In un’intervista rilasciata oggi al quotidiano La Stampa il leader paraninfo del M5S con la sua solita verve disarmante ha fatto una serie di dichiarazioni sconcertanti, inanellando una serie di fesserie stucchevoli sull’Europa che sembrano attinte dal manuale del bravo scolaretto che ambisce ad essere il primo della classe. Da bravo paggetto del potere Di Maio ha infatti rilasciato dichiarazioni ambigue, cariche di gravi conseguenze ma al tempo stesso rivelatrici della vera identità del M5S. Ma analizziamo in ordine le oscene dichiarazioni di questo losco personaggio, che di recente si è recato negli Stati Uniti per ricevere il crisma dai poteri oligarchico-conservatori dell’atlantismo deviato.
Di Maio, riferendosi alla crisi economica e sociale che stritola i popoli della UE, si dice certo che l’Europa “possa essere lo strumento per risolverla”. Come? Semplicemente dando più poteri alla Commissione Europea e al Parlamento europeo. Così, afferma Di Maio, sarà possibile “consentire a milioni di poveri di reinserirsi nella società”. E alla domanda del giornalista se il M5S è un partito pro Europa, il napoletano verace risponde candidamente: “«Noi vogliamo restare e senza ultimatum”. Così non si esprimevano i leader del M5S quando arringavano le folle sbraitando come novelli Savonarola anatemi contro l’Europa. Ma il tempo è galantuomo e dà sempre la possibilità di chiarirsi le idee.
Dunque per Di Maio la ricetta per eliminare gli squilibri sociali è più Europa, più poteri ai suoi organi corrotti, lacchè di poteri occulti e di interessi indicibili. Sono lontani i tempi in cui i barricaderos del M5S minacciavano nelle piazze di aprire l’Europa come una scatola di tonno. Oggi i pentastellati ci sono finiti dentro la scatola di tonno e ci sguazzano gaiamente. Ma non si deve credere che il Giggino nazionale sia così ingenuo da pensare che l’Europa rappresenti veramente una soluzione alla crisi. Sta solo arruffianandosi il potere: nel suo recente viaggio negli Stati Uniti devono averlo istruito per bene su come abbindolare gli allocchi e farsi amiche le enclavi del potere a suon di dichiarazioni rassicuranti. Giggino non è così fesso da non sapere che la causa della crisi è l’Europa stessa, che Commissione e Parlamento europei altro non sono che la longa manus della Banca Centrale Europea, a suo volta terminale di interessi finanziari privati. Quando di Maio afferma che bisogna “fare in modo che nell’ambito dell’Ue gli interessi dei diversi Paesi si ritrovino allo stesso tavolo” lui è perfettamente consapevole che gli interessi dell’Italia non colludono con quelli dell’asse franco-tedesco, che ha defenestrato il Paese relegandolo in Europa a un ruolo marginale, insignificante. Quando afferma che l’Unione Europea è “un veicolo” che “serve per portare i popoli europei verso una qualità di vita e di benessere maggiore”, lui sa perfettamente che l’Unione Europea è un organismo sovranazionale istituito allo scopo di impoverire la gente, imponendo politiche che strangolano le economie dei paesi membri più deboli. E che quello di ridurre al lastrico i paesi mediterranei è lo scopo occulto dell’asse franco-tedesco, da lui tanto decantato nell’intervista, non può essergli sfuggito. A meno che non si dubiti dell’intelligenza del buon di Maio. A meno che non lo si consideri un robottino che funziona solo quando la presa della corrente è attaccata. La verità è che Di Maio è entrambe le cose: una persona intelligente ma anche un robottino manovrato. Ma c’è una differenza sostanziale tra l’essere manovrati inconsapevolmente e l’esserlo consapevolmente, e Giggino di Maio non rientra nel primo caso.
Questa intervista, che agli occhi degli sprovveduti può apparire come delirante e apostata verso i dogmi del M5S, in realtà è esplicativa del doppiogiochismo pentastellato, il quale 4 anni fa minacciava di fare guerra alla UE, mentre oggi dichiara che l’uscita dall’amata Europa è una extrema ratio, un’ultima carta da giocare qualora da Bruxelles continueranno a trattarci come fratelli bastardi.
Come interpretare questo voltafaccia del M5S sulla questione europea? Il M5S, a parere di chi scrive, si sta preparando a ricevere la consegna delle insegne del potere. Per poterle ricevere occorre d’altra parte tranquillizzare gli animi, presentare il M5S come forza fedele al sistema, senza Grilli per la testa, tacitamente accondiscendente. E cosa c’è di meglio per rassicurare il potere del rilasciare dichiarazioni ruffiane un tanto al chilo? “Le soluzioni efficaci non hanno nazionalità o colore politico. Non si parla più di destra o sinistra, di capitalismo o socialismo”. Bravo Giggino, tu si che hai appreso bene la lezioncina atlantica: cambiar tutto per lasciar tutto come prima o, come avrebbe detto Nietzsche, l’eterno ritorno dell’uguale. Il ritorno del nuovo che indietreggia, del nuovo che tradisce e dell’uguale che annichilisce. Sic transit gloria mundi.
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