giovedì 21 febbraio 2019

Ferdinando Valletti, dal Milan ai campi di concentramento


Nel gennaio del 1944 un collega delatore di Aldo Carpi de' Resmini, pittore ed artista italiano, rivelò ai fascisti le origini ebraiche del pittore. Immediatamente furono informate le SS. Carpi fu arrestato e deportato prima a Mauthausen e poi a Gusen. Aldo Carpi riuscì a documentare la vita e la morte nel campo di concentramento con numerosi schizzi e con un diario personale. All'interno di questo diario si può leggere: «C'era Ferdinando Valletti, altro operaio, un bravo giovane qui di Milano che, ogni volta che correvo il pericolo di rimanere sotto lo scarico dei sassi, mi gridava: "Professor, professor" e correva a prendermi per un braccio e mi tirava lontano. Un'altra volta quel bravo ragazzo mi ha strappato dalle rotaie mentre stavo per finire sotto il treno. Valletti era un amico del Borghi, un operaio dell'Alfa Romeo; si è salvato. Poi quando finiva il lavoro ero proprio stanco, non ne potevo più, avevo le mani e i piedi martoriati, le gambe non mi reggevano. Allora Valletti e un altro dei miei compagni mi prendevano sottobraccio e mi aiutavano a camminare incolonnato con gli altri».


Prima di introdurre la figura di Ferdinando Valletti, ricordiamo che il campo di concentramento di Gusen fu un lager della Germania nazista composto da tre dei quarantanove sotto-campi del campo principale di Mauthausen. I tre campi di concentramento erano situati nei pressi delle piccole cittadine di Langenstein e Sankt Georgen ad der Gusen, nell'attuale Alta Austria, a circa 20 km chilometri da Linz e circa quattro da Mauthausen.
Ferdinando Valletti, la cui storia è legata a quella dei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen, nacque a Verona il 5 aprile del 1921. Dopo un'infanzia trascorsa in collegio, si diplomò all'istituto Ferraris. Nel 1938 si trasferì a Milano per lavorare all'Alfa Romeo e, vista la sua abilità con il pallone tra i piedi ed i trascorsi nella squadra dell'Hellas Verona, fu indirizzato alla squadra di calcio del Seregno. Il Milan ben presto si accorse di lui e lo inserì in squadra. Giocò due stagioni con la squadra milanese (1942-43 e 1943-44) nel ruolo di mediano. Durante una partita si ruppe il menisco, fu operato e costretto a smettere di giocare a calcio. Nel frattempo si fidanzò e partì per il servizio militare. Nel 1943, all'età di 22 anni, si sposò.


Nel marzo del 1944 fu catturato dalle SS tedesche per aver aderito ad uno sciopero mentre lavorava per l'Alfa Romeo. Fu inviato prima al carcere di San Vittore e quindi deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Successivamente fu trasferito al campo di Gusen II dove fu impiegato nella squadra cemento che aveva il compito di scavare gallerie che dovevano servire per occultare alcune fabbriche belliche tedesche. I prigionieri lavoravano allo scavo di un sistema di gallerie entro le quali venivano collocati impianti per la produzione di armi e parti di aerei delle aziende Steyr-Daimler-Puch AG e Messerschmitt AG. Furono scavati nelle montagne circostanti sette chilometri di tunnel larghi da 6 a 8 metri ed alti da 10 a 15 per ubicarvi la produzione bellica ed i macchinari dell'istituto di ricerca della Scuola Superiore tecnica di Vienna. La maggior parte di queste operazioni erano attinenti al programma per la produzione missilistica delle V2. I lavori erano eseguiti senza sicurezza per la mano d'opera utilizzata, motivo che condusse alla morte di moltissimi prigionieri. Secondo le ultime ricerche vi furono anche eliminazioni di massa con il gas Zyklon B.


All'interno di questa enorme disgrazia, Ferdinando Valletti condivise la prigionia con il pittore milanese Aldo Carpi che lo citerà più volte all'interno del Diario di Gusen. Valletti si salvò anche grazie alla fortuna: per il suo trascorso da calciatore del Milan fu chiamato da un kapò, ovvero un prigioniero di un campo di concentramento nazista al quale era affidata la funzione di comando di altri prigionieri, a sostituire un giocatore di calcio nella squadra delle SS del campo di Gusen. Da quel momento a Valletti fu consentito di lasciare il duro lavoro nelle gallerie a favore delle cucine nel campo di concentramento. Ferdinando svolse un lavoro meno usurante e riuscì a portare, di nascosto, cibo ai compagni. Fu liberato dalle forze alleate il 5 maggio del 1945.
Terminata la guerra, continuò il suo percorso lavorativo all'interno dell'Alfa Romeo di Milano, riuscendo a divenire dirigente.


Nel 1976 fu insignito dell'Ambrogino d'Oro dall'allora sindaco di Milano Aldo Aniasi.
Nel 1979, su iniziativa del Presidente della Repubblica, divenne Maestro di Lavoro e insignito con la decorazione della Stella al merito del lavoro.
Dal 1993 la sua salute fu minata da gravi patologie, tra cui la malattia di Alzheimer che lo costrinse a lasciare, nel 2000, l'attività didattica presso l'Associazione Meccanica e l'ISEO iniziata nel 1970.
Ferdinando Valletti si spense a Milano il 23 luglio del 2007.

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI

Bibliografia

Aldo Carpi, Diario di Gusen, Einaudi, Torino, 1993 

Italo Tibaldi, Gusen. Sottocampo di Mauthausen, Aned, Milano, 1990 

Duccio Bigazzi, Il portello. Operai, tecnici e imprenditori all'Alfa Romeo (1906-1926), Franco Angeli, Milano, 1988 

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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