martedì 27 novembre 2018

la battaglia di Zappolino o della secchia rapita


Alessandro Tassoni nacque a Modena nel 1565. La sua figura d’autore s’impose nella letteratura italiana per la composizione de La secchia rapita del 1621. L’opera è un poema eroicomico con il quale Tassoni tentò di portare in Italia un nuovo genere, un misto di comicità e serietà. La secchia rapita è un poema in ottave e prende le mosse da un fatto storicamente avvenuto, la battaglia di Zappolino del 1325. Il Tassoni narrò che i modenesi, inseguendo i bolognesi sin dentro la porta di San Felice, portarono via come trofeo una secchia. Alessandro Tassoni non si attenne alla storia ed alla cronologia dei fatti ma trasformò gli avvenimenti in un guazzabuglio, inserendo nell’opera personaggi e fatti a lui contemporanei. L’argomento dell’opera, come possiamo comprendere, è la guerra tra i bolognesi ed i modenesi in seguito al rifiuto di questi di restituire la famosa secchia rubata. Alla guerra parteciparono anche gli dei dell’Olimpo dall’una e dall’altra parte. 


Alessandro Tassoni poté scrivere della battaglia di Zappolino grazie ad Antonio Beccari, poeta girovago vissuto alla corte degli Oleggio (città attualmente in provincia di Novara). Perché fu così importante questo sconosciuto poeta girovago? La guerra, nonostante le dimensioni dello scontro, fu quasi totalmente dimenticata, forse per non aver sortito effetti storici e politici rilevanti. Fu il solo Beccari a mantenere vivo lo scontro di Zappolino nelle sue rime, dove cantava la crudeltà e la perfidia dell’animo umano.

Addentriamoci nella cronologia della battaglia di Zappolino, uno dei più grandi scontri campali avvenuti nel medioevo poiché vi presero parte circa 35000 fanti ed oltre 5000 cavalieri. Più di tremila soldati persero la vita sul campo di battaglia. 


Lo scontro avvenne in seguito alle rivalità storiche esistenti tra modenesi, ghibellini, e bolognesi, guelfi. Guelfi e ghibellini erano le fazioni contrapposte della politica italiana del Basso medioevo. Le origini dei nomi risalgono alla lotta per la corona imperiale dopo la morte d’Enrico V, avvenuta nel 1125, fra le casate bavaresi – sassoni dei Welfen, i guelfi, e quella sveva degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen, i ghibellini. Per comprendere le cause che condussero allo scontro dobbiamo spiccare un piccolo salto nel tempo. Nel 1296 i bolognesi avevano invaso le terre di Savignano sottraendole ai modenesi, grazie anche all’appoggio di Papa Bonifacio VIII, che nel 1298 emanò un lodo [negozio giuridico assimilabile ad una sentenza] con cui riconosceva il possesso da parte guelfa della località. Dato che i guelfi bolognesi vedevano nei ghibellini di Modena, alleati con l’imperatore, Bonifacio VIII tentò di sfruttare la situazione per rafforzare il suo potere sul partito guelfo. Nei mesi precedenti la battaglia, l’attività militare sui confini tra Modena e Bologna s’intensificò. Nel mese di luglio del 1325 i bolognesi entrarono nel modenese mettendo a sacco la campagna. Nel mese di settembre, fu la volta del mantovano. Alla fine del mese i ghibellini riuscirono, grazie ad un tradimento, a conquistare il castello di Monteveglio, importante baluardo di difesa di Bologna. A questo punto il castello di Zappolino divenne l’ultimo importante baluardo di difesa della città di Bologna. 


Lo scontro tra le truppe bolognesi e quelle modenesi avvenne sul far della sera del 15 novembre 1325. Bologna schierò 30.000 fanti e circa 2.500 cavalieri. Modena rispose con 5.000 fanti e circa 2.800 cavalieri, molti dei quali di provenienza germanica. I guelfi si schierano tenendo alle loro spalle il castello. I modenesi attaccarono i cavalieri delle prime linee bolognesi, mentre la cavalleria attaccò sul fianco.


La battaglia fu molto breve, circa un paio d’ore, e si concluse con la terribile disfatta dell’esercito bolognese, nonostante la netta superiorità numerica. I bolognesi, sorpresi dall’attacco laterale, si diedero alla fuga: molti ripararono all’interno del castello di Zappolino, altri in quello di Olivero ed altri ancora raggiunsero Bologna, vanamente inseguiti dai modenesi. 
I morti furono oltre 2.000 tra cui il capo dei guelfi-modenesi, alleati dei bolognesi. 


I modenesi non tentarono l’assedio della città ma si limitarono a schernire gli sconfitti per diversi giorni, nei quali organizzarono giostre cavalleresche fuori dalle mura di Bologna. I ghibellini tornarono a Modena portando in trofeo una secchia rubata in un pozzo. Grazie al rapimento del contenitore, narrato da Alessandro Tassoni, quest’evento è noto come La battaglia della secchia rapita.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia

F. G. Battaglini. Memorie storiche di Rimini e dei suoi signori. Lelio della Volpe, Rimini, 1789.

Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. D'Este, Torino, 1835.


http://www.zappolino.it/battaglia.htm


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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