intervista all’autore del libro Antonio Matrella.
Architetto Matrella si è inoltrato indietro nel tempo per conoscere le origini e la storia del territorio della Daunia ed in particolare ha analizzato le origini di Foggia e di Troia, allora è proprio vero che la fondazione di Foggia risalgano ai tempi della scoperta delle tre fiammelle e cioè in epoca tardo-romanica?
Assolutamente no, le origini di Foggia come d'altronde di tutto il territorio della Daunia sono molto più antiche ne sono testimonianza i ritrovamenti archeologici datati ad oltre 10mila anni fa, nel periodo cosiddetto paleolitico, avvenuti sia all’interno dell’area urbana della Città sia nelle zone limitrofe nell’arco di 6-10 km, in particolare in località passo di corvo dove negli anni 90 una spedizione archeologica guidata dal prof. Tinè dell’università di Genova scopre il più antico insediamento agricolo d’Europa.
Il suo libro è stato considerato da alcuni studiosi come un libro sconvolgente che farebbe gelare le vene ai polsi ma perché ce lo spiega?
Forse perché metto in evidenza un vuoto culturale quando si parla delle nostre terre, come di chi volutamente preferisca tacere sul passato millenario di una civiltà sorta in questo luogo ma afflitta da innumerevoli sciagure che non hanno permesso una sistematica e coerente datazione. Prima di Arpi è Troia nome di antichissima origine le cui testimonianze rimangono nelle leggende e negli antichi poemi epici omerici, oggi sappiamo che le scoperte archeologiche di Schliemann non trovano corrispondenza scientifica nei luoghi delle coste turche dove si credeva fosse situata la città del passato, più di uno studioso ha smentito tale ipotesi, infatti l’insediamento scoperto in Turchia è poco più di un fortezza priva di abitato. L’unica città in possesso di questo antico nome è la Troia della Daunia, e come vedremo più avanti ha tutte le caratteristiche descritte dal poema omerico.
Tutti i libri di storia asseriscono che Troia è veramente esistita è si situa in territorio Turco, lei non è d’accordo?
Ormai si è certi che la città scoperta da Schliemann non è la Troia Omerica. Frank Kolb, storico dell’antichità e professore all’università tedesca di Tübingen afferma che nessuno degli insediamenti ritrovati ad Hissarlik, a ridosso della costa turca, ha le caratteristiche di una città, al massimo possiamo definirla una fortezza a difesa di una vasta area rurale. Kolb appare come l’anti-Schliemann e la scoperta di Troia risulta una mistificazione allo scopo di ottenere finanziamenti e notorietà, gli scavi hanno portato alla luce soltanto alcuni palazzi aristocratici e qualche casa.
Dove vivevano i novemila abitanti ipotizzati dagli storici?
Virgilio ci da la descrizione precisa di come doveva essere la città, sulla base delle indicazioni omeriche e di descrizioni urbanistiche probabilmente risalenti a poemi perduti del Ciclo. Abbiamo poemi perduti che ci riportano di avventure simili, questo non deve stupirci, visto che era una regola per l’antichità che gli insediamenti non dovessero superare una certo numero di abitanti. L’Italia è disseminata di città fondate dagli Etruschi e dai Greci, insediamenti piccoli e grandi, semplici forti poi diventate città e la lotta tra popoli nemici per la conquista è accaduta svariate volte. L’Italia è da sempre luogo di incrocio di razze e culture diverse, le terre del sud ricevono l’impatto iniziale, e questo fatto ha modellato il carattere ed inclinazione del meridionale propenso ad accettare quello che viene, ad abituarsi al disagio, all’ accoglienza. Le genti del nord Italia, in apparenza più egoiste ben presto modificano il loro atteggiamento che tende anch’esso all’accoglienza e all’integrazione.
In ogni città dell’Occidente vi è l’immedesimazione con gli eventi narrati da Omero, per vantare l’origine antica del luogo. Da queste riflessioni possiamo affermare che il Mare Adriatico è stato da sempre teatro delle gesta di tanta umanità in diverse epoche, non distanti tra loro, ma lungo tutto l’arco del periodo delle conquiste italiche.
Per Virgilio Troia acquisisce una fisionomia definita: le testimonianze concordano nell’ubicazione di Troia su una collina di modesta altitudine, alle falde dell’Ida (attuale Torrente Vaccarella), circondata dal corso di ben otto fiumi Reso, Eptaporo, Careso, Rodio, Granìco, Esepo, Scamandro, Simoenta, attuali (t. Guenara, Triolo, Salsola, Candelaro, Celone, Cervaro e Carapelle) al centro di una fertile pianura e molto vicina al mare. Essa ci appare differenziata in una Asty (città fortezza) e in una polis, corrispondente alla città vera e propria.
Virgilio ci da la descrizione precisa di come doveva essere la città, sulla base delle indicazioni omeriche e di descrizioni urbanistiche probabilmente risalenti a poemi perduti del Ciclo. Abbiamo poemi perduti che ci riportano di avventure simili, questo non deve stupirci, visto che era una regola per l’antichità che gli insediamenti non dovessero superare una certo numero di abitanti. L’Italia è disseminata di città fondate dagli Etruschi e dai Greci, insediamenti piccoli e grandi, semplici forti poi diventate città e la lotta tra popoli nemici per la conquista è accaduta svariate volte. L’Italia è da sempre luogo di incrocio di razze e culture diverse, le terre del sud ricevono l’impatto iniziale, e questo fatto ha modellato il carattere ed inclinazione del meridionale propenso ad accettare quello che viene, ad abituarsi al disagio, all’ accoglienza. Le genti del nord Italia, in apparenza più egoiste ben presto modificano il loro atteggiamento che tende anch’esso all’accoglienza e all’integrazione.
In ogni città dell’Occidente vi è l’immedesimazione con gli eventi narrati da Omero, per vantare l’origine antica del luogo. Da queste riflessioni possiamo affermare che il Mare Adriatico è stato da sempre teatro delle gesta di tanta umanità in diverse epoche, non distanti tra loro, ma lungo tutto l’arco del periodo delle conquiste italiche.
Per Virgilio Troia acquisisce una fisionomia definita: le testimonianze concordano nell’ubicazione di Troia su una collina di modesta altitudine, alle falde dell’Ida (attuale Torrente Vaccarella), circondata dal corso di ben otto fiumi Reso, Eptaporo, Careso, Rodio, Granìco, Esepo, Scamandro, Simoenta, attuali (t. Guenara, Triolo, Salsola, Candelaro, Celone, Cervaro e Carapelle) al centro di una fertile pianura e molto vicina al mare. Essa ci appare differenziata in una Asty (città fortezza) e in una polis, corrispondente alla città vera e propria.
La descrizione di Virgilio, rapportata alla geografia del Tavoliere prima dei mutamenti geologici subiti, avvalora ancor di più l’ipotesi che la Troia dell’antichità fosse quella situata nella Daunia. L’innalzamento della terra ha comportato la mutazione degli scenari della battaglia descritta da Omero tra Paride figlio del Re Priamo, e Menelao fratello di Agamennone (Iliade III-V-VI). Nella descrizione si racconta che la distanza tra la città di Troia e l’accampamento Greco nei pressi del mare, dovette essere percorsa almeno 6 volte dagli Achei e dai loro emissari, questo ci fa ritenere che questa non dovesse essere superiore ai 5/6 Km. Così si deduce che il mare 3200 anni fa penetrasse fino a 6 Km dall’attuale Troia, e poiché la leggenda ci parla anche del mostro del mare Bohu (tradotto dall’Ebraico al Latino Fochia - fossa, cavità) si può avanzare un’altra ipotesi che Foggia (Fochia) dovesse essere nell’antichità un lembo di terra all’interno della palude a comprendeva anche l’area archeologica di Arpi.
Una storia completamente cancellata come mai?
L’affermazione del potere della Chiesa ha comportato l’oscuramento del paganesimo, cancellando il passato di molti luoghi. Poi è sopraggiunta l’unità d’Italia e la cancellazione di gran parte della storia reale in favore di un racconto addomesticato che doveva deprimere il meridione d’Italia, capitò a proposito l’avventura di Schliemann e della scoperta del sito in Turchia, nascondere per comodamente gestire territori ridotti ai minimi termini, privi di cultura e di conseguenza da educare, niente di più sbagliato.
Come fa ad affermare che 3200 anni fa il Tavoliere era una laguna?
Quindicimila anni fa, durante l’ età della pietra, la presenza dell’ uomo era evidente lungo le falde rocciose del Gargano, con i reperti marini incastonati nella roccia a dimostrazione che il mare era molto più in alto di oggi. Questo avvalora l’ ipotesi secondo la quale il Gargano in origine era un’ Isola staccata di poco dal continente in modo che il mare, penetrando in profondità nelle pianure del Tavoliere conducesse una varietà e ricchezza incomparabile. Mentre le acque piovane scendendo copiose dai rilievi dell’Appennino rendevano rigogliosa la pianura per il pascolo dei cavalli ed armenti, l’umidità favoriva i boschi e le foresta a vantaggio dei cervi, cinghiali e uccelli migratori e predatori, dando luogo ad una bio diversità mai veduta in altro luogo.
fonte: https://alfredodecclesia.blogspot.it
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