giovedì 11 ottobre 2018

il prezzo dei pixel

rivedo di sfuggita Crozza.
lui mi è francamente simpatico, su chiunque egli ironizzi, ma non sono una fan fissa, lo vedo quando capita.
è capitato.
e parlava di una coppia mediatica, una coppia che  esiste solo perché esistono i social.
la sua ironia era garbata, e lui ci sa fare. io su questa questione ho avuto modo di discutere animatamente, incompresa.
certo, sapessi fare come Crozza, verrei compresa di più, ma non son buona.
la questione riguardava quel povero infante, come nato già messo in vendita, brandizzato.
commercializzazione dell'infanzia, una cosa veramente turpe, raccapricciante.
ma pare di no, per qualcuno no.
ci scandalizziamo per i ragazzini in età scolare mano d'opera nei paesi sottosviluppati, non dovremmo urlare di fronte ai neonati messi in vendita, con tanto di marchio Gucci, sul web?
sono due cose diverse?
la prima non è peggiore della seconda, anzi.
quella povera creatura è già oggetto di scambio, gucci in cambio di soldi, foto e post in cambio di soldi. e c'è anche qualcuna che ha messo la propria, figlia, con tanto di racchetta Wilson in bella mostra, come diceva Crozza, da pagarci la retta dell'asilo per i millenni a venire.
perchè no? che male c'è?
bravi, beati loro, che culo.
ma quello è un bambino neonato, è senza diritto di parola?
o dovrebbe essere preoccupazione di un genitore che che l'abbia, tramite loro?
i simpatici genitori, due venditori d'aria coperti di milioni di euro, una ha  trovato il modo di fare soldi esponendosi, mi metto in mostra e mi pagano, un genio del male compatibile solo con questa epoca di merda che ci tocca vivere altrimenti impensabile in un mondo che paga il valore non il mercato, l'altro pure, ma finge di cantare rap, canta delle cose indegne, una musica orrenda, francamente brutta, un listino di roba in vendita, un elenco di oggetti di consumo, pensano di passare alla storia: la prima lo ha proprio dichiarato in un'intervista. tenera creatura, pensa che i milioni di pixel del web faranno mai la storia di qualcosa o di qualcuno. 
nulla può condannare all'oblio più di un pixel.
quel che fanno è da irresponsabili, quante volte, a vari convegni, ho sentito della questione legale del diritto alla privacy di minori esposti sul web, diritti violati, diritti calpestati, tutti convinti che non c'è alcun male a mettere i propri figli in piazza, sotto lo sguardo di tutti, sotto quella lente virtuale che globalizza tutto, immiserisce tutto, disidentifica tutto.
i due meschini genitori, ho letto, non battezzeranno il figlio perché, insomma, non possiamo violare la sua libertà. non fosse interessato a dio?
i genitori sono una razza straordinaria, e direi estinta. questa razza attualmente sulla terra si preoccupa di non imporre dio ma non della vendita commerciale della carne del figlio con marchio pubblicitario (ma anche non ci fosse il marchio, di esposizione pubblica si tratta, e di introiti si tratta, ormai la coppia è un brand, il figlio partecipa degli utili in qualsiasi foto pubblica compaia), oggetto di compravendita, oggetto svalutato, squalificato, massificato, senza avergli chiesto il permesso, per ovvie ragioni.
dio no, il web si. 
tempi moderni.
questo atto commerciale, questa vita spesa e spendersi sui social, a vendere ogni minuto della propria vita non è gratis. ha un costo. altissimo.
credetemi, e i segnali sono già arrivati, a milioni, quanta gente è finita nelle maglie dell'orrore per essersi venduto, a vario modo, in rete. chiunque passi da questa mercificazione è destinato all'angoscia dell'alienazione. se gli adulti lo fanno, responsabili, risponderanno di persona della loro scelleratezza, se lo fanno con i figli però è colpa grave. 
si colpa, responsabilità non basta.

fonte: http://nuovateoria.blogspot.com/

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