giovedì 4 dicembre 2014
Lucia di Lammermoor
da Wikipedia:
è un'opera in tre atti di Gaetano Donizetti su libretto di Salvadore Cammarano, tratto da The Bride of Lammermoor (La sposa di Lammermoor) di Walter Scott.
La prima assoluta ebbe luogo con successo al Real teatro San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835: nei ruoli dei protagonisti figuravano Fanny Tacchinardi (Lucia), Gilbert Duprez (Edgardo) e Domenico Cosselli (Enrico). Il compositore successivamente alla prima napoletana, scrisse al suo editore Ricordi: «Lucia di Lammermoor andò, e permetti che amichevolmente mi vergogni e ti dica la verità. Ha piaciuto e piaciuto assai. Per molte volte fui chiamato fuori e ben molte anche i cantanti. Ogni pezzo fu ascoltato con religioso silenzio e da spontanei evviva festeggiato».
È la più famosa tra le opere serie di Donizetti. Oltre al duetto nel finale della prima parte, al vibrante sestetto Chi mi frena in tal momento? e alla celebre scena della pazzia di Lucia, la struggente cabaletta finale Tu che a Dio spiegasti l'ali è considerata uno dei più bei pezzi d'opera tenorili.
Trama
L'azione si svolge in Scozia, alla fine del XVI secolo, nel castello di Ravenswood.
Antefatto
La nobile famiglia Asthon, alla quale appartengono i fratelli Enrico e Lucia, ha usurpato i beni e il castello della famiglia Ravenswood, il cui unico erede è Edgardo. Edgardo e Lucia si amano segretamente.
Parte prima (La partenza)
Atto primo, quadro primo - Durante una battuta di caccia, Lord Enrico Ashton viene a sapere dell'amore di Lucia per l'odiato Edgardo e giura di ostacolarlo con ogni mezzo.
Atto primo, quadro secondo - Nel parco del castello, Lucia attende Edgardo e racconta ad Alisa, sua dama di compagnia, l'antica lugubre storia di un Ravenswood che in quello stesso luogo uccise per gelosia la propria amata il cui fantasma, da quel giorno, si aggira inquieto presso la fontana. Lucia le confessa di aver visto ella stessa il fantasma (Regnava nel silenzio). Alisa interpreta il racconto come un cattivo presagio e mette in guardia Lucia dal rischio di subire la stessa sorte.
Edgardo annuncia a Lucia di dover partire per difendere le sorti della Scozia. Ma prima intende stendere la mano in segno di pace al fratello di lei, Enrico, chiedendola in sposa. Lucia, consapevole dell'odio serbato dal proprio fratello nei confronti di Edgardo, chiede a quest'ultimo di attendere ancora. Edgardo e Lucia si scambiano gli anelli nuziali e si congedano giurandosi amore e fedeltà eterni (Verranno a te sull'aure).
Parte seconda (Il contratto nuziale)
Atto secondo, quadro primo - Le lotte politiche che sconvolgono la Scozia indeboliscono il partito degli Asthon e avvantaggiano quello di Edgardo. Enrico, per riequilibrare le sorti della contesa e salvare la sua casata, impone alla sorella di sposare un uomo ricco e potente, Lord Arturo Bucklaw. Al rifiuto della fanciulla, che non ha mai ricevuto lettere di Edgardo poiché le stesse sono state intercettate ed occultate da Enrico e da Normanno (armigero della casata Ashton), egli le dice che Edgardo ha giurato fede di sposo ad un'altra donna, offrendole quale prova una falsa lettera, e con l'aiuto di Raimondo, padre spirituale della ragazza, la convince ad accettare le nozze con Arturo.
Atto secondo, quadro secondo - Arturo attende trepidante la promessa sposa all'altare. Lucia viene, ma la cerimonia nuziale è sconvolta dall'inattesa irruzione di Edgardo (Chi mi frena in tal momento). Alla vista del contratto nuziale firmato da Lucia il giovane maledice l'amata e le restituisce l'anello. Lucia, impietrita dalla disperazione, gli ridà il suo.
Atto terzo, quadro primo - Enrico ed Edgardo si incontrano presso la torre di Volferag e decidono di porre fine ad ogni discordia con un duello, che viene fissato per il giorno dopo, all'alba.
Atto terzo, quadro secondo - Al castello, la lieta festa nuziale viene interrotta da Raimondo, che tremante comunica agli invitati la notizia che Lucia, impazzita dal dolore, ha ucciso Arturo durante la prima notte di nozze (Dalle stanze ove Lucia). Lucia, fuori di sé, compare tra gli invitati con un pugnale tra le mani e gli abiti insanguinati. Ella crede di vedere Edgardo, immagina le sue nozze tanto desiderate con lui e lo invoca. Mentre il coro la compiange, entra Enrico, che saputo del misfatto, fa per uccidere la sorella, ma Raimondo e Alisa lo fermano, mostrandogli in che stato è ridotta. Lucia si scuote: crede di aver sentito Edgardo ripudiarla e gettare a terra l'anello che si erano scambiati. Lucia non regge al dolore, e muore nello sconcerto generale. Enrico fa portare via Lucia, mentre Raimondo accusa Normanno, il capo degli armigeri, di essere il responsabile della tragedia.
Atto terzo, quadro terzo - Giunto all'alba tra le tombe dei Ravenswood per battersi in duello con Enrico, Edgardo medita di farsi uccidere. D'improvviso è turbato dall'arrivo di una processione proveniente dal castello dei Lammermoor, piangendo la sorte di Lucia. La campana a morto annuncia la morte della ragazza. Edgardo, che non può vivere senza di lei, si trafigge con un pugnale (Tu che a Dio spiegasti l'ali).
Organico orchestrale
La partitura di Donizetti prevede l'uso di:
ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti
4 corni, 2 trombe, 3 tromboni
timpani, grancassa e piatti, tamburo, triangolo, campana, glassarmonica
arpa
archi
Curiosità
Fanny Tacchinardi Persiani nella parte di Lucia nel 1838, litografia di Edward Morton
Il 21 marzo 2006, al Teatro alla Scala di Milano, sotto la direzione di Roberto Abbado, l'opera Lucia di Lammermoor è stata messa in scena nella sua edizione originale: Donizetti aveva infatti pensato, per la "scena della pazzia", all'uso della glassarmonica (o armonica a bicchieri), integrata con l'orchestra sinfonica. Circostanze pratiche costrinsero però Donizetti a rinunciare a questa originale soluzione e a riscrivere la partitura. L'edizione critica dell'opera ha reintegrato la parte per glassarmonica, che ben esprime, secondo quanto detto dal critico Paolo Isotta nel suo articolo sul Corriere della Sera del 22 marzo 2006, "l'atmosfera spettrale e nel contempo il totale distacco dalla realtà in cui Lucia è precipitata."
La "scena della pazzia"
La "scena della pazzia" è la seconda "Scena ed Aria" della protagonista. Si tratta probabilmente della più celebre scena di pazzia della storia dell'opera, nota soprattutto nella versione modificata dai soprani dell'epoca, con l'aggiunta di una lunga cadenza col flauto.
Nel libretto corrisponde alle scene V-VII della parte seconda, atto terzo. Nella partitura al numero 14.
La sua struttura è:
Scena (recitativo): Eccola! [...] Il dolce suono / Mi colpì di sua voce (Do minore, 121 battute)
Cantabile: Ardon gl'incensi [...] Alfin son tua (Larghetto, Mi bemolle maggiore, 44 battute nella versione originale)
Tempo di mezzo: S'avanza Enrico (Allegro, Do bemolle maggiore, 92 battute)
Cabaletta: Spargi d'amaro pianto (Moderato, Mi bemolle maggiore, 175 battute)
Brani celebri[modifica | modifica wikitesto]
Regnava nel silenzio, cavatina di Lucia (Parte I)
Il dolce suono mi colpì di sua voce, scena ed aria di Lucia (Parte II, Atto III - scena della pazzia)
OPERA COMPLETA
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