di Elena Manzini
Grazie alle nuove tecnologie e le analisi chimiche, gli scienziati sono in grado di scrivere una storia dettagliata delle feste antiche, rituali durante i quali risulta che le persone consumavano abitualmente bevande alcoliche.
In Egitto, l’utilizzo di orzo era abbastanza comune nella produzione di alcol. Si produceva la birra d’orzo. Così come lo si utilizzava per produrre alcool. Quest’ultimo molto utilizzato non solo nella Terra dei Faraoni ma anche in Sumeria come un farmaco.
Celebrazioni del Vino
I Romani, iniziarono a produrre e bere vino solo dopo aver conquistato le terre dove vi era già da tempo la produzione. Pare che avessero iniziato ad assumere vino da Greci ed Etruschi.
Non solo citazioni per il “nettare degli Dei” ma vere e proprie opere. La prima sul vino e sull’agricoltura è stata scritta in punico. Dopo la distruzione di Cartagine nel 146 a.C, il Senato romano decretò che questo trattato fosse tradotto in latino ed in seguito divenne la fonte di tutta la scrittura romana sulla viticoltura.
Ironia della sorte, fu Catone ad insistere per la distruzione di Cartagine nelle guerre puniche e che, circa nel 160 a.C, scrisse “De agri cultura”, la prima indagine della viticoltura romana, che
è anche l’unica opera superstite in latino. In essa, si discute in merito alla la produzione di vino su larga scala e si precisa quanto sia importante la coltivazione della vite per un’economia agraria che tradizionalmente si basava su agricoltura di sussistenza.
Nel 154 a. C, circa, Plinio scrisse che: “La produzione di vino in Italia è stata insuperabile”.
Per i primi due secoli a. C, il vino fu esportato nelle province, in particolare in Gallia, in cambio di schiavi il cui lavoro era necessario per coltivare i grandi vigneti. Il commercio di vino con la Gallia era imponente tant’è che Diodoro Siculo si spinse a scrivere che: “Le genti di Gallia sono così infatuate dal vino da ritrovarsi bevitori senza moderazione”.
Una bottiglia di sogni archeologici
Ora, i ricercatori discutono se sia giusto aprire o meno quella bottiglia. Da un punto di vista microbiologico, potrebbe essere pericoloso aprirla.
La città tedesca di Brema detiene una grande collezione di vino 17esimo secolo, il più antico dei quali è datato 1653. Ovviamente è imbevibile ma la raccolta continua ad essere un omaggio al passato. Si tratta di una delle più antiche collezioni di vino al mondo.
L’alcol è quasi sempre stata una parte della vita quotidiana. Molte delle ricette antiche sono ancora un segreto, tuttavia è noto che antichi vini contenevano olio di oliva. Le nuove tecnologie consentiranno ai ricercatori di recuperare ulteriori informazioni sulle antiche miscele e magari produrre vino con i metodi tradizionali antichi.
Grazie alle nuove tecnologie e le analisi chimiche, gli scienziati sono in grado di scrivere una storia dettagliata delle feste antiche, rituali durante i quali risulta che le persone consumavano abitualmente bevande alcoliche.
La più antica bevanda alcolica nota proviene dal villaggio cinese Jiahu nella provincia di Henan (la datazione è compresa tra 7.000 – 6.500 a.C). Ma si è a conoscenza che venissero assunte anche in Messico ed in altre parti del Sud America.
Dalla Georgia, invece, ci arrivano notizie che già nel 6000 a.C. si consumava birra d’orzo. Il vino era consumato da un’antica popolazione che viveva in prossimità dei fiumi Tigri ed Eufrate.
Bere in Medio Oriente
In Egitto, l’utilizzo di orzo era abbastanza comune nella produzione di alcol. Si produceva la birra d’orzo. Così come lo si utilizzava per produrre alcool. Quest’ultimo molto utilizzato non solo nella Terra dei Faraoni ma anche in Sumeria come un farmaco.
Nel libro sacro del cristianesimo si cita invece il vino come medicamento da somministrare alle persone colte da depressione ...
La tradizione europea di bere vino, probabilmente prese avvio nel territorio della Grecia classica, dove la gente definiva “barbaro” colui che non lo beveva. Tuttavia non mancarono le critiche da parte di famosi filosofi come Aristotele e Platone, riguardo una società troppo dedita al vino.
I Romani, iniziarono a produrre e bere vino solo dopo aver conquistato le terre dove vi era già da tempo la produzione. Pare che avessero iniziato ad assumere vino da Greci ed Etruschi.
Non solo citazioni per il “nettare degli Dei” ma vere e proprie opere. La prima sul vino e sull’agricoltura è stata scritta in punico. Dopo la distruzione di Cartagine nel 146 a.C, il Senato romano decretò che questo trattato fosse tradotto in latino ed in seguito divenne la fonte di tutta la scrittura romana sulla viticoltura.
Ironia della sorte, fu Catone ad insistere per la distruzione di Cartagine nelle guerre puniche e che, circa nel 160 a.C, scrisse “De agri cultura”, la prima indagine della viticoltura romana, che
è anche l’unica opera superstite in latino. In essa, si discute in merito alla la produzione di vino su larga scala e si precisa quanto sia importante la coltivazione della vite per un’economia agraria che tradizionalmente si basava su agricoltura di sussistenza.
Nel 154 a. C, circa, Plinio scrisse che: “La produzione di vino in Italia è stata insuperabile”.
Per i primi due secoli a. C, il vino fu esportato nelle province, in particolare in Gallia, in cambio di schiavi il cui lavoro era necessario per coltivare i grandi vigneti. Il commercio di vino con la Gallia era imponente tant’è che Diodoro Siculo si spinse a scrivere che: “Le genti di Gallia sono così infatuate dal vino da ritrovarsi bevitori senza moderazione”.
Una bottiglia di vino insolito è stata scoperto in Germania nel 1867. Nel 350 d.C, un nobile romano fu sepolto con una bottiglia di vino di produzione locale.
Quando fu portato alla luce nei pressi della città di Speyer, i ricercatori rimasero scioccati che vi fosse ancora liquido all’interno del contenitore.
E’ stato il più antico vino liquido noto recuperato da un sito archeologico.
Anche se è stato analizzata da un chimico durante la prima guerra mondiale, la bottiglia quanto pare non è mai stata aperta.
Nel 1960, i ricercatori hanno scoperto un vecchio residuo di vino di uva a Hajji Firuz Tepe in Iran. E’ anche la più antica testimonianza archeologica inerente produzione di vino.
Anche se i resti del vino sulla ceramica non possono essere utilizzati per ricreare la ricetta, è ancora una preziosa fonte di informazioni sulla produzione di vino antico.
L’alcol come una parte della storia
La città tedesca di Brema detiene una grande collezione di vino 17esimo secolo, il più antico dei quali è datato 1653. Ovviamente è imbevibile ma la raccolta continua ad essere un omaggio al passato. Si tratta di una delle più antiche collezioni di vino al mondo.
L’alcol è quasi sempre stata una parte della vita quotidiana. Molte delle ricette antiche sono ancora un segreto, tuttavia è noto che antichi vini contenevano olio di oliva. Le nuove tecnologie consentiranno ai ricercatori di recuperare ulteriori informazioni sulle antiche miscele e magari produrre vino con i metodi tradizionali antichi.
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