Fallirà l’Italia e la destra autoritaria conquisterà il sud Europa
Ecco cosa potrebbe succedere nel 2014
Il declassamento dei titoli di stato italiano esploderà nei bilanci delle banche. Senza liquidità, smetteranno di prestare soldi alle imprese. Che inizieranno a fallire in massa. La crisi italiana innescherà un effetto domino in tutto il sud Europa che, in divergenza con gli interessi economici del nord, entreranno nell’area di influenza russo-araba. Mentre il malcontento sociale sempre più diffuso permetterà alla destra autoritaria di affermarsi. Ecco le previsioni per il 2014 del presidente dell’Associazione di Giornalismo Investigativo Leo Reitano.
Italia. Il 2014 sarà l’anno della ripresa, scrive Confindustria. Le istituzioni dell’economia lo dicevano anche a fine del 2012. La realtà è che il Titanic Italia ha già urtato l’iceberg, e mentre lo staff del comandante prova ad evitare il disastro, nei saloni della prima classe si continua ad ascoltare l’orchestrina e blaterare amenità.
Nel 2014 deflagrerà il problema del debito pubblico italiano assorbito per rito nazionalistico dalle banche italiane. Secondo il rapporto di Standard & Poor’s, molte banche italiane avranno problemi di liquidità a causa dell’eccessiva presenza di titoli di stato tra i propri asset, con un crollo drammatico del credito alle imprese e quindi un’ulteriore spirale di fallimenti.
Crescerà la tensione sociale interna e si proporrà il problema dell’esplodere dei movimenti populisti e della crisi di rappresentanza della politica.
Così è prevedibile che il 2014 sia l’anno che segna l’inizio della fine dell’Unione Europea, visto che gli interessi geopolitici e geoeconomici degli stati membri (in particolare dei paesi mediterranei e dei paesi nordeuropei) vanno in direzione divergenti con una Germania (vedasi il rapporto Bundesbank del 2012) sempre più rivolta verso il commercio con i paesi emergenti e con l’occidente anglosassone (in particolare USA e Regno Unito) e con un nord Europa che ormai si sente economicamente, culturalmente e socialmente distante dal sudistan europeo.
Del resto, la politica nei confronti dei paranti poveri meridionali è aggressiva e vocata ad arraffare tutto il possibile prima del crollo. Da una analisi di KPMG del 2012 è emerso un quadro di acquisizione aggressiva di imprese italiane da parte di multinazionali americane, inglesi e francesi. In particolare, si legge nel rapporto, “sono numerosi i “gioielli” della nostra imprenditoria che sono progressivamente passati in mani estere, con l’inevitabile trasferimento dei processi decisionali al di fuori dei nostri confini nazionali”. Segno del fatto che anche all’interno dell’Occidente si è rotto un quadro di equilibri e di alleanze.
In altri termini, l’anno che verrà segnerà l’inizio di cambiamenti epocali e di lungo termine tanto ignorati quanto devastanti. Con l’avvio di un processo di mediorientalizzazione di un sud Europa destinato ad entrare nell’orbita di interessi arabi, russi e cinesi. E con tutto quello che ne può conseguire in termini di qualità della vita democratica in questi paesi.
Ci potremo tranquillamente aspettare un processo sanfedista di restaurazione dei valori propri delle élite più conservatrici e reazionarie (è di pochi giorni fa la legge antiabortista di Rajoy), oltre che di restaurazione delle peggiori prerogative autoritarie con la possibile adozione di norme anti-espatrio (vedi la leggeproposta da Orban in Ungheria), per i profili professionali a maggior qualificazione.
La crisi economica che detonerà nel 2014 sarà la carica di innesco di queste enorme domino reazionario che vedrà affermarsi in Francia, Italia, Grecia, Spagna e forse anche in Portogallo partiti politici reazionari e autoritari con una chiara agenda antisemita, antianglosassone e fortemente regressiva sul piano dei diritti civili (dallo Ius Soli ai diritti delle coppie omosessuali, all’aborto, etc).
In questo quadro, l’Italia rappresenta il punto di svolta: le dimensioni della sua economia e il suo peso politico ed economico sono tali da causare la caduta di tutte le tessere del domino europeo.
In questo quadro, l’Italia rappresenta il punto di svolta: le dimensioni della sua economia e il suo peso politico ed economico sono tali da causare la caduta di tutte le tessere del domino europeo.
In altre parole, se l’Italia cadrà – nella crisi economica prima e nella spirale politica populista che ne conseguirà poi –, con la caduta dell’Italia assisteremo al crollo dell’Unione Europea, che non potrà reggere l’urto di tale crollo (al contrario di come è avvenuto con la Grecia).
Per cui – mentre ascoltiamo l’amabile orchestrina fumando il sigaro e discutendo di vano antiberlusconismo con aria annoiata e mondana – prestiamo orecchie ai rumori della massa ghiacciata a pochi metri dalla nave. La punta del monte di ghiaccio sembra lontana, quasi come un evento esotico e divertente. Ma la base dell’iceberg ha già sfondato la chiglia. Chi può, inizi ad avvicinarsi alle scialuppe.
fonte: www.agoravox.it
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