martedì 4 giugno 2013

mine vaganti




è un film del 2010 diretto da Ferzan Özpetek, interpretato da un cast corale, che comprende fra gli altri Riccardo Scamarcio, Alessandro Preziosi, Elena Sofia Ricci, Ilaria Occhini, Nicole Grimaudo, Lunetta Savino, Ennio Fantastichini e Daniele Pecci.
Il film, scritto da Özpetek con la collaborazione di Ivan Cotroneo, è costato circa sette milioni di euro, è prodotto dalla Fandango con la collaborazione di Rai Cinema e il contributo della Regione Puglia, attraverso Apulia Film Commission.
Il film affronta il tema della famiglia, raccontato attraverso le vicende di un clan familiare nel Salento. Utilizzando il genere della commedia, Özpetek traccia il ritratto di una famiglia meridionale contemporanea, considerata come un nucleo di "mine vaganti", cercando di far cadere una serie di luoghi comuni molto radicati nella società italiana.
Ha ottenuto 13 candidature ai David di Donatello 2010, vincendo due statuette per i migliori interpreti non protagonisti (Ilaria Occhini ed Ennio Fantastichini), e nello stesso anno ottiene il Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival. Ha vinto 5 Nastri d'argento e ha ottenuto una candidatura al Premio del Pubblico Europeo degli European Film Awards.

Trama

Tommaso Cantone risiede a Roma da diverso tempo, dove ha avuto modo di crearsi una sua indipendenza e vive alla luce del sole la propria omosessualità. Dopo parecchio tempo ritorna nella sua terra natale, il Salento, dove viene a confrontarsi con i borghesi genitori e una società bigotta. I Cantone sono una famiglia numerosa e bizzarra, nota a Lecce come proprietari di un grande pastificio industriale. Tommaso dovrà fronteggiare la soffocante madre Stefania, il severo e duro padre Vincenzo deluso dalle scelte di vita del figlio, la sorella Elena che aspira ad una vita migliore rispetto a quella di casalinga, e il fratello maggiore Antonio che il padre vorrebbe venisse affiancato da Tommaso nella gestione del pastificio. Del numeroso clan dei Cantone fanno parte anche l'eccentrica zia Luciana e la nonna, imprigionata nel ricordo di un amore perduto, ma con una sua dolente e comprensiva saggezza.
Tra segreti, liti e colpi di scena, il soggiorno in famiglia di Tommaso si protrarrà più del previsto. Infatti Antonio (che era l'unico in famiglia che sapesse dell'omosessualità del fratello minore Tommaso), rivela alla famiglia la propria omosessualità e viene cacciato di casa dal padre Vincenzo. Toccherà così a Tommaso, rimasto unico "maschio" in famiglia, gestire il pastificio e la nuova linea imprenditoriale; attività che dovrà svolgere insieme ad Alba Brunetti, la figlia del socio del padre.

Analisi del film

Il film analizza la reazione di un'intera famiglia di fronte alla diversità, o meglio alla sospensione della normalità. La confessione di Antonio scompone infatti il quadro severo di rispettabilità raffigurante una comune famiglia salentina, fondata su principi consegnati dalla tradizione nella loro solidità etica e sociale: l'omosessualità del primogenito, del "maggiorasco", non fa che portare alla massima fioritura i germi di disordine già insiti nella stirpe dei Cantone. Personaggio chiave è infatti la nonna, "portatrice sana" di trasgressione ma che per età e per stanchezza non riesce a far valere la sua tensione verso il proibito, verso il ricordo di un amore sbagliato ma impresso sempre nella sua mente: tutti nella famiglia Cantone, volenti o nolenti, ereditano, quasi come una piaga, un' "originaria lesione organica" direbbe Zola (il clima dei cicli naturalisti e veristi non sembra lontano da questa pellicola tanto ricca di elementi quasi ottocenteschi), i caratteri di quella "mina vagante" che Vincenzo, sua moglie Stefania tentano di emarginare. I personaggi sono strutturati su un triplice piano generazionale: la nonna è l'unico personaggio attivo appartenente alla "sfera degli antenati", a cui appartengono anche il cognato Nicola e il marito, presenti solo come immagini della memoria dell'anziana donna; succede la "sfera dei padri" a cui appartengono Vincenzo, Stefania e Luciana; infine vi è la "sfera dei figli" di cui fanno parte Antonio, Tommaso, Elena e anche le due cameriera Teresa e Giovanna. Apparentemente le mine vaganti sembrano saltare una generazione, balzando dalla nonna, tacita anticonformista, ai nipoti uno più ribelli dell'altro (Antonio con la sua omosessualità, Tommaso con il suo sogno di fare lo scrittore ed Elena con le sue velleità di lavorare nella fabbrica di famiglia). La seconda generazione dei Cantone nel film rappresentata pare tuttavia la più affascinante quanto a trasgressione: Vincenzo, benché si mostri assertore di un' "etica della virilità", profondamente offesa e ferita dal 'coming out' di Antonio, comprende il fallimento di quei principi, specie nel confronto con la realtà circostante (emblematica la scena in cui, mentre è al bar con Tommaso, inizia a ridere in modo nervoso e parossistico, denunciando un reale disagio anteriore); Stefania si rivela all'inizio perfetta donna di casa, capace di difendere la sua famiglia da calunnie e pettegolezzi, ma alla fine si rassegna di fronte alla diversità del figlio, pur di non perdere il suo amore (il suo sorriso nella scena finale, al corteo funebre della suocera, la dice lunga a tal proposito); Luciana è una "mina vagante recidiva", come dimostra la sua fuga passata a Londra che lascia un chiaro segno nel suo latente alcolismo, e si rivela una donna incapace di vivere in un contesto ristretto e provinciale come quello della sua famiglia, in cui non riesce a far valere la sua opinione contro la cognata e il fratello ("è più faticoso stare zitti che dire quello che si pensa" dice in una scena del film, esplicitando quasi una legge comportamentale propria di tutte le donne Cantone). La morte della nonna chiude, in modo quasi circolare, con la massima delle trasgressioni (l'indifferenza verso il suo diabete) un film già aperto con l' "insubordinazione" di Antonio: tutti accettano le diversità e le scomode alterità, pagandone il prezzo, la felicità.

Produzione

Dopo Un giorno perfetto, continua la collaborazione tra Özpetek e Procacci. La sceneggiatura è scritta a quattro mani da Özpetek e Ivan Cotroneo, ispirata ad una storia realmente accaduta a due fratelli amici del regista. Le riprese sono iniziate a Lecce in agosto 2009. A differenza dei precedenti lavori, tutti girati ed ambientati a Roma, questo è stato girato a Lecce, sulla quale il regista Ferzan Özpetek ha dichiarato:
« Lecce mi piace molto esteticamente. Ho scritto la storia per un posto che fosse lontano da Roma, ma poteva essere un posto qualsiasi, anche del nord; poi abbiamo ambientato tutto a Lecce, e ho voluto fare anche un omaggio a questa città che mi ha accolto in maniera meravigliosa. »
Inizialmente il ruolo di Alba Brunetti era stato pensato per Alba Rohrwacher, che ha dovuto rinunciare alla parte a causa di impegni precedenti. Dopo aver vagliato una rosa di candidate, tra cui Ambra Angiolini, Micaela Ramazzotti e Cristiana Capotondi, nel mese di luglio è stata scelta Nicole Grimaudo, che aveva già lavorato con Özpetek nel precedente Un giorno perfetto.
Integralmente girato nel Salento, riconoscibile dalle torri di avvistamento costruite dal sovrano aragonese Carlo V, dalle spiagge di Gallipoli al Pastificio (vero) di Corigliano d'Otranto o dalle zone di piazza Sant'Oronzo e via Paladini di Lecce.
Una scena è stata girata nello storico negozio di valigeria "Abbruzzese" (che dopo poco tempo ha cessato l'attività).
Lo stesso sindaco della città, Paolo Perrone, ha conferito la cittadinanza onoraria al regista Ferzan Özpetek.

Distribuzione

Un primo teaser trailer del film è stato distribuito il 29 dicembre 2009, Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 12 marzo 2010, in circa 400 sale su distribuzione 01 Distribution. Il film viene venduto in 15 paesi e distribuito con il titolo internazionale Loose Cannons.
Il film è stato presentato fuori concorso alla 70ª edizione della Berlinale, che ha avuto luogo dall'11 al 21 febbraio 2010. accolto in modo caloroso dalla stampa. L'anteprima italiana, alla presenza di tutto il cast, è avvenuta a Lecce giovedì 10 marzo 2010.
Il 1º marzo 2010 è stato aperto il sito ufficiale del film (realizzato da Federico Mauro), mentre la locandina è opera di Emrah Yücel per I Mean It Creative Inc..
Dopo la presentazione al Festival di Berlino, il 21 aprile 2010 il film partecipa in concorso alla nona edizione del Tribeca Film Festival. È stato l'unico film italiano in concorso, e assieme ad altre undici pellicole ha concorso per i premi al migliore film, al migliore attore e alla migliore attrice. Al termine della rassegna newyorkese, fondata da Robert De Niro, a Mine vaganti viene assegnato il Premio Speciale della Giuria con la seguente motivazione:
« Mine Vaganti esplora in maniera divertente la storia di due fratelli gay che cercano di trovare la felicità all'interno di una famiglia tradizionale italiana, restia ad accettare le loro scelte di vita. Combinando il dramma familiare e la farsa tocca l'argomento con calore, umore e grazia. Per averci fatto ridere, piangere e desiderare di prenotare immediatamente un viaggio nel sud Italia, noi premiamo il regista Ferzan Özpetek, il suo cast straordinario e i suoi collaboratori con questa menzione speciale. »
(Motivazione della Giuria del Tribeca Film Festival.)
Il film è stato inoltre selezionato per partecipare alla 54ª edizione del London Film Festival, tenutosi dal 13 al 28 ottobre 2010.

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