mercoledì 14 agosto 2013

Juan Domingo Peròn




Juan Domingo Perón Sosa  è stato un politico e militare argentino. Fu ininterrottamente presidente dell'Argentina dal 1946 al 1955 quando venne rovesciato da un Colpo di Stato militare. Rieletto alla stessa carica nel 1973, morì l'anno dopo, venendo sostituito dalla terza moglie, già vicepresidente, Isabel Martínez de Perón.
I seguaci di Perón - originariamente chiamati anche descamisados ("scamiciati"), ad indicare simbolicamente la provenienza dagli strati popolari della società - acclamavano i suoi sforzi per eliminare la povertà e dare maggiore dignità al lavoro, mentre i suoi oppositori politici, rappresentati dall'oligarchia a cui, secondo i sostenitori peronisti, veniva impedito di continuare a sfruttare il popolo argentino, e dalla maggioranza dei ranghi militari da cui lui stesso proveniva, lo hanno considerato un demagogo e un dittatore. Diede vita al movimento politico conosciuto come peronismo, che si proponeva come una terza via fra il capitalismo e il socialismo. Perón costruì la sua immagine anche grazie all'aiuto della seconda moglie, Evita Perón. Il movimento peronista fu sincretico, talora definito populista, che unisce il socialismo, il patriottismo, la terza via economica tratta in origine dal fascismo italiano (senza rinnegare, perlomeno nella maggior parte dell'esperienza peronista applicata, la democrazia e la sovranità popolare) e il socialismo nazionale. Tale ideologia ha permeato - e tuttora è molto importante - la maggior parte dei partiti politici argentini odierni, sia di destra sia di sinistra.
Perón stato uno dei presidenti argentini più discussi sia per questa mancanza di un riferimento politico ben preciso, sia per aver dato asilo ai nazisti che scappavano dai processi per crimini di guerra al termine della seconda guerra mondiale. In realtà Perón non aveva vicinanza ideologica con i criminali nazisti, ma continuò una tradizione argentina di asilo politico. Prova che nel peronismo non vi è traccia di antisemitismo sono gli aiuti della Fondazione Evita Peron al neonato stato di Israele, ricambiati con una visita ufficiale di Golda Meir in Argentina.
Durante la sua vita, mantenne stretti rapporti con Licio Gelli, capo della loggia massonica P2.

Primi anni

Juan Domingo Perón nacque a Lobos l'8 ottobre 1895, figlio di Juana Sosa Toledo, di lontane origini native tehuelche, e di Mario Tomás Perón, di origine spagnola, scozzese e italiana. Juan Perón entrò nella scuola militare all'età di 16 anni e dopo il diploma fece rapidamente carriera nei vari gradi. Prestò servizio in Italia alla fine degli anni trenta nel ruolo di osservatore militare, e frequentò la "Scuola centrale militare di alpinismo" di Aosta dove prese lezioni di sci e di arrampicata da Gigi Panei.
Nel giugno del 1943, con il grado di colonnello, svolse un ruolo di primo piano nel golpe militare del GOU (Grupo de Oficiales Unidos) contro il governo civile di Ramón S. Castillo. Inizialmente sottosegretario alla guerra sotto il generale Pedro Pablo Ramírez, divenne ministro del lavoro e dello stato sociale nel novembre dello stesso anno e in seguito vicepresidente e segretario alla guerra sotto il generale Edelmiro Julián Farrell nel febbraio 1944. Si sposò la prima volta nel 1929 con Aurelia Tizón, morta nel 1938.

Vittoria elettorale: il governo peronista

Costretto alle dimissioni dai suoi oppositori all'interno delle stesse forze armate, il 9 ottobre del 1945, Perón fu arrestato poco dopo; tuttavia grandi manifestazioni di massa, organizzate dal sindacato CGT, fecero pressioni notevoli sul governo e lo portarono al suo rilascio, il 17 ottobre, il cosiddetto "giorno della lealtà"; il supporto popolare gli aprì inoltre la strada per la candidatura alla presidenza, che si concretizzò con il 56% dei voti nelle elezioni del 24 febbraio 1946.
Perón perseguì una politica sociale che mirava all'aumento di potere della classe operaia. Espanse enormemente il numero di lavoratori iscritti al sindacato e contribuì a rafforzare la potente Confederazione Generale del Lavoro (CGT). Definì questa come la «terza posizione» (definizione ripresa in seguito da numerosi movimenti antagonisti radicali europei, compresi quelli italiani di estrema destra), tra il capitalismo e il comunismo, sebbene egli fosse dichiaratamente anti-americano e anti-britannico. Perón spinse molto anche verso l'industrializzazione del paese; nel 1947 annunciò il primo piano quinquennale per dare un aiuto alle industrie appena nazionalizzate. La sua ideologia, soprannominata peronismo e che ebbe come sbocco istituzionale la costituzione del Partito Giustizialista (Partido Justicialista), ebbe grande influenza tra i partiti politici argentini.
La seconda moglie di Perón, Eva Duarte de Perón (1919 - 1952) da lui sposata il 2 ottobre 1945, divenne in breve tempo molto famosa e le fu assegnato l'affettuoso diminutivo di Evita; ella aiutò il marito con il sostegno del sindacato e dei gruppi femminili e gestì gran parte dell'attività propagandistica del coniuge.

Rapporti con la Chiesa cattolica

Inizialmente i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche furono buoni, e il peronismo non era affatto antireligioso, ma si incrinarono quando Perón legalizzò l'aborto e facilitò il divorzio, introducendo leggi che ostacolavano l'istruzione religiosa. Il governo di Juan Domingo Perón in un primo momento fu legato alle Forze Armate, e l'esercito e la Chiesa erano all'epoca considerati il baluardo contro le ideologie socialiste e comuniste. La Chiesa, inoltre, sosteneva la dottrina politica della "giustizia sociale", e condivideva col peronismo l'idea che fosse compito dello Stato mediare nei conflitti di classe e livellare le diseguaglianze sociali.
Ci furono, tuttavia, settori della Chiesa cattolica che accusavano il peronismo di statalismo per l'eccessiva interferenza del governo nazionale nella vita privata e in contesti che non gli competevano. Il motivo della critica era dovuto anche al fatto che spesso lo Stato invadeva le sfere tradizionalmente di competenza della Chiesa nel momento in cui si interessava, ad esempio, dei piani di assistenza e della pubblica educazione. Le alte gerarchie ecclesiali argentine erano rimaste alleate dell’oligarchia, nonostante la Costituzione del 1949 trattasse con moltissimo riguardo il Cattolicesimo, e affermasse che il Presidente dovesse essere un cattolico.
Nel 1946 il Senato approvò una legge che riaffermava e confermava tutti i decreti stabiliti dalla giunta militare del precedente governo dittatoriale. Tra questi decreti c'era anche la legge sull'istruzione religiosa obbligatoria varata nel 1943. Questa legge era stata duramente discussa alla Camera dei Deputati, ed era passata solo grazie al voto dei peronisti. Gli argomenti che apportarono a favore della legge furono nazionalistici ed antiliberali: si sottolineò il legame esistente tra l'identità della nazione e il profondo cattolicesimo della Spagna, e si enfatizzò il ruolo che la religione avrebbe avuto nella formazione delle coscienze e della società.
Questa riaffermazione della legge sull'educazione religiosa, tuttavia, limitò i poteri della Chiesa dando ragione a coloro che all'interno della stessa Chiesa tacciavano il peronismo di statalismo: i programmi scolastici e i contenuti dei libri di testo erano responsabilità dello Stato, il quale avrebbe potuto consultare le autorità ecclesiastiche qualora ce ne fosse stato bisogno; le altre materie scolastiche continuarono ad essere insegnate secondo lo spirito della Legge 1420 del 1884, e quindi continuarono a seguire la tradizione laicista dello stile di formazione argentina; l'educazione scolastica divenne un mezzo di propaganda per il culto della personalità del Presidente e di sua moglie Eva; nel giugno 1950, infine, Perón nominò Armando Méndez San Martín, un massone anticattolico, Ministro della Pubblica Istruzione.
Durante il suo secondo mandato Perón non condivise l'aspirazione della Chiesa di promuovere partiti politici cattolici. Infine, alcune leggi peroniste provocarono malumori tra i vescovi: nel 1954 il governo soppresse l'educazione religiosa nelle scuole, tentò di legalizzare la prostituzione, di far passare una legge sul divorzio, e di promuovere un emendamento costituzionale per separare completamente Stato e Chiesa. Perón, poi, accusò pubblicamente il clero di sabotaggio.
Il 14 giugno 1955, durante la festa del Corpus Domini, i vescovi Manuel Tato e Ramón Novoa fecero discorsi antigovernativi. Fu il punto di rottura: durante quella stessa notte gruppi di peronisti attaccarono e bruciarono alcune chiese di Buenos Aires. Perón divenne apertamente anticlericale e, due giorni dopo questi fatti, venne scomunicato da papa Pio XII.
In questo contesto di tensione il 16 giugno 1955 un aereo della flotta navale bombardò Plaza de Mayo, uccidendo centinaia di civili e dando inizio alla cosiddetta "Revolución Libertadora", sostenuta dai settori antiperonisti delle forze armate, per la maggior parte cattolici, e anche da alcuni settori della Chiesa, e che portò al colpo di stato che depose Perón. Non tutti i settori cattolici, allora e successivamente, si schierarono però contro Perón e il peronismo, come voleva la Chiesa ufficiale.

L'esilio

Perón rivinse le elezioni nel 1951 ma l'approfondimento di un modello di giustizia sociale ed il principio di un avvicinamento all'Unione Sovietica (nonché la perdita del sostegno della moglie, morta nel 1952 a causa di un cancro) portarono a un sanguinoso colpo di Stato militare organizzato il 19 settembre 1955. Il Peronismo divenne illegale in Argentina che di fatto avrà elezioni non democratiche fino al 1973.
Perón si recò in esilio in Paraguay, da dove infine riparò a Madrid, dove Francisco Franco gli diede asilo politico. Sposò poi in terze nozze una famosa cantante e ballerina di un night club, Isabel Martínez Cartas, nota anche come Isabelita Perón. In Argentina, gli anni cinquanta e sessanta furono segnati da frequenti cambi di governo e da un'insufficiente crescita economica, con continue rivendicazioni sociali e sindacali. I diversi governi che si succedettero, di fatto dittature poiché il principale avversario politico era illegale, approfondirono un modello di dipendenza dalle potenze capitaliste portando l'Argentina ad un progressivo impoverimento. Questi regimi post-peronisti dichiararono fuorilegge il Partito giustizialista, revocarono la Costituzione del 1949 e riaprirono il carcere di Ushuaia (chiuso nel 1947 da Perón a causa delle sue pessime condizioni) per detenervi nemici politici; inoltre misero al bando il Partito comunista e reintrodussero la pena capitale anche per i civili (abolita dopo il 1916, rimase in vigore dagli anni '60 fino al 1984), al di fuori dell'ambito militare (dove era prevista dal Codice penale del 1951), tutte cose che Perón aveva rifiutato di fare durante il suo governo.
Alla fine degli anni sessanta e nei primi settanta, si aprì la strada al ritorno di Perón. Il generale Alejandro Agustín Lanusse si impossessò militarmente del potere nel marzo del 1971 e dichiarò l'intenzione di ripristinare la democrazia costituzionale a partire dal 1973. Dall'esilio, Perón sostenne i peronisti di sinistra e le organizzazioni sindacali più attive.

Il ritorno e la morte

L'11 marzo del 1973 si tennero in Argentina le elezioni generali. Anche se a Perón fu impedito di concorrere, gli elettori votarono come presidente un suo sostenitore, Héctor José Cámpora, peronista di sinistra. Cámpora si dimise nel luglio dello stesso anno, spianando la strada a nuove consultazioni. A quel punto la confusione era tale che da più parti si invocava il ritorno di Perón. Egli tornò al suo paese natale e vinse la tornata elettorale, divenendo presidente per la terza volta, nell'ottobre del 1973, affidando a sua moglie Isabel il ruolo di vicepresidente. Il nuovo regime peronista però si disfece per via dei conflitti tra i sostenitori di sinistra e quelli di destra e a causa di numerosi morti negli scontri. Il vicino Cile subì intanto la reazione degli Stati Uniti alle sue politiche anti-imperialiste, che pilotarono un golpe contro il socialista Salvador Allende, preludio a quello che sarebbe successo più tardi in Argentina. Benché Perón avesse appoggiato Allende, non poté schierarsi contro Pinochet, a causa della fragilità della situazione interna. Perón incontrò il dittatore cileno nel 1974.
Ci furono episodi di guerriglia e terrorismo da parte di gruppi armati e da parte di filogovernativi (come l'Alianza Anticomunista Argentina), fedeli alle linee di Isabel Perón. Nel tentativo di ristabilire l'ordine pubblico, il governo deliberò alcuni provvedimenti di emergenza. Il peronismo di governo, per influenza di Isabel e altri ministri (tra cui il potente massone José López Rega, detto "el brujo", lo stregone, anticomunista accanito e uomo di fiducia del capo della P2, il faccendiere italiano Licio Gelli), divenne un governo di centro-destra, e l'anziano Perón fu usato per accreditarsi presso il popolo. I gruppi peronisti radicali, come i montoneros, ne divennero nemici, e lo stesso Presidente li criticò pesantemente.
Perón morì improvvisamente il 1º luglio 1974, colpito da infarto miocardico acuto, con tali problemi ancora non risolti, e a lui succedette Isabel.
La vedova ed erede organizzò imponenti funerali di stato e fece imbalsamare il corpo di Perón, ponendolo temporaneamente nella cappella della sua casa presidenziale, in attesa della costruzione di un mausoleo, non completato per gli avvenimenti successivi, dove avrebbe dovuto essere trasferito anche il corpo di Evita. Isabelita Perón fu però rovesciata da un golpe, organizzato dai militari con l'appoggio della P2 e della CIA, il 24 marzo del 1976 e il suo esecutivo fu sostituito da una giunta militare (durato fino al 1983), presieduta fino al 1981 dal tenente generale Jorge Rafael Videla, che diede inizio agli anni del terrorismo di stato durante i quali furono sequestrati, torturati e uccisi 40.000 argentini, tra i quali moltissimi peronisti, soprattutto quelli di sinistra.

I dubbi sulle origini

L'esatta data e il luogo di nascita sono state messe a volte in discussione. L'anagrafe è contestata da Hipolito Barreiro, che nella sua pubblicazione Juancito Sosa, un indio Tehuelche sostiene che Juan Perón non è nato a Lobos l'8 ottobre 1895, ma a Roque Perez il 7 ottobre 1893, e che fosse per metà, da parte di madre, un nativo americano della Patagonia, e non soltanto di lontane origini imparentato con questa etnia.

La teoria "sarda"

Secondo una teoria pseudostorica sostenuta e argomentata da alcuni studiosi sardi, Perón sarebbe stato, in realtà, un emigrato sardo, tale Giovanni Piras di Mamoiada, inventatosi natali argentini per sfuggire alla coscrizione durante la prima guerra mondiale. La notizia del Perón sardo appare per la prima volta nel marzo del 1951.
Il ricercatore Raffaele Ballore pare demolire però scientificamente la teoria sarda, anche ripercorrendo le orme del vero immigrato. Inoltre sono sottolineate le gravi lacune nella ricerca e la confusione delle vite del Piras e del presidente Juan Perón. I cognomi, con diverse grafie, Perón, Peròn e Peron sono diffusi rispettivamente in paesi di lingua spagnola, in Francia e in Italia. Il cognome Peròn risulta essere comune soprattutto nella regione francese della Bretagna, mentre Peron è diffuso in Italia, ma in Veneto e non in Sardegna, soprattutto nelle province di Padova e Vicenza.
E' invece appurato che il nonno paterno provenisse dalla Sardegna, fatto ribadito pubblicamente dallo stesso Juan Perón e riportato nella biografia ufficiale.

Profanazione della tomba e traslazione della salma

Il corpo di Perón rimase quindi al cimitero Chacarita, dove i militari lo avevano fatto seppellire nel 1976, dopo che il dittatore Videla aveva ordinato la distruzione del mausoleo in costruzione. Ignoti, nel giugno del 1987, trafugarono le mani del presidente argentino, mutilandone il corpo, rubando anche alcuni oggetti sepolti con lui (come la spada ornamentale della sua uniforme militare), e chiedendo un riscatto pari a otto milioni di dollari al Partito Giustizialista. Non se ne seppe più nulla.
Una ricerca di Damian Nabot e David Cox ha sostenuto che la P2 di Licio Gelli fosse coinvolta nella dissacrazione del corpo di Perón. C'è chi disse anche che le impronte digitali di Perón servissero alla P2 per accedere a presunti conti svizzeri di Perón ed Evita. Nel 2006, sotto la presidenza di Néstor Kirchner, peronista di sinistra, il corpo di Perón è stato traslato nella sua definitiva sistemazione, in una tomba costruita appositamente in un terreno di proprietà del defunto leader e della seconda moglie Evita, all'interno della tenuta della villa "Quinta 17 de Octubre". Durante la cerimonia di trasferimento ci sono stati scontri armati e proteste.

La figura di Perón fuori dall'Argentina

La sua posizione ideologica ebbe in Italia un'accoglienza calorosa, alla sua assunzione di potere in Argentina. Nei manifesti politici dell'epoca, infatti, sia il Partito Comunista Italiano, sia il Movimento Sociale Italiano esaltarono la sua ascesa, sottolineando le affinità ideologiche che l'avrebbero collegato potenzialmente a questa o quella formazione politica italiana. Il Peronismo riscosse successo e simpatia sia nella destra che nella sinistra radicale.
Lotta Continua, movimento comunista extraparlamentare, sul proprio quotidiano definisce il Peronismo come "uno dei fenomeni sociali, politici e ideologici più incompresi del nostro secolo".
Il congresso del Movimento Sociale Italiano a Roma nel 1949 si apre con tutti i delegati che gridano "Viva Perón!", mentre Il Borghese si schiera apertamente in favore del presidente argentino anche nella lotta contro il Vaticano, in quella che ritiene "la battaglia per impedire che la formula della DC si estenda anche al Sud America".
Terza Posizione, movimento di estrema destra, guarda con simpatia alla lotta dei Montoneros, movimento rivoluzionario peronista di ispirazione socialista nazionale, nato durante l’esilio del Presidente Perón.
Perón in una sua dichiarazione ad un giornale inglese affermò: "Gli argentini sono al 30 per cento socialisti, al 20 per cento conservatori, un altro 30 per cento è di radicali [...]"; al che il giornalista lo interrompe domandandogli: "E i peronisti?". "No, no, peronisti sono tutti quanti", affermò il Presidente argentino con estrema naturalezza. Sulla matrice politica del peronismo, peraltro, taluni autori vedono il movimento argentino come la risultante dell'apporto di diverse idee politiche, portate da intellettuali cattolici e marxisti, come da esponenti della stessa classe operaia, forze che, d'altronde, furono alla base dello stesso fascismo italiano.

Citazioni nella cultura popolare

Perón viene citato in un dialogo della serie animata statunitense I Simpson di Matt Groening, nell'episodio Soldato d'oh (2008). Nella scena viene erroneamente associato alla dittatura militare e ai desaparecidos. La Fox ha deciso di non mandare in onda l'intero episodio in Argentina per non offendere la sensibilità della popolazione, soprattutto sull'ultimo argomento. In realtà, a parte questo, i creatori della serie hanno dichiarato che la confusione è voluta, per lo stile satirico dello show, tanto che per sottolineare l'ignoranza dei personaggi hanno inserito anche la battuta in cui uno di loro dice che la moglie di Perón era Madonna, riferimento al film su Evita, interpretato appunto dalla cantante, creduto reale da essi.
Il logo del Campionato mondiale di calcio 1978 in Argentina riprende il caratteristico gesto di Perón, che usava salutare la folla con le braccia tese sopra la testa, uno delle sue immagini più famose a livello popolare; il disegno era stato creato ancora nel 1974 ma, dopo che i militari presero il potere nel 1976, si accorsero troppo tardi di tale simbologia in vista dell'avvio dei mondiali e tentarono quindi di modificare il logo della manifestazione; ma oramai il disegno era stato già ampiamente commercializzato e il merchandising avviato, per cui una modifica forzata "sarebbe sfociata in un mare di azioni legali contro il paese", per cui i militari "masticarono la sconfitta"

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