sabato 25 novembre 2017

il segreto dei bambini Inca sacrificati sulle Ande


Nonostante le indagini archeologiche svolte durante gli ultimi decenni abbiano aperto un ampio orizzonte sulle conoscenze riguardanti il mondo andino precolombiano, l'origine della civiltà incaica rimane ancora oscura e avvolta da mistero.
Le attuali conoscenze del popolo Inca sono cospicue per quanto riguarda la cosiddetta epoca imperiale, intensamente documentata dai cronisti spagnoli del secolo XVI, ma risultano assai scarne riguardo la formazione di tale gruppo etnico e al consolidarsi della sua potenza. La storia degli Inca è impregnata di leggende tramandate dalla tradizione orale, mentre i dati archeologici sono ancora limitati. Alcuni archeologi, tra cui J.H. Rowe, in seguito a ricerche effettuate negli anni sessanta sostennero che le origini della civiltà incaica non andassero cercate solo nell'area culturale e geografica dell'altopiano di Cuzco. A causa di numerosi interrogativi tuttora aperti è difficile azzardate datazioni precise a proposito dei principali eventi storici: secondo la cronologia di J.H. Rowe il 1200 dopo Cristo può essere considerato l'anno d'inizio dei sovrani Inca.


Uno degli aspetti più interessanti, per altri potrebbe risultare inquietante, riguarda la pratica dei sacrifici umani effettuati soprattutto tramite l'uso di bambini. I primi missionari spagnoli coloniali parlarono lungamente di questa pratica, ma solo recentemente gli archeologi hanno iniziato a ritrovare i corpi delle vittime sulle vette delle Ande, naturalmente mummificati per via delle condizioni asciutte di quell'ambiente. Nel 1999 furono rinvenute tre mummie in prossimità della cima del vulcano Llullaillaco, in Argentina. I corpi ritrovati erano di bambini di età pari a 6, 7 e 13 anni. Furono sacrificati circa 500 anni fa. Il Capacocha era la pratica inca del sacrifico umano effettuato soprattutto tramite l'utilizzo di bambini. Gli Inca eseguivano sacrifici di bimbi durante e dopo importanti eventi, quali la morte del Sapa Inca, imperatore, o durante le carestie. Come vittime sacrificali sceglievano bambini fisicamente perfetti poiché erano la migliore offerta agli dei. Le vittime del sacrificio erano di entrambi i sessi, scelti per l'aspetto e nessuna regione dell'impero era esentata dal fornire i bambini per la cerimonia. Normalmente i bimbi di sesso maschile non superavano i 10 anni età mentre per le femmine si giungeva ai sedici anni, sempre che fosse ancora vergine. Le vittime sacrificali dovevano essere perfetti nell'aspetto fisico, anche una sola lentiggine poteva salvargli la vita, lo stesso accadeva con una cicatrice.


Esisteva un rituale che precedeva il sacrificio: vestivano i bambini con abiti preziosi e gioielleria, scortandoli a Cuzco dove avrebbero incontrato l'imperatore e partecipato ad una festa in loro onore; dopo le cerimonie i sacerdoti portavano le vittime sulle cime delle montagne per il sacrificio, facendoli bere una bevanda inebriante per minimizzare il dolore, la paura e la resistenza, quindi li uccidevano per strangolamento, colpendoli alla testa o lasciando che perdessero conoscenza a causa del freddo estremo che comportava la morte per assideramento. Il Capacocha non consisteva solo nell'abbandono della vittima sulle vette delle montagne, prevedeva un cerimoniale molto più cruento. I bimbi scelti per gli dei erano portati nella capitale dell'impero, qui accoppiati e vestiti finemente come piccoli principi. Venivano fatti sfilare intorno a grandi statue che rappresentavano il Creatore, il Dio Sole, il Dio della Luna e il Dio del Tuono. Il Sapa Inca ordinava ai sacerdoti di effettuare i sacrifici. Alcuni bambini venivano aperti per poter rimuovere il loro cuore, altri strangolati. Il loro sangue veniva utilizzato come vernice sulle statue degli Dei. Questi cruenti sacrifici furono raccontati dagli invasori spagnoli, ma nessuna prova è stata rinvenuta negli scavi archeologici. Risulta assai probabile che questa pratica sia stata testimoniata dagli spagnoli tra le popolazioni azteche ed attribuita erroneamente agli Inca.


I bimbi che rimanevano in vita dovevano essere accompagnati in vetta alle cime andine per completare il cerimoniale che attendeva loro.
Tra i corpi rinvenuti dalla spedizione archeologica del 1999 vi era una ragazza di tredici anni, chiamata la Doncella de Llullaillaco, che probabilmente era il soggetto più importante della cerimonia, nonché il più consapevole di quello che stava accadendo. I due bimbi furono chiamati il ragazzo di Llullaillaco e la ragazza fulmine, poiché il suo corpo fu danneggiato da un fulmine. Al momento del rinvenimento la ragazzina sembrava semplicemente addormentata, con il volto rilassato, seduta con gambe incrociate. Recenti ricerche condotte dall'università di Bradford hanno permesso di comprendere che circa un anno prima della morte la dieta della Doncella de Llullaillaco si era arricchita di mais e proteine animali e aveva iniziato ad assumere dosi massicce di alcool e droga, rispettivamente birra di mais e foglie di coca. Con grande probabilità questo avvenne in coincidenza con la sua elezione al rango di vittima sacrificale. 


Il consumo di tali sostanze aumentò considerevolmente all'avvicinarsi del sacrificio. Sebbene le stesse sostanze furono rinvenute nelle analisi dei capelli dei due bimbi piccoli, in loro non vi è traccia dello stesso incremento.
Quale possibile risposta? La Doncella de Llullaillaco era consapevole e autonomamente assumeva droghe? La ragazza fu costretta nell'assunzione per essere più facilmente manipolabile?

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Reinhard Johan, A 6700 metros ninos incas sacrificados quedaron congelados en el tiempo, National Geograpich, Novembre 1999

Zapponi Sara, Dalle mummie degli Inca i segreti dei sacrifici della Capacocha, Focus agosto 2013

Handwerk Brian, I segreti dei bambini inca sacrificati sulle Ande, National Geograpich Luglio 2013

Andrushko, Valerie A.; Buzon, Michele R.; Gibaja, Arminda M.; McEwan, Gordon F.; Simonetti, Antonio; Creaser, Robert A. (February 2011). "Investigating a child sacrifice event from the Inca heartland". Journal of Archaeological Science

Reinhard, Johan; Ceruti, Constanza (June 2005). "Sacred Mountains, Ceremonial Sites, and Human Sacrifice Among the Incas". Archaeoastronomy

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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