Sull'onda del suo amore per il teatro e del successo televisivo di Altri tempi, Adriano Olivetti e Una grande famiglia 2, Stefania Rocca sale sul palco con un testo importante, quel Ricorda con rabbia di John Osborne del 1956 dalla lunga tradizione scenica, ma anche dalle varie versioni per il grande e piccolo schermo (Tony Richardson, Mario Missiroli, Judi Dench, per citarne alcuni).
Quali novità e quale continuità nell'allestimento di Luciano Melchionna e nel tuo ruolo di Alison?
Nel testo di Osborne i giovani arrabbiati, i contestatori, i disoccupati erano i ventenni di allora. Oggi i problemi si sono spostati e noi rappresentiamo la generazione dai trent'anni in avanti, che ha più problematiche di frustrazione: dall'università ai concorsi fatti e annullati, e soprattutto due lauree, tanta fatica per conseguirle e poi disoccupazione, tutte situazioni tipiche dell'ultimo periodo che non lasciano prospettive di futuro. L'àmbito è lo stesso di Osborne, ma è spostata la fascia di età. Inoltre, nel testo originale, tutto avveniva in una soffitta, un po' perché la soffitta rappresentava l'Inghilterra e un po' perché al suo interno c'era una maggiore intimità. Nel nostro allestimento, ci siamo trasferiti nel retrobottega di un negozio di elettrodomestici, una sorta di garage, perché la soffitta ormai è diventata un attico che nessun disoccupato si può permettere. Meglio un garage arrangiato da questi ragazzi che cercano di vivere insieme, barcamenandosi come possono.
Altre analogie?
La non comunicabilità in un momento di frustrazione: tutti i personaggi sono frustrati e portano con sé una rabbia che ognuno vive in modo diverso, con una specie di giudizio reciproco che impedisce loro di parlare e comunicare. Questo esiste anche oggi: a proposito di ogni problematica, continuiamo a pensare se sia giusta o sbagliata, senza focalizzare mai. Così, la problematica, che comunque esiste, va avanti e noi restiamo indietro senza comunicare. Così fanno i personaggi di Ricorda con rabbia. Per quanto riguarda il mio ruolo, ci sono tutte le sfaccettature di una donna con le domande che una donna oggi si può porre: 'come faccio a fare stare bene il mio uomo se siamo comunque su due piani totalmente diversi?', 'come posso pensare di mettere su famiglia se non abbiamo un soldo?', 'come faccio a pensare di far nascere un bambino in questa società che non dà prospettive a me, figuriamoci a mio figlio?', 'come faccio a farlo crescere e a dargli un'educazione in un momento in cui educazione e cultura sembrano tutto sommato le cose meno importanti?'.
Il titolo, sia nella versione originale che in quella italiana, mette in relazione il ricordo e la memoria con la rabbia. Tu che cosa ricordi con rabbia?
Io non sono una rabbiosa e soprattutto non porto rancore, quindi non ho ricordi che mi diano rabbia. Forse è più l'oggi a darmene! Anch'io vorrei cambiare tante cose ma poi effettivamente, come molti, non so da dove iniziare, così cerco di fare queste piccole cose che siano in parallelo con la vita. È il mio modo di mettermi in discussione e di riflettere. Il che mi crea rabbia perché a volte mi contorco senza trovare la soluzione.
Forse ci sono oggi cose che ricorderemo con rabbia in futuro.
Probabilmente sì, ma speriamo di no! Bisogna anche cercare una forma di leggerezza ed essere positivi. Noi italiani tendiamo a buttarci più giù di quanto dovremmo e questo non ci permette neanche di arrabbiarci. Siamo frustrati, ma non ci arrabbiamo, invece dovremmo essere meno frustrati e più arrabbiati!
Prossimi impegni?
Finiamo questa tournée, poi in realtà ancora non ho fatto grandi progetti. Quest'anno ho fatto cose che mi sono piaciute tanto, quindi sono contenta e vorrei vivermi il momento. Ho girato Altri tempi, film sulle case chiuse, Adriano Olivetti, Una grande famiglia, ora Ricorda con rabbia. Insomma, ho lavorato molto e adesso vorrei riposarmi.
Un sogno nel cassetto?
Che l'Italia si riprenda.
fonte: www.iltrillodeldiavolo.it
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