domenica 27 marzo 2016

Etruschi: l'ombra dei Rasna

Dino Vitagliano

Una gloriosa migrazione venuta da lontano approda sui lidi italici e da sempre sfugge alle ricerche più approfondite. Dov’era la loro patria? Perché scomparvero senza lasciar traccia? Un’analisi degli aspetti misterici e controversi degli Etruschi.
L’articolo non avrebbe la sua forma attuale senza il contributo prezioso e determinante di Romano Manganelli, da sempre appassionato cultore della civiltà etrusca, che con profonda umiltà mi ha permesso di comprendere i miei sbagli e rafforzare la validità delle mie ricerche. (n.d.A)

L’ombra dei Rasna

Gli Etruschi sono il popolo più enigmatico ed affascinante che appartiene all’Italia, territorio principe della loro influenza. Secondo il ricercatore Mario Gattoni Celli, le notizie storiche su di loro non coprono più di cinque o sei pagine di libro. Nulla di più esatto.

I testi scolastici sorvolano rapidamente sulla potente monarchia etrusca sviluppatasi per molte generazioni, formata da sette re che gli alunni ripetono in successione come una filastrocca, dopo i quali si giunge immediatamente alla nascita della repubblica romana. I saggi degli studiosi, dal canto loro, aggiungono soltanto che gli Etruschi erano autoctoni della nostra penisola che parlavano una lingua indecifrabile e raggiunsero livelli eccelsi nelle arti, nella politica e nell’architettura, evitando di sottolineare le conquiste umane e spirituali donate all’impero romano. Negli ultimi anni, dopo attente riflessioni, si è fatto in strada in chi scrive il sospetto, divenuto pian piano certezza, che un fitto velo di silenzio sia calato sulla stirpe etrusca, per nascondere segreti di vitale importanza. Gli Etruschi non sono mai morti e ci hanno donato un tesoro inestimabile che narra una storia, la nostra, iniziata molto tempo fa...



Discesero dai Giganti

I ricercatori più audaci pongono l’origine degli Etruschi in Lydia, a oriente di Smirne, citando Erodoto che scrive ne Le Storie, I, 94: “Raccontano i Lidi che sotto il re Atys, figlio di Manes, vi fu in Lydia una grande carestia; per un po’ la popolazione vi tenne fronte, ma poi, visto che non cessava, … il re divise il popolo in due parti… A capo dei designati a rimanere pose se stesso; degli altri designati a partire, il proprio figlio Tirreno. Gli esuli scesero a Smirne, costruirono delle navi…e salparono alla ricerca di una nuova terra…, finché dopo aver costeggiato molti paesi, giunsero presso gli Umbri dove fondarono città che tuttora abitano…”

Manes, analogo al primo faraone egizio Menes, è il leggendario monarca Manu, nome collettivo che incarna la guida delle sette razze–madri con le corrispettive sottorazze. Il Manu aveva condotto moltissime migrazioni in epoche antidiluviane dalla primordiale Isola Bianca nel Mar del Gobi, la mitica Thule, territorio tropicale lussureggiante che estendeva i suoi confini al Polo Nord, sino alla formazione dei continenti di Mu e Atlantide. Gli Etruschi chiamavano se stessi Rasna, dalla radice ra, analoga al Ramu, re–sacerdote di Mu, Rama in India e al Ra egizio, personificazione dell’energia solare, cuore vitale del Cosmo. Simboli la svastica ed il globo alato delle tavolette di Mu, effigiate rispettivamente sui muri di Sovana, a Grosseto, e nella Tomba dei Rilievi di Caere. Le vie commerciali degli Etruschi erano le Tule che giungevano sino in Himalaya, e il cui eco ritroviamo nel toponimo Caput–tolium, capo delle Tule, il Campidoglio. Roma, infatti, sorge sul Tevere che incarna la Via Lattea e ha sette colli come gli astri dell’Orsa Maggiore, vicina alla stella polare citata nel Rg-Veda indù, asse del cielo che pulsa a Thule.

Antenati degli Etruschi sono i Toltechi, terza sottorazza principe della stirpe atlantidea, come apprendiamo dall’opera di Arthur Powell, Il Sistema solare. Di colore rosso–bruno, avevano un’altezza prodigiosa e primeggiavano nell’arte edilizia con templi ciclopici, strade lastricate e ponti. Crearono un impero splendente durato diversi millenni, quando un cataclisma si abbattè su Atlantide e i Toltechi si spinsero nelle Americhe, fondando la civiltà incaica, mentre i suoi eredi edificarono nel IX sec d.C. Tula in Messico, con i loro enormi “atlanti”. Il gene tolteco si ritrova intatto nella sesta sottorazza akkadiana, propria degli Etruschi, che presentano legami inestricabili anche con gli Egizi, i Maya e gli Indiani del Nordamerica, altri discendenti dei Toltechi.

Un colore regale

Gli affreschi nella Tomba del Triclinio, a Tarquinia, ritraggono uomini rossi, mentre la Tomba degli Auguri presenta personaggi di rango elevato del medesimo colore che si stagliano sopra individui comuni. Un altro ancora tiene fra le mani un uovo, segno della creazione eterna. I re etruschi, durante le cerimonie rituali, si tingevano di rosso con il minio, e rosso sarà il colore preferito dall’imperatore Nerone. Il rosso, ammettono gli studiosi, ha carattere sacro, senza spiegarne però il motivo. Simboleggia gli ancestrali predecessori e rimanda al culto del pianeta Marte, incarnato dalla Sfinge leonina interamente rossa, a Giza, e dal giaguaro della piramide di Chichén Itzà. Il felino sacro ricompare di nuovo a Tarquinia, nella Tomba dei Leopardi e in quella delle Leonesse, in realtà giaguari. I pellerossa del Nordamerica, infine, come gli Etruschi conservano sepolcri a forma di tumulo e venerano i simboli dell’uovo e del serpente.

Tarquinia - Necropoli

Parlavano sanscrito

Ma chi erano in verità gli Etruschi? La lingua ne penetra il mistero? L’imperatore Claudio, affascinato dal loro mondo, scrisse i Tirrenika in venti volumi, spariti nel nulla. Stessa sorte subirono gli Annuali Etruschi custoditi nel Tabularium Capitolinum, che narravano la vera origine dei Romani, i Libri Etruschi e i Tusci libelli, conservandosi soltanto qualche frammento negli autori latini. Strano, dato che gli scolari romani andavano a studiare l’etrusco nella prestigiosa Caere. La lingua dei Rasna, afferma il filologo Bernardini Marzolla, svela un’antica discendenza dal primo idioma del pianeta: il sanscrito. Il testo più completo è inciso sulle bende di una mummia scoperta in Egitto due secoli fa, ora al Museo di Zagabria. Le strisce di tela, quattordici metri, compongono il “Libro della Mummia”, aggiungendosi alle oltre dodicimila iscrizioni rinvenute.
Adepti della Grande Madre

Intorno al 1.000 a.C., gli abitanti della Lydia dimorarono nell’isola di Lemno con capitale Efestìa, nel Mar Egeo, disseminata di necropoli e santuari alla vergine nera Cibele, invocata come madre dell’Indo. Le fanciulle praticavano la sacra teogamia in collegi particolari, che ricordano quelli delle Mamacones inca e delle Vestali romane. La società etrusca era di tipo matriarcale, come Atlantide, con le donne che presenziavano ai sacri culti e godevano di un peso influente nelle decisioni più importanti. Prova ne è la tomba Regolini–Galassi, scoperta nel 1836 a Caere, che ospitava la principessa Larthia, con indosso un fibula intessuta di minuscole sfere granulate. Rivelatrice, poi, la storia di Lucumone, figlio di un nobile corinzio, che insieme alla moglie Tanaquilla giunge a Roma da Tarquinia nel VII sec. a.C. Alle porte di Roma, un aquila afferra il cappello di Lucumone per poi restituirglielo. Un presagio sacro, simile almito azteco, e alla fondazione della metropoli di Cajamarquilla in Perù, dove un condor avrebbe incoronato il suo fondatore. Tanaquilla è un nome incaico, dato che quilla significa luna, suggerendo che la donna appartenesse ad un antico culto lunare. In etrusco, lo stesso nome è Thanakhvil, dove than è l’aspetto femminile del dio Tin e akhvil è ancella, in quechua aclla, indicante cioè “le ancelle degli dèi”, un ordine sacro.

Tarquinia - la Tomba dei Leopardi - 624

Gli avamposti megalitici

Lucumone entrerà a Roma mutando il suo nome in Tarchunies Rumach, Lucio Tarquinio Prisco, e diverrà re nel 607 a.C. dopo la morte di re Anco Marzio (strana assonanza con il termine egizio Ank–hor). Sarà lui a drenare l’acqua che alimenterà il Tevere dai colli attorno a Roma, a creare il Foro Boario, il Tempio di Vesta e il Circo Massimo, luogo di culto. Suo è anche il magnifico tempio di Tinia–Giove sul Campidoglio. Roma, territorio di povere palafitte, entrerà a far parte delle dodici città sacre che coprivano l’intera Etruria, mentre un numero analogo di metropoli interessò la Campania. Nell’erezione di un sito, i geomantietruschi tracciavano due linee ad angolo retto in direzione nord–sud, il cardo maximus, e il decumanus maximus con andamento est–ovest, ponendo nel punto d’intersezione la pietra omphalos, ritrovata spesso intatta dai moderni mezzi di rilevamento.

Le metropoli etrusche annoverano Cortona, Arezzo, Fiesole, Tarquinia, Vulci e Populonia. Il monumentale complesso urbano di Caere, con una necropoli che copre 360 ettari, era anticamente il porto più potente del Mediterraneo, insieme ad Hatria, e da innumerevoli altri sulla costa Tirrenica. Uno dei più antichi insediamenti è Vetulonia, che superava Atene con oltre centomila abitanti. Le sue pietre megalitiche un tempo si stagliavano sulla collina–tumulo, ugualmente a Ollantaytambo sulle Ande. Sulla ciclopica Cosa, vicino Orbetello, vigila una Sfinge di pietra e il contiguo monte di Ansedonia è scolpito conanimali mitologici analoghi a Marcahuasi. Indistinguibili, poi, la cinta muraria di Volterra lunga 8 km e quella di Pisaq in Perù, come pure i blocchi poligonali di Alatri e Amelia, pesanti centinaia di tonnellate, e Sacsayhuaman, sovrastante Cuzco. Le profonde affinità degli Etruschi con gli Inca trovano autorevole conferma in Zecharia Sitchin, da noi interpellato, il quale ha risposto affermativamente circa la nostra intuizione di un simile legame con la lontana America.

Colpisce, poi, l’omofonia di Chianciano (probabilmente consolidatosi da un etrusco Clanikiane) e Chan Chan, capitale del Gran Chimù peruviano, le quali conservano anche identiche urne funerarie antropomorfe risalenti al VII sec. a.C. A Poggio Murlo, Siena, è stata rinvenuta anche una statuina con barba posticcia di un “antenato”, munita di uno strano sombrero simile al copricapo del Guerriero di Capestrano. Infine abbiamo Veio, patria dell’artista Velca, che scolpì la magnifica statua di Apollo, divinità la cui l’effige sul Palatino sarà alta 15 metri. La stirpe degli Amhara o Aymarà, che abitarono l’antic Ameria (Amelia) con il nome di Amr, adoravano Apu Illu, Signore dei fulmini, sul Monte Soracte in Bolivia, mentre i Romani costruirono sul Monte Soracte, cantato da Orazio nelle sue Odi, un santuario ad Apollo.


Le invisibili arterie di Porsenna

L’opera più imponente è il Mausoleo di re Porsenna a Chiusi, tratteggiato da Varrone e Plinio nei loro libri. La struttura sembra un tempio buddhista con ben quindici piramidi di altezza indescrivibile e una sfera di bronzo al centro, che emetteva particolari frequenze. I suoi pinnacoli antenne rivolte al cieloper incanalare l’energia cosmica. Costituiva il centro oracolare madre in Italia, legato con quelli di Delfi, Dodona, Tebe, Heliopolis e Metsamor, in Asia Minore. Sotto il vicino Poggio Gaiella si diparte una fitta rete di gallerie sotterranee inesplorate che formano il labirinto di Porsenna, cuore cerimoniale connesso con le dodici città–stato e le metropoli gemelle al di là dell’oceano. Anche le catacombe sotto San Pietro, una volta templi etruschi, erano parte di questo disegno.

Funzione iniziatica avevano i cunicoli ad U, come quello lunghissimo ed inquietante di S.Valentino e altri a Pitigliano, Sorano e Sovana, un’area archeologica di notevole interesse, costellata delle famose “tagliate”. Queste enormi strade nel tufo, che paiono scavate con il laser, si ergono vertiginose nelle vicinanze di necropoli, templi, luoghi sacri, e spesso vicine le une alle altre. Sorte al ritmo del flauto, con cui gli Etruschi scandivano ogni attività, richiamano alla mente il musico greco Anfione, il quale edifica Tebe “alla musica delle sua lira”, presumibile scienza sonica antidiluviana. Se l’enorme traforo sotto Castel Gandolfo, più di 1 km, è un’opera di ingegneria idraulica, lo scopo delle “tagliate” non è ancora chiaro. Alla luce delle attuali cognizioni, rappresentano allineamenti astronomici o tellurici di rilevante importanza, istoriate da glifi cosmici. Il tufo, infatti è un materiale radioattivo, rinvenuto anche a Cuzco e sulla piana di Nazca.
Guardiani della vita

L’illustre linguista Georges Dumézil, in appendice alla sua opera La religione romana arcaica (Rizzoli, 2001), dichiara in toni concisi che i Romani mutuarono da un “passato indoeuropeo” un solido sostrato rituale, che “l’apporto etrusco” modificò lievemente. Una contraddizione in termini. Per amore di chiarezza, facciamo notare che gli Etruschi sono l’elemento indoeuropeo, e i Romani si limitarono ad adottare le loro elevatissime concezioni, come in precedenza i Greci, poi totalmente stravolte.

Gli Etruschi erano un popolo pacifico, costretto ad impugnare le armi soltanto a causa delle vessazioni di Roma. Avevano una visione animista, in cui l’Universo tutto pulsa di vita e ogni organismo è connesso. Da qui l’amore per la Terra, i boschi, le fonti, le montagne e il cielo, sinfonia sublime dell’Energia Prima, che nel corpo umano esprime la sua sacralità attraverso le funzioni sessuali. Il loro pantheon è formato da numerosipersonaggi ed esseri ausiliari, esprimenti i molteplici aspetti di una lontana dottrina esoterica, invisibile ai profani. Similmente agli gnostici, ritenevano, infatti, l’uomo al centro delle forze luminose ed oscure, in grado di stabilire da solo quale via intraprendere per tornare in alto.

Il linguaggio della Natura

Le rivelazioni uraniche si ritrovano nei Libri acherontici, sulle dimensioni nascoste, rituales, fatales, e i Libri haruspicini riguardanti l’epatoscopia, o esame del fegato, per gli Etruschi un piccolo cosmo in movimento. Una scienza definita dai Romani “etrusca disciplina”. I volumi provenivano dal sapiente fanciullo Tages, spuntato da una zolla di terra, informazione che ci ricollega al regno sotterraneo di Agarthi. La Madreterra donò agli Etruschi la geometria sacra e il suono primordiale, con il quale ammaliavano gli animali. Notevole l’incisione del mandala esoterico “fiore della vita” a sei petali, di matrice indiana, trovato sulla stele del guerriero Avele Feluske, a Vetulonia. La disposizione reticolare dei massi negli edifici replica la struttura biologica della cellula, facendo sì che l’intera costruzione prenda vita e “comunichi” determinate frequenze, particolarmente attive presso i corsi d’acqua. L’elemento liquido aveva una funzione purificatrice, ancor oggi apprezzata nei centri termali di Saturnia e Petriolo. Numa Pompilio, che le tradizioni descrivono come monarca pacifico e illuminato, era in contatto con la ninfa Egeria, che abitava una sorgente nel bosco sacro vicino al fiume Almene. L’acqua sorgiva magnetizza i raggi cosmici, come gli infrarossi, rigenerando la terra e le forme di vita. Nell’uomo potenzia la memoria ancestrale e inonda l’ipotalamo di energia planetaria.

Saturnia - Terme

Il bagliore di Zeus

Numa compose dodici libri di “scienze naturali” che nascose in un’arca nel suo sepolcro, trovato poi vuoto, e introdusse il calendario solare di 365 giorni e ¼. Padroneggiava il “fuoco di Zeus”, l’elettricità, e i suoi templi possedevano parafulmini all’entrata. Il suo successore, Tullo Ostilio, morì invece incenerito dalle scosse fulminanti. Il segreto di Numa passò a Porsenna, che nel VI sec.a.C. polverizzò Bolsena, invocando una folgore celeste, e sconfisse con una scarica elettrica un essere feroce dal nome profetico: Volt.

Lo studio dei tuoni e dei fulmini era codificato nei Libri fulgurales, con le istruzioni per evocare, dominare e guidare le folgori. Riti complessi seguivano alla caduta di un fulmine in un determinato luogo, che veniva immediatamente recintato per precauzione e dichiarato sacro, per la presenza nel terreno di ferro meteorico dei bolidi stellari, vitale agli Etruschi. I fulguratores, provvisti di cera nelle orecchie, allontanavano le vibrazioni residue modulando una parola sacra. Alle Sorgenti della Nova, un’antica metropoli guarda da una scalinata il Monte Becco, santuario etrusco, dove ancor oggi avvengono strani fenomeni magnetici. Anche Costantino, sacerdote del Sol Invictus, consultava segretamente gli aruspici etruschi, disposti a lanciare folgori sui Goti di Alarico nel 410 d.C., sotto papa Innocenzo. I fulgurales erano una parte dei Libri Vegoici, dono della ninfa Vecu al tempio di Apollo, in cui possiamo ravvisare i famosi Libri Sibillini, portati all’imperatore Augusto da una donna misteriosa e distrutti dai cristiani nel 400 d.C.
Gli iniziati sonici

Numa istituì il collegio dei lucumoni, formato da 60 sommi sacerdoti abbigliati con la veste di porpora, la catena d’oro, il tutulo conico sul capo che funge da ricettore celeste. In mano il lituo, lo scettro ricurvo sormontato da un’aquila, che emetteva onde sonore. I lucumoni erano medici–sciamani che viaggiavano nei mondi astrali acquisendo prodigiose conoscenze utili alla guida della comunità, come avviene nella culture siberiane ed uralo–altaiche. Fra gli Inca assumevano il nome di astronomi Tarpuntaes. Sempre a Numa dobbiamo la creazione di un altro enigmatico collegio, quello dei Flamines Dialis, custodi del soffio terrestre, che nascondono nel nome l’energia fiammeggiante della kundalini, alla base della spina dorsale. Costretti da severissime norme, dormivano in grotte sacre sopra un piccolo pertugio nel terreno. Il loro abbigliamento consisteva in una “camicia” dalle ignote funzioni e una sorta di stetoscopio con un filo di lana che captava l’afflato tellurico, vestimento che nell’insieme lascia intravedere perdute operazioni geotecniche di vulcanologia.
La stirpe del silenzio

Centro iniziatico e cuore della vita etrusca è il Fanum Voltumnae, nella fitta selva del Lamone intorno al Lago di Bolsena, che estendeva i suoi confini sino a Tarquinia, formando un luogo sacro al confine tra cielo e Terra. Qui, nel sacro Tempio, i lucumoni delle dodici città sacre si riunivano ogni anno per eleggere un nuovo sacerdote e celebrare la cerimonia misterica della Paska, in cui si spezzava il pane e si beveva il vino, mentre i partecipanti ricevevano una melagrana, la rigenerazione. I Rasna erano a conoscenza che il loro compito sulla Terra volgeva al termine, come gli Incas che lessero nelle stelle uguale ammonimento. Dieci “saecula” durava la civiltà gloriosa che avevano creato, e nulla, nemmeno il più potente dei lucumoni, era in grado di opporsi. Scomparvero all’alba di un nuovo Sole, stirpe coraggiosa che in silenzio aveva plasmato il tempo.
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Bibliografia

Aziz, Philipphe La civiltà etrusca – Libritalia, 1996
Celli, Mario Gattoni Gli Etruschi dalla Russia all’America – Carabba, 1968
Churchward, James Mu: il continente perduto – Armenia, 1999
Collins, Andrew Il sepolcro degli ultimi dèi – Sperling & Kupfer, 1999
Compassi, Valentino Dizionario dell’universo sconosciuto – SugarCo, 1989
Drake, Walter Raymond Quando gli dèi camminavano sulla Terra – Casa Editrice Meb, 1982
Feo, Giovanni Misteri etruschi – Stampa Alternativa, 2000
Gatti, Enzo Gli Etruschi – Edizioni Frama Sud – 2 voll.,1979
Hancock, Graham Lo Specchio del Cielo – Corbaccio, 1998
Kolosimo, Peter Italia mistero cosmico – SugarCo, 1987
Marzolla, Piero Bernardini L’etrusco – Una lingua ritrovata – Mondadori, 1984
Moreau, Marcel La civiltà delle stelle – Corrado Tedeschi Editore, 1975
Pallottino, Massinmo a cura di Gli Etruschi – Bompiani, 1992
Pincherle, Mario Come esplose la civiltà – Filelfo, 1977
Powell, Arthur Il Sistema Solare – Edizioni Alaya, 1993
Quattrocchi, Angelo Miti, riti, magie e misteri degli Etruschi – Vallardi, 1992


Fonte: www.acam.it

fonte: crepanelmuro.blogspot.it

ala bianca dell'adolescenza

Sola. In questa mia bella casa, coi mobili ricchi e dalla radio la voce del paese che amo e ho davanti la piccola lampada della fedeltà che non basta a calmare l’irrequietudine, a riempire la vita. E questo terrore: mi perdo, non mi ritroverò, non mi riguadagnerò più. Piccole cose mi scalpellano, miserie mi corrodono. Quanto bene vorrei volere e non c’è nessuno e se qualcuno venisse, ormai è forse troppo tardi e il sangue è ancora malato di te, di voi. […] Penso anche a te, lontanissimo e dolce, che non avevi corpo e mi baciavi così puro: ala bianca dell’adolescenza.

come è stato infinitamente più bello e rivelatore il film di Marina Spada Poesia che mi guardi.
intelligente e misurato, un film di poesia sulla poesia fatto di poesia che non fa inciampi, celebra Milano, città di Antonia Pozzi, i suoi luoghi, senza cadere nel ridicolo della retorica.
Antonia di Ferdinando Cito Filomarino va fuori registro in molti e diversi aspetti. la localizzazione di Antonia non risulta mai vera. totalmente disautentica, sempre, in ogni inquadratura. Antonia era goffa, timida, certamente imbrigliata dalla sua educazione, torturata dall'appartenenza alla sua rigidissima famiglia. è invece troppo disinibita ed elegante e ardita e disinvolta e moderna nelle movenze questa Antonia che in nulla mi fa pensare a una sofferenza sul corpo. della carne. nella mente. una Milano assurdamente travestita di cui si scopre subito il trucco - che pena- senza nessuna cura dei dettagli, errori così macroscopici da invocare l'ergastolo cinematografico. macchine d'epoca appiccicate come su ritagli su un cartoncino quando appaiono in primo piano gli archetti gialli antiparcheggio. pure con le biciclette legate. tram con personaggi che salgono dall'entrata di mezzo, usanza contemporanea impensabile negli anni '30 con i tram con il bigliettaio. e altre sono le sciatterie imperdonabili di questo film che vede Antonia sviluppare le sue foto, ammesso che lo facesse, con attrezzature improbabili. un'Antonia che certamente sognava l'amore, anche fisico come alcune sue poesie apertamente raccontano, ma che in questo film indugia su una sua corporeità troppo intima, troppo nota, con posture troppo clamorose, propagandistiche di un eros maturo e contemporaneo che certamente Antonia non possedeva, così incerta nel mostrare la sua femminilità nelle foto che la ritraggono.


mancano la sofferenza, l'ambiente universitario prestigioso ma distante, il padre oppressivo simpatizzante del regime, l'incombenza della guerra, il fallimento sentimentale, mancano, non giustificano l'atto finale che, come ho ripetutamente letto, la vedono sulla neve, e non con un soprabitino, adagiarsi sul suolo per poi morire di barbiturici e disperazione.
manca tutto di Antonia che per troppa vita che ho nel sangue tremo nel vasto inverno, questa è un'invenzione veramente poco convincente, un'erotica contemporanea senza conoscenza per non parlare delle sue poesie inquadrate sui libri pubblicati postumi, un gioco che amplifica la confusione di un neo regista che, probabilmente, ha letto le sue poesie per l'occasione ghiotta consigliata da Luca Guadagnino, produttore del film, ma che non le ha amate, non le ha guardate.
Poesia che mi guardi, questa è Antonia Pozzi, 

fonte: nuovateoria.blogspot.it

scommesse


Sera a nessuno di voi. No, non sono ancora morto. Non per il momento per lo meno.  Ero senza internet e per lo meno mi sento un po meglio. Staccare da sto schifo fa mica male. Persone senza morale che si riempiono la bocca di principi tanto per fare. Bah.
Niente sesso. Il sesso si fa in due e quell'altra è li solo per giocare. Chi è che si chiede cosa desideri il partner prima di combinarci qualcosa? Nessuno. Ed in effetti non è sesso così.  Il sesso, porta persone e le persone sono brutte cose. Ti osservano, ascoltano, cercano il tuo punto debole per volgerti ai loro scopi.  I ricordi belli, indimenticabili e veri non sono legati a questo paese. Troppo lontani in effetti. Ci sono popoli che non hanno paura dei draghi e nemmeno della sincerità.  In effetti, non qui.
Mentre scrivo mi viene una domanda retorica. Non è che si sono aperte le scommesse di quanto duro prima di fare seppuku? :)
Nel caso, a quanto mi date? :)
Tanto non risponde nessuno, come al solito. :)

Psss, non cerco compassione.  Non cerco niente in effetti anche perché qualsiasi cosa cerchi non la trovo. Semplicemente non c'è. :)


fonte: www.mastrodesade.org



mercoledì 23 marzo 2016

l'Inferno



è un film muto del 1911, diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan.

Trama

Il film è composto da 54 scene. Narra con fedeltà la prima cantica della Divina Commedia, con una serie di quadri animati ispirati alle illustrazioni di Gustave Doré. Nella selva oscura Dante incontra Virgilio e con lui inizia il percorso tra i gironi e le Malebolge, dove incontra tutti i celebri personaggi del poema: Minosse, Paolo e Francesca, Farinata degli Uberti, Pier delle Vigne, ecc. Nella Caina ascoltano la storia del Conte Ugolino e poi vedono Lucifero con tre teste, che sbrana un uomo che si dimena (effetto speciale ottenuto con la sovraimpressione), prima di riuscire "a riveder le stelle".

Ogni scena usa effetti speciali in funzione realistica: i lussuriosi trascinati dalla bufera (sovrimpressione), il petto squarciato di Maometto, la testa staccata di Bertrand de Born (esposizione multipla), la trasformazione dei ladri in serpenti (sostituzione tramite montaggio). Lucifero appare enorme grazie all'impressione separata della pellicola e in una seconda inquadratura ravvicinata, come un intuitivo primo piano, mostra in bocca un uomo che muove le gambe, anche qui grazie alla doppia esposizione.

Produzione

L'Inferno è il primo film italiano a 5 bobine, prodotto dalla Milano Films, che subì anche la concorrenza della più piccola Helios Film che lo stesso anno, battendola sul tempo, e sfruttando la pubblicità dell'altro film, forte dello stesso titolo, produsse un Inferno meno colossale e con più rimandi erotici (ad esempio il seno nudo di Francesca).

Fu il primo film a ottenere l'iscrizione nel pubblico registro delle opere protette. Il film ebbe un ampio successo anche all'estero e fu il primo a sfruttare un nuovo tipo di distribuzione inventato da Goffredo Lombardo, basato anziché sulla vendita delle copie o sul noleggio, sulla cessione dei diritti in esclusiva per zone e paesi.

Il film è uno dei capolavori del genere in costume per il quale si distinsero i produttori italiani negli anni dieci e il primo film europeo di grande impegno letterario e artistico. Grazie agli effetti speciali cinematografi (soprattutto la sovrimpressione) e teatrali (come i voli grazie a corde e macchinari) venne allestita un'opera visionaria, dove per la prima volta si usarono in maniera coerente le didascalie scritte, che introducevano ogni scena con i versi più famosi o con una frase esplicativa in prosa.

Vi vennero impiegate grandi masse di comparse e grandiose scenografie, con alcune scene girate in esterno, presso il letto della Grigna.

Dal punto di vista della tecnica cinematografica vi si nota tutta una serie di articolazioni dell'inquadratura per rompere la monotonia del tipico campo medio lungo e fisso: ci sono riquadrature (spostamenti dell'inquadratura della macchina, il tipo più semplice di movimento di camera), montaggio di più inquadrature, con scala diversa di piani, ecc., con gli accorgimenti tecnici diffusi tra il 1908 e il 1910. Non si può però ancora parlare di montaggio usato in maniera narrativa, cioè per incalzare la storia e caratterizzare i personaggi: l'inquadratura viene scelta in funzione degli effetti speciali e dello spettacolo visivo, infatti siamo ancora nella sfera del cosiddetto cinema delle attrazioni, dove cioè la parte visuale è predominante rispetto alla storia narrata (che alla fine è solo il pretesto per mettere in scena effetti speciali), anche se si sta aprendo la strada al cinema narrativo che porterà di lì a poco, nel 1914, alla pietra miliare di Cabiria di Giovanni Pastrone.

Distribuzione

Il film fu restaurato e ridistribuito nel 2002 con una nuova colonna sonora composta ed eseguita dai Tangerine Dream. Nel 2006 la Cineteca di Bologna ha portato a termine un nuovo restauro pubblicato su DVD nel 2011 nella collana Cinema Ritrovato con la colonna sonora di Edison Studio.

Differenze rispetto all'originale

Il film si ispira fedelmente all'Inferno dantesco, pur omettendo alcuni episodi e alcuni canti (o, addirittura, reinventando la geografia dell'Inferno):

vengono omessi i dubbi che tormentano Dante nel canto secondo, quando si interroga sul perché del suo viaggio e non si ritiene degno;
l'incontro con gli spiriti magni del Limbo (canto quarto), che nella cantica avviene in un castello, viene trasposto in un prato, all'aperto;
concluso l'incontro con Farinata (canto decimo), Dante e Virgilio si imbattono nella pena dei bestemmiatori e in Capaneo: questo incontro viene anticipato (canto quattordicesimo). Il Settimo Cerchio è diviso in tre schiere: violenti contro il prossimo; violenti contro sé stessi; violenti contro Dio: per qualche ragione sconosciuta, viene "tradita" la posizione dei peccati nell'opera dantesca, e i bestemmiatori sono posti subito dopo gli eretici;
subito dopo quest'episodio, Dante e Virgilio scendono nel cerchio inferiore sulla groppa del mostro Gerione: si tratta di un'altra modifica rispetto al testo originale, dato che Gerione è il trasporto tra Settimo e Ottavo Cerchio, non tra il Sesto e il Settimo (e in più, Gerione appare nel canto diciassettesimo, e viene anticipato l'incontro con esso);
non compaiono i violenti contro il prossimo (canto dodicesimo) e gli indovini (canto ventesimo).

Remake

Dante's Inferno, diretto da Henry Otto, (1924)
Dante's Inferno, diretto da Harry Lachman, (1935) con Spencer Tracy

fonte: Wikipedia

FILM

"Giganti di Sardegna", un mistero mai svelato lontano 4 mila anni


La stampa non ne ha mai parlato, il mistero su questi ritrovamenti si fa sempre più fitto…

Da 4mila anni, grazie ad una scoperta archeologica sensazionale, è stato possibile scoprire l’esistenza clamorosa di esseri viventi umani davvero GIGANTI. E non è uno scherzo. 

Stando ai ritrovamenti effettuati, l’altezza di questi uomini può superare i 4 metri. Ad interessarsi di questa scoperta archeologica sono stato studiosi e scienziati di tutto il mondo…

Hanno condotto ricerche e studi approfonditi i quali hanno permesso di individuare più “CIMITERI” nei quali venivano sotterrati questi uomini giganti. Questa vicenda, oggi è nota come: “I GIGANTI DI SARDEGNA“. Gli stessi ritrovamenti sono stati fatti in Africa… 

In fondo all’articolo troverete una serie di video descrittivi riguardanti i ritrovamenti avvenuti nel corso degli anni nei vari posti del pianeta terra! ...


Il tutto è stato scoperto nei vari decenni in un luogo chiamato: Pauli Arbarei. Non uno o due testimoni…. ma centinaia di abitanti dei vari paesi del medio Campidano.

Inizialmente si parlava di leggende che narrano di un popolo progredito, che viveva in una città con 10000 dame, 10000 guerrieri, 10 re e 1200 navi.

In realtà tutto questo sarebbe documentato, quindi di leggenda non si può parlare realmente… La Sardegna intera è ricca, strapiena di tombe nuragiche dette: “tombe dei giganti”. Ma perché chiamarle in quel modo?

Questi particolari sepolcri consistono essenzialmente in una camera funeraria lunga dai 20 ai 30 metri e alta da 2 a 3 metri. In origine l’intera struttura veniva ricoperta da un tumulo somigliante più o meno ad una barca rovesciata.

La parte frontale della struttura è delimitata da una sorta di semicerchio, quasi a simboleggiare le corna di un toro, e nelle tombe più antiche, al centro del semicerchio è posizionata una stele alta molte volte fino a 4 metri, finemente scolpita e fornita di una piccola apertura alla base che – si suppone – veniva chiusa da un masso, e tramite la quale si accedeva alla tomba.

In quella età pensavano che il toro e la madre natura si accoppiassero per poi dare vita ai defunti nell’aldilà.
Nelle vicinanze dell’ingresso veniva eretto un betilo (o betile) a simboleggiare – si pensa – gli dei o gli antenati che vegliavano sui morti.


Arriviamo al dunque: Nel susseguirsi degli anno le Soprintendenze all’Archeologia, hanno fatto sparire chissà dove, quanti di questi scheletri. Ossa umane con grandezze sconvolgenti: avevano un altezza che variava dai 2 metri e mezzo anche ai 7 metri! Solo di recente è stato confermato, in maniera anonima, da operai della Soprintendenza di Cagliari che resti di questi scheletri sono stati occultati. Ma, a stupire maggiormente, è il fatto che di questi Giganti se ne parlerebbe persino nei testi sacri, ossia nella BIBBIA… Centinaia di abitanti di Pauli Arbarei, vedendo che ad ogni ritrovamento di scheletri così grandi, arrivavano i “men i black dell’archeologia”, hanno iniziato a nascondere in terreni privati contenenti questi resti! Cosa curiosa è che quando piove, in tutto il territorio di Pauli Arbarei, affiorano ossa a non finire.

Questi popoli di giganti, che sono poi gli stessi costruttori dei nuraghi, adoravano la luna attraverso il suo riflesso nelle coppelle…concavità rocciose ove era posta dell’acqua…ed in particolari momenti, la luna andava a specchiarsi là dentro…questo culto, vivo da 12000 anni, è stato stroncato dalle diocesi sarde nel 1950…quando ancora tutti lo praticavano. Inoltre pare che le stelle si muovano da secoli a Pauli Arbarei. Gli abitanti le chiamano così….ma dalle foto si vede che sono dei globi di luce, lampi, in una foto ho intravisto un vero e proprio UFO luminoso. Sino agli anni Settanta era presente una piattaforma circolare in pietra, del periodo nuragico…ove si diceva scendessero le stelle.

Sono state invitate da tutta la popolazione le autorità competenti.
Archeologi, Ministero dei Beni Culturali, scienziati, astronomi stranieri e non…nessuno ha risposto alla chiamata. Anche dietro la promessa di esumare questi giganti nascosti davanti ad un grande pubblico, gli archeologi ufficiali non si sono fatti sentire.

Le prove sono innumerevoli…ma i silenzi sono ancor più numerosi ...



fonte: crepanelmuro.blogspot.it

domenica 13 marzo 2016

Jim Carrey rivela pubblicamente i segreti degli Illuminati durante il programma televisivo di ABC


Jim Carrey rivela pubblicamente i segreti degli Illuminati durante il programma televisivo di ABCVi siete mai chiesti perché alcuni artisti hanno 
raggiunto il successo nonostante le loro qualità siano di gran lunga inferiore alla media? Come può una persona semi-sconosciuta diventare una celebrità mondiale? Molto probabilmente le risposte a queste domande possiamo ricercarle in un’antica società segreta che governa il mondo in silenzio: gli Illuminati.
Gli Illuminati
Sempre più persone ritengono che molte celebrità siano programmate fin dal giorno della nascita per diventare burattini dell’Elite, ed altri siano ulteriormente controllati perché in possesso di un atteggiamento ideale per collaborare con loro. Questi artisti vengono attirati dalle promesse di ricchezza, successo, fama e potere, con il fine di controllarli con tecniche di controllo mentale e promuovere in tal modo i loro messaggi alle masse. In molti sostengono che questa “setta misteriosa”, con il logo formato dal famoso triangolo con un occhio centrale, sia stata creata per la crescita dell’Anticristo.

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Gli Illuminati sono stati etichettati come istigatori di eventi terribili come ad esempio l’assassinio del Presidente John F. Kennedy e gli attentati dell’11 settembre del 2001 alle Torri Gemelle.  Il loro scopo? Stabilire un Nuovo Ordine Mondiale per manipolare e controllare il Mondo.  Fortunatamente a volte le stesse celebrità controllate si rivoltano contro le credenze degli Illuminati, spifferando al Mondo le loro diaboliche iniziative.  Questo è il caso di Jim Carrey che di recente si è detto stanco di essere controllato da loro. 

illuminati

Jim Carrey1103 Nov. 17
Le verità di Jim Carrey svelate al Mondo
Giovedì 13 novembre 2014 il famoso attore comico Jim Carrey si stava preparando per promuovere la sua ultima “fatica”, ovvero il suo nuovo film “Scemo e più Scemo, sequel della fortunata pellicola del 1994, all’interno del programma televisivo americano di ABC, “Jimmy Kimmel Live”, presentato da James “Jimmy Kimmel”.
Tuttavia Carrey sembrava avere altri piani e il suo saluto, con la lingua all’interno del famoso triangolo degli Illuminati, ha fin da subito destato sospetto. Effettivamente Jim ha immediatamente chiarito le sue intenzioni, diverse dall’intenzione di presentare il suo nuovo film.
“Il pubblico è stanco delle menzogne e la mia intenzione di salutare con la lingua in mezzo al triangolo è stata una mia iniziativa per prendere in giro gli Illuminati, ha dichiarato Carrey.  “ I personaggi televisivi sono stati assunti dal governo per indurre in errore il pubblico, per distrarvi. Vi fanno ridere, vi fanno felici e facendo questo vi stanno nascondendo la verità.”
Ma la sorpresa finale è arrivata quando Carrey  ha risposto al telefono, facendo finta di parlare con gli Illuminati, cambiando la voce e dicendo di essere controllato. Il tutto è stato detto tra la goliardia generale, ma chiaramente il messaggio di Carrey è arrivato a chi conosce realmente la verità. 
Jim Carrey1102 Nov. 17
Rapidamente i social network ed i forum sono stati presi d’assalto, riportando le dichiarazioni dell’attore. Gli scettici hanno sostenuto che stava semplicemente usando l’immagine degli Illuminati solamente per promuovere il film, mentre la maggior parte dei teorici della cospirazione hanno riferito che Carrey stava svelando la verità.
Tra l’altro Jim, secondo alcuni ambienti, è considerato come un anti-Illuminati.  Infatti nel 2013 l’attore si oppose alla promozione del film “Kick Ass 2”, nel quale interpretava il Colonnello Stars and Stripes. Questo film è stato girato un mese prima dell’incidente alla Sandy Hook School e Jim dichiarò di non essere più in grado di sostenere un livello di violenza così alto.
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La sua pagina Twitter riportava queste parole: “ Porgo le mie scuse al cast del film, ma gli eventi recenti hanno provocato un notevole cambiamento nel mio cuore”. I media americani cercarono di screditare la sua immagine, additandolo come un attore di Hollywood liberale, con la sola intenzione di distruggere il Secondo Emendamento al divieto di armi e fuoco in America.
Ma la realtà è che Carrey ha dimostrato un atteggiamento anti-Illuminati. L’attore, secondo gli esperti di cospirazioni, è stato esposto al controllo degli Illuminati nel film “The Truman Show”, che effettivamente parlava dell’arrivo del Reality Show nella nostra vita. Ovvero il mondo spiato segretamente da un’Elite che controllerebbe tutti noi.
Probabilmente Jim Carrey era un’altra pedina degli Illuminati, ma per qualche motivo la sua posizione è cambiata radicalmente, con l’intenzione di lottare affinché la verità esca fuori, cercando di svegliare un Mondo addormentato.
Fonte tratta dal sito .
fonte: wwwblogdicristiian.blogspot.it

l'Apocalisse italiana

Una Apocalisse.

Non c’è un modo diverso per commentare il completo ed assoluto disastro demografico descritto da Istat nel suo rapporto 2015.

Persino io, che come noto, non brillo per ottimismo sono rimasto senza parole.

Il rapporto integrale lo trovate qui, io vado per punti salienti:
I residenti in Italia calano a 60.626.000 ovvero -139.000 unità, -0.23%
I residenti stranieri salgono a 5.054.000 ovvero +39.000 unità, la tendenza si sta invertendo.
I residenti in Italia cittadini italiani scendono a 55.600.000 ovvero -179.000 unità
diminuisce la speranza di vita in Italia a 80,1 anni (da 80.3 anni) per gli uomini e a 84.7 anni (da 85 anni) per le donne.
Il saldo naturale italiano cioè la differenza fra i morti nel 2015 e le nascite sul territorio italiano è di -165.000 unità.
la fecondità delle donne italiane scende a 1.35 per donna
Tra iscrizioni all’Aire e cancellazioni 128.000 cittadini italiani sono emigrati all’estero

Lo ripeto una apocalisse.

I due dati devastanti sono da una parte il più basso indice di fecondità del mondo ovvero 1.35 bambini per ogni donna in età feconda, dall’altro il micidiale saldo migratorio di italiani che vanno via a cercare fortuna e pagare tasse e sistemi pensionistici all’estero. Spesso dopo essersi formati nei sistemi scolastici e universitari pubblici italiani.

Commento Finale: di fronte a dati demografici come questi, ovvero al combinato disposto di invecchiamento della popolazione residente, emigrazione della parte migliore e più produttiva dei cittadini italiani dal tasso RIDICOLO di natalità l’esito non può che essere la dissoluzione della cultura italiana (ammesso che sia mai esistita). La Bancarotta dei conti pubblici e dei sistemi di welfare è comunque inarrestabile

Amici miei, siate consapevoli e siate preparati.

Soprattutto fate l’unica cosa che rimane, andate via se avete qualcosa da perdere. L’Italia sta precipitando e l’atterraggio sarà violentissimo.


http://www.rischiocalcolato.it/2016/02/verso-la-bancarotta-lapocalisse-demografica-italiana.html

http://altrarealta.blogspot.it/

ragazza del '75 - 3 -


martedì 1 marzo 2016

Ida Magli

“Una volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente”

Roma, 22 feb – In seguito alla scomparsa dell’antropologa Ida Magli, pubblichiamo qui quella che con buona probabilità è stata la sua ultima intervista, rilasciata a Francesco Borgonovo di Libero poco tempo fa. [IPN]

Che forza ha questa donnina. Che nerbo in quelle braccia esili, e che coraggio innerva la sua voce sottile, capace d’infiammare pur senza infiammarsi. A novant’anni compiuti quest’anno, il pensiero di Ida Magli arde ancora potente. Antopologa nota a livello internazionale, è stata la prima, negli anni Novanta, a denunciare le storture e le follie dell’Unione europea. Si è opposta alla corrente impetuosa del politicamente corretto e ha denunciato l’immigrazione senza regole, il tentativo di distruggere i popoli dell’Europa, la cancellazione della cultura in Italia e nel Vecchio Continente. Prosegue a farlo anche oggi: fra pochi giorni uscirà il suo nuovo saggio Figli dell’uomo (Rizzoli) e tornerà in libreria, con una nuova edizione, il fiammeggiante pamphlet La dittatura europea. Insieme con Dopo l’Occidente e Difendere l’Italia, quel volume racchiude la sua visione del mondo, lucidissima e affilata. Anche quando dipinge un futuro nero. «Hanno fatto di tutto per uccidere gli europei», dice Ida, e quasi sussurra, accomodata sul divano della sua casa luminosa in un bell’angolo verde di Roma. «Ma nessuno può sostituirli. Una volta morti… C’è stata una volontà precisa: questa immigrazione sregolata è stata utilizzata per uccidere gli europei. Ma, dico, perché ci dobbiamo lasciare uccidere senza un tentativo di reazione? Ripristiniamo i confini! Altri mettono le reti? Facciamo anche noi una rete col filo spinato! Se non avessimo dei governanti che odiano gli italiani… Questa è la verità: non so perché, ma i nostri governanti ci odiano».

Però a quanto sembra vogliono molto bene agli immigrati.

«Questo è buonismo da quattro soldi. Le dico una cosa: nessuno ha il diritto di uccidere il proprio popolo. Un tempo si costruivano le torri per vedere se arrivavano i barbari o i turchi. Noi oggi abbiamo aerei ed elicotteri, non abbiamo nessuna difficoltà a vedere da lontano chi sta arrivando attraverso il Mediterraneo. Che bisogno abbiamo di aspettare che arrivino? Li andiamo persino a prendere… Dico fino in fondo quello che penso: gli africani non hanno saputo fare nulla a casa loro e non faranno nulla pure qui. Hanno un territorio sconfinato, foreste, fiumi, metalli preziosi e non ne hanno fatto nulla. Una volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente. Questo è certo».

Resteranno i musulmani…

«Un tempo c’erano musulmani che producevano e pensavano, venivano per lo più dall’Egitto. Ma le civiltà muoiono. Quello che sapevano fare allora, non lo sanno più fare. I musulmani che vengono qui sono prima di tutto incapaci di pensare. L’islamismo organizza tutta la loro giornata e dunque anche la loro struttura psicologica. Anche per i cristiani del medioevo funzionava così, in gran parte. I musulmani non avrebbero alcun problema a farci fuori subito. Ma non hanno bisogno di farlo. Noi ci ammazziamo già da soli».

Potremmo anche reagire, in qualche modo.

«I musulmani sono tanti, talmente tanti… Di che cosa vuole che abbiano paura? Sono in tanti e hanno un fortissimo senso di obbedienza al Corano. Credono che Allah li guardi e li protegga. Noi abbiamo perso tutto, invece. Persino il Papa…».


Qual è la sua opinione su Bergoglio?

«È la prima volta che un gesuita diventa papa. L’ordine dei gesuiti è stato creato da Sant’Ignazio di Loyola per difendere il papato in un momento di crisi. Fare papa un gesuita è un po’come mettere un pretoriano al posto dell’imperatore. Hanno scelto un papa gesuita perché la Chiesa è in grave pericolo, e hanno sperato così che riprendesse forza. Ma è stato un errore».

E perché?

«Perché Bergoglio non è un europeo, non sa niente di tutte le trame tipiche dell’Europa. Per giunta è molto accomodante. I gesuiti ce l’hanno come atteggiamento, quello di venire incontro agli altri. Era la tecnica di Ignazio: venire incontro alle persone che la pensano diversamente per non creare troppo attrito. Solo che la Chiesa di oggi o la salvi con forza, con severità oppure con la misericordina non la salvi. Che ci fanno gli europei con la misericordina? La tattica di Bergoglio è fallita in partenza».

Nelle ultime settimane il Vaticano è stato sferzato da un bel po’di scandali. Prima Charamsa, il monsignore gay con tanto di compagno. Poi “Vatileaks” e l’attico di Bertone. C’è un attacco alla Chiesa? Un complotto, come sostiene qualcuno?

«Macché complotto. Non c’è nessun complotto. Bergoglio è papa da quasi tre anni. L’attico di Bertone l’avrà visto tutti i giorni. Lo abbiamo visto noi, figuriamoci lui. Quanto all’omosessualità dei preti, ormai è un fatto noto, dato per scontato da tutti. La crisi della Chiesa non è tanto una crisi dell’istituzione. Nasce dalla difficoltà di reggere il mondo di oggi. Un mondo in cui o il cristianesimo diventa la parola di Gesù senza Chiesa – cosa impossibile – oppure è costretto a venire a miti pensieri, ad accomodare, cosa che sta facendo Bergoglio».

La sensazione è che la Chiesa sia molto accomodante anche sui temi dell’immigrazione, della “accoglienza”.

«La civiltà europea sarà fatta fuori prestissimo dai musulmani, attraverso questa immigrazione che è praticamente tutta islamica. Certo, probabilmente i cattolici qualche resistenza all’islamizzazione la farebbero volentieri. Però dovrebbero essere i preti a indirizzarli, e non lo fanno. Oppure dovrebbero essere i politici, ma pure loro… Rimangono la Chiesa e il potere d’Oriente. La Russia sarà uno scoglio. Qui nessuno vuol sentirne parlare, ma se qualcuno salverà l’Europa – non intendo salvarla oggi, ma per il futuro – questo qualcuno sarà la Russia. Se qualcosa rimarrà della civiltà europea, sarà la Russia a tenerlo in piedi. Avessimo dei politici più intelligenti, ci affideremmo alla Russia. Ma ormai è troppo tardi, abbiamo fatto entrare troppi immigrati…».

Non crede che la responsabilità sia anche nostra, se la civiltà europea va scomparendo? Non difendiamo la cultura umanistica, per esempio.

«Cultura è un termine ambiguo. È stato inflazionato. Tutti lo adoperano. Nel senso tecnico dell’antropologia, la cultura è l’insieme dei costumi, delle tradizioni e delle leggi. Questo insieme – che è il termine più importante – è stato svuotato. Se si toglie il concetto di insieme alla cultura, si toglie la sua maggiore forza. I politici di oggi sono molto ignoranti anche perché sono i figli della nostra scuola. Faccio un esempio: i grillini. Io avevo molta simpatia per loro, in un primo momento. Mi dicevo: finalmente viene gente giovane che non è assetata di potere… Mi sono sbagliata! Come mi sono sbagliata! I grillini sono i figli della nostra scuola: non sanno niente! Poverini… Non sanno niente! Sono i figli di ciò che gli hanno insegnato le donne, non sanno pensare. Mi hanno fatta arrabbiare da morire, i grillini. Pochi giorni fa hanno passato la legge dello Ius Soli. Non hanno idea di che cosa sia, lo Ius Soli. Si usava tremila anni fa quando un emigrante arrivava per caso su un terreno che non era il suo. Allora non si trattava di spostamenti di milioni di persone. Come si fa a prendere una usanza di tremila anni fa e applicarla oggi? È come se mi volessi curare con le terapie dello sciamano».

Visto che ha citato la scuola, che cosa pensa della “Buona scuola”?

«È stata un’idea di Renzi, quella di infilare un aggettivo qualificativo nel nome di una legge. Nessuno lo aveva mai fatto prima. In virtù di questo siamo costretti a parlare di “buona scuola” anche se pensiamo che la scuola sia cattivissima. Questa “buona scuola” è un fallimento, perché è fatta per l’85% da personale di sesso femminile. Ormai la scuola, dall’asilo nido alle superiori, è fatta quasi esclusivamente da donne. Questo è gravissimo: gli allievi maschi non hanno nessuna persona di riferimento di sesso maschile. Durante l’età infantile, ma anche durante l’età puberale, avrebbero bisogno non soltanto delle qualità del pensiero maschile, ma anche di persone di riferimento. Io credo che molti giovani si rifugino nell’omosessualità per via dell’eccesso di presenze femminili nella loro vita. Non è detto che per loro l’omosessualità sia un desiderio, però permette di sentire di più l’unione fra maschi. Se dovessi fare io una riforma nella scuola metterei obbligatoria la quota di maschi».

A parte la “Buona scuola”, che cosa pensa di Matteo Renzi?

«Prima di tutto devo dire che una democrazia dove non si sono fatte le elezioni è una democrazia malata. E perché non si sono fatte? Per colpa dei partiti, che lo trovano comodo. Non è solo Renzi il dittatore: ognuno ha fatto il dittatore nel suo piccolo. Inoltre, Renzi sarà pure un dittatore, ma gliel’hanno lasciato fare. Questo premier è molto bravo. Bisognerebbe copiare da lui. Ha creato un governo di belle donne, di cui naturalmente si infischia, perché tanto fa quello che gli pare. Un governo di belle donne incapaci, inesperte, brave soltanto a camminare sui tacchi di undici centimetri. Come vuole che governino, costoro? Le pare possibile mettere come ministro della Difesa una tizia che non si sa che capacità abbia? Sono andata a vedere il suo profilo. Mi sono detta: magari avrà studiato, avrà fatto… Macché. Stava nella commissione del partito che si occupava di difesa. E la Mogherini? Sarà pure molto carina, molto madonnina, ma che competenze ha? E la Lorenzin? Perché fa il ministro della Sanità? Il risultato è che gli italiani sentono di non essere governati».

È molto dura con, le donne.

«Ho combattuto tanto, per le donne… Ma mi hanno deluso. Oggi guardo la tv e vedo donne che sanno tutto, che parlano di tutto… La nostra è una società che ha allontanato i maschi e ha preso il lato peggiore delle donne. Che sono aggressive, anche nell’eroticità. Devono sempre farti vedere il seno, le cosce. Per un maschio, oggi, forse è più attraente una donna musulmana col velo che queste qui. Il maschio la donna la deve anche un po’ conquistare, deve esserci anche un po’ di mistero, nell’erotismo. Di una donna che è subito pronta a dare tutto, il maschio non sa che farsene. Io sono una donna e posso dire cose che sono in apparenza contro le donne e cioè che la scienza, l’arte, tutta l’attività intellettuale fino ad oggi è stata fatta dei maschi. Poiché oggi i maschi si sono allontanati, la nostra società è povera intellettualmente, culturalmente. Non è una società “femminilizzata”, come dice qualcuno, ma malata, patologica. Dobbiamo immediatamente riprendere il controllo. E tocca ai maschi riprenderlo».

a cura di Francesco Borgonovo

http://www.ilprimatonazionale.it/cultura/ida-magli-40429/

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