Agli inizi del XIII secolo in un piccolo monastero benedettino di Podlazice, in Boemia, un uomo decise di ritirarsi all'interno di una piccola cella per realizzare un'opera che potesse glorificare il monastero e l'ordine al quale apparteneva.
Per un lungo periodo di tempo il nome del monaco che decise di completare questa mastodontica opera coprì di mistero le pagine del manoscritto. L'autore del libro è noto come Herman inclusus, ossia Herman il recluso. Sino a qualche decina d'anni addietro si presumeva che il termine inclusus significasse essere murato vivo, ma recenti studi hanno modificato questa visione avvalorando l'ipotesi che il termine potesse riferirsi ad una scelta personale del monaco, e la traduzione potrebbe essere attinente ad una scelta di reclusione e non all'obbligo di vivere murato vivo tra le pareti della piccola cella di un monastero sperduto nella terra di Boemia. Molteplici possono essere i motivi alla base della scelta della persona, tra cui la preponderante attiene all'espiazione dei peccati commessi in vita. Occorre ricordare che nel XIII secolo trascrivere i testi sacri era una forma di redenzione. Perché l'interessamento per quest'opera? Il Codex Gigas, in italiano il Libro Gigante, è il più grande manoscritto giunto sino a noi. Il Codex Gigas è contenuto in una copertina di pelle con alcuni ornamenti in metallo. Le dimensioni hanno dell'incredibile: oltre 90 centimetri di lunghezza per 50 di larghezza e 22 di spessore. Le misure conducono al peso di 75 chilogrammi.
La storia del libro è altrettanto interessante quanto le misure. Il manoscritto fu completato nel 1229, stando a quanto appare all'interno del libro stesso. Una domanda subito pervade la nostra mente: quanto tempo impiegò Herman il recluso a portare a termine l'opera? Secondo alcuni studi effettivamente l'opera potrebbe essere stata scritta da una sola persona, che lavorò ininterrottamente per quasi 20 anni. Se fossero serviti 20 anni per completare l'opera, Herman il recluso avrebbe iniziato a scrivere intorno al 1209. Alcuni dati contenuti nel manoscritto ci permettono di comprendere che lo stesso fu iniziato dopo il 1204, poiché all'interno del Codex Gigas è riportata la canonizzazione di San Procopio di Sazava, patrono dell'attuale repubblica Ceca, avvenuta nel 1204. Per quanto concerne la conclusione dei lavori di scrittura esiste una finestra temporale che va dal 1223 al 1230: queste date sono estrapolate sempre da fatti riportati all'interno del libro e concernono la morte del vescovo Andrea di Praga, avvenuta nel 1223 e riportata nel libro, e la morte del Re Boemo Ottokar, avvenuta nel 1230 e non menzionata nel Codex Gigas. Possiamo ritenere che la data di completamento riportata all'interno dell'opera, 1229, sia realmente quella in cui l'autore donò il manoscritto completato al proprio monastero. Coperta di nebbie appare la storia degli anni immediatamente successivi alla vergatura dell'ultima pagina del manoscritto: il Codex Gigas apparve nel monastero cistercense di Sedlec per essere acquistato da quello benedettino di Brevnov.
La certezza ritorna nel periodo a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento poiché tra il 1477 ed il 1593 il libro fu custodito all'interno della biblioteca del monastero di Broumov. Nel 1594 fu trasferito a Praga per entrare nella collezione privata di Rodolfo II d'Asburgo. La storia incede veloce, come le vicende relative al Codex Gigas. Alla fine della Guerra dei Trent'Anni, esattamente nel 1648, tutta la collezione di Rodolfo II fu presa dall'esercito svedese. Dal 1649 il manoscritto si trova all'interno della Biblioteca Reale di Svezia, a Stoccolma. Il 7 maggio del 1697 un terribile incendio divampò nelle reali sale del Castello della capitale svedese: il Codex Gigas, a causa delle dimensioni e del conseguente enorme peso, fu lanciato dalla finestra della biblioteca per essere salvato dalle fiamme divoratrici. Purtroppo alcune pagine andarono perdute per sempre.
Passiamo ora ad analizzare il contenuto del manoscritto.
Il Codex Gigas include una trascrizione completa della Bibbia tratta quasi interamente dalla Vulgata, ossia la traduzione in latino dell'antica versione greca ed ebraica realizzata alla fine del IV secolo da Sofronio Eusebio Girolamo: il nome è dovuto alla dicitura latina, vulgata editio, cioè edizione per il popolo, che richiama l'ampia diffusione che ottene e lo stile non raffinato più alla portata del popolo, o volgo.
Il libro non comprende gli Atti degli Apostoli e l'Apocalisse di Giovanni. Il manoscritto include la Etymologiae di Isidoro di Siviglia, due lavori di natura storica di Giuseppe Flavio, una storia della Boemia, alcuni trattati di storia ed etimologia, un calendario con la lista dei santi, l'elenco dei monaci dei monasteri benedettini, formule magiche ed altri documenti attinenti gli alfabeti cirillico, ebraico e greco. L'intero libro è scritto in latino. Il manoscritto include miniature in rosso, blu, giallo, verde ed oro. Le maiuscole iniziali sono minuziosamente miniate e frequentemente occupano l'intera pagina. L'aspetto del manoscritto resta fondamentalmente invariato dall'inizio alla fine, così come la calligrafia dello scrivano che non mostra segni di anni di malattia o di cambiamenti di umore. Questo fatto ha alimentato la credenza che il manoscritto sia stato scritto in un periodo di tempo incredibilmente breve. In realtà alcuni studiosi hanno stimato che l'opera potrebbe essere il lavoro di un solo uomo che ha lavorato per oltre 20 anni.
L'ultimo aspetto che dobbiamo analizzare è quello concernente il nome con il quale è conosciuto in alternativa a Codex Gigas: la Bibbia del diavolo.
All'interno delle pagine del manoscritto vi è un'illustrazione a tutta pagina del diavolo. Il demonio è alto quasi 50 centimetri, ha il volto verde in ricordo del peccato mortale dell'invidia, lingua biforcuta, corna ed artigli rossi. La bestia ha 4 dita sia nelle mani che nei piedi. Un particolare degno di nota è l'assenza della coda.
Il nome Bibbia del Diavolo è associato anche ad una leggenda che riguarda il fatto che l'autore, Herman Inclusus, abbia richiesto l'aiuto del demonio. Secondo queste supposizioni fantasiose il monaco s'impegnò, isolandosi all'interno della propria cella, a produrre il libro in una sola notte di lavoro, chiaramente vendendo l'anima al diavolo per riuscire in questo straordinario intento. Come spesso accade la realtà supera la fantasia popolare. Nel caso del Codex Gigas il pensare al monaco chiuso all'interno di uno spazio minuscolo realizzare un'opera grandiosa travalica ogni leggenda, donandoci la visione di un uomo che riesce a superare i propri limiti senza l'ausilio di un ipotetico e fantasioso aiuto demoniaco.
Fabio Casalini
fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/
fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/
Bibliografia
Richard Dubell, La Bibbia del diavolo, Piemme 2009
Richard Dubell, Il testamento di Satana, Piemme 2011
Focus Storia, Che cos'è la Bibbia del diavolo?, giugno 2016
Kamil Boldan, Michal Dragoun, Duan Foltýn, Jindřich Marek, Zdeněk Uhlíř, The Devil’s Bible - Codex Gigas. The Secrets of the World’s Largest Book, NKP, 2007,
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.
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