A Gia sembrava quasi che Rashida le leggesse nell'anima, leggesse nell'anima di tutte le donne. Quelle sue parole richiamarono alla sua mente sé stessa ed il comportamento che teneva nei riguardi di un certo tipo di uomini. In quel pensiero che le attraversava la mente, «in genere ho un buon rapporto con gli uomini… finché questi si limitano a rimanere dentro ai confini della collaborazione, della cordialità, del rispetto reciproco, senza interferire con il mio personale spazio vitale di cui certo non faccio mistero.
Ma alcuni di loro sono convinti che le lesbiche debbano necessariamente essere una sorta di mostro da baraccone, un loro simulacro mal riuscito, peloso, mascolino… lo capisco dai loro sguardi che non ci credono, quando vengono a sapere che io amo le donne. Nella loro vanagloria, neanche se lo pongono il fatto che io, in quanto femmina, possa preferire le donne a loro, e ci provano lo stesso, continuamente!
Dopo le botte che ho ricevuto, da più giovane in particolare, ora, quando incappo in uno di quegli stronzi, e questo mi capita di continuo, non mi limito più ad evitarlo: ho finalmente imparato che la miglior difesa è l'attacco. Ma siccome ora, differentemente che nel passato, m'incazzo pure, gliela faccio pagare per tutti quelli da cui, per quell'ingenuità che la giovinezza comporta, a suo tempo non mi sono potuta difendere. E non solo, quando capita, e capita spesso, se posso, li faccio soffrire come bestie, e ne vado orgogliosa, ne traggo soddisfazione! Che imparino, teste di cazzo!»
Il suo pensiero correva a quel tipo d'uomo, specie se prestante, attraente, sicuro di sé, che ritiene che le femmine debbano cadere ai suoi piedi e che basta raccoglierle per averle, «noi donne, quando lo vogliamo, lo sappiamo come renderci irresistibili, desiderabili, lo sappiamo come smuovere il testosterone in quegli sciocchi che non sanno vedere al di là del proprio naso.
Quando trovo qualcuno che non ha capito bene quale sia il suo posto, che incomincia a sbavare ed a tirare su la cresta… oddio, quanto mi diverto! Che poi, poverini, sono un libro aperto… basta saper leggere! Lo si capisce dal loro sguardo quanto sbavano.
Pensano che noi donne si sia un terreno di caccia, specie nel Veneto, dalle mie parti, nella provincia in particolare. Se sei una bella donna, magari vestita ed acconciata a modo, elegantemente, non puoi camminare per strada senza essere accompagnata da uno di loro, entrare in un negozio, senza dover sopportare occhiate, apprezzamenti, spesso anche pesanti.
Il fatto è che loro si credono di essere dei cacciatori, ma non lo sono! Si comportano così solo per compensarsi delle loro frustrazioni… desiderare senza poter avere! Auto celebrarsi in quanto maschi inespressi!
Li trovi dappertutto, per strada, nei luoghi di lavoro, sugli autobus… sono come la gramigna! Quei loro sguardi bramosi di averci… che poi sul dunque, bisognerebbe anche vedere, poiché per la gran parte di loro… è più scena quella che fanno che sostanza!
Noi donne abbiamo un'arma potentissima… se non siamo proprio da buttare, ci basta vestirci, truccarci in un certo modo, lasciar cadere una frase incompiuta, uno sguardo e voilà… cadono nella rete come tanti cretini!
Mentre i nostri occhi, il nostro charme, li incoraggiano, loro non lo sanno, neanche lo sospettano che nulla concederemo loro… che mai potranno averci se non siamo noi a volerlo! Conquistatori di merda!
Quand'ero più giovane, quando capivo, mi limitavo ad evitarli; ora non più: mi piace farli impazzire, morire dal desiderio, per poi lasciarli a bocca vuota. Noi donne siamo ben consce di come siamo e soprattutto di come possiamo essere: un pasticcino irresistibile che sembra stare là, pronto per venire gustato e che invece non assaggeranno mai!
Ne ho fatto proprio un'arma micidiale di questa cosa: punirne uno per insegnare a mille!
Credo che in fondo al mio inconscio, lo faccio per vendicarmi di quelli, tra di loro, che si sono comportati male con me e con le donne a cui ho voluto bene, quelli che non mi hanno rispettata… ad incominciare da quel prete nella mia infanzia, per finire a quei ragazzotti della mia adolescenza!
È proprio vero, come si dice, che la vendetta è un piatto da gustarsi freddo. E poi… serve anche a loro, a formarsi e capire finalmente cosa siano il rispetto, la tolleranza, la buona educazione: nulla cambia se non cambia nulla, diceva la buon'anima di mia nonna! E cosa è meglio se non mandarli in crisi, ferirli nell'anima e nell'orgoglio, per indurli a cambiare, per farli finalmente crescere? E poi così imparano anche, una volta per tutte, a non confondere il gioco, la schermaglia, con la realtà delle cose...
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