SETTE GIORNI A MAGGIO (SEVEN DAYS IN MAY).
Era il luglio del 1963, e in Pennsylvania Avenue, di fronte alla Casa Bianca, improvvisamente esplose un corpo a corpo brutale tra gruppi di picchetti rivali che manifestavano a favore e a sfavore di un trattato di divieto del nucleare. Mentre il giornalista del Washington Post Stephen C. Rogers descriveva la scena, i manifestanti iniziarono a picchiarlo e a calciarlo fino a che dei poliziotti armati di manganelli si misero nella mischia per separarli. Mentre i poliziotti trascinavano via i dimostranti più violenti, un uomo con un berretto da baseball blu brillante si alzò improvvisamente al centro del gruppo: ‘Va bene! Va bene! Va bene!’ urlò e lo scontro si interruppe bruscamente. L'uomo col berretto da baseball era il regista hollywoodiano John Frankenheimer. Era lì per filmare una scena per il suo thriller sulla Guerra Fredda, Sette Giorni a Maggio, incentrato su una cospirazione dei generali del Pentagono per rovesciare un presidente politicamente assediato, che aveva osato provare a ridurre le tensioni con i sovietici. Il film uscì nel 1964, e la storia della sua realizzazione è assai inquietante. Frankenheimer lavorò al film su esortazione personale del presidente John F. Kennedy, che si era scontrato con un generale dell'esercito con posizioni estremiste all'inizio della sua amministrazione, e apparentemente temeva che una vicenda simile a quella raccontata nel film fosse davvero possibile. Purtroppo, JFK non è vissuto per vedere il film che ha contribuito a portare sullo schermo. La vicenda iniziò nell'estate del 1962, quando l'editorialista Fletcher Knebel inviò al Presidente una copia di un romanzo, Seven Days in May, del quale era stato co-autore assieme al collega giornalista Charles W. Bailey. Pare che l’ispirazione per scrivere il libro Jr. Knebel l’avesse avuta a seguito di una intervista con il generale dell’Air Force Curtis LeMay, in cui l'ufficiale militare aveva affermato che era necessario castigare il ‘codardo’ JFK per la gestione della crisi della Baia dei Porci. Da quell’intervista Knebel e Bailey avrebbero poi tratto lo spunto per la storia di un colpo di stato militare di destra negli Stati Uniti. Nel 1961 il Segretario alla Difesa, Robert McNamara, era stato costretto a licenziare il generale dell'esercito Edwin Walker dal suo comando in Europa dopo che fu scoperto che Walker stava indottrinando le sue truppe con il materiale della John Birch Society che considerava entrambi i fratelli Kennedy e Dwight D. Eisenhower come agenti comunisti nascosti. J.F. Kennedy era fin troppo consapevole che una frangia dell’apparato militare condivideva punti di vista simili. Come Robert Kennedy aveva detto a Ted Sorenson, suo stretto collaboratore, Walker stava "facendo muovere tutti contro di loro”. JFK lesse velocemente il libro e poi lo passò a suo fratello, e ai membri della loro cerchia ristretta. JFK volle assicurarsi personalmente che dal libro fosse realizzato un film. JFK aveva già molti collegamenti con il mondo del cinema. Suo padre, Joseph Kennedy, era stato produttore cinematografico e capo dello studio RKO negli anni 1920 e 1930. Secondo un articolo di Variety del 2013, lo stesso Presidente comunicò al giornalista che aveva scritto il libro, che voleva Warren Beatty nel ruolo di presidente nel film. Inoltre, secondo il libro dei fratelli Talbot: The Hidden History of the Kennedy Years, il presidente contattò il regista John Frankenheimer, che aveva realizzato un altro film basato su uno dei thriller preferiti dal presidente, il romanzo del 1959 The Manchurian Candidate di Richard Condon . JFK avrebbe fornito anche un aiuto dietro le quinte a quel film. Quando la United Artist aveva vacillato nel suo sostegno al progetto, JFK aveva fatto un favore all'amico Frank Sinatra che ne era il protagonista, e aveva comunicato allo studio che approvava il progetto. Nell'agosto del 1962, organizzò persino una proiezione privata alla Casa Bianca. Per Sei giorni a Maggio JFK disse addirittura a Frankenheimer che se voleva girare la scena della dimostrazione fuori dalla Casa Bianca, sarebbe andato alla casa per le vacanze della famiglia Kennedy a Hyannisport per il fine settimana, in modo da eliminare qualsiasi ostacolo alla sicurezza. Il sigillo di approvazione di JFK al film contribuì ad attirare una lista di liberali di Hollywood a sostegno del progetto. La compagnia di produzione di Kirk Douglas acquistò i diritti del libro e l'attore accettò di recitare nel film insieme a Burt Lancaster e Frederic March. Ma Frankenheimer ebbe ugualmente problemi con il Dipartimento della Difesa, perché rifiutò di presentare la sceneggiatura di Rod Serling ai funzionari governativi in anticipo per le "considerazioni", come era chiamato il processo di censura. Senza il permesso di filmare al Pentagono, girò le scene negli studi della Paramount quasi di nascosto: "Avevamo la fotocamera sul retro di una station wagon con sopra un panno nero", ha spiegato il regista in un libro dello storico del cinema Gerald Pratley. Douglas, con indosso l'uniforme da colonnello dei Marine, guidò e parcheggiò la sua auto, per poi entrare nel Pentagono. Mentre lo faceva, tre ufficiali lo salutarono, pensando che fosse un vero superiore. Prima che l'inganno fosse scoperto, Douglas si voltò e uscì, e andò via. Nell'autunno del 1963 le riprese furono completate. Alla fine di ottobre il generale Walker - l'ufficiale che era stato allontanato dal suo comando per le sue opinioni estremiste - fece un discorso anti-Kennedy e poi istigò una folla di rivoltosi a contestare la visita a Dallas dall'ambasciatore delle Nazioni Unite Adlai Stevenson. Come hanno raccontato i giornalisti Bill Minutaglio e Steven L. Davis nel loro libro Dallas 1963, i manifestanti irruppero nei corridoi tenendo le bandiere americane a testa in giù, mentre un uomo cantava ad alta voce, "Kennedy otterrà la sua ricompensa all'inferno, Stevenson sta per morire." L'ambasciatore fu aggredito da un manifestante che lo colpì sulla testa con un cartello. Una rissa stranamente simile a quella del film. Circa un mese dopo, il 22 novembre, la Paramount Pictures decise di far uscire la pubblicità programmata per il film: lo stesso giorno in cui il Presidente fu ucciso a Dallas.
Fonte: https://blogs.weta.org/boundarystones/2014/05/13/movie-jfk-wanted-made-didnt-live-see
fonte: http://larapavanetto.blogspot.com/
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