giovedì 27 novembre 2014

Silvio D'Arzo



da Wikipedia:

pseudonimo di Ezio Comparoni, è stato uno scrittore italiano.

Ezio Comparoni nasce a Reggio nell'Emilia nel 1920. A sedici anni ottiene la maturità classica presentandosi come privatista a Pavia, dopo essere stato preparato dal professor Giuseppe Zonta, e nel 1941 si laurea in Lettere presso l'Università di Bologna con una tesi di glottologia.

In vita pubblica un solo romanzo, nel 1942, All'insegna del buon corsiero (Firenze, Vallecchi), ma scrive alcuni fra i più importanti e misconosciuti racconti della letteratura italiana del Novecento.

L'opera sicuramente più importante di D'Arzo è il racconto lungo Casa d'altri, uscito postumo nel 1953 e che è stato definito da Eugenio Montale un racconto perfetto.

Bibliografia

Maschere. Racconti di paese e di città (Lanciano, Carabba, 1935, firmato con l'ulteriore pseudonimo di Raffaele Comparoni)

L'uomo che camminava per le strade (scritto nel 1940, apparso in "Contributi", n. 13, gennaio-giugno 1981, pp 95-123, a cura di A.L. Lenzi)

I morti delle povere case (in "Meridiano di Roma", 14 gennaio 1940, poi in "Nostro Lunedì" - NL60)

Sera sul fiume (in "Meridiano di Roma", 18 febbraio 1940, poi in NL60)

Fine di Mirco (in "Meridiano di Roma", 23 giugno 1940, poi in NL60)

Una storia così (in "Quadrivio", 4 febbraio 1940, poi in NL60; nuovamente edito da ed. Diabasis, Reggio Emilia, 1995)

Essi pensano ad altro (Milano, Garzanti, 1976 ma composto intorno al 1940)

Peccato Originale (in "Quadrivio", 7 dicembre 1941, poi in NL60)

L'Osteria (in NL60, composto intorno al 1941); All'insegna del buon corsiero (Firenze, Vallecchi, 1942, poi in NL60)

Un ragazzo d'altri tempi (a cura di R. Macchioni Jodi, in "Contributi", n. 13, gennaio-giugno 1983, pp 75-113, composto intorno al 1945)

Gec (Il ragazzo che non voleva nascere con la camicia) (pagine dall'omonimo racconto inedito, pubblicato in "Marka", a. XV, n. 32, 1995, pp. 66-71)

Elegia alla Signora Nodier (in "Cronache" n. 3, 18 gennaio 1943, poi in NL60 e in "Casa d'altri e altri racconti", CDAR)

Due vecchi (in "Cronache" n. 29-30, 19-26 luglio 1947, poi in NL60 e in CDAR)

Il pinguino senza frac (in LVL, composto nel 1948)

Io prete e la vecchia Zelinda (in "Illustrazione Italiana" n. 29-30, 18-25 luglio 1948, pp. 128-130 e p. 138)

Tobby in prigione (in PTE, pp. 51-114, composto nel 1948)

Penny Wirton e sua madre (a cura di R. Macchioni Jodi, Torino Einaudi, 1978, composto nel 1948)

Una storia così (racconto lungo composto nel 1950, pubblicato in "Comparoni e l'altro " di Paolo Lagazzi, Edizioni Diabasis, 1992)

Una fasciatura ben fatta (in "Il Secolo XIX", 24 febbraio 1950, poi in NL60)

Casa d'altri (in "Botteghe Oscure", Quaderno X, Roma, Mondadori, 1952); Alla giornata (in "Palatina" n. 2, aprile-giugno 1957 pp. 5-8, poi in NL60 e in "Narratori di Emilia e Romagna", a cura di G. Raimondi e R. Bertacchini, Milano, Mursia, 1968)

Un minuto così (in "Palatina" n. 2, aprile-giugno 1958, poi in NL60, poi in "Antologia di Palatina", a cura di P.Lagazzi, Parma, La Pilotta, 1981, e in CDAR)

Nostro lunedì. Racconti, poesie, saggi (Raccolta a cura di R. Macchioni Jodi, Firenze, Vallecchi, 1960)

Nostro lunedì di ignoto del XX secolo (Raccolta a cura di A.L.Lenzi, Mucchi ed., Modena, 1986)

Il pinguino senza frac e Tobby in prigione (Raccolta, Torino, Einaudi, 1983)

L'aria della sera in NL60, pp. 283-296

Luci e penombre (Raffaele Comparoni, Silvio D'Arzo)

L'uomo che camminava per le strade, Macerata, Quodlibet 1993

L'osteria, a cura di A.L. Renzi, Macerata, Quodlibet 1998

Casa d'altri: edizione critico-genetica a cura di Stefano Costanzi - 317 pagine, Aragno Editore, 2002

Liriche (a cura di Gabriele Pedullà, fotografie di Guido Piacentini, pag 64, Ed. Diabasis, 2002)

Una storia così (Sette poesie, undici lettere d'amore, un racconto a cura di Giuliana Manfredi, Pietro Mussini, Alessandro Scansani, tre volumi in cofanetto con foto inedite e disegni dell'autore; pag. 128 Ed. Diabasis, 2002)

Silvio D'Arzo, (leggi la prima pagina) in Paolo Briganti e Andrea Briganti (a cura di), Casa d'altri. Il libro, Reggio Emilia, Diabasis, aprile 2002, p. 216,

"Opere", (Ed. MUP, Parma 2003) curatori: Stefano Costanzi, Alberto Sebastiani e Manuela Orlandini.

"Fine di Mirco" (e Una storia così, a cura di Pasquale Di Palmo, pp.35, Via del Vento, Pistoia 2006)

Silvio D'Arzo, Casa d'altri, a cura di Ivan Tassi, 2ª ed., Reggio Emilia, Diabasis, ottobre 2010, p. 144,

milioni di morti: la peste dell'Africa siamo noi, non Ebola

Quando agli americani non piace un presidente cominciano a dire che la madre, per farlo nascere in America, aveva viaggiato dal Kenya passando per le Hawaii! Altri giurano che i genitori dei ragazzini ammazzati a Newtown, in Connecticut, si sono messi d’accordo col governo in un complotto per fingere che i loro figli siano stati uccisi a scuola, mentre invece sono ancora vivi da qualche parte. Adesso, Ebola è ufficialmente nota come “Malattia da Virus di Ebola” (Evd) e ha mietuto migliaia di vite in focolai sporadici da quando è stata identificata in Congo nel 1976. Gli scienziati non sono sicuri delle sue origini esatte ma ipotizzano che il virus sia stato trasmesso da pipistrelli della foresta. Secondo questa teoria, i suoi fluidi corporei possono essere diffusi ad altri animali e poi agli esseri umani attraverso il contatto fisico. In passato ci sono state altre epidemie in zone rurali dell’Africa centrale, ma i primi casi verificatisi in Africa occidentale, comprese le zone urbane, si sono notati a marzo 2014 in Guinea, poi l’epidemia si è diffusa in Liberia e Sierra Leone. Sono stati diagnosticati più di 7.000 casi di Ebola e oltre 3.000 morti.
I paesi a maggior rischio per qualsiasi tipo di catastrofe sono quelli africani, perché sono poveri e sono poveri perché per secoli sono stati sistematicamente saccheggiati da Europa, Stati Uniti e dal resto del mondo capitalista. Non c’è niente di sospetto per La fame in Africala comparsa di questa malattia in qualsiasi punto del pianeta, come non c’è nessun dubbio sul fatto che tutti i paesi devastati dalle guerre vengano regolarmente derubati delle loro risorse, sempre, ogni volta che un qualsiasi disastro colpisce un paese povero. Nessuno dovrebbe credere ciecamente ai governi o ai media delle multinazionali o a qualsiasi altra fonte, ma c’è una vasta tendenza generalizzata che vuole credere a teorie stravaganti, piuttosto che guardare direttamente e credere a fatti concreti, facilmente dimostrabili. Nonostante quello che tanti utenti dei social media abbiano fatto circolare, il Center for Disease Control (Cdcs) non ha nessun brevetto su Ebola-Evd. Il Cdc riconosce di aver chiesto un brevetto per scopi di ricerca e che la domanda è stata respinta.
Sarebbe molto più utile, però, scoprire come e perché i ceppi della malattia possano essere brevettati, prima di diffondere e condividere certe storie che non hanno nessun fondamento nei fatti. Non c’è nessun motivo per le nazioni occidentali di “usare Ebola come arma” per ammazzare gli africani. Le politiche monetarie e le politiche estere già lo stanno facendo abbastanza bene. Africom assicura che gli Stati Uniti controlleranno gli eserciti di quasi tutto il continente. La guerra infinita al terrore ha ucciso molte migliaia di persone in Somalia e in Libia e, con l’appoggio occidentale, il dittatore Paul Kagame in Rwanda con il suo furto di minerali preziosi ha provocato nel suo paese la morte di 6 milioni di persone.  Mentre la gente perde tempo Paul Kagamemandando in giro e-mail che dicono che il governo degli Usa ha un brevetto su Ebola, non si racconta che stanno rubando di tutto agli africani, dall’olio di coltan ai diamanti, lasciandoli sempre più poveri e rendendo le loro nazioni più deboli.
Questa è una vera cospirazione che dovrebbe bastare a chiunque, senza che sia necessario immaginarsi altre storie di complotti governativi. All’uomo piacciono le favole, e quanto più sono drammatiche e paurose tanto più piacciono. La voglia di credere che Bill Gates e gli Illuminati controllino il virus Evd non porta a niente di utile, non mette in pratica nessun piano di azione e nessuna analisi ragionata, porta solo a pensieri di disimpegno e di distrazione fino a non rendersi conto delle cose reali, che non saranno tanto spettacolari ma fanno capire come gira il sistema per controllare – veramente – il mondo. Anche se non esiste un vaccino o un trattamento ufficiale per l’Ebola, la sua trasmissione può essere fermata. In Liberia, l’azienda di pneumatici Firestone ha messo soldi suoi per aprire un suo ospedale e trattare i residenti della città dove si trova la fabbrica. I pazienti sono stati isolati e anche gli operatori sanitari sono stati adeguatamente protetti. Questo protocollo è efficace e i suoi risultati erano prevedibili. Il contagio è stato fermato e i decessi si sono ridotti al minimo.
In un mondo giusto ed equo, una società che non vuole veder bloccato il proprio ciclo produttivo per le troppe assenze dei suoi lavoratori malati non dovrebbe essere l’unico esempio di una storia di successo nella lotta contro l’Ebola-Evd.  Il resto della Liberia non è stato così fortunato come i dipendenti della Firestone. Prima dello scoppio dell’epidemia in un paese con 4 milioni di abitanti c’erano solo 50 medici. Con questa penuria di risorse qualsiasi malattia contagiosa diventa una catastrofe. Ma anche il sistema sanitario americano ha le sue storie di orrore ed è pieno di una serie di nefasti cospiratori. Big Pharma cospira per mantenere artificiosamente alto il prezzo dei farmaci prescritti dai medici. Le compagnie di assicurazione hanno Margaret Kimberleycreato il “managed care” per evitare che i pazienti potessero scegliere il fornitore più conveniente, in modo da massimizzare i loro profitti. Il risultato è che il sistema più costoso del mondo si classifica solo al 37° posto nel mondo nella misurazione della salute.
Anche dopo che è arrivato l’Affordable Care Act, ci sono ancora milioni di persone che muoiono per la mancata prevenzione di malattie prevedibili e tutto questo è il risultato di una vera cospirazioni per fare soldi. Mentre è comprensibile avere paura della malattia e della morte, non ha nessun senso logico trasformare quella che dovrebbe essere una analisi ragionata in una stupida isteria generalizzata. Chiunque voglia cercare una cospirazione intorno al virus Ebola dovrebbe parlare di questa storia e diffonderla. Gli operatori sanitari bianchi che vengono infettati vengono subito mandati in Europa o negli Stati Uniti per essere curati, ma i medici neri vengono lasciati morire. Questa è l’informazione che vale la pena far circolare in tutto il mondo.
(Margaret Kimberley, “La vera cospirazione di Ebola”, da “Smirkingchimp” del 9 ottobre 2014, tradotto da “Come Don Chisciotte”).

fonte: www.libreidee.org

martedì 25 novembre 2014

tutti gli uomini del presidente



da Wikipedia:

All the President's Men è un film del 1976 diretto da Alan J. Pakula.

È ispirato al libro omonimo di Bob Woodward e Carl Bernstein, e ripercorre le vicende che hanno portato alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon.

La pellicola ha vinto quattro Premi Oscar.

Trama

La sera del 17 giugno 1972 cinque uomini vengono fermati mentre si trovano all'interno della sede del Partito Democratico, sito in uno dei palazzi del complesso residenziale Watergate a Washington. Il giorno successivo Bob Woodward, un giovane cronista del Washington Post, si trova in tribunale per seguire l'udienza e durante l'interrogatorio scopre che uno degli effrattori lavora per la CIA; sospettando che l'effrazione sia collegata alla campagna elettorale per la rielezione del presidente degli Stati Uniti, comincia ad indagare negli ambienti governativi.

Anche un altro cronista del quotidiano di Washington, Carl Bernstein, si interessa all'argomento. Inizialmente il capo redattore Howard Simons vorrebbe affidare l'inchiesta a giornalisti più esperti in campo politico ma il responsabile della cronaca locale Harry M. Rosenfeld insiste affinché venga lasciata ai due giovani cronisti, che hanno preso a cuore la vicenda, e affinché venga seguita da entrambi.

I due iniziano una complicata indagine, resa ancora più difficoltosa dall'omertà che circonda l'argomento. Gli indizi sembrano portare direttamente dentro la Casa Bianca, ma Woodward e Bernstein non riescono a trovare un filo che colleghi il Partito Repubblicano all'effrazione. Inoltre la stampa, compreso l'autorevole New York Times, si disinteressa della vicenda. L'inchiesta sembra arenarsi, ma Woodward ha un misterioso informatore, chiamato scherzosamente "gola profonda" nella redazione del Washington Post, che - pur senza fornire elementi espliciti - cerca di indirizzarlo sulla strada giusta.

Il direttore del Washington Post Benjamin C. Bradlee, pur se inizialmente scettico, segue con attenzione l'indagine, che si snoda attraverso uffici, conti esteri e movimenti di denaro che apparentemente non trovano un'origine né una destinazione, ma che lentamente sembrano convergere verso il "Comitato per la rielezione" del Partito Repubblicano in favore della campagna elettorale di Richard Nixon, il quale nel frattempo, il 7 novembre dello stesso anno, viene rieletto a larga maggioranza Presidente contro il candidato democratico George McGovern.

Pezzo dopo pezzo, i due scoprono che il Comitato per la rielezione è in realtà una potente organizzazione che utilizza metodi di corruzione e di spionaggio con implicazioni della CIA e dell'FBI, al fine di sabotare la campagna elettorale del Partito Democratico. L'inchiesta del Washington Post porta all'apertura il 9 maggio 1974 della procedura di impeachment nei confronti di Nixon che, esattamente tre mesi dopo, il 9 agosto dello stesso anno, presenta le dimissioni.

Curiosità

Robert Redford incoraggiò Bob Woodward e Carl Bernstein a scrivere un libro sulla vicenda in quanto interessato ad acquisirne i diritti cinematografici.

Nella scena dell'arresto, all'inizio del film, uno dei poliziotti è F. Murray Abraham, nel suo primo ruolo cinematografico accreditato.

Frank Wills, la guardia che scoprì l'effrazione nel Watergate, interpreta il ruolo di se stesso.

Il numero telefonico 456-1414 che il personaggio di Woodward compone per chiamare la Casa Bianca corrisponde al vero numero del centralino della sede presidenziale.

Fu il primo film che Jimmy Carter guardò nel periodo della sua presidenza.

Il titolo è una chiara allusione alla filastrocca per bambini "Humpty Dumpty", in cui il personaggio (un uovo) cade dal muro e si fa a pezzi, e "all the King's horses and all the King's men / couldn't put Humpty together again" (tutti i cavalli e gli uomini del re non poterono rimetterlo insieme), cioè un danno irreparabile.

bombe d'acqua sulle cavie





di Letizia Rossi

Gewex? Acronimo alla lettera: Global Energy and water Exchanges Project. Di scientifico c’è solo il nome, tutto il resto è follia disumana, contro la vita della Terra.
Non solo. C’è ovviamente la NASA (National Aeronautics and Space Administration), vale a dire il braccio spaziale armato del Pentagono. E poi, sempre più giù nella scala gerarchica, troviamo il CNR tricolore. Al Consiglio nazionale delle Ricerche,  è di casa il climatologo Franco Prodi, ossia un individuo che nega ostinatamente il fenomeno sempre più evidente delle scie chimiche (chemtrails). Che combinano all’insaputa della gente comune questi scientisti pagati dall’ignaro e fesso contribuente? Compiono esperimenti di manipolazione climatica. Ecco qualche chicca:

«…aerosol artificiali possono alterare la quantità di radiazione che raggiunge la terra. Ci sono oscillazioni delle correnti oceaniche, come El-Niño e la North Atlantic Oscillation che alterano le parti del terre massa di ghiaccio e acqua terra disponibilità. L'esperimento prende un campione di clima, con alcune delle tendenze della durata di un milione di anni, e come dimostra la paleo-climatologia, può cambiare bruscamente…».

La NATO che in Europa tira le fila dell'aeosolchemioterapia bellica, da anni organizza e finanzia workshop ai sedicenti esperti civili dell'atmosfera, venduti al miglior offerente.


Poi non sorprendetevi se dopo le periodiche irrorazioni di particolato metallico nel cielo, piombano sulle città autentiche bombe d’acqua, o se moltitudini di persone si ammalano di cancro perché l'aria è sempre più inquinata, e se sono d'incanto sparite le mezze stagioni.


riferimenti:













fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

domenica 23 novembre 2014

BookCity 2014, amenità


mi sono ubriacata quest'anno, di BookCity.
3 giorni di libri, autori, dibattiti, presentazioni.
ho sentito cose eccelse, altre meno, altre inquietanti.
ho avuto anche incontri umani, divertenti alcuni, sconcertanti altri.
mi sono presentata da Recalcati, non da lui in persona suvvia, ma all'auditorium del Museo della Scienza e della Tecnica, per la presentazione del suo libro L'ora di lezione. Per un'erotica dell'insegnamento, con il cartellino del prezzo, fresco fresco, della camicia che indossavo in bella mostra alle signore alle mie spalle. un prezzo modico, un affare, mi si poteva portare via per soli 20 euro. queste simpatiche ragazze mi hanno avvisata, facendomi anche i complimenti per la bella camicia, e abbiamo riso di gusto, anche con la signora di fianco a me che ne aveva ben donde! la suddetta signora a me vicina aveva chiesto alla ragazza che avevo a fianco prima di lei se potevamo scalare di un posto, per farla sedere vicino a un'amica. mi sono prontamente spostata ma l'introversa ragazza vicino a me, molto scocciata, si è categoricamente rifiutata...ma dai, perchè fai così! a testa bassa, ma se potesse potuto urlare la sua rabbia lo avrebbe fatto, ha detto che lei doveva sedere lì, al centro. a pensarci eravamo in una splendida terza fila e la sua posizione era perfettamente centrata davanti al punto esatto in cui era situata la scrivania dalla quale avrebbe parlato il relatore, il magico psicoanalista lacaniano di chiarissima fama (meritata). sono entrata nella ragnatela della sua testa e ho provato molta pena...una delle tante pazienti psichiatriche che popolano il mondo...una forma ossessiva incoercibile la costringeva, probabilmente in un progetto meditato da ore o forse da giorni, a posizionarsi così e in nessun altro modo se non così. chissà con quale fatica aveva ragionato sul modo di procurarsi quel posto, e c'era anche riuscita, ma probabilmente era disposta ad uccidere per questo, soprattutto ora che era stata smascherata. non si è spostata, io si, ma la signora non si è seduta di fianco alla sua amica e non mi è sembrata altrettanto comprensiva, ma almeno rideva del mio costo piuttosto risibile sulla mia schiena.
alla presentazione del libro di Amos Oz, Giuda, alla Sinagoga Centrale, è successo di tutto...
intanto devo dire che devo a BookCity la riscoperta o addirittura la scoperta di luoghi di Milano ormai dimenticati o sconosciuti. nella Sinagoga di Via della Guastalla, e non mi ricordavo nemmeno che esistesse, non sono mai entrata. mi si è spalancato un mondo. sono stata perquisita, come gli altri, prima di entrare, come in aeroporto. circondata da ebrei poco sorridenti, mi sono avventurata nel grande tempio e ho subito respirato aria di segregazione. sono entrata ma chiaramente a casa d'altri, che mi facevano notare che non ero a casa mia. ho il cervello deviato? mi sono seduta, una botta di fortuna insperata a sinagoga ormai stracolma con gente in piedi, di fianco a una donna, non giovanissima che mi ha fatto sedere con clausola: puoi (subito del tu, ma io sono ormai una vecchia signora) sederti ma dovrò alzarmi spesso per lavoro. per me va bene, le ho detto,  mi basta essere seduta e vicino al palco. sono sorda da tre settimane, un'otite catarrale, regalo dell'atterraggio di ritorno da Copenaghen, mi isola completamente dal mondo. un paradosso, o forse proprio no, dato il mestiere che faccio. e anche per la cultura che amo, questa, che mi ha costretto a numeri incredibili per ascoltare la parole degli altri. devo dire che ho imparato che molte parole sono superflue, che il tono della voce ha variazioni incredibili mai notate prima e certamente legate al valore simbolico ed emotivo che quelle parole hanno per il parlante, e che posso anche sentire metà delle cose se per sentire quelle che sento metto un'attenzione spasmodica, che si è decuplicata. una lezione di vita ma spero di tornare tra i vivi udenti il più rapidamente possibile.
la ragazza mi sente tossire e, con una confidenza inaudita che mi conferma l'arditezza del "tu" di poche minuti prima, mi fa notare che ho una brutta tosse e mi sottolinea che la mia camicia, la stessa dell'ora di lezione di Recalcati, non è adatta per le mie condizioni, precarie, di salute. un successo pazzesco 'sta camicia, mai ricevute tante attenzioni in così poche ore da donne a me sconosciute. mi consiglia, inoltre, di andare da un'otorinolaringoiatra. basita, la rassicuro sulle mie capacità di prendermi cura di me da un punto di vista medico ma non demorde. cerca sul cellulare, i-phone ultima generazione, si prende di diritto il foglio su cui annoto delle considerazioni, si prende dello spazio e ci scrive sopra nome e cognome e indirizzo di una bravissima fisioterapista (?) che si può prendere cura di me. per ora è lei che mi dimostra, con una certa foga, che si deve prendere cura di me, mi dice che devo fare il suo nome...Roberta.
a delle affermazioni quanto meno sorprendenti di Amos Oz e del suo intervistatore, Fabio Vacchi, faccio un'osservazione, a voce troppo alta. Vacchi chiede a Oz se è vero che chi tradisce è perché ama troppo. che dire di tale affermazione? è più stupida la domanda o chi la fa? mi sono permessa di augurarmi che lo scrittore, al contrario del musicista, avesse un'opinione più profonda sul legame tra tradimento e amore. la risposta di Oz è stata quanto meno più adeguata, ovvero che il tradimento è sempre collegato a un sentimento di amore, e intendo che il tradimento prevede un legame, un patto, da tradire. ma Roberta, che mi ha sentito trasalire, si sente in dovere di dirmi questa cosa: questo è  un precetto ebraico, non si può capire. e invece io capisco molto. se qualcosa non si può capire ma lo si adotta lo stesso è per fede, per dogma. questa è la religione e lei ci tiene -ma perché? Perché ho la tosse?- a parlarmi del suo credo. mi spiega anche che nella religione ebraica è consentito il divorzio, e me lo dice con orgoglio e mi precisa: se una donna non può avere figli, l'uomo può chiedere il divorzio.
e per credere giusto tutto questo, e la sua faccia lo diceva, bisogna avere grandissima eterna incommensurata fede.

sulle preoccupanti incongruenze che ho sentito da Amos Oz, scrittore fino a quel momento amato ed apprezzato moltissimo, su Gesù Cristo nato e morto ebreo (è una questione così interessante? mi domando), mi soffermerò un'altra volta. mi basta ripetere le parole della traduttrice a sostegno della tesi -ma forse era lei in errore, mi sono detta- ovvero che Gesù non si è mai fatto il segno della croce. sogno o son desta?

fonte: nuovateoria.blogspot.it

giovedì 20 novembre 2014

Federico Caffè




è stato un economista italiano.

Fu uno dei principali diffusori della dottrina keynesiana in Italia, occupandosi tanto di politiche macroeconomiche che di economia del benessere. Al centro delle sue riflessioni economiche ci fu sempre la necessità di assicurare elevati livelli di occupazione e di protezione sociale, soprattutto per i ceti più deboli. La sua improvvisa scomparsa è un mistero rimasto tutt'ora irrisolto.

Si laureò all'Università di Roma nel 1936 in Scienze Economiche e Commerciali. Dal 1939 fu assistente presso la facoltà di Economia della stessa università. Nonostante la sua bassa statura, prestò il Servizio Militare e, dopo l'8 settembre 1943, fu renitente alla leva. Nel 1945 fu consulente del Ministro della Ricostruzione Meuccio Ruini durante il governo Parri.

Lavorò inizialmente presso la Banca d'Italia, per poi insegnare Politica economica e finanziaria nell'Università di Messina. Insegnò poi Economia politica a Bologna. In seguito (dal 1959), fino alla sua scomparsa, fu professore di Politica economica e finanziaria presso l'Università di Roma.

Oltre ai suoi scritti accademici, Federico Caffè fu un attento commentatore dell'attualità economica su giornali e riviste. Collaborò assiduamente a Il Messaggero e a il manifesto. Gli scritti su il manifesto, spesso sollecitati dal suo amico Valentino Parlato e dal suo allievo Roberto Tesi, sono stati raccolti in volume. Gli articoli per Il Messaggero, dovuti alla richiesta di collaborazione avanzata da Aldo Maffey, e l'Ora, sono anch'essi stati raccolti in volume.

Federico Caffè come docente e maestro

Intere generazioni di economisti italiani si formarono alla sua scuola (fu relatore della tesi di laurea di più di mille studenti), alcuni dei quali insegnano ancora nella stessa Facoltà. Tra i suoi studenti, nonché laureandi, vi sono stati il penultimo Governatore della Banca d'Italia e ora Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, l'attuale Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, e l'attuale Preside della Facoltà di Economia e Commercio della Sapienza Università di Roma, Giuseppe Ciccarone. Fu mentore e amico di Franco Archibugi, Giorgio Ruffolo, Luigi Spaventa, Marcello De Cecco[6], Fernando Vianello, Ezio Tarantelli (assassinato dalle BR nel 1985), Nicola Acocella, Fausto Vicarelli, Bruno Amoroso, Guido Rey, Pierluigi Ciocca, Vieri Ceriani, Marco Ruffolo, Enrico Giovannini, Daniele Archibugi, Nino Galloni, e di molti altri economisti italiani.

Non va neanche dimenticata la sua notevolissima attività di organizzatore di cultura, economica e filosofica, in collaborazione con varie case editrici; in particolare, svolse per vari anni l'attività di consulente per l'economia della Casa editrice Laterza, nella persona dell'allora direttore editoriale Enrico Mistretta. Giuseppe (Pepe) Laterza si laureò con lui nel 1981. Mantenne rapporti frequenti anche con sindacalisti eretici, quali Antonio Lettieri.

La politica economica

Federico Caffè lavorò sempre sui temi della politica economica e del welfare, con particolare attenzione agli aspetti sociali ed alla distribuzione dei redditi.

Dedicò particolare attenzione agli economisti scandinavi ed alle esperienze di tali paesi nel welfare. Divulgò in Italia il pensiero e gli scritti di economisti scandinavi quali Gunnar Myrdal, Frederick Zeuthen.

Il suo testo universitario Lezioni di politica economica è rappresentativo del suo pensiero. In esso Caffè definì la politica economica:

« La politica economica è quella parte della scienza economica che usa le conoscenze dell’analisi teorica come guida per l’azione pratica. »

La decennale esperienza didattica del suo autore si riscontra nel libro: le possibili domande del lettore sembrano essere già considerate. In nessun punto appaiono salti concettuali.

Come Keynes, Caffè appare eclettico nel suo accettare contributi eterogenei nella costruzione del grande edificio della scienza economica (per esempio include Marx ed i marginalisti). Ciò fa apparire più forti le sue critiche al pensiero liberista.

« Poiché il mercato è una creazione umana, l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo e vessatorio. Non si può non prendere atto di un recente riflusso neoliberista, ma è difficile individuarvi un apporto intellettuale innovatore. »

« … i limiti intrinseci all’operare dell’economia di mercato, anche nell’ipotesi eroica che essa funzioni in condizioni perfettamente concorrenziali. È molto frequente nelle discussioni correnti rilevare un’insistenza metodica sui vantaggi operativi del sistema mercato, e magari su tutto ciò che ne intralci lo “spontaneo” meccanismo, senza alcuna contestuale avvertenza sui connaturali difetti del meccanismo stesso. »

(pag. 38)

La misteriosa scomparsa

Aspetto ancora irrisolto della vita di Federico Caffè è la misteriosa scomparsa dalla sua casa di Via Cadlolo, un'elegante strada di Monte Mario, avvenuta il 15 aprile 1987. Federico Caffè, che viveva con il fratello Alfonso, professore di lettere all'Istituto Massimo di Roma, aveva da poco raggiunto i limiti d'età per l'insegnamento universitario ed aveva acquisito lo status di professore fuori ruolo. Ad uno dei più antichi amici, il Professor Carlo Ruini, aveva rivelato in una lettera di essere in ansia per le proprie condizioni finanziarie che - sosteneva - sarebbero state insufficienti ad affrontare la vecchiaia. In realtà fu poi appurato che l'insigne economista non aveva alcun ragionevole motivo - almeno di tipo economico - di temere per il futuro. Ad un suo allievo confidò in più occasioni quanto fosse per lui doloroso smettere di insegnare, forse la più grande delle sue passioni. Federico Caffè scomparve alle prime luci dell'alba. Il fratello, che dormiva nella stanza a fianco, non si accorse di nulla; sul comodino trovò l'orologio, i documenti e gli occhiali che Federico usava per leggere. Emozionò l'opinione pubblica italiana come i suoi studenti setacciarono la città di Roma nei giorni successivi alla scomparsa.

Rimembranze

A lui è dedicata la Facoltà di Economia dell'Università Roma Tre, la Biblioteca del Dipartimento di Economia e Diritto dell'Università "La Sapienza" di Roma e l'Aula magna della facoltà di Economia dell'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" di Pescara. Anche l'Istituto Tecnico Superiore di Roma, nel quartiere Monteverde di Roma è stata a lui intitolato.

I suoi allievi che insegnano presso La Sapienza organizzano anche una Lezione annuale a lui intitolata, svolta grazie al contributo della Banca d'Italia. Le Lezioni Federico Caffè sono state tenute da alcuni dei più importanti economisti della nostra epoca. Molte delle lezioni sono pubblicate in una collana della Cambridge University Press sotto la direzione di Nicola Acocella e Mario Tiberi.

Sono intitolate a Federico Caffè una piazza nel Comune di Roma (inaugurata alla presenza, tra gli altri, del Prof. Mario Draghi il 25 novembre 2008), una via nel Comune di Pioltello e una via nel Comune di Pescara.

Opere di Federico Caffè

Saggi sulla moderna "economia del benessere" (curatore), Boringhieri, Torino (1956)
Economisti moderni (curatore), Garzanti, Milano (1962); ristampa con varianti, Laterza, Bari, (1971).
Politica economica, Boringhieri, Torino (1966 e 1970 - due volumi)
Teorie e problemi di politica sociale, Laterza, Bari (1970)
Un'economia in ritardo, Boringhieri, Torino (1976)
Lezioni di politica economica, Bollati Boringhieri, Torino (1978)
L'economia contemporanea. I protagonisti e altri saggi, Edizioni Studium, Roma (1981)
In difesa del welfare state, Rosenberg & Sellier, Torino (1986)

Raccolte di scritti postume

La solitudine del riformista, Bollati Boringhieri, Torino (1990), a cura di Nicola Acocella e Maurizio Franzini,
Scritti quotidiani, Manifestolibri, Roma (2007), -1; Raccoglie gli articoli scritti da F. Caffè per il manifesto dal 1976 al 1985.
Contro gli incappucciati della finanza. Tutti gli scritti: Il Messaggero 1974-1986, L'Ora, 1983-1987, a cura di Giuseppe Amari, Castelvecchi, Roma, 2013,

Opere su Federico Caffè

Nicola Acocella, Guido Rey, Mario Tiberi (curatori), Saggi di politica economica in onore di Federico Caffè, tre volumi, Franco Angeli, Milano (1990, 1992, 1999)
Daniele Archibugi, Federico Caffè, solitario maestro, Micromega, n. 2, (1991)
Ermanno Rea, L'ultima lezione, Einaudi, Torino (1992)
Autori Vari, Federico Caffè. Realtà e critica del capitalismo storico, Donzelli, Roma (1995)
Riccardo Faucci, L'economia per frammenti di Federico Caffè, Rivista italiana degli economisti, n. 3 (2002)
Bruno Amoroso, La stanza rossa - Riflessioni scandinave di Federico Caffè, Edizioni Città Aperta, Troina (Enna), (2004). Nuova edizione con il titolo Federico Caffè. Le riflessioni della stanza rossa, Castelvecchi, Roma, (2012)
Giuseppe Amari (a cura di), Federico Caffè: un economista per il nostro tempo, Roma, Ediesse, 2009.
Voce "Federico Caffè" in AA.VV., Biografie e bibliografie degli Accademici Lincei, Roma, Acc. dei Lincei, 1976, p. 797-798.

Cinema

Alla tragica scomparsa di Federico Caffè è dedicato anche il film di Fabio Rosi "L'ultima lezione", dove la parte dell'economista è interpretata dall'attore Roberto Herlitzka.

QUEL SILENZIO CHE ANCORA CI PARLA

Giuseppe Ungaretti




è stato un poeta e scrittore italiano.

Anni giovanili

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico di Moharrem Bey  l'8 febbraio del 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima data) da genitori italiani originari della provincia di Lucca. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, morì due anni dopo la nascita del poeta in un incidente sul lavoro, nel 1890. La madre, Maria Lunardini, mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale garantì gli studi al figlio, che si poté iscrivere in una delle più prestigiose scuole di Alessandria, la Svizzera École Suisse Jacot.

L'amore per la poesia nacque durante questo periodo scolastico e si intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, una domestica croata e una badante argentina.

In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce, alla letteratura italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest'ultimo grazie all'amico Moammed Sceab.

Ebbe anche uno scambio di lettere con Giuseppe Prezzolini. Nel 1906 conobbe Enrico Pea, da poco tempo emigrato in Egitto, con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa", un deposito di marmi e legname dipinto di rosso che divenne sede di incontri per anarchici e socialisti.

Lavorò per qualche tempo come corrispondente commerciale, ma realizzò alcuni investimenti sbagliati; si trasferì poi a Parigi per svolgere gli studi universitari.

Soggiorno in Francia

Nel 1912 Ungaretti, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò l'Egitto e si recò a Parigi. Nel tragitto vide per la prima volta l'Italia ed il suo paesaggio montano. A Parigi frequentò per due anni le lezioni del filosofo Bergson, del filologo Bédier e di Strowski, alla Sorbonne e al Collège de France.

Venuto a contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Apollinaire, con il quale strinse una solida amicizia, e analoga amicizia strinse anche con Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Picasso, De Chirico, Modigliani e Braque. Invitati da Papini, Soffici e Palazzeschi iniziarono la loro collaborazione alla rivista Lacerba.

Nel 1913 morì l'amico d'infanzia Moammed Sceab, suicida nell'albergo di rue des Carmes, che condivideva con Ungaretti. Nel 1916, all'interno de Il porto sepolto, verrà pubblicata la poesia a lui dedicata, In memoria.

In Francia Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, perfezionando le sue conoscenze letterarie e il suo stile poetico. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba, (16 componimenti), avvenuta grazie al sostegno di Papini, Soffici e Palazzeschi, decise di partire volontario per la Grande Guerra.

La Grande Guerra

Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19º reggimento di fanteria, quando il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale), vennero stampate in 80 copie presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...") . Il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa (UD) scrisse la nota poesia Mattina.

Nella primavera del 1918 il reggimento al quale apparteneva Ungaretti andò a combattere in Francia nella zona di Champagne. Al suo rientro a Parigi il 9 novembre 1918, nel suo attico parigino, trovò il suo amico Apollinaire stroncato dalla febbre Spagnola.

La raccolta poetica Allegria di naufragi è dedicata alla guerra a cui Ungaretti è scampato e sopravvissuto.

Tra le due guerre

Al termine della guerra il poeta rimase a Parigi dapprima come corrispondente del giornale Il Popolo d'Italia, ed in seguito come impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel 1919 venne stampata a Parigi la raccolta di poesie francesi La guerra, che sarà poi inserita nella seconda raccolta di poesie Allegria di naufragi pubblicata a Firenze nello stesso anno.

Nel 1920 il poeta sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà due figli, Anna Maria (o Anna-Maria, come soleva firmare, con trattino alla francese), detta Ninon (17 febbraio 1925) e Antonietto (19 febbraio 1930).

Nel 1921 si trasferì a Marino (Roma) e collaborò all'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Aderì al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925.

In questi anni egli svolse una intensa attività su quotidiani e riviste francesi (Commerce e Mesures) e italiane (sulla La Gazzetta del Popolo), e realizzò diversi viaggi in Italia e all'estero per varie conferenze, ottenendo nel frattempo vari riconoscimenti di carattere ufficiale, come il Premio del Gondoliere. Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del Tempo; prime pubblicazioni di alcune sue liriche avvennero su L'Italia letteraria e Commerce. Nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto presso La Spezia, con una sbrigativa prefazione di Benito Mussolini, che aveva conosciuto nel 1915, durante la campagna dei socialisti interventisti.

L'8 agosto 1926, nella villa di Pirandello, nei pressi di Sant'Agnese, sfidò a duello Massimo Bontempelli a causa di una polemica nata sul quotidiano romano "Il Tevere". Ungaretti fu leggermente ferito al braccio destro e il duello finì con una riconciliazione. Nel 1928 maturò invece la sua conversione religiosa al cattolicesimo, evidente nell'opera Sentimento del Tempo.

A partire dal 1931 ebbe l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del Popolo e si recò in Egitto, in Corsica, in Olanda e nell'Italia meridionale, raccogliendo il frutto delle esperienze vissute in Il povero nella città (che sarà pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione Il deserto e dopo, che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta aveva raggiunto il massimo della sua fama.

Nel 1936, durante un viaggio in Argentina su invito del Pen Club, gli venne offerta la cattedra di letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, che Ungaretti accettò; trasferitosi con tutta la famiglia, vi rimarrà fino al 1942. A San Paolo nel 1939 morirà il figlio Antonietto, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di acuto dolore e d'intensa prostrazione interiore, evidente in molte delle poesie raccolte ne Il Dolore del 1947 e in Un Grido e Paesaggi del 1952.

La seconda guerra mondiale e il dopoguerra

Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e «per chiara fama» professore di letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Roma, ruolo che mantenne fino al 1958 e poi, come "fuori ruolo", fino al 1965. Intorno alla sua cattedra si formarono alcuni intellettuali che in seguito si sarebbero distinti per importanti attività culturali e notevoli carriere accademiche, come Leone Piccioni, Luigi Silori, Mario Petrucciani, Guido Barlozzini, Raffaello Brignetti, Ornella Sobrero, Elio Filippo Accrocca.

A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori iniziò la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata Vita di un uomo. Nel secondo dopoguerra Ungaretti pubblicò nuove raccolte poetiche, dedicandosi con entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere il suo messaggio, e ottenendo significativi premi come il Premio Montefeltro nel 1960 e il Premio Etna-Taormina nel 1966.

Gli ultimi anni

In Italia raggiunse una certa notorietà presso il grande pubblico nel 1968, grazie alle sue intense letture televisive di versi dell'Odissea (che precedevano la nota versione italiana del poema omerico per il piccolo schermo, a cura del regista Franco Rossi).

Nel 1958 ricevette la cittadinanza onoraria di Cervia. Nel 1969 fondò l'associazione Rome et son histoire. Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il 1º gennaio 1970 scrisse l'ultima poesia, L'Impietrito e il Velluto, pubblicata in una cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del poeta.

Nel 1970 conseguì un prestigioso premio internazionale dell'Università dell'Oklahoma, negli Stati Uniti, dove si recò per il suo ultimo viaggio che debilitò definitivamente la sua pur solida fibra. Morì a Milano nella notte tra l'1 e il 2 giugno 1970 per broncopolmonite. Il 4 giugno si svolse il suo funerale a Roma, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, ma non vi partecipò alcuna rappresentanza ufficiale del Governo italiano. È sepolto nel Cimitero del Verano accanto alla moglie Jeanne.

Poetica

L'Allegria segna un momento chiave della storia della letteratura italiana: Ungaretti rielabora in modo molto originale il messaggio formale dei simbolisti (in particolare dei versi spezzati e senza punteggiatura dei Calligrammes di Guillaume Apollinaire), coniugandolo con l'esperienza atroce del male e della morte nella guerra. Al desiderio di fraternità nel dolore si associa la volontà di ricercare una nuova "armonia" con il cosmo che culmina nella citata poesia Mattina (1917), o in Soldati. Questo spirito mistico-religioso si evolverà nella conversione in Sentimento del Tempo e nelle opere successive, dove l'attenzione stilistica al valore della parola (e al recupero delle radici della nostra tradizione letteraria), indica nei versi poetici l'unica possibilità dell'uomo, o una delle poche possibili, per salvarsi dall'"universale naufragio".

Il momento più drammatico del cammino di questa vita d'un uomo (così, come un "diario", definisce l'autore la sua opera complessiva) è sicuramente raccontato ne Il Dolore: la morte in Brasile del figlioletto Antonio, che segna definitivamente il pianto dentro del poeta anche nelle raccolte successive, e che non cesserà più d'accompagnarlo. Solo delle brevi parentesi di luce gli sono consentite, come la passione per la giovanissima poetessa brasiliana Bruna Bianco, o i ricordi d'infanzia ne I Taccuini del Vecchio, o quando rievoca gli sguardi d'universo di Dunja, anziana tata che la madre aveva accolto nella loro casa d'Alessandria:

« Il velluto dello sguardo di Dunja
Fulmineo torna presente pietà »

(da L'Impietrito e il Velluto, 1970)

La fortuna di Ungaretti

La poesia di Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto Sepolto. A essa arrisero i favori sia degli intellettuali de La Voce, sia degli amici francesi, da Guillaume Apollinaire a Louis Aragon, che vi riconobbero la comune matrice simbolista. Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di Benedetto Croce, che ne condannarono il frammentismo.

A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell'ermetismo, che, all'indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia «pura». Da allora la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.

Opere principali

Poesia

Natale, Napoli, 26 dicembre 1916;
II Porto Sepolto, Stabilimento tipografico friulano, Udine, 1917;
Allegria di naufragi, Vallecchi, Firenze, 1919;
Il Porto Sepolto Stamperia Apuana, La Spezia, 1923;
L'Allegria, Preda, Milano, 1931;
Sentimento del Tempo, Vallecchi, Firenze, 1933;
La guerra, I edizione italiana, Milano, 1947;
Il Dolore, Milano, 1947;
Demiers Jours. 1919, Milano, 1947;
Gridasti: Soffoco..., Milano, 1950;
La Terra Promessa, Milano, 1950;
Un grido e Paesaggi, Milano, 1952;
Les Cinq livres, texte francais etabli par l'auteur et Jean Lescure. Quelques reflexions de l'auteur, Paris, 1954;
Poesie disperse (1915-1927), Milano, 1959;
Il Taccuino del Vecchio, Milano, 1960;
Dialogo , Milano, 1968;
Vita d'un uomo. Tutte le poesie, Milano, 1969.

Prosa e saggistica

II povero nella città, Milano, 1949;
Il Deserto e dopo, Milano, 1961;
Vita di un poeta. Giuseppe Ungaretti., di Leone Piccioni, Rizzoli 1974.
Saggi e interventi, a cura di M. Diacono e L. Rebay, Milano, 1974;
La critica e Ungaretti, di G. Faso, Cappelli, Bologna, 1977;
Invenzione della poesia moderna, Lezioni brasiliane di letteratura (1937-1942), a cura di P. Montefoschi, Napoli, 1984;
"Vita di Giuseppe Ungaretti", di Walter Mauro, Anemone Purpurea editrice, Roma, 2006;

Traduzioni

Traduzioni, Roma, 1936;
22 Sonetti di Shakespeare, Roma, 1944;
40 Sonetti di Shakespeare, Milano, 1946;
Da Góngora e da Mallarmé, Milano, 1948;
Fedra di Jean Racine, Milano, 1950;
Visioni di William Blake, Milano, 1965.

Epistolari

Lettere a Soffici, 1917/1930, Napoli, 1983;
Lettere a Enrico Pea, Milano, 1984;
Carteggio 1931/1962, Milano, 1984;
Lettere a Giovanni Papini 1915-1948, Milano, 1988.

martedì 18 novembre 2014

femmine contro maschi

Si parla spesso di intuito femminile per intendere una particolare dote, o capacità, o chiamatela come vi pare, che negli uomini invece sarebbe quasi o del tutto assente.
Io non so se faccia parte dell'intuito femminile; ma devo constatare come le donne abbiano un talento particolare nello scovare il partner sessuale che fa meglio al caso loro.
Altrimenti non si spiega come facciano a scegliere - non solo, ma anche a fare centro - semplicemente sulla base di un'occhiata o di una più o meno breve conversazione (che ovviamente verte su tutt'altro). Da uomo mi verrebbe da dire che l'apparenza inganna in entrambi i casi: maschi dall'aspetto fisico non particolarmente avvenente e/o che dimostrano di essere tutt'altro che brillanti conversatori evidentemente hanno delle doti che nascondono molto bene, ma solo a quelli del loro stesso sesso. Non è solo una questione di dimensioni: parlo di intesa sessuale, che è una questione nella quale entrano in gioco (sulla carta) anche altre dinamiche. Ma come diavolo fa l'altra metà del cielo a coglierle così abilmente?

scritto dal blogger: accendereunfuocoepoisparire.blogspot.it

l'illusione utopistica dell'uomo: andare contro il sistema

Eghetta la mia sorella gemella e il TTIP
Voi non lo sapete ma io ho una sorella gemella si chiama Eghetta.
Ultimamente è faticoso tenerla a bada se fosse per lei -mamma mia!- non terrebbe mai a freno la lingua.
Ultimamente quanto parla e quante parolacce usa, solo ieri è stata diplomaticamente ripresa per avere scritto ‘sti cazzi. Per alcune persone "'sti cazzi!" è solo un intercalare folkloristico così mi hanno detto Eghetta invece non lo dice mai fuori posto e senza ragione e quando lo dice non lo dice per essere folkloristica è proprio incazzata. Eghetta insegna che anche per essere scurrili ci vuole classe.Lei ne ha da vendere.
Chiede sempre venia, sotto questa sua apparente docilità in realtà sta solo preparando il terreno per colpire.
Eghetta non sopporta più le parole "quelle dette alla cazzo",quelle dette senza pensare,quelle che sono davvero grosse e mancano di rispetto al dolore vero in nome del proprio vittimismo.
Eghetta a volte ride con una superiorità delle persone che nemmeno io sopporto.

Ieri rideva del TTIP, rideva delle illusioni utopiche delle persone.
Nel mentre puntava il ditino su tizio e caio mi diceva: -vedi quello là ha paura delTTIP-,-quello s'illude, quello pensa di andare contro il sistema, spera con la sua battaglia di fermare una catastrofe-,-ma non s'è accorto che è già tutto una catastrofe-. Punta il suo dito verso un'altra persona e continua: -vedi quella lì, vuole fermare l'arrivo di qualcosa che è già arrivato, gli hanno ciucciato tutti i diritti e tutta la libertà adesso ha paura di perdere qualcosa che in realtà non ha mai avuto-.

Continua Eghetta: -il sistema prima mette in atto i suoi progetti diabolici, lo fa piano piano, quatto quatto, quando poi tutti hanno inconsciamente accettato il suo progetto a quel punto lo rende ufficiale e solo allora la gente comprende e quando comprende fanno le rivoluzioni ma ormai è tardi.
Il sistema dal canto suo li lascia alle pie illusioni di essere liberi di opporsi a qualcosa che è già in atto ed è stato già deciso-.
Hanno già mangiato chili di Omg, ingoiato farmaci di ogni genere, accettato leggi assurde, sono schiavi degli Usa e le sue multinazionali dal dopo guerra, credono di vivere in un paese con sovranità nazionale, una sovranità svenduta ormai da decenni.

Si fanno bollare ogni anno e fanno bollare i loro figli,cani e gatti con vaccini di ogni sorta.
Si mette le mani nei capelli Eghetta: -veleno veleno,quanto veleno ingurgitano e scorre nelle loro vene-.

-Vedi- mi indica Eghetta un McDonald pieno di gente,quel tizio là si preoccupa col TTIP non poter far più causa al Mc e alle sue carni chimiche ma a quelli là seduti dentro non gli e ne fotte nulla e mangiano,giù zuccheri,giù proteine malsane, giù morte.
-Senti senti che dice quella-, -parla male degli Usa e delle loro guerre, guarda guarda cosa sta bevendo la Coca Cola-.

Eghetta si cheta, ne vorrebbe dire altre di cose, si fa seria e umile come chi è ferito nei suoi sentimenti più sinceri e ingenui.E racconta:

Chiediti mia cara sorellina a quanto serva tentare di fermare qualcosa che comunque avverrà che ti piaccia o no. Chiediti come in questo sistema hai fatto a tirare a campare fino ad ora. Chiediti pure per quali ragioni hai messo in atto da tempo delle scelte contro il sistema, e ti esorto a continuare a farlo.
Chiediti pure un mucchio di cose ma sappi che nessuna catastrofe sta arrivando che già non sia arrivata da tempo. Il disfacimento progressivo delle nazioni,gli abusi e le prepotenze contro le persone da parte del sistema sono in atto ormai da decenni e decenni,se non secoli.”Lui”è qui presente fra noi,sempre.
La maggioranza delle persone,in passato quando ancora non sapevi anche tu, ha accetto in silenzio nell'ignoranza ed ancora accetta l'egemonia degli Usa, la comunità europea,l'ESM,la dittatura delle banche, il ricatto della banca centrale europea e tante altre cose. Ora tremare davanti al TTIP e come avere paura di morire dopo essersi suicidati. Mia cara il mondo è sopravvissuto fin' ora nonostante tutto lo farà anche dopo il TTIP. Il come è relativo e soggettivo.


Questa sarà un'altra ennesima battaglia di un qualche tipo di ideologia che cerca una battaglia nuova per giustificare la sua esistenza e il suo diritto di esistere; vedi partiti e persone desiderose di andare sotto i riflettori, tutto questo sarà materiale nuovo per nuovi scrittori. Le battaglie andavano fatte prima... prima che tutto questo iniziasse quando quei pochi denunciavano (fra cui vedi la sottoscritta) e venivano presi per il culo,utopisti,complottisti, anarchici invasati senza regole e patria,figli del sogno utopico della disubbidienza civile.
Ecco quei cretini mi cara stavano dicendo no ad un sistema già in essere e che stava diventando grande a dismisura non ad una ipotetica catastrofe in arrivo ma a qualcosa già di tangibile e presente. Dal canto tuo vai avanti e cambia quel che puoi cambiare e lascia che sia. Cambia nei tuoi gesti, nelle tue parole, nelle tue iniziative, ormai non c'è nessun sistema da combattere se non il volere del nostro ego.

Eghetta si beve il suo caffè pensando a storie antiche degli schiavi delle piantagioni di caffè non diverse da quelle di oggi e prega per loro quelli di ieri e quelli di oggi: -"sti cazzi!-.

di carolina verzeletti

giovedì 13 novembre 2014

l'infinito viaggiare


Il viaggio sempre ricomincia, ha sempre da ricominciare, come l’esistenza, e ogni sua annotazione è un prologo; se il percorso nel mondo si trasferisce nella scrittura, esso si prolunga nel trasloco dalla realtà alla carta – scrivere appunti, ritoccarli, cancellarli parzialmente, riscriverli, spostarli, variarne la disposizione. Montaggio delle parole e delle immagini, colte dal finestrino del treno o attraversando a piedi una strada e girando l’angolo. Solo con la morte, ricorda Karl Rahner, grande teologo in cammino, cessa lo status viatoris dell’uomo, la sua condizione esistenziale di viaggiatore. Viaggiare dunque ha a che fare con la morte, come ben sapevano Baudelaire e Gadda, ma è anche un differire la morte; rimandare il più possibile l’arrivo, l’incontro con l’essenziale, come la prefazione differisce la vera e propria lettura, il momento del bilancio definitivo e del giudizio. Viaggiare non per arrivare ma per viaggiare, per arrivare più tardi possibile, per non arrivare possibilmente mai.

Ci sono luoghi che affascinano perché sembrano radicalmente diversi e altri che incantano perché, già la prima volta, risultano familiari, quasi un luogo natio. Conoscere è spesso, platonicamente, riconoscere, l'emergere di qualcosa magari ignorato sino a quell'attimo ma accolto come proprio. Per vedere un luogo occorre rivederlo. Il noto e il familiare, continuamente riscoperti e arricchiti, sono la premessa dell'incontro, della seduzione e dell'avventura; la ventesima o centesima volta in cui si parla con un amico o si fa all'amore con una persona amata sono infinitamente più intense della prima. Ciò vale pure per i luoghi; il viaggio più affascinante è un ritorno, come l'odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca. "Perché cavalcate per queste terre?" chiede nella famosa ballata di Rilke l'alfiere al marchese che procede al suo fianco. "Per ritornare" risponde l'altro.

già la prefazione, de L'infinito viaggiare di Claudio Magris, è di una ricchezza densissima. leggo piano, rileggo, mi concentro, ripenso. e sono solo alla presentazione! ci metterò un secolo a leggerlo. in compenso ho finito Don Chisciotte, lo ascolto da maggio...e già Magris lo cita nella prefazione, ma ho visto un intero capitolo a Lui dedicato.
Richiamo del noto o dell’ignoto? La sor­tita di don Chi­sciotte vor­rebbe essere la sco­perta, la veri­fica e la ricon­ferma di ciò che si sa, della verità letta nei libri di caval­le­ria, delle leggi immu­ta­bili dell’amore e della lealtà, della bel­lezza di Dul­ci­nea e della forza dei giganti... Il don Chi­sciotte della Man­cia si tro­va fac­cia a fac­cia con l’ignoto, con la vio­lenza, la bru­ta­lità e la vol­ga­rità di una realtà ad esso sco­no­sciuta e che cer­ca di non ammet­tere; ma pro­prio la sua amo­rosa fedeltà a un ordine noto lo costringe a per­ce­pire più acu­ta­mente il disor­dine del mondo in cui si avven­tu­ra. Il viag­gia­tore è un anar­chico con­ser­va­tore; un con­ser­va­tore che sco­pre il caos del mondo per­ché lo com­mi­sura con un metro asso­luto che ne svela la fra­gi­lità, la prov­vi­so­rietà, l’ambiguità e la mise­ria. Come ben sapeva Kafka, senza il senso pro­fondo della legge non si può sco­prire la sua ver­ti­gi­nosa assenza nella vita. Risa­lito dalla caverna di Mon­te­sino, don Chi­sciotte rac­conta tutte le mera­vi­glie e le magie che ha visto, ma quando San­cho gli obietta che secondo lui si tratta di fan­do­nie, egli risponde “Potrebbe anche essere”. Uto­pia e disin­canto. Molte cose cadono, quando si viag­gia; cer­tezze, valori, sen­ti­menti, aspet­ta­tive che si per­dono per strada – la strada è una dura, ma anche buona mae­stra. Altre cose, altri valori e sen­ti­menti si tro­vano, s’incontrano, si rac­cat­tano per via. Come viag­giare, pure scri­vere signi­fica smon­tare, rias­se­stare, ricom­bi­nare; si viag­gia nella realtà come in un tea­tro di prosa, spo­stando le quinte, aprendo nuovi pas­saggi, per­den­dosi in vicoli cie­chi e bloc­can­dosi davanti a false porte dise­gnate sul muro. 

Il viaggio è anche una benevola noia, una protettrice insignificanza. L' avventura più rischiosa, difficile e seducente si svolge a casa; è là che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura; è là che ci si mette a rischio. La casa non è un idillio; è lo spazio dell' esistenza concreta e dunque esposta al conflitto, al malinteso, all' errore, alla sopraffazione e all' aridità, al naufragio. Per questo essa è il luogo centrale della vita, col suo bene e il suo male; il luogo della passione più forte, talora devastante - per la compagna e il compagno dei propri giorni, per i figli - e la passione coinvolge senza riguardi. Andare in giro per il mondo vuol dire pure riposarsi dall' intensità domestica, adagiarsi in piacevoli pause pantofolaie, lasciarsi andare passivamente - immoralmente, secondo Weininger - al fluire delle cose. 

mioddio come scrive questo signore...mi fermo qui, altrimenti lo trascrivo tutto.

fonte: nuovateoria.blogspot.it

indipendenza dalla dittatura

L’Indipendenza da questa dittatura non facile da ottenere e non è facile da ottenere completamente. Ma lasciatemi sognare: se non si ha un traguardo e non si ha una strategia per raggiungerla, rimaniamo sempre succubi dei più furbi.
Lasciare le cose al caso non aiuterà, anche perché c’è chi il traguardo se l’è già posto (la nostra schiavitù), e la strategia per arrivarci pure: la subiamo ogni giorno credendo sia ineluttabile.
E sempre più dobbiamo subire violenza economica, culturale, religiosa, culturale. Sempre meno ci sentiamo liberi di fare ciò che ci piacerebbe fare, ogni giorni diventiamo meno felici.
Forse a te che stai leggendo non capita, ma io sto trovando libertà solo nei sogni, come un carcerato nel ramo della morte: sa che non ha speranze, e che può esser libero solo con la fantasia. E quando la fantasia è più sfrenata? Nel sogno, e così i condannati a morte sognano, quando hanno la fortuna di farlo; sognano di esser liberi.
E così, lasciatemi quest’ultima possibilità: il sogno. Che però ha una piccola particolarità: se iniziamo a sognarlo tutti, può diventare realtà.
Già, perché siamo una società, e se puntiamo tutti i piedi, possiamo ottenere molto.
Ma la società è fatta di individui, e ognuno ha la caratteristica di farsi prima i fatti suoi, poi i fatti della famiglia, e per quanto riguarda la società, se può di sfruttare gli altri, lo fa: il benessere comune non è sentito molto. Fino a che non compare il nemico esterno, un rischio travolgente che può stritolare la società e noi con lei; e lì finalmente ci sentiamo uniti. Dimenticavo: anche la domenica siamo uniti – allo stadio – o quando i giornali inventano uno scandalo, una cosa deprecabile da eliminare, come Corona da mettere in galera, Geddafi da bombardare, i confini da difendere da Ebola, i poveri emigrati da accogliere a casa nostra. Per poi scoprire che eravamo manipolati, e che Corona era un furbetto come tanti altri, che la Libia di Geddafi era un paradiso, che Ebola è la solita gabola (fà rima, Ebola-Gabola hahhaa).
Questa voglia di sentirci uniti per distruggere il nemico, ma poi e poi continuare a farci i cazzi nostri fregando il vicino di casa.
Ma così è il popolo, è raro quello che agisce perché sente sia giusto fare cose che magari vanno contro il suo interesse, ma che sono giuste, etiche, sagge.
Questo articoletto è quindi rivolto a quelli che hanno un pò di cervello in più, cervello inteso come intelligenza atta a cogliere ciò che veramente potrebbe darti qualcosa di utile, nel tempo, o che magari è giusta, anche se non ti dà utili.
Faccio quindi uno sforzo per valutare cosa si potrebbe fare, ognuno un pò, per migliorare le cose. Dimenticavo: se uno non sa, ha bisogno di una guida, ma appena sa, può rendersi indipendente. Importante quindi è sapere: sapere ciò che è bene e ciò che è male, e da lì si parte.
Indipendenza culturale: certamente la CNN, la RAI, i giornali nazionali sono manipolati, schiavi della cupola mondiale di informazioni. Quindi, prendete per buone tv e giornali solo per cose locali o per studiare il nemico: le vere notizie trovatele altrove – internet o passaparola.
Indipendenza energetica: certamente possiamo avvicinarci all’indipendenza energetica: i pannelli costano pochissimo, con 20 KW sul tetto = 15.000€ tutto compreso la casa è “ad isola”.
Indipendenza Fiscale: non pagare più nulla. Se lo facciamo tutti, voglio vedere cosa ci sequestrano. Commercialisi: non presentate le dichiarazioni dei redditi: le tasse sono impagabili e tolgono liquidità al sistema.

Autostrade: tirate dritti al casello, tanto la barra è di plastica: le autostrade non sono di Benetton, sono nostre, le abbiamo strapagate noi, riprendiamocele.
Indipendenza medica: mangiamo naturale, non vacciniamo i nostri figli, togliamo i metalli dal corpo, i vermi dall’intestino, i foci dalla bocca e dal resto del corpo, e pi vedete che il 90% dei sintomi spariranno. Non seguire i consigli delle lobby farmaceutiche in caso di cancro allunga di molto l’aspettativa di vita e soprattutto la qualità di vita; ormai è cosa certa.

Indipendenza politica: votate il sistema 5 stelle, unica democrazia rappresentativa disponibile sul mercato. Lo so che in parte sono inesperti, alle prime armi e arroganti; ma il sistema messo in piedi da Grillo è fantastico, certi Grillini sono persone bellissime e gli altri non possono remare contro, perchè controllati dagli elettori con votazioni online.

Indipendenza Militare: Yankee go home, la guerra è finita, non siamo più il territorio degli sconfitti, tornate a casa. E per quanto riguarda gli F35 e cazzate connesse: smilitarizziamoci; lo ha fatto la Costarica e sono felici.

Indipendenza Finanziaria: creiamo la moneta locale (www.monetacomplementarecomunale.com/), impariamo a calcolare gli interessi veri applicati a conti, mutui leasinge e denunciamo immediatamente chi ha applicato tassi usurai (tutti). Facciamoci entrare nella testa che il debito pubblico è matematicamente impagabile, ed esigiamone il congelamento, o l’annullamento, o l’inesibilità o quello che volete; volerlo pagare con il sangue dei cittadini è un atto di stupidità o un progetto criminale.

Indipendenza Alimentare: in Europa abbiamo i prati, in Russia hanno gli orti. Torniamo all’orto di famiglia, alla faccia della UE che certamente lo vieta.
Indipendenza dalla Unione Europea: tutto ciò che fa l’UE è contro il cittadino: liberiamocene.
Indipendenza Commerciale: scambi, baratti, vendita con moneta comunale.
Indipendenza bancaria: teniamoci i soldi sotto il materasso, o creiamo banche private che facciano da deposito e basta.

Indipendenza dalla borsa: chi investe in borsa non si lamenti se perde e non goda se vince: nel primo caso ha dato agli altri che giocano in borsa, ne secondo caso ha preso.
Potrei star qui ancora un’ora, e forse lo farò, ma devo andare a lavorare, come tutti voi, a pagare il mutuo, i contributi dei dipendenti, le cartelle di Equitalia, la bolletta della Vodafone, il carrello della spesa e i contributi della pensione.
Ben sapendo che il mutuo supera i tasso soglia dell’usura, i dipendenti hanno un costo lavoro più alto d’Europa e che quel che pago loro và alla Casta, che Equitalia è un’associazione a delinquere che supera il tasso soglia e si fa fare le leggi ad hoc, che Vodafone ha i costi telefonici più alto d’europa, che la spesa costa metà in Austria che è a un’ora di strada da me.
Buona giornata da tutti. Il vostro Euroschiavo Antonio

Antonio Miclavez

http://altrarealta.blogspot.it/

FILMATO NO TAV

lo rifaccio. Sì.



COMING SOON

lunedì 10 novembre 2014

Toni Servillo



MONOLOGO TONY PISAPIA

dovunque



WE CAN CHANGE LIVE


Heracleion: la città egizia riemerge dagli abissi del Mediterraneo

Una città avvolta nel mito, inghiottita dal Mar Mediterraneo e sepolta nella sabbia e nel fango per più di 1.200 anni. Nel 2000 Heracleion per gli antichi greci, Thonis per gli antichi egizi, è stata scoperta a 30 metri sotto il livello del mare ad Abukir,
vicino ad Alessandria. 
Franck Goddio e il suo team di archeologi dello IEASM, European Institute for Underwater Acheology, dopo ricerche geofisiche durate oltre 4 anni e 13 anni di scavi, stanno svelando a poco a poco tutti i misteri della città scomparsa.
Sorprendentemente sono riemersi dalle acque reperti ben conservati che raccontano di un vivace porto antico, centro nevralgico del commercio internazionale, ma anche di un attivo centro religioso. Un documentario racconta dettagliatamente i momenti del ritrovamento.
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Secondo quanto riporta il Telegraph, Thonis-Heracleion sarebbe stato uno snodo obbligatorio per gli scambi di merci e beni tra il Mediterraneo e il Nilo.
Finora 64 antichi relitti di navi e più di 700 ancoraggi sono stati dissotterrati dal fango della baia. Ma non solo. Sono state ritrovate anche monete d’oro, pesi da Atene (che non sono mai stati trovati in un sito egiziano) e stele giganti scritte in egiziano e greco antico.
I ricercatori hanno anche scoperto una serie di manufatti religiosi nella città sommersa, tra cui una scultura in pietra di 16 piedi. L’ipotesi è che questo colosso ornasse il tempio centrale della città.

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“È una scoperta archeologica travolgente”, ha detto il professor Barry Cunliffe, un archeologo dell’Università di Oxford che ha partecipato agli scavi in un comunicato stampa. “Reperti distesi sul fondo del mare, ricoperti e protetti dalla sabbia, sono stati stupendamente conservati per secoli”.

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Ma nonostante tutto l’entusiasmo per il ritrovamento, permane un mistero in gran parte irrisolto: perché è affondata Heracleion? La squadra di Goddio suggerisce che il peso di grandi edifici, in una regione dal suolo argilloso, potrebbe aver causato lo sprofondamento della città, probabilmente a seguito di un terremoto.

http://www.huffingtonpost.it

fonte: terrarealtime.blogspot.it