domenica 21 dicembre 2014

Walter Bonatti, fotografie dai grandi spazi

le foto autoritratto sono molte ma non sono le più belle.
anzi, mostrano subito una debolezza di carattere, un eccesso di immagine, un'immagine oltre.
ci si domanda come possa riprendersi a decine di metri di distanza: un pannello della mostra a Palazzo della Ragione cita i suoi scritti sulle sofisticate tecniche dell'autoscatto, all'inizio utilizzava un cavo elettrico lungo 100 metri, poi gli impulsi elettronici, e, in alcuni casi faceva ricorso a locali incontrati sul cammino.
spesso è nudo, a torso nudo o in costume, si tuffa, si arrampica, esagera...quando l'immagine diventa un sintomo.
Walter Bonatti, una mostra a Milano, al Palazzo della Ragione, con la storia e le foto di questo noto personaggio, alpinista e fotografo. dopo la cocente frustrazione seguita alla missione, tristemente storica, sul K2, accusato di aver sottratto l'ossigeno dalle bombole destinate all'ultimo tratto di salita, sottoposto al bombardamento mediatico, non si abbatte, lotta, rivendica le sue ragioni, combatte in tribunale, riprende a scalare in solitaria, crea fazioni -con o contro di lui- diventa famoso, scrive libri, poi, inaspettatamente dopo la scalata in solitaria alla nord del Cervino, nel febbraio 1965, Bonatti cambia mestiere. a precedere questa decisione, un'altra tragedia, 4 anni prima , sul Monte Bianco, 4 morti, tra i quali un caro amico.
e qui, c'è del coraggio, c'è la forza di reiventarsi, di inventarsi esploratore e fotografo.
Bonatti gira il mondo, forse tutto a giudicare dalle foto, lavora come inviato per Epoca che lo ingaggia come reporter. 




certo qui il narcisismo si spreca e le sue foto migliori non sono queste, che disturbano anche un po', ma le foto del mondo: Namibia, vulcano Licancabur in Cile,  Ruwenzori, Aconcagua cilena, gruppi montuosi dell'Etiopia, ghiacciaio e morene dell'Antartide, cascate Murchison, nel tratto ugandese del Nilo Vittoria, Yukon, Alaska e Canada, Capo Horn, Isola di Sumatra. foto belle, mostrano la natura, sono da brivido e impressionano per la vastità, dell'avventura soprattutto.

la mostra si dipana bene, inizia con le avventure sulle montagne, si dispiega poi nelle foto dell'esperienza del mondo come reporter per Epoca, si aprono due angoli interessanti: quello dei libri di ispirazione, Joseph Conrad, Jack London, Emilio Salgari, Arthur Conan Doyle, Herman Melville, Daniel Defoe, in cui una voce narrante legge dalle sottolineature di libri di Bonatti, e un altro di proiezione di fumetti, "Solitario sullo Yukon", "Nel cuore dell'Africa" e "Sull'isola dei mostri" nati, negli anni '90, dalle penne di Enea Riboldi e Pasquale Del Vecchio.ora, quei fumetti, di scarso successo ai tempi, sono ricercatissimi dai collezionisti.

Bonatti faceva tutto da solo: sceglieva le mete, si organizzava i viaggi, fotografava con talento istintivo ed efficace, scriveva articoli e didascalie, ma non voleva colleghi della carta stampata né fotografi tra i piedi - ricorda Livio Caputo, per 14 anni a  Epoca-. A Epoca avevamo un team straordinario di fotografi, da De Biasi a Del Grande, da Lotti a Galligani, ma verso Bonatti, che era simpatico e modesto nonostante la fame mondiale, non c'era nessuna invidia. Del resto lui metteva la sua straordinaria vigoria fisica al servizio di reportage al limite delle possibilità umane che nessun altro sarebbe stato in grado di realizzare. Era semplicemente insostituibile. Noi giornalisti invece lo consideravamo una vera bandiera del giornale, la ciliegina sulla torta. Uno che oltretutto scriveva con grande semplicità e chiarezza, e per questo era molto amato dai lettori.

fonte: nuovateoria.blogspot.it

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