venerdì 6 settembre 2013
questione di costume di Kamala
Con costume intendo proprio la morale comune dell’uso del costume da bagno.
In questi ultimi anni sono sempre stata in spiagge nudiste quindi la riflessione di oggi nasce spontanea dalle mie ultime esperienze di spiaggia lacustre proprie di questi giorni.
Nessuna femmina prende più il sole in topless, tranne la sottoscritta.
Insomma, che sta succedendo alle donne? Quarant’anni fa bruciavamo i reggiseni in piazza come simbolo di protesta e presa di coscienza personale della nostra identità e oggi mostriamo i segni di un’evidente regressione?
Sì, regressione. Non pensate che sia un gesto di maggior libertà del tipo “Non ho bisogno di mostrare il seno per denunciare la mia indipendenza”, no, io credo sia ben altro. In questi ultimi anni il seno è diventato uno status symbol tanto che, se lavori in ambienti dove l’immagine è tutto, rifarsi il seno è diventato d’obbligo. Ormai l’immagine collettiva del seno femminile è quella del bel palloncino gonfio con i capezzolini che vanno all’insù, praticamente quasi impossibile da avere anche in gioventù figuriamoci dopo i trent’anni. E così le donne si vergognano di mostrarsi per quelle che sono in realtà. Anzi vanno molto di moda addirittura i reggiseni del costume imbottiti che riescono a far apparire anche la più misera tetta un portento della natura. Poi fai il bagno e questi si inzuppano a tal punto da non asciugarsi più diventando pesanti zavorre anche su tette piccole come le mie.
Nessuna donna è contenta del proprio seno. Azzardo un paragone con il cazzo per gli uomini. Ecco perché liberarsi del reggiseno e mostrarsi per come mamma natura ci ha fatto espresse la volontà di una ricerca di sicurezza e affermazione personale, attraverso l’accettazione di noi stesse, che adesso stiamo perdendo, nonostante sembri esattamente il contrario.
Mi ricordo sulle spiagge la gran varietà di seni che si vedevano. Ogni forma e grandezza era unica e individuale e caratterizzava la nostra bellezza. Adesso l’immagine del seno è quello esclusivo della tetta rifatta. E non è solo un’icona di bellezza ma anche di potere. Ho i soldi e mi rifaccio le tette e tu poverina hai delle patetiche tette perché non ti puoi permettere un chirurgo estetico. Così ce le copriamo per non essere smascherate. Anzi ce le imbottiamo per farle sembrare più sode e abbondanti.
E son tutte scuse quelle del sole che fa male. Certo non fa bene nemmeno su un braccio o su una gamba. Mi ricordo che negli anni sessanta e settanta le donne non allattavano più perché si diceva che l’allattamento rovinasse il seno. E così sono nati tanti piccoli ciuccioni di tette di plastica che adesso riconoscono di più un vero piacere nel stringere una palla di gomma che un morbido e vero seno di femmina. Il seno di una donna con gli anni si rovina indipendentemente dal sole che prenderà o dai figli che allatterà. Ma questo non sarà più accettato e io resto una voce fuori dal coro, già lo so, soprattutto perché mi rendo conto che siamo noi donne per prime a non acconsentirlo. Chi avrà le possibilità economiche se lo rifarà, le altre lo nasconderanno in reggiseni tecnologicamente studiati e il disorientamento degli uomini sarà totale. A tal proposito proprio ieri mia figlia avvalora la mia tesi parlandomi di un suo amico che a ventidue anni di età ha affermato di preferire una ragazza col seno rifatto piuttosto che un seno vero. A parte il fatto che il poverino non è ancora stato con una donna, la visione che gli si è stampata in mente della figura femminile eccitante e desiderabile è quella della pornografia in rete, nonché della solita tettona televisiva.
Non ultima è da considerare la questione morale, la rinnovata bigottaggine che andiamo sviluppando in questi ultimi anni. Sul litorale romano una signora denuncia la sua vicina d’ombrellone che si spalma la crema da sole sul seno nudo. Secondo la donna stava «turbando» l’integrità morale degli suoi figli adolescenti, da lei sorpresi mentre osservavano con estrema attenzione l’attività in corso tralasciando i loro abituali giochi in spiaggia. Atti osceni in luogo pubblico. Roba da matti!!!! Meno male che il tribunale ha poi stabilito che spalmarsi la crema solare sul seno nudo mentre si prende il sole in topless in spiaggia, non costituisce reato. Anzi la ragazza alla fine è stata risarcita con ben 25 mila euro. Quasi quasi una denuncia me la prenderei volentieri pure io!
E parlando di esibizione del seno non si poteva trascurare le femen che hanno adottato questo metodo di protesta per essere ascoltate, per ricevere l’attenzione dei media, non solo nel loro paese ma a livello internazionale. E ci sono riuscite.
Alla fine parlare del topless sembrerebbe un argomento banale, chiacchiere da spiaggia per l’appunto. In realtà non lo è affatto. E’ pur questo un sintomo della nostra società che cambia. Un mutamento che arriva molto più in là della mera apparenza.
Kamala
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