domenica 29 dicembre 2013
Fiorentino Sullo
è stato un politico italiano.
Fiorentino Sullo era nato a Paternopoli da genitori di Castelvetere sul Calore. Laureato in giurisprudenza e in lettere, fu eletto all'Assemblea Costituente nel 1946 per la Democrazia Cristiana. Da allora fu rieletto ininterrottamente per sei legislature, fino alle elezioni politiche del 1976 in cui decise di non ripresentarsi.
Dopo una clamorosa rottura con il suo partito nel 1975, aderì al gruppo parlamentare del Psdi, con il quale si ricandidò nel 1979 rientrando così a Montecitorio. Nel corso di quella legislatura prese le distanze dal Psdi e quindi rientrò nel partito di provenienza. Ripresentatosi alle elezioni politiche del 1983 come candidato della Dc, fu rieletto alla Camera per la nona volta. Dopo lo scioglimento anticipato delle Camere del 1987 decise di non ripresentarsi e si ritirò dalla vita politica.
Fu nominato consigliere di Stato dal IV Governo Andreotti nel 1978. Negli ultimi anni si stabilì a Salerno, malato di diabete.
La militanza nella Sinistra DC e incarichi di governo
Sullo fu uno dei padri della Democrazia Cristiana non solo in Irpinia, ma anche sul piano nazionale. Contribuì all'affermazione del partito in anni assai difficili. Nell'immediato Dopoguerra, il peso delle destre riusciva spesso a frenare le aperture alla società civile di cui Sullo si rendeva promotore.
Considerato uno dei capi storici della sinistra democristiana, fu sottosegretario alla Difesa nel governo Scelba (1954 - 1955) e all'Industria nel I governo Segni (1955 - 1957) e nel governo Zoli (1957 - 1958). Sottosegretario alle Partecipazioni Statali nel II governo Fanfani (1958 - 1959) e nel II governo Segni (1959 - 1960).
Nell'arco di questo lungo impegno parlamentare ottenne diversi ulteriori incarichi di Governo: Il 25 marzo 1960 fu nominato ministro dei Trasporti nel governo Tambroni, ma l'11 aprile decise di dimettersi insieme ad altri due ministri (i colleghi Pastore e Bo), dal momento che il governo aveva ottenuto la fiducia solo grazie all'apporto determinante dei voti del Movimento Sociale Italiano.
Guidò il Ministro del Lavoro nel III governo Fanfani (1960 - 1962) e il Lavori Pubblici nel IV governo Fanfani (1962 - 1963) e nel I Governo Leone (1963).
L'impegno che gli diede maggiore visibilità fu proprio la titolarità del dicastero dei Lavori pubblici. Fu infatti promotore di una proposta di riforma urbanistica molto avanzata. Quella proposta fu però sconfessata, nel 1963, dalla Segreteria nazionale della Dc e fu travolta dalla crisi di governo del giugno di quell'anno (caratterizzata dal piano Solo). In realtà, il pretesto per insabbiare il disegno di legge fu trovato nell'iniziativa di una sua presentazione al Cnel per la richiesta di un parere.
Il copione si ripeté nel '68, quando il suo partito non ne sostenne l'azione da ministro della Pubblica istruzione. Ancora una volta Sullo rassegnò le dimissioni, e prese il via anche il rapporto conflittuale con il suo "delfino" Ciriaco De Mita che, figlio della sua segretaria, fu sospettato di aver sottratto la base di consenso in Irpinia.
L'approccio riformatore in urbanistica ed istruzione
Nel giugno 1962, in carica come ministro dei Lavori Pubblici, con un apposito decreto-legge consentì l'adozione del piano regolatore di Roma che il commissario straordinario Francesco Diana del Comune si era rifiutato di firmare. Fin dal suo insediamento al ministero di Porta Pia, Sullo aveva seguito in prima persona i lavori del nuovo strumento urbanistico della Capitale, nominando un comitato di cinque consulenti esterni (Mario Fiorentino, Piero Maria Lugli, Vincenzo Passarelli, Luigi Piccinato e Michele Valori) incaricato di collaborare con gli uffici comunali nella predisposizione del piano regolatore che sarà adottato dal consiglio comunale il 18 dicembre 1962 e approvato dal governo il 16 dicembre 1965.
Durante la gestione Sullo del ministero dei Lavori pubblici fu approvata la legge n. 167 del 18 aprile 1962 sull'edilizia economico-popolare. Ma a Sullo non riuscì di condurre in porto la riforma urbanistica, soprattutto per l'opposizione del suo stesso partito: su Il Popolo di qualche giorno prima era apparsa una nota della segreteria DC che prendeva le distanze dal suo progetto di riforma. Contro di lui sarà scatenata una campagna diffamatoria di inusitata violenza, alimentata da elementi legati alla grossa proprietà fondiaria.
Sebbene fosse un risoluto sostenitore della necessità di una "svolta a sinistra", non fu chiamato a far parte dei governi di centrosinistra che dal 1963 videro la partecipazione di ministri socialisti. I successivi governi non riuscirono a portare avanti il suo tentativo di una riforma urbanistica complessiva, tuttavia i ministri socialisti Giacomo Mancini nel 1967, Salvatore Lauricella nel 1971 e il repubblicano Pietro Bucalossi nel 1977 riuscirono a varare dei provvedimenti legati all'emergenza nei quali sono contenuti alcuni principi portanti dell'urbanistica moderna.
Tornò al governo nel 1968, come ministro della Pubblica Istruzione nel III Governo Rumor, ma si dimise dopo pochi mesi. Non disponendo di tempi tecnici per poter portare a compimento una riforma dell'istruzione secondaria e di quella universitaria, riuscì ad adottare alcuni provvedimenti settoriali (nuovo esame di maturità, moltiplicazione delle sessioni di esame, possibilità di adottare dei piani di studio individuali, diritto di assemblea studentesca nelle scuole superiori, eccetera), in parte rimasti tuttora in vigore.
Fu infine ministro della Ricerca scientifica nel I Governo Andreotti (1972) e per l'attuazione delle Regioni nel II governo Andreotti (1972 - 1973).
Le opere che ha lasciato hanno restituito all'Irpinia una dimensione adeguata sul piano dello sviluppo: il Consorzio Idrico Alto Calore è una sua creatura (in realtà il consorzio idrico interprovinciale nasce molti anni prima ad opera del prefetto Tamburini e dell'avv. Vincenzo Bruni, all'epoca podestà del comune di Montella, e all'atto della fine del secondo conflitto mondiale (1943) la rete idrica serviva da tempo i comuni consorziati) così come l'Autostrada A16, che volle fortemente ed ottenne dopo un lungo braccio di ferro.
L'abbandono della DC ed il rientro finale
Pur distinguendosi come politico di razza, non fu in grado di comprendere fino in fondo l'ascesa della nuova generazione, quella dei De Mita, Mancino, Bianco, Gargani, De Vito. Quando capì che il partito gli stava sfuggendo di mano, provò a far rinviare il congresso provinciale che avrebbe potuto sancire la sua sconfitta. Ma Piccoli, all'epoca segretario nazionale, gli impose di celebrare l'assise, e De Mita ebbe definitivamente il sopravvento.
Non condivise neanche la posizione della DC in occasione del referendum sul divorzio (1974), quando abbandonò la Democrazia Cristiana a seguito di contrasti con il segretario Amintore Fanfani. La corrente che lo aveva espresso non lo difese dalla campagna diffamatoria che si era scatenata contro di lui nel suo collegio elettorale e che prendeva di mira la sua vita privata. In realtà, il vecchio pettegolezzo sulla omosessualità di Sullo era stato amplificato fin dal 1960 a opera del settimanale di destra Il Borghese e nella stessa DC fu alimentato da elementi vicini a Fernando Tambroni.
Si iscrisse al gruppo del PSDI fino alla fine della VI legislatura. Non partecipò alle elezioni politiche del 1976, e alle elezioni politiche del 1979 si presentò con il Psdi, venendo eletto deputato. Fino al 1981 fu presidente della commissione permanente Lavori Pubblici di Montecitorio.
A seguito di una riappacificazione con il suo ex pupillo Ciriaco De Mita, rientrò nella DC nel 1981. Rieletto deputato nel 1983, nel 1987 preferì abbandonare la vita politica.
Vita privata
Fu anche protagonista della vita sportiva di Avellino, diventando presidente della locale squadra di calcio dal 1950 al 1952.
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