mi sono ubriacata quest'anno, di BookCity.
3 giorni di libri, autori, dibattiti, presentazioni.
ho sentito cose eccelse, altre meno, altre inquietanti.
ho avuto anche incontri umani, divertenti alcuni, sconcertanti altri.
mi sono presentata da Recalcati, non da lui in persona suvvia, ma all'auditorium del Museo della Scienza e della Tecnica, per la presentazione del suo libro L'ora di lezione. Per un'erotica dell'insegnamento, con il cartellino del prezzo, fresco fresco, della camicia che indossavo in bella mostra alle signore alle mie spalle. un prezzo modico, un affare, mi si poteva portare via per soli 20 euro. queste simpatiche ragazze mi hanno avvisata, facendomi anche i complimenti per la bella camicia, e abbiamo riso di gusto, anche con la signora di fianco a me che ne aveva ben donde! la suddetta signora a me vicina aveva chiesto alla ragazza che avevo a fianco prima di lei se potevamo scalare di un posto, per farla sedere vicino a un'amica. mi sono prontamente spostata ma l'introversa ragazza vicino a me, molto scocciata, si è categoricamente rifiutata...ma dai, perchè fai così! a testa bassa, ma se potesse potuto urlare la sua rabbia lo avrebbe fatto, ha detto che lei doveva sedere lì, al centro. a pensarci eravamo in una splendida terza fila e la sua posizione era perfettamente centrata davanti al punto esatto in cui era situata la scrivania dalla quale avrebbe parlato il relatore, il magico psicoanalista lacaniano di chiarissima fama (meritata). sono entrata nella ragnatela della sua testa e ho provato molta pena...una delle tante pazienti psichiatriche che popolano il mondo...una forma ossessiva incoercibile la costringeva, probabilmente in un progetto meditato da ore o forse da giorni, a posizionarsi così e in nessun altro modo se non così. chissà con quale fatica aveva ragionato sul modo di procurarsi quel posto, e c'era anche riuscita, ma probabilmente era disposta ad uccidere per questo, soprattutto ora che era stata smascherata. non si è spostata, io si, ma la signora non si è seduta di fianco alla sua amica e non mi è sembrata altrettanto comprensiva, ma almeno rideva del mio costo piuttosto risibile sulla mia schiena.
alla presentazione del libro di Amos Oz, Giuda, alla Sinagoga Centrale, è successo di tutto...
intanto devo dire che devo a BookCity la riscoperta o addirittura la scoperta di luoghi di Milano ormai dimenticati o sconosciuti. nella Sinagoga di Via della Guastalla, e non mi ricordavo nemmeno che esistesse, non sono mai entrata. mi si è spalancato un mondo. sono stata perquisita, come gli altri, prima di entrare, come in aeroporto. circondata da ebrei poco sorridenti, mi sono avventurata nel grande tempio e ho subito respirato aria di segregazione. sono entrata ma chiaramente a casa d'altri, che mi facevano notare che non ero a casa mia. ho il cervello deviato? mi sono seduta, una botta di fortuna insperata a sinagoga ormai stracolma con gente in piedi, di fianco a una donna, non giovanissima che mi ha fatto sedere con clausola: puoi (subito del tu, ma io sono ormai una vecchia signora) sederti ma dovrò alzarmi spesso per lavoro. per me va bene, le ho detto, mi basta essere seduta e vicino al palco. sono sorda da tre settimane, un'otite catarrale, regalo dell'atterraggio di ritorno da Copenaghen, mi isola completamente dal mondo. un paradosso, o forse proprio no, dato il mestiere che faccio. e anche per la cultura che amo, questa, che mi ha costretto a numeri incredibili per ascoltare la parole degli altri. devo dire che ho imparato che molte parole sono superflue, che il tono della voce ha variazioni incredibili mai notate prima e certamente legate al valore simbolico ed emotivo che quelle parole hanno per il parlante, e che posso anche sentire metà delle cose se per sentire quelle che sento metto un'attenzione spasmodica, che si è decuplicata. una lezione di vita ma spero di tornare tra i vivi udenti il più rapidamente possibile.
la ragazza mi sente tossire e, con una confidenza inaudita che mi conferma l'arditezza del "tu" di poche minuti prima, mi fa notare che ho una brutta tosse e mi sottolinea che la mia camicia, la stessa dell'ora di lezione di Recalcati, non è adatta per le mie condizioni, precarie, di salute. un successo pazzesco 'sta camicia, mai ricevute tante attenzioni in così poche ore da donne a me sconosciute. mi consiglia, inoltre, di andare da un'otorinolaringoiatra. basita, la rassicuro sulle mie capacità di prendermi cura di me da un punto di vista medico ma non demorde. cerca sul cellulare, i-phone ultima generazione, si prende di diritto il foglio su cui annoto delle considerazioni, si prende dello spazio e ci scrive sopra nome e cognome e indirizzo di una bravissima fisioterapista (?) che si può prendere cura di me. per ora è lei che mi dimostra, con una certa foga, che si deve prendere cura di me, mi dice che devo fare il suo nome...Roberta.
a delle affermazioni quanto meno sorprendenti di Amos Oz e del suo intervistatore, Fabio Vacchi, faccio un'osservazione, a voce troppo alta. Vacchi chiede a Oz se è vero che chi tradisce è perché ama troppo. che dire di tale affermazione? è più stupida la domanda o chi la fa? mi sono permessa di augurarmi che lo scrittore, al contrario del musicista, avesse un'opinione più profonda sul legame tra tradimento e amore. la risposta di Oz è stata quanto meno più adeguata, ovvero che il tradimento è sempre collegato a un sentimento di amore, e intendo che il tradimento prevede un legame, un patto, da tradire. ma Roberta, che mi ha sentito trasalire, si sente in dovere di dirmi questa cosa: questo è un precetto ebraico, non si può capire. e invece io capisco molto. se qualcosa non si può capire ma lo si adotta lo stesso è per fede, per dogma. questa è la religione e lei ci tiene -ma perché? Perché ho la tosse?- a parlarmi del suo credo. mi spiega anche che nella religione ebraica è consentito il divorzio, e me lo dice con orgoglio e mi precisa: se una donna non può avere figli, l'uomo può chiedere il divorzio.
e per credere giusto tutto questo, e la sua faccia lo diceva, bisogna avere grandissima eterna incommensurata fede.
sulle preoccupanti incongruenze che ho sentito da Amos Oz, scrittore fino a quel momento amato ed apprezzato moltissimo, su Gesù Cristo nato e morto ebreo (è una questione così interessante? mi domando), mi soffermerò un'altra volta. mi basta ripetere le parole della traduttrice a sostegno della tesi -ma forse era lei in errore, mi sono detta- ovvero che Gesù non si è mai fatto il segno della croce. sogno o son desta?
fonte: nuovateoria.blogspot.it
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