domenica 5 maggio 2019

gli eroi sono sempre giovani e belli


Nel cuore di Torino correva veloce, ed accaldata, l’estate del 1939 quando un industriale di nome Ferruccio Novo decise di assumere la presidenza del Torino Calcio, succedendo a Giovanni Battista Cuniberti. Per Novo si trattava di un ritorno a casa poiché da giovanissimo giocò nelle file del Toro, senza mai accedere alla prima squadra.


Le prime attività della nuova dirigenza riguardarono la riorganizzazione della società, sulla base dei suggerimenti pervenuti da Vittorio Pozzo. L’obiettivo era di rendere la gestione simile a quella delle squadre inglesi, all’epoca all’avanguardia nel mondo calcistico. Novo decise di mettere sotto contratto molti ex giocatori, tra i quali spiccano i nomi di Giacinto Ellena ed Antonio Janni. Rinaldo Agnisetta assunse l’incarico d’amministratore delegato della società. Agnisetta aveva un passato da direttore di un’azienda di trasporti. La nuova dirigenza decise di assumere Leslie Lievesley come allenatore delle squadre giovanili. La prima squadra fu affidata ad Ernest Egri Erbstein, allenatore d’origini ebraiche nato, nel 1898, nella parte ungherese dell’Impero Austro-Ungarico. Prima di sedersi sulla panchina del Torino, Erbstein aveva allenato a Vicenza, Bari, Cagliari e Lucca. Nella città toscana era osannato e, quasi sicuramente, sarebbe restato volentieri se non fossero giunte le nefaste Leggi Razziali Fasciste del 1938. Il razzismo di stato mutò radicalmente la vita d’Erbstein, tanto che alle figlie fu negata la possibilità di studiare nelle scuole pubbliche. L’allenatore di origini ebraiche decise di accettare l’offerta del Torino anche per amore delle figlie: nella mente di Erbstein il trasferimento sarebbe servito a giustificare l’iscrizione ad una nuova scuola, chiaramente privata, senza creare preoccupazioni nella mente delle piccole.


Ferruccio Novo, dopo aver modificato l’assetto societario, decise d’intervenire pesantemente sulla composizione della squadra. Il primo acquisto di spessore fu Franco Ossola, attaccante del Varese, che si rivelerà una pedina fondamentale nello scacchiere granata. L’acquisto di Ossola fu caldamente consigliato dall’ex calciatore Antonio Janni. [1]
Nel frattempo Benito Mussolini aveva deciso d’entrare nel conflitto mondiale al fianco della Germania. Mussolini, sicuro che si sarebbe trattato di una guerra lampo, giustificò la scelta di non reclutare soldati tra i calciatori sostenendo che “servono più sui prati che all’esercito”. Nel campionato 1940/41 Ossola iniziò a dimostrare il proprio valore ed il Torino chiuse la stagione al settimo posto, a nove punti dal Bologna campione d’Italia. Nell’estate del 1941, malgrado mancassero soldi da investire, Novo decise di giocare d’anticipo acquistando giocatori che entreranno nella Leggenda Granata. Il primo acquisto fu Pietro Ferraris, comunemente noto come Ferraris II, dall’Ambrosiana (nel 1928 per adeguarsi alle direttive del regime la società, nata con il nome di F. C. Internazionale Milano, fu costretta a fondersi con l’Unione Sportiva Milanese e, sempre per ragioni politiche, fu costretta a cambiare denominazione in Società Sportiva Ambrosiana). [2]
Un secondo fondamentale acquisto fu quello relativo a Romeo Menti dalla Fiorentina. Menti era noto come Menti III, per distinguerlo dai fratelli Mario ed Umberto anch’essi calciatori professionisti. [3]
Dalla Juventus giunsero Felice Borel e Guglielmo Gabetto, uno dei pochissimi italiani ad aver segnato oltre 200 gol nella massima serie. [4]


A ridosso dell’inizio del campionato 1941/42 il Toro decise di modificare il proprio assetto di gioco, aderendo al modulo chiamato Sistema: un 3-4-3, forse sarebbe più precisa l’indicazione di un 3-2-2-3, detto anche WM poiché la disposizione in campo dei giocatori ripeteva idealmente la forma delle due lettere. Quel campionato fu vinto dalla Roma; il Torino giunse al secondo posto anche a causa di una sconfitta contro il Venezia guidato, sul campo, da Loik e Valentino Mazzola. Nel frattempo era cambiato l’allenatore della squadra granata; il ruolo fu assunto da Andras Kuttik che sostituì Erbstein, costretto a collaborare in incognito con il Toro a causa delle leggi razziali persistenti in Italia. All’inizio della stagione successiva, il 1942/43, Novo acquistò dalla squadra del Venezia sia Mazzola che Loik. Il presidente spedì nella città lagunare l’incredibile cifra, per i tempi bui del nostro paese, di 1.200.000 lire. [5]-[6]
Prima della partenza del campionato Ferruccio Novo acquistò, dalla Triestina, Giuseppe Grezar. Tutti i nuovi acquisti facevano parte della nazionale italiana di calcio guidata da Vittorio Pozzo. [7]
Il Toro vinse il campionato 1942/43 lottando, a sorpresa, con la squadra del Livorno. Fu un gol di Valentino Mazzola, sul campo del Bari, che permise alla squadra granata di vincere lo scudetto all’ultima giornata.
L’inizio dell’epopea del Grande Torino fu gravato dall’arrivo del 1944. L’Italia era devastata dalla guerra e spezzata in due dalla Linea Gotica. I campionati, in una situazione surreale ed in seguito ad una decisione quantomeno rivedibile, proseguirono sotto i bombardamenti. Le maggiori squadre di calcio, per evitare la chiamata alle armi dei propri giocatori, strinsero accordi con le industrie più importanti del paese; in questo modo i calciatori divennero indispensabili alla produzione dell’industria bellica nazionale. Il Torino trovò un accordo di collaborazione con la FIAT ed i giocatori furono inquadrati come operai nella casa automobilistica. Malgrado le condizioni assurde fu disputato un campionato di calcio, che alla fine vide la vittoria della squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia.
Dopo la fine della guerra, l’Italia si ritrovò spezzata in due. I combattimenti avevano compromesso le linee di comunicazione sull’Appennino rendendo difficoltosi gli spostamenti. La Federazione decise di far ripartire il campionato con la formula dei gironi. Nel nord del paese tutte le squadre che avevano diritto furono iscritte alla massima serie; nel Sud del paese, data la scarsità di società titolate a disputare il campionato di Serie A, furono incluse alcune squadre che avrebbero dovuto giocare nel campionato inferiore.
Ferruccio Novo diede alla squadra l’assetto definitivo acquistando Bacigalupo, Maroso, Rigamonti e Ballarin. Il campionato fu vinto dal Torino, il terzo della sua storia ed il secondo dell’era Novo.
Il campionato 1946/47 fu largamente dominato dalla squadra granata. L’attacco del Toro concluse la stagione con 104 gol realizzati, alla media di quasi 3 a partita. Valentino Mazzola fu capocannoniere con 29 reti.


La Serie A 1947/48 fu il campionato più lungo della storia del Calcio: fu disputato da 21 squadre per motivi geopolitici (fu recuperata la Triestina che era scesa nella divisione cadetta). La massima serie iniziò a metà settembre e si concluse a giugno inoltrato. Fu l’anno del prezioso rientro di Erbstein come consigliere dell’allenatore Mario Sperone. Il campionato fu vinto dal Torino con 16 punti di vantaggio sulla seconda. La squadra granata concluse con 29 vittorie su 40 partite; 125 gol realizzati e solo 33 subiti.
Nella stagione successiva, l’ultima di questa gloriosa epopea, il Toro si presentò al torneo dopo una lunga tournée in Brasile. In quella Serie A, ridimensionata a 20 squadre dopo le 4 retrocessioni e le 3 promozioni, guidò le operazioni granata Erbstein, come direttore tecnico, con l’inglese Lievesley come allenatore. Il campionato iniziò con alcune difficoltà per il Torino, ma alla fine del girone d’andata prese la testa della classifica. Il vantaggio sulla seconda, l’Internazione – che nel frattempo aveva ripreso l’antica denominazione, salì sino a sei punti. Alla vigilia della trentaquattresima giornata, però, l’Inter si era riportata a quattro punti di distacco. Lo scontro diretto a Milano finì a reti inviolate. A quel punto la squadra granata partì per il Portogallo, dove giocò un’amichevole con il Benfica. Nel viaggio di ritorno l’intera formazione perirà nel disastro aereo di Superga. L’impatto causò la morte istantanea di tutte le trentuno persone a bordo del velivolo.

Per la fama della squadra, la tragedia ebbe una grandissima risonanza sulla stampa mondiale, oltre che in Italia.
Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l’estremo saluto ai campioni granata.
Per finire il campionato il Toro schierò la formazione giovanile. I ragazzi vinsero tutte e quattro le partite rimanenti contro i pari età mandati in campo dagli avversari in segno di rispetto.


Il Torino fu proclamato vincitore del campionato.
Nel disastro di Superga perirono tutti, i cui nomi sono nella leggenda dello sport. Tra loro anche Renato Casalbore, fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti, della Gazzetta del Popolo e padre di Giorgio, e Luigi Cavallero, giornalista de La Stampa di Torino.
Pochi conoscono le vicende che consentirono a Vittorio Pozzo e Nicolò Carosio, la celebre voce sportiva, di aver salva la vita.
Luigi Cavallero prese all’ultimo momento il posto sull’aereo di Pozzo, inviato sportivo della Stampa, poiché l’ex allenatore della nazionale di calcio non era gradito alla società granata dopo il recente avvicendamento sulla panchina azzurra ed alcune incomprensioni nate tra lui e Novo. Vittorio Pozzo volerà a Londra a vedere la finale della Coppa d’Inghilterra.
Nicolò Carosio, l’inventore della radiocronaca sportiva, non poté recarsi a Lisbona con l’aereo del Torino poiché fu impossibile far coincidere la trasferta portoghese con la cresima del figlio.
Quel maledetto giorno di maggio, tenebroso e lugubre, arrestò il tempo e la visione delle future generazioni sui calciatori che scrissero una delle più belle pagine della storia sportiva italiana.
Saranno sempre giovani e belli.
Per tutta la tifoseria granata saranno, per sempre, degli eroi.
E sappiamo che gli Eroi sono sempre giovani e belli.

Fabio Casalini

fonte: I VIAGGIATORI IGNORANTI



[1] Franco Ossola giocherà 176 partite con la maglia granata segnando 86 gol.
[2] Pietro Ferraris II giocherà nel Torino sino alla stagione 1947/48 quando fu ceduto al Novara Calcio giocando 168 partire e segnando 55 gol.
[3] Romeo Menti giocherà 131 partite con il Torino segnando 54 gol.
[4] Guglielmo Gabetto giocherà 219 partite con il Torino segnando 122 gol.
[5] Valentino Mazzola giocherà nel Toro 195 partite segnando 118 gol.
[6] Loik giocherà, da centrocampista, 176 partite con la maglia granata segnando 70 gol.
[7] Grezar giocherà 126 partite segnando 16 gol.

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