani”? Cavour non fece in tempo. A liquidarlo però non fu la malaria, come si disse, ma il cianuro.
Lo scrive Fasanella nel suo nuovo libro, “Italia oscura”, scritto con Antonella Grippo. Premessa: inutile stupirsi se così spesso, nella nostra storia recente, emergono strane “trattative” tra il potere istituzionale, attraverso settori dei servizi segreti, e Giovanni Fasanellala criminalità mafiosa. Quello era il metodo inaugurato proprio da Cavour, che reclutò la mafia in Sicilia e la camorra a Napoli per governare i nuovi terrori, largamente ostili all’unificazione e conquistati manu militari, dall’esercito piemontese. La resistenza dell’esercito meridionale (pur superiore) fu molto debole? Certo: l’intelligence di Cavour aveva “comprato” gli alti ufficiali delle Due Sicilie. A pagare il prezzo della conquista, con anni di legge marziale e stragi inaudite, fu la popolazione del Sud: mezzo milione di morti, si calcola, più 15 milioni di profughi, emigrati poco dopo, per lo più in America. «A Cavour non era piaciuta la modalità di conquista del Meridione», spiega Fasanella a Claudio Messora, in una video-intervista per il blog “ByoBlu”. «Si racconta infatti che arrivò a sollevare la scrivania, nell’ufficio del sovrano torinese, quasi volesse gettargliela addosso. Cavour non tollerava che i Savoia avessero concepito l’Unità d’Italia sul piano solo militare. Avrebbe voluto un progetto più graduale, federalista, basato sulla politica».
Il sovrano non era l’unico nemico del primo ministro, racconta l’autore, brillante giornalista di “Panorama”. Cavour era in contrasto anche con Mazzini: non voleva lo scontro con il Vaticano per la conquista immediata di Roma, avrebbe preferito un accordo. Dal canto suo, con Cavour ce l’aveva anche Garibaldi, furioso per la cessione di Nizza alla Francia. E il primo ministro non piaceva neppure ai Rotschild, che miravano a lucrare sul finanziamento delle nuove infrastrutture italiane, mentre Cavour anche in quel caso avrebbe preferito giocare su più tavoli, per non dipendere da un solo potere. Abilissimo, astuto, geniale. E temuto: al punto da subire un complotto mortale? E’ quello che si evince dall’esame degli archivi inglesi, racconta Fasanella. Fonti autorevoli, finora sempre trascurate dagli storici. Una su tutte: le dettagliate relazioni dell’ambasciatore inglese a Torino, James Hudson. Un diplomatico decisivo: era stato lui ad assicurare a Cavour la Nathan Mayer Rothschildprotezione militare inglese per incoraggiare la spedizione di Garibaldi. Rivelazioni clamorose, da Hudson, sulle circostanze della morte dello statista italiano.
Al ministro degli esteri britannico, John Russell, l’ambasciatore Hudson scrive che Cavour si è sentito male il 29 maggio 1961, poco più di due mesi dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia. Era a casa della sua amante, Bianca Ronzani, «che era anche una spia». Dalla Ronzani bevve qualcosa che lo mandò in crisi: spasmi addominali, accessi di vomito. Cavour riparò nella sua casa e si mise a letto. I medici accorsi, racconta sempre la fonte inglese, «lo salassarono come un vitello», estraendogli enormi quantità di sangue e indebolendolo in modo grave. A dargli il colpo di grazia, dopo una settimana di agonia, fu il dottore di corte, medico personale del re, insigne luminare della medicina torinese dell’epoca: «Gli fece bere un infuso di “lauroceraso”, cioè cianuro: il potentissimo veleno si ottiene proprio per infusione da quella pianta». Sulla morte di Cavour – che faceva comodo a troppi poteri – si è anche favoleggiato in modo complottistico, ammette Fasanella. Ma nessuno, prima d’ora, aveva individuato tracce concrete che avvalorino – via Londra, tanto per cambiare – l’ipotesi della cospirazione a scopo di omicidio politico.
Noto per l’estrema disinvoltura, il cinismo e la spregiudicatezza con cui aveva guidato la politica del minuscolo Stato sabaudo per negoziare con i potentati europei la nascita della futura Italia, Camillo Benso – racconta Fasanella – non si era mai fatto scrupoli nel ricorrere alla malavita, attraverso i servizi segreti. Se ne accorse per prima la magistratura torinese, che incastrò un piccolo criminale: stranamente, il governo lo protesse a lungo. Non a caso: era il capo di una banda di malviventi utilizzata per il “lavoro sporco” commissionato da Filippo Curletti, famigerato capo dell’intelligence di Cavour. Un uomo che, s’è scoperto, aveva organizzato brogli in mezza Italia per truccare l’esito dei plebisciti a favore dell’annessione al Piemonte: «Emerge che, spesso, il numero di voti favorevoli era superiore addirittura a quello della totalità degli aventi diritto al voto», racconta Fasanella. E se nel centro-nord gli uomini di Curletti si occuparono soprattutto di aritmetica, nel Sud terrorizzato dalle truppe di Cialdini e La Marmora si bussò direttamente alla mafia: «In Sicilia, i picciotti prepararono il terreno allo sbarco di Garibaldi e Cavouralla sua marcia trionfale. E a Napoli, quando fu smantellata la polizia borbonica, chiamarono la camorra a dirigere i commissariati».
Come dire: nessuno si stupisca se l’Italia è nata così male, unificata in modo truffaldino e spietato. E concepita – fin da subito – come “dependence” dei poteri forti d’Europa, decisi a non lasciarsi scappare il controllo sulla nostra penisola così strategica, vera chiave di volta nel Mediterraneo con l’apertura del Canale. Lungi dal sottovalutare l’importanza storica dell’unificazione, perfettamente coerente con il contesto storico e geopolitico dell’epoca, chiarisce Fasanella, è bene non dimenticare però che molte tappe del Risorgimento (su cui gli storici spesso sorvolano) maturarono in modo decisamente oscuro. Un giallo riguarda la misteriosa fine dello scrittore Ippolito Nievo, il “tesoriere” dei Mille: sapeva molte cose, avrebbe potuto raccontarle ai giudici che volevano interrogarlo. «Dopo lo sbarco – racconta ancora Fasanella – a Torino giunsero voci insistenti sui traffici dei garibaldini con la mafia: contrabbando d’armi, sperperi di denaro, arricchimenti improvvisi di garibaldini. Nievo fu richiamato nel capoluogo piemontese per riferire alla magistratura. Ma il piroscafo si inabissò al largo dell’isola di Capri. Ancora oggi non si conosce la Italia oscuracausa dell’affondamento. Si parlò anche di una bomba a orologeria collocata a bordo. Forse quella è stata la prima strage di Stato della storia italiana».
All’epoca, l’astuto Cavour era ancora al comando. Sapeva perfettamente che l’Italia neonata avrebbe dovuto vedersela con vicini potentissimi, decisi a dettar legge. Sperava, probabilmente, di tenerli a bada ancora una volta con la sua machiavellica diplomazia, in bilico tra Gran Bretagna e Francia? Se davvero è stato ucciso, come dicono gli inglesi, è probabile che gli autori del complotto temessero che potesse riuscire anche nell’impresa di fare dell’Italia un paese autonomo. Uno Stato pienamente sovrano, non infiltrato e dominato da potenze straniere. I documenti, conclude Fasanella, parlano chiaro: a Londra, la morte di Cavour fu archiviata come omicidio politico. «Era entrato in conflitto con troppi soggetti, italiani e stranieri». Il suo progetto, un’Italia davvero indipendente, sembra dunque sfumato quel giorno, il 6 giugno del 1861, con la pozione letale di cianuro somministrata dal medico personale del primo Re d’Italia. In compenso, i suoi “metodi” sono rimasti. E hanno fatto scuola: nel 1943 gli americani conquistarono la Sicilia con l’aiuto di Lucky Luciano e Calogero Vizzini, mentre a Napoli fu utilizzato Vito Genovese, emanazione della “famiglia” di Carlo Gambino, il boss di Brooklyn. Una storia “sbagliata”, che arriva fino ai mandanti delle stragi impunite e all’esplosivo che disintegrò Falcone e Borsellino.
(Il libro: Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, “Italia oscura. 1861-1915. Dalla morte di Cavour alla Grande guerra: le trame nascoste che non ci sono sui libri di storia”,  Sperling & Kupfer, 286 pagine, euro 15,72).

fonte: www.libreidee.org

la storia di Vincenzo malato di sindrome aerotossica


Sindorme aerotossicaQuesta è la storia di Vincenzo Tiralaneve, ma la potrebbe vivere un italiano qualsiasi, non importa il nome. Vincenzo era camionista per una ditta di trasporti: un lavoro pesante, ma che gli consentiva di trascorrere intere giornate fuori casa, sotto il cielo aperto anziché in una fabbrica angusta.
Vincenzo ha moglie e due figli, Alberico e Concettina, e la domenica dopo messa andavano sempre a farsi una grigliata di verdure in estate o a passare la giornata sugli sci in inverno. A Vincenzo piaceva anche campeggiare: una vita passata sempre all’aperto, e proprio questa è stata la sua condanna.
Due anni fa, quando si trovava in Russia di passaggio col suo camion, Vincenzo è stato colto da malore. Ricoverato in una clinica di Kulak, è stato visitato dal professor Smirnov, autorità mondiale nel campo delle malattie indotte.
Insospettito da sintomi quali difficoltà respiratorie, allergia al bario, deficit neuronali e meteorismo incontrollato, il professore non ha esitato a emettere diagnosi di “sindorme aerotossica diffusa e cronicizzata, causata da prolungata inalazione di metalli pesanti”. Il colpevole ha un nome e un cognome: scie chimiche NWO.
Noi del Comitato Chiave Orgonica siamo riusciti ad avere un’intervista telefonica col professor Smirnov. “Purtroppo ricevo sempre più pazienti nello stato del signor Vincenzo – ci spiega – Molti praticano sport all’aria aperta convinti che faccia bene, poi si ammalano e non sanno nemmeno loro come. Vengono qui in Russia perché da loro queste malattie sono classificate come problemi psichiatrici e vengono curati presso manicomi o con psicofarmaci“. Il signor Vincenzo è stato operato applicando due pacemaker di nuova concezione sotto i polmoni, che consentono all’aria di venire purificata dai metalli pesanti prima di entrare in circolo nell’organismo.
Purtroppo questa cura necessita di alti costi, che in Italia non sono rimborsati: il filtro dei pacemaker dev’essere ripulito ogni 30mila respiri, e ogni 900mila sostituito, e non si può fare senza una nuova operazione chirurgica che da noi è a pagamento. Più importante, Vincenzo ha perso il lavoro a causa dell’indebolimento fisico causato dalla sindrome aerotossica, e del divieto di passare più di 2 ore all’aperto. Non riuscendo più a pagare l’affitto, Vincenzo è stato sfrattato e ora è costretto a vivere pericolosamente in macchina assieme alla sua famiglia.
Le poche centinaia di euro che riceve dallo Stato come indennità di mobilità Vincenzo li usa per acquistare rimedi omeopatici per alleviare il dolore. Per lui è anche chiusa la possibilità di chiedere alloggi pubblici, perché in lista prima di lui ci sono almeno centomila immigrati cingalesi a cui lo Stato (legge Boldrini 666/2015) assegna la priorità.
Al signor Vincenzo non resta che chiedere asilo politico in Russia: lì otterrebbe l’invalidità totale permanente per gravi motivi di salute, una casa e cure gratuite. Ma d’altronde questo è quello che accade quando l’Italia nel 2016 ancora non riconosce le scie chimiche come pericolo per l’umanità, quando lascia malati di sindrome aerotossica senza cure, quando mette per primi gli immigrati.
È questo quello che vogliamo dal nostro Paese?

Fonte tratta dal sito .

fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.it

Taormina Flm Festival, gettyimages, Carlo Capasa - 3 -