sabato 18 aprile 2015

il tè nel deserto



The Sheltering Sky è un film del 1990 di Bernardo Bertolucci, tratto dall'omonimo romanzo di Paul Bowles.

Benché il film rappresenti in più punti una visione romantica e distorta della vita reale delle popolazioni tuareg (per esempio, là dove presenta come normale la poligamia, che invece è praticamente sconosciuta presso i tuareg), il regista poté contare sulla fattiva collaborazione di un grande militante della cultura tuareg, Mano Dayak, che comprese che il film sarebbe stato comunque un'occasione di far vedere al pubblico europeo ed americano i volti e le voci reali di autentici Tuareg, molti dei quali erano familiari dello stesso Dayak.

Trama

Africa 1947 - Le vicende di tre americani in Africa: una coppia di artisti in crisi, Kit e Port e l'amico George, danaroso ed invadente. Si parte da Tangeri e si percorre un lungo itinerario, un viaggio tra noia ed esperienze anche drammatiche, che rispecchia il vuoto di tre esistenze, un viaggio dove "il cielo è così strano, quasi solido". La frase che dà il titolo originale al libro: The Sheltering Sky ("Il cielo protettivo") è questa:

(EN)

« A black star appears, a point of darkness in the night sky's clarity. Point of darkness and gateway to repose. Reach out, pierce the fine fabric of the sheltering sky, take repose. »

(IT)

« Una stella nera appare, un punto oscuro nella chiarità del cielo notturno. Luogo oscuro e punto di passaggio verso il riposo. Raggiungilo, attraversa il fine tessuto di questo cielo protettivo, riposa. »

(Bowles, p.93)

Tre americani giungono a Tangeri nel 1947. Port Moresby e sua moglie Kit sono accompagnati dal loro amico George Tunner in un viaggio che li porterà in profondità nel deserto del Sahara. Tunner osserva: "Probabilmente siamo i primi turisti che sbarcano qui dopo la guerra", e Kit risponde: "Noi non siamo turisti. Siamo viaggiatori." Mentre Tunner pensa di tornare a casa in un paio di settimane, Port e Kit hanno progettato di fermarsi un anno o due. I tre organizzano un viaggio verso l'interno, cui si uniscono anche Mrs. Lyle, scrittrice di viaggi e suo figlio Eric. C'è una certa competizione tra Tunner e Port, che è geloso, anche se per primo tradisce la moglie con una prostituta araba. In seguito, Port contrae il tifo e muore nel forte della legione straniera francese, lasciando Kit sola nel Sahara profondo. Kit vaga nel deserto fino a quando viene salvata da una carovana guidata da Belqassim, un giovane nomade arabo. La carovana arriva a casa di Belqassim, che prende Kit come amante e la rinchiude in una gabbia sul tetto della capanna. Kit è presto scoperta dalle mogli di Belqassim, che la costringono a fuggire. La donna trova quindi il modo di raggiungere un'ambasciata americana, dove i funzionari la fanno trasferire a Tangeri. Anche Tunner è tornato a Tangeri per cercarla. Kit giunge in hotel, vede Tunner ma non lo chiama, si nasconde e scompare. Nell'ultima scena del film, l'autore Paul Bowles, nella penombra della sala da tè di un albergo coloniale, pronuncia la celebre frase, tratta dal romanzo: - "Poiché non sappiamo quando moriremo si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile, però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita? Forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna? Forse venti. Eppure tutto sembra senza limite".

fonte: Wikipedia

SPEZZONE

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