sabato 16 novembre 2013

io gigolò da 500 euro a cena




La vanità muove l'anima fino a trasformare un divertimento in lavoro. Luca, il nome è di pura fantasia, ha 50 anni, è nato a Verona e ha trascorso la sua adolescenza tra Bologna e Rimini prima di fare definitivamente ritorno nella nostra città a metà anni '70. Luca, 25 anni fa, ha scelto di fare il gigolò. Massima riservatezza, discrezione in una sorta di «professione» che certo non è nuova neppure se declinata al maschile, ma che deve fare i conti con i tempi, gli usi e i costumi che cambiano. Non ci si può vantare, l'esibizionismo è vietato, la discrezione è l'arma più apprezzata da donne sempre più emancipate e sicure di sè.

Accompagnatore? Uomo per una notte? Toy boy?

No – dice lui – toy boy, no. L'immagine richiama a ragazzi più giovani di me. Giocattoli da esibire. Nel concetto di piena rivincità della sessualità femminile. Io non sono un oggetto. Decido con chi andare, decido cosa fare.

Luca, perché si sceglie di diventare gigolò?

All'inizio non c'è un movente economico, ma pura vanità che si riflette nell'anima. Lo stato d'animo fa suonare un campanello d'allarme. Manca l'equilibrio nell'appagamento del rapporto tra uomo e donna. E nasce la necessità di trovare qualcosa di diverso. La ricerca della piena soddisfazione ti porta a seguire tante strade. Io ho scelto la mia.

Quando ha iniziato?

Avevo 20-25 anni. Frequentavo la riviera. In Romagna l'amore rappresenta un richiamo forte. Vanità e narcisismo mi hanno fatto capire che un divertimento che comportava delle spese poteva diventare fonte di guadagno. Tutto è iniziato quasi per scherzo. Nel tempo si è trasformato in un lavoro che non determina di certo il mio stato sociale. Massima privacy, scelte chiare.

E se si innamora di una sua cliente?

Non farei questo lavoro. Il mio credo è: o una donna sola, o tutte insieme. Oggi sono single. Ma quando scelgo di stare con una donna è perchè trovo anche un minimo coinvolgimento. Deve scoccare la scintilla, altrimenti non ha senso dare seguito ai nostri incontri.

Occasionali?

Occasionali. Raramente mi trovo più volte con la stessa persona.

Come la contattano?

Il passa parola funziona benissimo. L'amica consiglia l'amica. Mi chiamano, si presentano, mi dicono da dove è arrivato il contatto.

Non ha mai provato ad utilizzare altre forme di pubblicità?

Sì, una volta nel pieno della mia esplosione ormonale, ho messo un annuncio sul giornale. Ma non lo rifarei più. Mi sono arrivate anche telefonate sgradite. E quindi ho deciso di affidarmi solo al passaparola.

La prima uscita con lei quanto costa?

Più o meno cinquecento euro. E' il primo approccio per capire chi ho di fronte, e per conoscere le esigenze di chi mi parla.

Quando dice di no?

Quando mi propongono situazioni deviate, inopportune, sgradevoli.

Il suo miglior guadagno in un mese?

Vent'anni fa. Sei milioni delle vecchie lire.

Perché le donne vengono da lei?

Per essere ascoltate, capite, soddisfatte. Per trovare qualcosa che hanno perso, l'odore del maschio. Un'intimità negata, per annacquare frustrazioni. Io le ascolto, sono presente. Faccio rivivere la magia del corteggiamento. Divento un rifugio, seppur occasionale. La donna, però, ragiona sempre con la testa.

Fascia d'eta?

In questi giorni ero con una 23enne appena lasciata. Ma la fascia è molto ampia. Dopo i 40 anni molte donne si rimettono in discussione. E i segnali sono tanti. Un lifting, la cura estrema della persona, l'incontro occasionale.

Senta Luca, ma se le capitasse di incontrare per strada una sua cliente, magari accompagnata?

Evito ogni imbarazzo, non faccio mai il primo passo. Lascio a loro la scelta. Il coinvolgimento nato dal nostro incontro determinerà ogni cosa.

L'ultimo incontro speciale?

Qualche giorno fa. Sono stato tre giorni in Costa Azzurra con una figlia di industriali. Mi ha invitato sul suo yacht, aveva chiuso da poco una relazione.

Come è andata?

Si è viaggiato sottocoperta. Tre giorni intensi.

Si è mai ritrovato a vivere situazioni particolari nei giochi di sesso?

Un gioco a tre dove ero io con due ragazze. Poi sesso in ascensore, e un rapporto occasionale nella Grotta Azzurra di Capri.

Titolo di studio?

Ho frequentato il Dams.

Lingue straniere parlate?

Inglese e francese.

Giochi al buio?

Mai, se non che decida io di farmi trascinare in un gioco. Esigo sempre una conoscenza preliminare.

Lei avrà anche un lavoro no? Qual è la sua professione?

Curo le pubbliche relazioni per un'azienda.

Dove vive?

In centro storico.

La prima volta da gigolò?

Con una ragazza siciliana. Voleva vendicarsi del fidanzato che le metteva le corna. Tramite un'amica in comune ha scelto me. E lì è iniziata la mia vita da gigolò.

Che cosa ne pensa delle donne veronesi?

Possiedono enormi potenzialità. Ma c'è ancora molto da scoprire.

Simone Antolini

fonte: www.larena.it

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