si riferisce ad un episodio di cronaca nera avvenuto nella cittadina austriaca di Amstetten dove una donna austriaca (Elisabeth Fritzl) ha vissuto imprigionata per 24 anni in un bunker sotterraneo costruito dal padre, l'ingegnere Josef Fritzl, nella cantina di casa. Durante tutto il periodo della prigionia si sono susseguiti vari abusi sessuali da parte dell'uomo nei confronti della figlia e da questi rapporti incestuosi sono nati sette figli.
Il rapimento
Il 24 agosto del 1984, i coniugi Rosemarie e Josef Fritzl denunciano la fuga della loro figlia diciottenne Elisabeth che, al seguito di una setta religiosa, si sarebbe allontanata da Amstetten, cittadina della Bassa Austria. Si tratterebbe di un allontanamento volontario, il secondo della ragazza che, solo due anni prima, aveva tentato la fuga da casa prima di essere (allora sedicenne) riconsegnata alla famiglia dalla polizia.
“Nel 1982 avevo 16 anni ed ero fuggita da casa. Lui mi stuprava da molto tempo. Dall'autogrill di Strengberg, mi ero nascosta a Vienna. Dopo due settimane la polizia mi trovò. Supplicai gli agenti di non riconsegnarmi a mio padre. Dissi loro che se fossi tornata da lui per me sarebbe stata la fine. Ma non ci fu nulla da fare”.
Quel giorno del 1984 però, si scoprirà in seguito, Elisabeth non si è affatto allontanata di nuovo da casa ma, contro la sua volontà, è stata rinchiusa nella cantina di casa dal padre Josef. La ragazza racconterà poi di aver cercato di fuggire di casa poco prima del rapimento e di aver chiesto aiuto ai poliziotti raccontando loro dei primi abusi subiti da parte del genitore. Non essendo però creduta, le sue affermazioni caddero nel vuoto e fu quindi riaffidata alla famiglia. E proprio a seguito di quest'ultimo episodio, il padre, decise definitivamente di segregarla tenendola nascosta al mondo intero per ben 24 anni.
La prigionia
Nei primi sei mesi della sua prigionia, Elisabeth rimane sempre legata a un letto, drogata e costretta a scrivere una lettera (che il padre consegnerà poi alla polizia) in cui racconta ai genitori di essere scappata all'estero, chiedendo loro di non essere cercata.
Nel corso dei successivi 24 anni, Josef Fritzl, visita la cantina mediamente ogni tre giorni per portare cibo e altri rifornimenti alla figlia e, soprattutto, per abusare sessualmente di lei, contro la sua volontà. A causa di queste violenze, durante la sua prigionia, Elisabeth darà alla luce sette figli.
Uno di questi (Michael) morirà tre giorni dopo la nascita, mentre altri tre neonati (Lisa a nove mesi nel 1993, Monika a dieci mesi nel 1994, e Alessandro a 15 mesi nel 1997) verranno invece poi tolti dalla cantina e portati dal padre/nonno a vivere con lui e con sua moglie, spacciati per figli adottivi e fingendo di averli trovati sulla porta di casa insieme a dei (falsi) biglietti scritti della figlia che ne chiedeva la presa in carico da parte dei propri genitori. Il tutto avviene con la piena consapevolezza delle autorità locali e dei servizi sociali che, per molto tempo, fino alla scoperta della verità, crederanno alla tesi di Fritzl. Gli ultimi tre figli (Kerstin, Stefan e Felix) invece rimarranno sempre nel bunker insieme a Elisabeth, senza mai avere la possibilità di vedere l’esterno e la luce del sole, sin dal giorno della nascita.
Quando Fritzl si recava in cantina lo faceva sin dalla mattina, apparentemente per progettare piani per macchine che vendeva alle imprese, spesso rimanendovi per tutta la notte e impedendo alla moglie anche solo di portargli il caffè. Un inquilino, affittuario di una camera al piano terra della casa che ha vissuto per 12 anni nello stesso stabile dei Fritzl, rivelò in seguito di aver sentito rumori provenire dal piano interrato e di averne poi chiesto spiegazione allo stesso Fritzl che, minimizzando la cosa, avrebbe attribuito il tutto al sistema di riscaldamento a gas.
Quando un giorno Kerstin, la figlia maggiore di Elisabeth, si ammalò gravemente e Josef Fritzl dovette cedere alle richieste della ragazza di portare la bambina in un ospedale, si innescarono una serie di eventi che alla fine portarono alla scoperta della macabra storia.
L'omicidio del neonato
Nel 1996 uno dei figli nati dal rapporto incestuoso, di nome Michael, morirà solo tre giorni dopo la nascita a causa di problemi respiratori, essendo soprattutto privato di qualsiasi assistenza medica. Elisabeth afferma che Fritzl era presente quando il volto del bambino iniziava a diventare viola per problemi di respirazione e che lo stesso si rifiutò di portarlo dal medico, replicando con un secco "succederà quel che deve succedere".
In seguito Fritzl farà scomparire il corpicino del neonato bruciando il cadavere nell'inceneritore di casa e gettando le ceneri in giardino, all'interno della sua proprietà. Al processo, in un primo momento, Fritzl cercherà di difendersi da quell'accusa di omicidio, che potrebbe costargli l'ergastolo in termini di pena, affermando che il bambino non era affatto morto mentre lui era presente. Solo dopo ritratterà tutto, confessando le proprie responsabilità nell'omicidio.
La scoperta
Il 19 aprile del 2008, Kerstin (di 19 anni), la figlia maggiore nata dall’incesto, viene trasportata in gravi condizioni dal padre/nonno Josef nel vicino ospedale dove, afflitta da sintomi gravissimi per una malattia di cui non viene rivelata la natura, i medici del pronto soccorso, ancora ignari della drammatica situazione in cui è vissuta la ragazza, decidono di fare un appello affinché la madre si metta in contatto con loro e raggiunga la figlia in ospedale.
Vista la gravità della situazione, Josef Fritzl decide quindi di liberare la figlia Elisabeth e gli altri due figli ancora rinchiusi nel bunker, non prima di aver allertato la moglie Rosemarie del loro imminente ritorno a casa, dopo tanti anni di assenza. Contemporaneamente a ciò, il personale medico ospedaliero, constatate le varie stranezze della storia, avvisa la polizia locale che, a sua volta, decide di riaprire il fascicolo sulla fuga di Elisabeth.
Il 27 aprile, nel corso dell'interrogatorio a cui è sottoposta, rassicurata riguardo una sua futura protezione nei confronti del padre, la ragazza rivela la storia dei suoi 24 anni in cattività, accusando il genitore di tutte le nefandezze subite in quel periodo di tempo. Con in mano la confessione di Elisabeth, quindi, poco dopo la mezzanotte di quello stesso giorno, gli agenti di polizia arrestano Josef Fritzl accusandolo di gravi crimini contro i membri della sua stessa famiglia: sequestro di persona, stupro, omicidio colposo per negligenza e incesto.
Subito dopo l'arresto l'uomo si chiude in un mutismo totale. Solo il giorno successivo, il 28 aprile, Fritzl confessa ammettendo le proprie responsabilità in relazione ai principali capi d'accusa a suo carico e rivelando l'esistenza di uno scantinato suddiviso in diverse camere tutte prive di finestre, col soffitto alto 1,70 metri e al quale si accede attraverso una piccola porta nascosta, in una parete del suo laboratorio, che poteva essere aperta solo con un meccanismo elettrico del quale solo Fritz conosceva il codice di azionamento.
Quello che ancora non è completamente chiaro, invece, è ruolo di Rosemarie, madre di Elisabeth e moglie di Josef Fritzl: il suo silenzio in tutti questi 24 anni resta uno dei punti oscuri di questa vicenda. La donna, che ha sempre dichiarato di non essersi mai resa conto (fino a una settimana prima dell'arresto) dell'esistenza di un bunker, né tantomeno della presenza al suo interno di sua figlia e dei suoi sette nipoti, rivelò poi di aver sempre creduto alla versione del marito quando sostenne che Elisabeth era fuggita di casa per aggregarsi ad una setta religiosa.
Il processo
Il 13 novembre 2008 Josef Fritzl, 73 anni, viene incriminato per riduzione in schiavitù, sequestro di persona, stupro, coercizione, incesto e per l'omicidio colposo del neonato Michael. La perizia psichiatrica attesterà la capacità di intendere dell’uomo ma gli riscontrerà gravi disturbi di personalità.
Il 16 marzo 2009 si apre, a St. Poelten, il processo a suo carico presieduto dal giudice Andrea Humer. Fritzl si dichiara colpevole di tutte le accuse ascritte con l'eccezione dell'omicidio e dell'aggressione con la minaccia di uccidere con il gas i suoi prigionieri, se loro avessero disobbedito.
Il 19 marzo 2009, Josef Fritzl viene condannato al carcere a vita, senza possibilità di libertà condizionale per i seguenti 15 anni. L'uomo ha accettato la sentenza senza ricorrere in appello e sta attualmente scontando la sua pena a Garsten Abbey, un ex-monastero dell'Alta Austria trasformato in prigione, in una sezione speciale del carcere per pazzi criminali.
Il rapporto con Elisabeth
Fritzl afferma che non vedeva Elisabeth come una figlia, ma come una compagna. Tuttavia egli stesso ha confessato di averla legata a un palo per 9 mesi e di averla ammanettata più volte durante le molestie, obbligandola a guardare film pornografici e costringendola poi a ripeterne le scene. In una testimonianza videoregistrata della durata di alcune ore, trasmessa durante il processo, Elisabeth dichiarò di subire violenze sessuali da parte del genitore sin dall'età di dieci anni, sconfessando così la difesa del padre che aveva precedentemente dichiarato come, le molestie nei suoi confronti sarebbero iniziate per la prima volta nel 1985, quando sua figlia era ormai diciannovenne.
I sette figli di Josef ed Elisabeth Fritzl
Kerstin: nata nel 1989 e vissuta sempre nel bunker
Stefan: nato nel 1990 e vissuto sempre nel bunker
Lisa: nata nel 1992 nel bunker e poi adottata e cresciuta nella casa del padre/nonno
Monika: nata nel 1994 nel bunker e poi adottata e cresciuta nella casa del padre/nonno
Alexander: nato nel 1996 nel bunker e poi adottato e cresciuto nella casa del padre/nonno
Michael: nato e morto nel 1996 nel bunker
Felix: nato nel 2002 e vissuto sempre nel bunker
Durante il suo interrogatorio, Fritzl, dichiarò di provare del bene nei confronti dei figli nati dall'incesto e di come, poco dopo la nascita di Kerstin, avesse portato in regalo un libro di ostetricia ad Elisabeth. Disse anche di aver cercato di rendere la vita dei figli il più felice possibile, tenendo conto delle condizioni imposte dalla cantina, rifornendo il freezer di cibo sufficiente e curando il sistema di aerazione. Queste affermazioni furono però sconfessate al processo dalla figlia che ricordò come, in occasione di un viaggio all'estero del padre durato un mese, lei e i suoi bambini fossero sul punto di morire per inedia.
Il caso Fritzl nei media
Se da una parte lo stesso Fritzl ha tentato di trarre profitto dalla storia della sua relazione incestuosa con la figlia prendendo, attraverso un intermediatore, contatti con alcune riviste scandalistiche britanniche per vendere al miglior offerente i verbali degli interrogatori e i resoconti dell’inchiesta per una cifra attorno quattro milioni di euro, d'altro canto, il grande risalto mediatico del suo caso, nel corso degli anni, è stato spesso citato in opere letterarie e nei testi di canzoni da parte di band che hanno rivolto lo sguardo alla vicenda giudiziaria e al profilo criminale dell'imputato, traendone diretta ispirazione.
Il testo della canzone Wiener Blut (sangue viennese) inclusa nell'album Liebe ist für alle da del gruppo industrial tedesco Rammstein, è liberamente ispirato alla vicenda di Josef Fritzl che, dopo il caso di Armin Meiwes, è il secondo famoso criminale ad apparire in un loro pezzo.
La band death metal britannica Cerebral Bore ha composto la canzone 24 Years Party Dungeon ispirandosi al caso giudiziario. Il brano è contenuto nell'album Maniacal Miscreation, uscito nel 2010.
I Benighted, band d'ispirazione deathgrind' ha composto il brano intitolato semplicemente Fritzl, dichiarando poi di aver tratto ispirazione dal suo profilo criminale e dalla sua perversione.
La canzone Trapped in the Basement, contenuta nell'album 200 Million Thousand (2009) della band americana Black Lips è dedicata alla vicenda.
Nel 2009 la Back2back Productions ha realizzato il documentario "Josef Fritzl: storia di un mostro" per Sky One. Utilizzando filmati personali e foto, e con interviste esclusive ai familiari, amici ed ex colleghi di Josef Fritzl.
Lo scrittore Paolo Sortino ha pubblicato nell'aprile 2011 il romanzo Elisabeth ispirato al caso Fritzl, uscito per Einaudi nella collana Supercoralli. Dello stesso romanzo sono stati acquisisti i diritti per la trasposizione cinematografica da parte della casa di produzione Lotus
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